Rendicontazione

La proposta della Commissione Europea sulle informazioni non finanziarie

Davanti al crescente interesse di investitori e clienti verso la rendicontazione non finanziaria delle imprese la Commissione Europea ha proposto una modifica della direttiva in vigore per favorire l’uniformità degli standard tra i Paesi membri.

Pubblicato il 20 Mag 2021

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Il 21 aprile scorso la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di modifica della direttiva sulla rendicontazione non finanziaria delle imprese. La proposta ha l’obiettivo di contribuire alla creazione di un sistema economico e finanziario sostenibile e inclusivo, in coerenza con il Green Deal europeo e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Andrea Reghelin – Partner, P4I-Partner4Innovation

I presupposti e le sfide di questo intervento

Già con il Green Deal Europeo adottato l’11 dicembre 2019 la Commissione ha accolto la sfida di contribuire a generare un’economia moderna in cui le società possano raggiungere un elevato grado di efficienza nell’utilizzo delle risorse. Proprio in quella sede ha anticipato il suo impegno nel formulare alcune proposte di modifica alla disciplina sulla rendicontazione non finanziaria. La Commissione intende sollecitare la diffusione delle informazioni sulla sostenibilità sia per porre l’accento sui rischi che esse celano per le imprese stesse, sia per rispondere al crescente interesse della collettività di conoscere l’impatto delle imprese sulle persone e sull’ambiente. Nel suo intento sottolinea che la risposta a tali esigenze necessita di semplificazione e maggiore chiarezza sulle informazioni da rendicontare.

Una nuova definizione

Un primo aspetto interessante è di natura terminologica e si legge al considerando 7) della proposta di direttiva, secondo cui descrivere le informazioni come “non finanziarie” sia sempre meno condiviso e poco allineato alla realtà. Questa definizione, infatti, potrebbe erroneamente condurre alla riflessione circa una scarsa rilevanza finanziaria di tali informazioni, circostanza per la verità non del tutto corretta alla luce del fatto che costituiscono sempre più un driver per gli investimenti. È per queste ragioni che la definizione suggerita è quella di “informazioni sulla sostenibilità”, auspicando che tale definizione possa essere accolta anche all’interno della Direttiva 2013/34/UE, così da prendere atto di un dettaglio di natura concettuale prima ancora che terminologica. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un significativo aumento della domanda di informazioni sulla sostenibilità delle imprese, soprattutto da parte degli investitori, consapevoli delle implicazioni finanziarie degli aspetti legati al clima, o ad altre questioni di natura ambientale e sociale.

Priscilla Scicolone – Legal Consultant, P4I-Partner4Innovation

I principali problemi riscontrati nella disciplina vigente

La Commissione evidenzia che molte imprese non divulgano tutte le informazioni sui principali argomenti relativi alla sostenibilità e che vi è una limitata comparabilità e affidabilità delle informazioni stesse. Inoltre, è stato registrato un divario informativo tra le attese degli stakeholder e le attuali prassi di comunicazione delle imprese; ciò rende concreto il rischio che i singoli Stati membri introducano norme nazionali con diversi obblighi, generando un aumento dei costi e una maggiore complessità di intervento per le imprese che operano oltre i propri confini, così minacciando il mercato unico europeo e la libera circolazione dei capitali nel territorio unionale.

Le principali novità di questa proposta

Rispetto agli obblighi previsti nella NFRD (Non-Financial Reporting Directive) le principali novità attengono all’estensione dell’obbligo di rendicontazione. Il “fabbisogno” di informazioni sulla sostenibilità ha condotto la Commissione a riflettere sull’opportunità di estendere gli obblighi di rendicontazione ad ulteriori categorie di imprese, in particolare tutte le grandi imprese e tutte le imprese quotate sui mercati regolamentati, ad eccezione delle microimprese.

La proposta di estendere l’obbligo di rendicontazione alle grandi imprese non quotate è principalmente determinata dalle preoccupazioni circa gli impatti che tali imprese hanno sulla società. Invece, la tutela degli investitori ha portato la Commissione a riflettere sull’opportunità di assoggettare le società quotate sui mercati regolamentati alla stessa normativa di riferimento, includendovi anche le piccole e medie imprese (PMI) che costituiscono una percentuale significativa di tutte le imprese quotate nell’Unione. Tuttavia, la Commissione riconosce la necessità delle PMI di disporre di un tempo sufficiente per prepararsi all’obbligo di rendicontazione, evidentemente a causa delle limitate risorse economiche e delle ripercussioni dovute alla pandemia di COVID-19; ma riconosce altresì la necessità di creare un impianto normativo dedicato alle PMI che tenga conto delle loro capacità e delle loro risorse. Si tenga presente che le PMI non quotate, in caso di approvazione della proposta legislativa, non saranno obbligate alla rendicontazione ma potranno cogliere l’opportunità di una normativa tailor made per rendicontare il proprio impatto, in risposta alla crescente domanda di informazioni proveniente sia dalle società con le quali si intrattengono rapporti commerciali sia da parte dei propri clienti.

Conclusioni

La proposta legislativa mira ad estendere gli obblighi di rendicontazione alle grandi imprese e alle PMI quotate, queste ultime, in particolare, sapranno attrarre gli investitori più attenti alla sostenibilità e beneficiare di un migliore accesso al capitale finanziario. È il caso di concludere ponendo l’attenzione sulla volontà della Commissione di rendere il linguaggio della rendicontazione più chiaro, condiviso e affidabile, anche attraverso lo sviluppo di standard di rendicontazione comuni e l’utilizzo di un formato digitale che consenta l’inserimento in un database unico che ne faciliti la lettura da parte degli interessati.

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