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Belém Package: cosa cambia dopo la COP30 per clima, finanza e natura



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Con 195 Paesi che firmano 29 decisioni su adattamento, finanza climatica, foreste, oceani, just transition e gender equity, una nuova era di implementazione climatica globale prende forma

Pubblicato il 23 nov 2025



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UN Secretary-General António Guterres and Brazil’s President Luiz Inácio Lula da Silva during the Photograph of Heads of Delegation at the Belém Climate Summit. (Photo Credit: UN Climate Change – Kiara Worth)

La COP30 di Belém (qui puoi leggere tutti gli articoli dedicati) entra nella storia come la conferenza che ha trasformato l’urgenza climatica in un impegno globale concreto. Con l’adozione del Belém Package da parte di 195 Parti, il mondo inaugura ufficialmente una nuova fase: quella dell’implementazione reale, dove finanza, tecnologia, giustizia sociale e tutela della natura convergono in un’unica direzione.

Le 29 decisioni approvate all’unanimità segnano un cambio di paradigma: non più dichiarazioni, ma strumenti operativi per accelerare l’azione climatica, rafforzare il multilateralismo e avvicinare la politica climatica alla vita quotidiana delle persone. Belém diventa così il simbolo di una decade in cui ambizione e cooperazione devono tradursi in risultati misurabili, tangibili e condivisi.

Il presidente della COP30, André Corrêa do Lago, ha definito l’accordo “l’inizio di una decade per cambiare il gioco”, sottolineando che il lavoro non finisce con la conferenza bensì “continua in ogni riunione di governo, in ogni sindacato, in ogni aula, laboratorio, comunità forestale, grande città e cittadina costiera”.

Belém Package: cosa contiene e perché è storico

1. Triplicazione dei finanziamenti per l’adattamento entro il 2035

Una delle decisioni chiave contenute nel Belém Package della COP30 è l’impegno a triplicare i fondi per l’adattamento entro il 2035, con un appello ai Paesi sviluppati ad aumentare in modo significativo i finanziamenti per il clima destinati ai Paesi in via di sviluppo.
Con la conclusione della Baku Adaptation Roadmap, si definisce un percorso di lavoro fino al 2028, in vista del prossimo Global Stocktake dell’Accordo di Parigi.

2. 59 indicatori per misurare i progressi dell’adattamento

La conferenza sul clima ha poi finalizzato un insieme di 59 indicatori volontari e non prescrittivi al fine di monitorare i progressi nell’ambito dell’Obiettivo globale sull’adattamento. Questi indicatori abbracciano tutti i settori, tra cui acqua, cibo, salute, ecosistemi, infrastrutture e mezzi di sussistenza, e integrano questioni trasversali come finanza, tecnologia e sviluppo delle capacità.

3. Approvazione del meccanismo di just transition

Le Parti hanno approvato un meccanismo di transizione giusta che pone le persone e l’equità al centro della lotta contro il cambiamento climatico. L’iniziativa mira a rafforzare la cooperazione internazionale, l’assistenza tecnica, lo sviluppo delle capacità e la condivisione delle conoscenze, e a consentire transizioni giuste, eque e inclusive.

4. Gender Action Plan ampliato

Tra i testi adottati figura un Piano d’Azione per il Genere che rafforza il sostegno al rapporto tra genere e cambiamento climatico, promuovendo bilanci e finanze attenti alle questioni di genere e la leadership delle donne indigene, afrodiscendenti e rurali.

Mutirão Decision, il motore della decade climatica

La Mutirão Decision rappresenta il cuore politico della COP30: una chiamata globale alla mobilitazione contro il cambiamento climatico, in occasione del decimo anniversario dell’Accordo di Parigi.

Due nuovi strumenti guideranno la fase di implementazione:

  • Global Implementation Accelerator – un’iniziativa collaborativa e volontaria lanciata sotto la guida delle presidenze della COP30 e della COP31 per supportare i paesi nell’attuazione dei loro NDC e dei piani nazionali di adattamento (NAP).
  • Belém Mission to 1.5 – una piattaforma orientata all’azione nell’ambito della troika COP29-COP31 per promuovere una maggiore ambizione e cooperazione internazionale in materia di mitigazione, adattamento e investimenti.

Sia il Global Implementation Accelerator che la Belém Mission to 1.5 lavoreranno in modo complementare con la visione presentata dai Climate High-Level Champions per i prossimi cinque anni dell’Action Agenda che integra i progressi di oltre 480 iniziative che riuniscono 190 paesi e decine di migliaia di aziende, investitori, governi subnazionali e organizzazioni della società civile per sostenere l’attuazione della GST.

Corrêa do Lago ha sottolineato che il lavoro è appena iniziato, poiché il Brasile sarà presidente della COP fino a novembre 2026 e si impegnerà a promuovere l’azione per il clima lungo tre pilastri chiave della COP30: rafforzare il multilateralismo e il regime climatico, collegare le iniziative climatiche alla vita quotidiana delle persone e accelerare l’attuazione dell’Accordo di Parigi.


COP30, la COP dell’implementazione: NDC, investimenti e soluzioni reali

La COP30 si afferma come la prima conferenza delle Parti capace di tradurre in modo sistemico l’ambizione climatica in implementazione misurabile, segnando un passaggio storico dal ciclo delle promesse a quello dei risultati. L’ampiezza delle iniziative presentate e la convergenza tra attori pubblici, privati e della società civile compongono un quadro di mobilitazione senza precedenti.

Aggiornamento delle NDC: oltre 122 Paesi ridefiniscono la traiettoria climatica globale

Uno dei segnali più chiari del cambio di paradigma è l’aggiornamento — o la presentazione ex novo — delle NDC (Nationally Determined Contributions) da parte di più di 122 Paesi.
Questo numero rappresenta una delle più ampie revisioni coordinate delle NDC dalla firma dell’Accordo di Parigi e consente di:

  • allineare gli obiettivi di riduzione delle emissioni alla traiettoria verso 1,5°C,
  • integrare nei contributi nazionali nuovi elementi come adattamento, finanziamenti, equità e co-benefici sociali,
  • rendere le NDC strumenti operativi e non solo dichiarativi, grazie alla presenza di indicatori, roadmap e target settoriali.

Molti Paesi hanno incorporato nel processo anche consultazioni con comunità indigene, società civile, governi locali e settore privato, mostrando un ampliamento della governance climatica.

Investimenti per una nuova economia climatica

La COP30 ha messo al centro la necessità di colmare il divario tra progettazione e attuazione con un approccio strutturato alla finanza climatica.

Tra le iniziative più rilevanti:

FINI – Fostering Investible National Implementation

Il lancio di FINI rappresenta un cambio di paradigma: trasformare i Piani Nazionali di Adattamento (NAPs) da documenti tecnici a portafogli investibili.

Gli obiettivi principali:

  • mobilitare 1 trilione di dollari in pipeline di progetti adattivi entro tre anni;
  • coinvolgere banche multilaterali, assicuratori e investitori privati;
  • portare almeno il 20% degli investimenti dal settore privato, un passo decisivo verso la sostenibilità finanziaria delle strategie climatiche.

Questa iniziativa segna il passaggio dall’“architettura normativa” alla “ingegneria operativa” della finanza climatica.

Rafforzamento del ruolo delle istituzioni finanziarie globali

La COP30 ha evidenziato come IDB, GCF e altre istituzioni dispongano già di strumenti avanzati per accelerare l’adattamento, spingendo per un accesso semplificato ai fondi e una maggiore capacità dei Paesi più vulnerabili di implementare progetti ad alto impatto.

Soluzioni reali: salute, agricoltura, foreste e oceani

La caratteristica più distintiva della COP30 è stata la presentazione di soluzioni applicabili nell’immediato, che collegano l’azione climatica ai bisogni quotidiani delle comunità.

Belém Health Action Plan

Sottoscritto da oltre 30 Paesi, questo piano:

  • riconosce la salute come prima linea dell’impatto climatico;
  • è sostenuto da 300 milioni di dollari;
  • punta a rafforzare sistemi sanitari, ospedali resilienti e prevenzione delle malattie;
  • pone particolare attenzione ai Paesi del Sud globale.

È un progresso rilevante: la salute entra per la prima volta come pilastro strategico dell’azione climatica mondiale.

RAIZ Accelerator per il restauro dei terreni

Con il sostegno di 10 Paesi, RAIZ si basa sul successo dei programmi brasiliani Green Way ed EcoInvest, che hanno già mobilitato quasi 6 miliardi di dollari per ripristinare fino a 3 milioni di ettari.

iniziativa per ripristinare terreni agricoli degradati e mobilitare capitali privati. RAIZ aiuterà i paesi a mappare i paesaggi prioritari e a progettare soluzioni di finanziamento misto per ampliare il ripristino dei terreni agricoli degradati e proteggere le foreste.

Belém Roadmaps: le prime roadmap globali su foreste e transizione dai fossili

Il Presidente Corrêa do Lago ha inoltre annunciato la creazione delle Roadmap di Belém, due iniziative guidate dalla Presidenza volte a creare slancio e mobilitazione attorno a strategie e azioni concrete per attuare il Bilancio Globale.

  1. Forest and Climate Roadmap
    • punta a fermare e invertire la deforestazione;
    • coinvolge governi, comunità indigene e settore privato.
  2. Transitioning Away from Fossil Fuels Roadmap
    • affronta le implicazioni economiche e sociali della transizione energetica;
    • indica percorsi credibili di espansione delle energie a zero e basse emissioni;
    • considera le differenze tra aree geografiche e livelli di sviluppo.

In sintesi

La COP30 si è distinta come conferenza dell’implementazione perché ha saputo:

  • unire impegni politici e strumenti tecnici,
  • rendere investibili i piani climatici,
  • mobilitare capitali pubblici e privati,
  • costruire soluzioni immediate nei settori chiave,
  • ridefinire la governance climatica attraverso la partecipazione e la misurabilità.

È l’inizio di un ciclo nel quale il parametro principale non è più l’ambizione, ma la consegna dei risultati.


La COP30 rilancia la natura come pilastro dell’azione climatica

Alla COP30 la tutela della natura è uscita dal ruolo di cornice per diventare uno dei pilastri centrali dell’azione climatica globale. A Belém è stato infatti presentato il Tropical Forests Forever Facility (TFFF), uno strumento innovativo pensato per garantire pagamenti duraturi e basati sui risultati ai Paesi che proteggono le proprie foreste tropicali ancora intatte.
Nella sua fase iniziale, il TFFF ha già raccolto oltre 6,7 miliardi di dollari e ottenuto il sostegno di 63 nazioni, creando un fondo permanente destinato esclusivamente alla conservazione delle foreste.

Sotto l’ombrello dell’Action Agenda, la conferenza ha inoltre ampliato il supporto alla coalizione United for Our Forests, rafforzando il ruolo delle comunità regionali e dei popoli indigeni nella difesa degli ecosistemi, nella sicurezza dei diritti territoriali e nella promozione di modelli di sviluppo realmente sostenibili. A queste iniziative si affianca un nuovo ciclo di programmi dedicati all’agroecologia e al restauro su larga scala, volti a far crescere soluzioni climatiche che migliorino allo stesso tempo biodiversità, produttività agricola e resilienza delle comunità.

Sul fronte oceanico, la COP30 ha registrato un altro passo significativo: 17 Paesi hanno aderito alla Blue NDC Challenge, impegnandosi a integrare le soluzioni oceano-clima nei propri contributi nazionali. In parallelo, le cinque Ocean Breakthroughs hanno avviato un piano congiunto per accelerare la transizione sostenibile in settori come conservazione marina, energie rinnovabili offshore, cibo acquatico, trasporti marittimi e turismo, allineando queste azioni agli obiettivi delle Convenzioni di Rio.
Attraverso la One Ocean Partnership, i partner hanno inoltre promesso di mobilitare 20 miliardi di dollari entro il 2030 e generare 20 milioni di posti di lavoro blu, sostenendo la rigenerazione degli ecosistemi marini e una prosperità equa basata sugli oceani.

Nel complesso, l’insieme degli impegni assunti a Belém conferma una visione chiara: proteggere e ripristinare la natura – dalle foreste tropicali alle coste, fino ai grandi paesaggi marini – è una condizione indispensabile per un’azione climatica efficace, inclusiva e duratura.


Allineare i capitali agli obiettivi climatici

Alla COP30 è stato compiuto un passo decisivo verso la trasformazione dell’architettura finanziaria internazionale affinché rispecchi l’urgenza e le dimensioni della crisi climatica. I Paesi hanno preso atto della Baku-to-Belém Roadmap to 1.3T, sviluppata congiuntamente alla Presidenza di COP29, che definisce un percorso per portare i flussi finanziari per il clima ad almeno 1,3 trilioni di dollari l’anno entro il 2035. Il cuore della roadmap è una mobilitazione integrata tra risorse pubbliche e private, insieme a un migliore accesso ai fondi per i Paesi in via di sviluppo.

La Mutirão Decision ha introdotto nuovi impegni per accelerare le riforme delle banche multilaterali di sviluppo, rafforzare il peso della finanza agevolata e a fondo perduto, e ampliare l’uso di strumenti innovativi come garanzie, blended finance e debt-for-climate swaps. Un’altra novità di rilievo è il lancio del Global Climate Finance Accountability Framework, pensato per aumentare trasparenza, credibilità e fiducia nell’erogazione dei finanziamenti climatici. Questo segna il passaggio da un mosaico frammentato di promesse a un modello più coerente, misurabile ed equo di sostegno finanziario internazionale.

Per favorire una maggiore coerenza globale, la COP30 ha anche ribadito l’importanza di un sistema economico internazionale aperto e solidale, chiarendo che le misure climatiche non devono essere usate come barriere commerciali mascherate. È stato quindi avviato un nuovo processo di dialogo su clima e commercio all’interno degli organi sussidiari, con la partecipazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, di UNCTAD e dell’International Trade Centre, per esplorare come le politiche commerciali possano sostenere un’azione climatica efficace, equa e socialmente giusta.


Una COP delle persone: equità, partecipazione e mobilitazione globale

La COP30 ha ridefinito il significato stesso di “conferenza sul clima”, trasformandola in uno spazio in cui l’azione politica si intreccia direttamente con le vite reali delle persone. A Belém, equità, partecipazione e mobilitazione non sono stati concetti accessori, ma pilastri strutturali dell’intero processo negoziale e dell’Action Agenda.

Uno dei segnali più forti è arrivato dalla partecipazione senza precedenti di oltre 900 rappresentanti dei Popoli Indigeni nella Blue Zone. Mai prima d’ora le voci custodite nei territori più colpiti dalla crisi climatica avevano avuto un ruolo tanto visibile e influente nei processi ufficiali. Questa presenza ha consolidato l’idea che la giustizia climatica non può essere conseguita senza riconoscere pienamente diritti, saperi, identità e leadership delle comunità che vivono in prima linea la sfida ambientale.

La Belém Climate March ha rappresentato un altro momento emblematico. Con decine di migliaia di persone in una mobilitazione pacifica – una delle più grandi nella storia delle COP – la marcia è diventata l’espressione collettiva della richiesta globale di giustizia climatica e attuazione reale. Accolta all’interno della visione del Global Mutirão, la mobilitazione è stata riconosciuta come parte essenziale del processo: un segnale chiaro che il progresso climatico si costruisce anche attraverso partecipazione civica, pressione democratica e coinvolgimento sociale diffuso.

Un ulteriore passo in avanti verso una COP centrata sulle persone è stato il lancio del Global Ethical Stocktake, un nuovo strumento volto a collegare in modo sistemico l’azione climatica ai principi di dignità, solidarietà intergenerazionale e diritti umani. Non una semplice revisione tecnica, ma una cornice etica che afferma che ogni decisione climatica deve essere valutata in base al suo impatto sulle comunità e sulle generazioni future.

All’interno dell’Action Agenda, il tema dello sviluppo umano e sociale ha avuto un ruolo di primo piano. L’asse dedicato a “Fostering Human and Social Development” ha avanzato priorità fondamentali: educazione climatica, creazione di lavoro dignitoso, rafforzamento della resilienza sanitaria, espansione dei sistemi di protezione sociale, promozione dell’equità di genere e della giustizia razziale. L’assunto è chiaro: una transizione climatica efficace non può limitarsi a ridurre emissioni, ma deve anche migliorare benessere, opportunità e qualità della vita delle persone.

In sintesi, la COP30 ha mostrato che un’azione climatica credibile è possibile solo quando si fonda su partecipazione autentica, riconoscimento dei diritti, mobilitazione dal basso e progresso sociale. Una COP delle persone, capace di trasformare l’urgenza climatica in un impegno per la dignità e la giustizia, oggi e per le generazioni che verranno.

Ecco una riscrittura originale, più sobria e analitica, senza toni eccessivamente celebrativi, ma chiara e dettagliata:


COP30 inaugura una nuova fase di implementazione

Guardando al futuro, la Presidenza della COP30 ha sottolineato l’importanza di mantenere lo slancio generato a Belém, concentrandosi sulla concretizzazione degli impegni su tutti i fronti, sul rafforzamento della coerenza tra risultati negoziali e attuazione reale, e sullo sviluppo di forme di cooperazione più inclusive e coordinate, in linea con i principi del Global Mutirão. Questo approccio ha posto l’accento su azione collettiva, responsabilità condivisa e cooperazione internazionale, elementi chiave che hanno guidato i lavori della conferenza e mirano a rendere il processo climatico più vicino agli effetti concreti sulla vita delle persone.

La COP30 segna l’avvio di una decade cruciale per l’implementazione climatica, durante la quale l’attenzione non sarà solo sulle dichiarazioni politiche, ma sulla capacità dei Paesi di tradurre gli impegni in risultati misurabili. La conferenza ha ribadito che il successo del regime climatico globale dipende dalla coordinazione tra attori internazionali, governi, comunità locali e settore privato, e dalla trasformazione dell’ambizione climatica in azioni tangibili, efficaci e verificabili.

In questa prospettiva, l’eredità della COP30 si misura non tanto nella risonanza mediatica, quanto nella struttura di strumenti, iniziative e partenariati che possono sostenere l’implementazione concreta degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, aprendo la strada a una cooperazione globale più integrata e orientata ai risultati.




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