L'analisi

Open Banking e sostenibilità, così i dati finanziari possono aiutare l’ambiente

Marie Johansson, country manager di Tink in Italia: “Dare senso ai propri dati di spesa può aiutare le aziende e i consumatori a comprendere il proprio impatto ambientale e agire di conseguenza, modificando i propri comportamenti”

Pubblicato il 16 Nov 2021

MarieJohansson

Per mettere in pratica comportamenti più sostenibili le imprese e i singoli cittadini hanno bisogno di consapevolezza, di capire cioè come le proprie abitudini impattino sull’ambiente e come sia possibile modificarli per adottare uno stile di vita più green. A esserne convinta è Marie Johansson, country manager per l’Italia di Tink, piattaforma di open banking che permette a banche, fintech e startup di sviluppare servizi finanziari basati sui dati.

“Negli ultimi anni – spiega Johannson – c’è stato un interesse massivo verso abitudini più sostenibili: dalla riduzione della plastica all’uso dei trasporti pubblici, alla scelta di brand che utilizzano materiali sostenibili. Ma si tratta solo della punta dell’iceberg. In definitiva, tutti noi – politici, consumatori ed aziende – possiamo fare di più. Dopo quanto ascoltato in merito ai cambiamenti climatici nel corso della COP26, è lecito pensare che non sia più sufficiente parlare genericamente di sostenibilità e che individui e imprese debbano trovare il modo di ridurre le proprie emissioni di carbonio”.

Il ruolo del settore finanziario in questo contesto potrebbe, secondo l’analisi di Johansson, essere fondamentale, in quanto gestisce grandi quantità di dati e potenzialmente grandi quantità di informazioni. “Basti pensare che l‘European Banking Authority ha registrato 101,6 miliardi di transazioni derivanti da carte di credito e debito nella zona euro l’anno scorso – spiega la manager – un dato che offre interessanti spunti di riflessione e fa capire come, al di là dell’impatto che possono avere i nostri investimenti, le banche hanno la possibilità di offrire supporto relativamente a ciò che riguarda le nostre spese”.

Al centro del ragionamento c’è il fatto che i conti correnti siano una fonte di informazione quotidiana, che anche attraverso una singola transazione mettano a disposizione una grande quantità di dati, come gli importi spesi per l’energia, i viaggi o lo shopping. “Aggregando, categorizzando e analizzando miliardi di transazioni, quindi – aggiunge Johansson – l’open banking può permettere alle istituzioni finanziarie di dare significato ai dati dei propri clienti”. Gli esempi non mancano: “Molte aziende di servizi finanziari intelligenti stanno collegando l’analisi dell’impronta di carbonio ai modelli di spesa attuali e futuri – argomenta – Così facendo, le banche e le fintech, in collaborazione con le piattaforme di open banking, possono mostrare ai clienti e alle imprese come la propria spesa abbia un impatto diretto sull’ambiente”.

Tra i casi emblematici Marie Johannson cita la startup francese Greenly, che traccia automaticamente l’impatto delle spese di un individuo o un’azienda e mostra loro quali abitudini modificare per ridurre la propria impronta di carbonio. Altri esempi potrebbero essere NatWest, che ha dato vita ad un carbon tracker all’interno della propria app, in collaborazione con CoGo e Tink, per aiutare i propri clienti a ridurre l’impatto ambientale analizzando le proprie spese. A questi si aggiunge la startup svedese Gokind, che sta introducendo il primo “programma fedeltà per il pianeta” al mondo: Combinando i dati di sostenibilità dei brand con le transazioni dell’utente, questi guadagnano “crediti di impatto” per ogni acquisto sostenibile che fanno. E, ancora, la piattaforma tedesca di ricevute digitali epap ha sviluppato un’alternativa sostenibile alle ricevute cartacee che permette agli utenti di connettersi al proprio conto bancario e ottenere una panoramica in tempo reale di saldi, ricevute e storico acquisti.

“Dare senso ai propri dati di spesa può aiutare le aziende e i consumatori a comprendere il proprio impatto ambientale e agire di conseguenza, modificando i propri comportamenti – conclude Johansson – Sfruttando l’open banking, infatti, le banche stanno diventando parte di questo cambiamento. Motivo per cui è essenziale incentivare collaborazioni intersettoriali e partnership tra banche e fintech. Lavorare insieme permetterà loro di costruire servizi che utilizzano i dati delle transazioni per potenziare le decisioni quotidiane di ogni individuo, e quindi ridurre le emissioni di carbonio. Una corretta informazione, in fondo, è il primo passo per mirare ad un reale cambiamento”.

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