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Carbon Border Tax Ue, Scope Ratings: “C’è rischio delocalizzazione”

La ricerca della società rating: “L’imposizione della tariffa così com’è comporterebbe il rischio che parte dei materiali e dell’industria si trasferisca all’estero, con un aumento delle emissioni a livello globale e una perdita di attività economiche nell’area Euro”

Pubblicato il 14 Mar 2023

scope ratings

Se l’Unione Europea prendesse la decisione di imporre l’applicazione della tariffa sul carbonio alle frontiere per i settori dei materiali ad alta intensità di emissioni e dell’energia senza apportare correttivi questo comporterebbe una serie di rischi che dovrebbero essere valutati a fondo. A sostenerlo è un recente report realizzato dall’agenzia di rating europea Scope Ratings.

I quattro effetti da considerare

Secondo la ricerca di Scope Ratings le dinamiche da considerare a fondo prima di imporre la tariffa sarebbero quattro. A partire dal fatto che l’imposizione della tariffa “potrebbe vedere una parte dei materiali e dell’industria manifatturiera nazionale trasferirsi senza poter tassare i valori reimportati se questi vengono spediti nell’Ue come prodotti finali”.

La carbon border tax dell’Ue, quindi, “potrebbe portare a un aumento della delocalizzazione delle emissioni di carbonio, in quanto una grande quantità di carbonio incorporato viene importata nei beni manifatturieri non tassati, mentre le importazioni di materiali rappresentano una piccola quota della produzione locale”.

Il terzo punto riguarda il fatto che la delocalizzazione della produzione e della lavorazione a valle dei metalli in Cina “potrebbe aumentare le emissioni di carbonio a livello globale e contemporaneamente comportare una perdita di attività economiche a valle all’interno dell’Ue”.

Quanto, infine, alla quota cinese delle esportazioni globali di manufatti, questa è aumentata di 8 punti percentuali, arrivando al 28% nel 2020, mentre è diminuita di 4 punti percentuali negli Stati Uniti (al 12%) e di 2 punti percentuali in Europa (al 21%).

Il rischio di un aumento delle emissioni

È improbabile che la tassazione selettiva dei materiali importati contribuisca a ridurre le emissioni, e potrebbe addirittura portare a un aumento delle emissioni globali, a meno che non venga estesa ad altri settori”, si legge nel report. Questo perché le emissioni di carbonio dei produttori di metalli di base nella produzione tedesca, pari a circa 650 g di carbonio per euro di valore di produzione – spiega Scope Ratings – sono paragonabili a circa 1,6 kg di carbonio per euro di produzione in Cina. “La delocalizzazione della produzione di metalli e lavorazione a valle dalla Germania alla Cina potrebbe quindi aumentare le emissioni di carbonio globali – spiega la ricerca – e contemporaneamente comportare una perdita di attività economiche a valle all’interno dell’Ue”.

Le possibili soluzioni

Per risolvere i problemi che emergono dalla ricerca Scope Rating suggerisce come possibile soluzione la scelta di “ampliare la portata della tassazione del carbonio legata alla rendicontazione Csrd, la Corporate Sustainability Reporting Directive: In molti casi – spiega – i beni importati hanno compiuto un lungo viaggio dalle materie prime, alla lavorazione e alla produzione, che coinvolge diversi paesi.  “L’identificazione della provenienza del carbonio incorporato – sottolinea Bernhard Bartels, Head of Esg di Scope – potrebbe diventare parte della nuova direttiva sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale”.

Su ESG Smart Data una selezione e una sintesi delle ricerche e delle analisi sul ruolo e sulle prospettive della sostenibilità per le imprese e per le pubbliche amministrazioni.

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