Analisi

I criteri ambientali, sociali e di governance nella filiera degli istituti di credito

Un numero crescente di aziende, comprese le banche, ha capito l’importanza cruciale di incorporare e far rispettare i requisiti di sostenibilità nella catena di fornitura, per assicurare il valore del proprio marchio, gestire i rischi legali, normativi e di reputazione, oltre che a promuovere l’innovazione dei prodotti o servizi

Pubblicato il 01 Lug 2021

ESG strategy: come affrontarla e come svilupparla

Nell’ultimo mezzo secolo abbiamo assistito ad un intensivo progresso delle relazioni economiche, non soltanto tra gli stati ma anche tra i soggetti privati. Tutto ciò è stato consentito grazie al più generale processo di digitalizzazione e tecnologia, che ha sostenuto l’intelaiatura dei rapporti di produzione aziendale. In questa evoluzione, le catene globali di approvvigionamento sono state fondamentali per le attività economiche di tutto il mondo.

La catena di fornitura è un sistema di organizzazione, persone, attività, condivisioni di informazioni e risorse, coinvolte nel trasferimento di un prodotto o servizio dal fornitore all’acquirente finale. Le attività della catena di approvvigionamento trasformano le materie prime, componenti e know-how in un prodotto finito che viene consegnato al consumatore.

Il ruolo delle catene di approvvigionamento per manifatturiero e settore bancario

Maria Cristina Daga, Partner di Partners4Innovation S.r.l.

In generale, la gestione della catena di approvvigionamento è meno associata al settore bancario rispetto al settore manifatturiero. Tuttavia, la filiera è rilevante nel settore bancario come lo è nel settore manifatturiero. Questo perché i servizi finanziari forniti dalle banche richiedono un’adeguata pianificazione, organizzazione, monitoraggio e controllo dei processi prima che la fornitura dell’output finale sotto forma di un servizio finanziario sia consegnato ai clienti della banca.

Si pensi ad esempio alle garanzie tecniche e normative che i fornitori devono garantire agli istituti di credito, all’esternalizzazione di certe funzioni, alla gestione del rischio, alle relazioni con i clienti e all’impiego delle risorse tecnologiche che oggi si pongono a sostegno delle strategie aziendali delle banche; tutto ciò comporta una complessità nelle filiere degli istituti di credito che si ripercuote sulle performance operative e finanziarie degli istituti medesimi.

L’effetto dei criteri di sostenibilità sulle catene di fornitura

Parallelamente, negli ultimi anni l’ondata dei criteri di sostenibilità ha travolto le relazioni nella catena di fornitura. Un numero crescente di aziende, comprese le banche, ha capito l’importanza cruciale di incorporare e far rispettare i requisiti di sostenibilità nella catena di fornitura, per assicurare il valore del proprio marchio, gestire i rischi legali, normativi e di reputazione, oltre che a promuovere l’innovazione dei prodotti o servizi.

Per raggiungere le proprie prestazioni di sostenibilità, gli istituti di credito oggi non possono più prescindere dal fatto di porre una particolare attenzione a una supply chain sostenibile; occorre considerare che una filiera è tanto sostenibile quanto è sostenibile l’anello più debole della filiera stessa. In breve, tutte le aziende fornitrici oggi devono riconoscere ed incorporare i criteri sociali, ambientali e di governance; il fornitore più “debole”, ossia quello che non integra conformemente i citati criteri, può contribuire negativamente sulle performance del prodotto/servizio finale. Di conseguenza quest’ultimo sarà invitato a conformarsi agli standard imposti dalla banca.

La filiera pertanto diventa sempre di più un network inclusivo e partecipativo, non soltanto spinto dalle logiche di profitto individuale, ma anche da obiettivi comuni che si riflettono positivamente sul medesimo network.

Come promuovere lo sviluppo sostenibile lungo la catena di fornitura

L’obiettivo perciò è diventato quello di promuovere l’inclusione delle considerazioni sociali e ambientali nel processo di acquisto e nelle relazioni con i fornitori, allo scopo di contribuire alle performance aziendali e promuovere lo sviluppo sostenibile lungo la catena di fornitura. Perciò, la sostenibilità della supply chain può essere cristallizzata come la gestione degli impatti sociali, economici e ambientali e l’incoraggiamento di pratiche di buon governo societario attraverso l’intero ciclo di produzione di beni e servizi. Si tratta di un governo societario che assume particolare rilievo negli istituti di credito in ragione delle caratteristiche che connotano l’attività bancaria e degli interessi pubblici oggetto di specifica considerazione da parte dell’ordinamento. Difatti, gli assetti organizzativi delle banche, oltre a rispondere agli interessi dell’impresa, devono assicurare condizioni di sana e prudente gestione, obiettivo essenziale della regolamentazione e dei controlli di vigilanza.

Come precedentemente sottolineato, le nuove tendenze tecnologiche e digitali, hanno posto una significativa attenzione alle catene di fornitura nel mondo dei servizi finanziari. Di seguito si evidenziano alcuni trend, che da un lato hanno incrementato le relazioni degli istituti di credito con fornitori terzi, dall’altro hanno comportato nuovi rischi ma anche, e soprattutto, nuove opportunità:

1 – L’esternalizzazione di funzioni aziendali e del sistema informativo

L’esternalizzazione è un accordo di qualsiasi forma tra un ente, un istituto di pagamento o un istituto di moneta elettronica e un fornitore di servizi in base al quale quest’ultimo svolge un processo, un servizio o un’attività che sarebbe altrimenti svolto/a dall’ente, dall’istituto di pagamento o dall’istituto di moneta elettronica. L’esternalizzazione oggi rappresenta un processo di primaria importanza per il conseguimento degli obiettivi strategici e operativi degli istituti di credito.

Visto il ruolo strategico dell’outsourcing, gli enti devono valutare l’impatto potenziale degli accordi di esternalizzazione in termini di rischio operativo. Inoltre, nel caso in cui i servizi vengano esternalizzati in paesi extra UE, diventa più difficile, per diversi motivi, avere un adeguato monitoraggio dei rischi. A tal proposito, le linee guida EBA relative agli orientamenti in materia di esternalizzazione prevedono che “Gli enti e gli istituti di pagamento dovrebbero adottare misure adeguate per assicurare che i fornitori di servizi agiscano in modo coerente con i loro valori e codici di condotta. In particolare, per quanto riguarda i fornitori di servizi situati in paesi terzi e, se del caso, i relativi subcontraenti, gli enti e gli istituti di pagamento dovrebbero accertarsi che il fornitore di servizi agisca in modo etico e socialmente responsabile e rispetti le norme internazionali in materia di diritti umani (ad esempio la Convenzione europea dei diritti dell’uomo), di protezione dell’ambiente e di condizioni di lavoro adeguate, compreso il divieto del lavoro minorile.

Ciò comporta che gli enti dovranno verificare ex ante, per ogni contratto di outsourcing, se il Paese del service provider soddisfi le regole minime di corporate social responsibility. Ad esempio, sarà necessario verificare che: le donne abbiano il medesimo livello di retribuzione riservato agli uomini; i lavoratori abbiano le prescritte tutele o comunque la conformità ad altri valori tutelati dai criteri sociali e di governance.

Quanto detto palesa chiaramente un nuovo approccio che mira a comprendere l’impatto che i diversi stadi della filiera (materie prime, produzione, trasporto, uso e consumo, dismissione a fine vita) hanno sull’ambiente, sulla società e sull’economia.

2 – Mobile e internet banking

Gli ultimi anni, e soprattutto l’evento pandemico, hanno confermato le passate previsioni circa il trend di utilizzo delle tecnologie innovative, a supporto dei canali su cui si effettuano servizi bancari; difatti, si è mostrato un aumento dell’utilizzo dei servizi di internet banking e mobile banking.

Tale trend è rilevante per la catena di approvvigionamento degli istituti di credito, se consideriamo che due importanti componenti della tendenza digitale in questo settore sono l’utilizzo dei servizi di cloud computing e lo sviluppo di specifici software, per i quali i medesimi istituti si rivolgono comunemente a fornitori specializzati. Sul punto la circolare 285 afferma che nell’utilizzo di un modello di cloud computing le banche definiscono i requisiti di sicurezza dei dati e dei sistemi nell’ambito dell’accordo di esternalizzazione e ne monitorano costantemente il rispetto; le banche inoltre adottano un approccio basato sul rischio con riferimento al luogo (paese e regione/località) dove sono conservati e trattati i dati e alla sicurezza delle informazioni.

L’aumento della sicurezza dei processi e dei prodotti è una delle più importanti motivazioni interne che spingono gli istituti di credito a considerare fornitori affidabili; questo non implica solamente il miglioramento dell’immagine aziendale ma anche una riduzione dei rischi di non conformità alla regolamentazione e dei rischi reputazionali.

 

3 – Big Data analytics

 

Gli enti e gli istituti di credito hanno iniziato già da tempo a sfruttare il potere dell’analisi dei dati. L’infrastruttura dei dati riveste uno strumento predominate nelle varie attività del settore; per citarne qualcuna, anche in tema di sostenibilità, le linee guida EBA in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti, prevedono che Gli enti dovrebbero disporre di un’adeguata infrastruttura di dati nonché di politiche e procedure pertinenti per sostenere il processo di concessione del credito e favorire la gestione e il monitoraggio del rischio di credito; inoltre l’infrastruttura di dati dovrebbe essere dettagliata e sufficientemente granulare per consentire l’acquisizione di informazioni specifiche sui singoli prestiti. L’apparato di gestione delle informazioni richiede la creazione di una filiera che si fondi sulla necessaria formalizzazione di processi, assetti organizzativi e strumenti di controllo a presidio del governo del dato, da riflettere lungo tutta la catena di approvvigionamento.

Sempre la Circolare 285, sul punto definisce i requisiti che uno standard aziendale di data governance deve possedere; è infatti essenziale individuare ruoli e responsabilità delle funzioni e dei soggetti coinvolti nell’utilizzo e nel trattamento dei dati, ai fini operativi e gestionali delle informazioni aziendali, specificando che in caso di acquisizione o incorporazione di soggetti esterni, la due diligence comprende la valutazione dell’impatto dell’operazione sulle procedure di gestione e aggregazione dei dati; l’utilizzo di procedure settoriali (contabilità, segnalazioni, antiriciclaggio, ecc.) non compromette la qualità e la coerenza complessiva dei dati aziendali.

Nel caso specifico, la necessità di essere compliant con il dettato normativo è un driver che sprona gli istituti di credito ad adottare pratiche di sostenibilità a livello della supply chain. Tale aspetto è particolarmente critico soprattutto per le filiere globali, in quanto le regolamentazioni possono differire fortemente e in modo rilevante tra diversi paesi, rappresentando di conseguenza un fattore delicato da gestire.

La gestione del rischio attenta ai criteri sociali, ambientali e di governance della filiera

Federico Arcuri, Legal Consultant di Partners4Innovation S.r.l.

I trend sopra richiamati ci invitano a tenere in considerazione il ruolo della gestione del rischio per cui è necessario adottare un approccio che si accosti ai criteri sociali, ambientali e di governance nella propria filiera. Infatti, soprattutto in filiere globali, una cattiva gestione dei criteri di sostenibilità può diventare una fonte di rischio rilevante, in grado di inficiare la continuità della fornitura o rappresentare una fonte di costo o di perdita di valore del brand per sopperire ai problemi creati. La mancanza di una corretta conformità ai criteri ambientali, sociali e di governance potrebbe ledere il valore dell’istituto di credito o richiedere a quest’ultimo di mettere in atto programmi idonei per risolvere le criticità emerse. La mitigazione del rischio pertanto è diventato un elemento imprescindibile che deve essere esteso a tutta la catena di fornitura.

Ma, andando al di là della gestione del rischio , il processo di ri-modernizzazione lungo la catena di fornitura porta con se anche diversi vantaggi. Essa è un’opportunità che mira a creare valore nel lungo periodo grazie ad una revisione costante dei processi in ottica di ricerca, di efficienza e di innovazione dei prodotti o servizi.

La collaborazione con i fornitori fondamentale per la gestione sostenibile del business

Emerge così la necessità per gli istituti di credito di legare sempre di più la collaborazione con i fornitori per gestire in modo sostenibile il business. Il controllo della filiera diventa perciò un controllo strategico che produrrà impatti diretti sulla produttività delle aziende coinvolte. Va da sé che questa profonda collaborazione comporta una duplice responsabilità:

  1. La prima in capo all’istituto di credito che ha l’onere di promuovere la crescita dei fornitori, migliorando quando è possibile il processo produttivo di quest’ultimi, al fine di implementare l’efficienza, ridurne lo spreco di risorse e ottimizzare i costi di produzione;
  2. La seconda in capo ai fornitori; ogni azienda sarà responsabile delle attività che esegue, anche se le conseguenze interesseranno l’intero network.

Pertanto, se da un lato le aziende coinvolte nella catena saranno responsabili del rispetto dei criteri di sostenibilità nel proprio ruolo, dall’altro le conseguenze delle proprie azioni si estenderanno oltre i confini della propria organizzazione.

Nuovi comportamenti, nuovi processi produttivi: nuovo piano d’azione

Per la realizzazione di un processo così ampio e pervasivo che cambia le dinamiche relazionali, soprattutto nel nuovo contesto post pandemia dove si inseriscono molteplici variabili quali il cambiamento di comportamento (incremento dell’utilizzo di tecnologie digitali in sostituzione a attività in presenza) la localizzazione dei processi produttivi (revisione delle scelte di globalizzazione delle supply chain e accorciamento delle filiere e formazione di network locali/territoriali) e la diffusione di nuove tecnologie (tracciabilità e monitoraggio costante dei processi in tempo reale), è necessario stilare un piano di azione che di seguito riassumiamo in via principale ma non esclusiva in quattro step:

  1. Gli istituti di credito devono migliorare le proprie prestazioni di business mappando i processi interni di valutazione degli indici di sostenibilità e definendo le priorità che possono e/o devono essere raggiunte nel breve e nel lungo termine. L’obiettivo sarà creare sensibilità e consapevolezza in merito al tema della sostenibilità all’interno degli istituti di credito e ottimizzare i propri processi interni per risultare preparati e credibili una volta che ci si estende al resto della supply chain;
  2. Definire le priorità che è necessario raggiungere lungo la filiera, estendendo le pratiche di sostenibilità alla stessa. Sarà necessario in primo luogo lavorare a monte della catena focalizzandosi soprattutto sui temi di efficienza e sulle prestazioni di sostenibilità; l’obiettivo è quello di migliorare la competitività e la produttività delle aziende fornitrici. In un’ottica di inclusività e per garantire l’onboarding dei fornitori, occorre far comprendere anche a quest’ultimi il valore della sostenibilità, non solo in termini di valori etici ,ma soprattutto di risultati economici a lungo termine;
  3. Fare in modo che i fornitori assicurino prodotti e servizi sostenibili. Il terzo stadio è il più critico perché influenza anche i prodotti e i servizi stessi, vale a dire l’elemento chiave di differenziazione rispetto ai competitors nonché ciò che è direttamente visibile agli occhi del consumatore;
  4. Lavorare e condividere informazioni con i diversi stakeholder per comprendere i crescenti interessi degli Investitori Privati (tenendo anche in considerazione l’attenzione rivolta ai temi ambientali da parte dei Millennials i quali sentono di giocare un ruolo importante nello sviluppo sostenibile del pianeta, il 93% dei quali considera l’impatto positivo su ambiente e società determinante, quando effettua le sue scelte di investimento) e degli Investitori Istituzionali;

In questa metamorfosi culturale è infine opportuno ricordare le seguenti riflessioni finali:

  1. Oggi chi acquista un prodotto o un servizio è spesso alla ricerca di soluzioni trasparenti che manifestino l’integrazione dei temi ambientali, sociali e di governance nel proprio business; l’utilizzo corretto delle risorse, il rispetto dei diritti sul lavoro e la conformità alle regolamentazioni sono le priorità di tanti consumatori che hanno fatto della sobrietà il loro valore;
  2. I diritti umani. Il lavoro e i servizi professionali sono una delle categorie di spesa più importanti per le aziende che offrono servizi finanziari; pertanto i diritti umani sono una questione fondamentale nella sostenibilità della catena di fornitura;
  3. Privacy e sicurezza dei dati. La capacità del fornitore di proporre una puntuale gestione del governo del dato, per mitigare rischi provenienti da attacchi informatici, frodi o data breach sarà un criterio chiave nel processo di selezione del fornitore.

Infine va ricordato che la sostenibilità non è un progetto che ha un inizio e una fine, ma è un costante percorso di avanzamento che promuove un approccio inclusivo e partecipativo, dove trasparenza, autenticità e coerenza sono i valori basilari per la realizzazione di un processo produttivo.

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