Cenni storici dello sviluppo sostenibile
A partire da inizio ‘900 alcuni imprenditori hanno iniziato sviluppare l’idea che fosse importante portare avanti le attività d’impresa considerandole come parte di una visione culturale, socioeconomica e politica.
I primi casi di “Cultura d’Impresa” erano incentrati su una vision che abbandonava la logica legata esclusivamente al mero profitto e ai risultati di breve termine, ma che si proiettava verso il futuro, con un’attenzione focalizzata su aspetti come la creatività, l’innovazione, il rispetto e la valorizzazione delle risorse, (soprattutto di quelle umane), i bisogni e le esigenze dei consumatori che, sempre più informati, consapevoli ed esigenti, prediligevano le aziende che sapevano dialogare.
E dialogare significava soprattutto diffondere in modo chiaro la propria “brand identity”, creando un rapporto di fiducia con i propri consumatori, e più in generale con i portatori d’interessi; tra gli esempi più virtuosi di “Cultura d’Impresa” non possiamo non ricordare l’impronta forte che hanno dato alle loro aziende Henry Ford, Robert Wood Johnson o imprenditori italiani come Olivetti.
Già nei primi anni ‘70 la comunità scientifica si inizia a chiedere se fosse possibili una crescita all’infinito; le risposte a questo quesito sono state raccolte nel “Rapporto sui limiti dello sviluppo” commissionato al MIT da Club di Roma. Nel corso degli anni sono stati pubblicati diversi aggiornamenti, infatti, già nel 1992 nel documento dal titolo “Oltre i limiti” veniva stabilito che già allora erano state superate le capacità del pianeta. In occasione del trentesimo anniversario il rapporto è stato nuovamente aggiornato nel 2004 con maggior focus sulle criticità ambientali. Queste teorie, nel 2008, sono state confermate anche da Graham Turner con “Un paragone tra i limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali”.
Risultava, quindi, chiaro già a partire dagli anni ’70 che la capacità del pianeta è limitata e che la crescita economica ed industriale incontrollate non sarebbero state possibili sul lungo periodo.
Questa prospettiva è stata per la prima volta formalizzata da un organismo internazionale nel rapporto Brundtland (conosciuto anche come Our Common Future) che è un documento pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo (WCED) nel quale viene introdotto il concetto di sviluppo sostenibile.
Anche le Nazioni Unite hanno contribuito a questo processo attraverso l’istituzione, prima con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs), poi nel 2016 con i 17 obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals o SDGs).
Sostenibilità e normative di riferimento
L’idea di sostenibilità nel corso del tempo è stata istituzionalizzata attraverso l’emissione di normative e Standard. A partire da 2014, infatti, attraverso la Dir. 2014/95/UE. (NFRD) è stato prevista, per alcuni tipologie di azienda, la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario, trasposta a livello normativo in Italia con il D.Lgs. 2016 n. 254.
Il quadro normativo normative si è evoluto fino ai giorni nostri con il “Sustainable finance taxonomy – Regulation (EU) 2020/852”, che ha introdotto nel sistema normativo europeo una classificazione delle attività che possono qualificarsi come “sostenibili” in base al loro allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione europea e loro rispetto di una serie di clausole sociali.
Oltre alle normative sono stati sviluppati degli standard per la rendicontazione, tra i quali ricordiamo GRI e SASB e degli standard per la gestione di aspetti specifici nei quali gli standard ISO giocano un ruolo chiave.
ISO 20121 Sistemi di gestione sostenibile degli eventi
In questo contesto nel 2009 viene data per la prima volta la definizione di evento sostenibile, cioè quando è “ideato, pianificato e realizzato in modo da minimizzare l’impatto negativo sull’ambiente e da lasciare un’eredità positiva alla comunità che lo ospita” (United Nations Environment Programme – UNEP 2009).
Già nel 2009 dalla collaborazione di BSI (British Standard Institution) e ABNT (Associação Brasileira de Normas Técnicas) nasceva il British Standard BS 8901, con l’obiettivo di fornisce una serie di linee guida per aiutare la pianificazione e la gestione di eventi sostenibili per migliorare lo sviluppo economico ed al contempo ridurre l’impatto sociale e ambientale degli eventi. Le linee guida si ponevano, quindi, come obiettivo la gestione dei rischi ambientali, finanziari e sociali legati alla gestione degli eventi. Tra gli obiettivi principali dello standard supportare le organizzazioni nel migliorare le performance in relazione ai principi della sostenibilità all’interno del budget; riducendo gli impatti ambientali; e mettendo in atto le giuste misure di sicurezza per proteggere il loro personale.
Nel 2012 in Occasione delle olimpiadi di Londra, i principali enti di normazione globale supportati dagli stakeholder dell’industria degli eventi, inclusi i membri I membri del Sustainability Team dei Giochi Olimpici e Paralimpici di Londra 2012, hanno reputato necessario emettere un nuovo standard ed è così che a giugno 2012 viene pubblicato lo standard ISO 20121. Leggi anche Sostenibilità degli Eventi: come e dove agire
Questo nuova norma si pone l’obiettivo di essere un modello di riferimento flessibile per le organizzazioni che vogliono dimostrare il proprio impegno verso i principi della sostenibilità nella progettazione e realizzazione degli eventi. La norma, infatti, può essere applicata ad aziende di qualsiasi dimensione, su un singolo evento, su una serie di eventi o a tutte le attività. La sua struttura consente di essere applicata a tutti gli attori che partecipano all’organizzazione di un evento: l’organizzatore, fornitori di servizi quali ad esempio società di catering, di allestimenti o le location come, ad esempio, quartieri fieristici o centri congressi.
La ISO 20121, oltre alla flessibilità, presenta una struttura HLS (High Level Structure) che ne consente una facile integrazione con i principali standard internazionali quali ad esempio ISO 9001:2015, ISO 14001:2015 e ISO 45001:2018.
Come anche indicato dall’Organizzazione Internazionale di Standardizzazione (ISO) questa norma consente di partecipare attivamente al raggiungimento degli SDGs nello specifico:
3. Assicurare la salute e il benessere per tutti e tutte le età
5. Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze
6. Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
7. Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
8. Promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutti
9. Infrastrutture resistenti, industrializzazione sostenibile e innovazione
10. Ridurre le disuguaglianze
11. Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
12. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
13. Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere i cambiamenti climatici
16. Pace, giustizia e istituzioni forti
La norma ISO 20121 è il primo standard di settore che introduce una visione olistica alla gestione degli Eventi occupandosi di tutti e tre i pillar della sostenibilità: sociale, ambientale ed economico.
In conclusione, lo standard ISO 20121 si può considerare un’efficace strumento per l’implementazione di strategie di sostenibilità dedicato a tutti coloro che partecipano all’organizzazione ed erogazione di eventi consentendo alle organizzazioni da un lato l’integrazione con i principali standard, dall’altro di gettare le basi per sviluppare delle strategie di business sostenibili ed un’eventuale rendicontazione extra-finanziaria.
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