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Transizione energetica: servono 18 trilioni di $ entro il 2030

Per il passaggio all’energia green nel nostro paese occorre accelerare a doppia velocità rispetto al passato. L’analisi del Center for Energy Impact di BCG

Pubblicato il 23 Nov 2023

Fonte: studio "A Blueprint for the Energy Transition” di Boston Consulting Group (BCG)

Transizione energetica: a che punto siamo

“Una accelerazione che deve portare il nostro paese a una velocità doppia rispetto al passato”. Non è un consiglio per vincere una gara automobilistica ma il risultato dell’analisi degli impegni necessari per raggiungere gli obiettivi fissati dalla transizione energetica.

Considerando il ruolo che spetta alle energie rinnovabili a basso impatto carbonico per contenere l’aumento delle temperature globali a non più di 1,5°C rispetto all’era preindustriale, occorre prendere atto che affinché possano effettivamente contribuire al raggiungimento di questo risultato devono arrivare a una quota variabile tra il 50% e il 70% dell’offerta energetica globale entro il 2050. Un salto non da poco per il quale occorre una accelerazione fuori dal comune se si considera che nel 2021 il contributo delle energie green era al 21%. La strada da percorre, come appare evidente, è veramente tanta e i tempi sono stretti.

Quale quota devono raggiungere le rinnovabili per garantire la transizione energetica

Perché si possa parlare ragionevolmente di neutralità carbonica occorre lavorare affinché le rinnovabili possano superare i livelli raggiunti dal carbone (55%) e dal petrolio (41%) quando sono state affrontate le precedenti transizioni energetiche, ma, appunto, con una velocità decisamente superiore.

Cosa succede se tutto questo processo non avviene? La domanda è d’obbligo ma la risposta è ormai ben nota e arriva dagli studi che dimostrano come con le politiche attuali siamo destinati a subire un aumento della temperatura globale di +2,7°C entro la fine di questo secolo.

Si può fare? Ci sono le condizioni? L’altra domanda che sorge è poi questa e la risposta, a sua volta non facile, arriva dalla fiducia nell’innovazione tecnologica. Ci sono o ci potrebbero essere le condizioni per affrontare questa accelerazione. Come sempre c’è un “ma” e riguarda i costi di questa transizione e trasformazione.

2.5 trilioni di euro entro il 2050 per la transizione energetica

Lo studio “A Blueprint for the Energy Transition” del Center for Energy Impact del Boston Consulting Group spiega che sono necessari investimenti sia nella rete elettrica che nelle infrastrutture solari ed eoliche allo scopo di generare energie rinnovabili per questa trasformazione.

Per raggiungere questo risultato in Europa gli investimenti necessari sono calcolati in 2.5 trilioni di euro entro il 2050. Risorse da spendere per le reti elettriche, sia ad alta tensione che a livello di distribuzione. In particolare la grande sfida riguarda il passaggio da un sistema di produzione centralizzato ad uno decentralizzato, che deve dotarsi di una intelligenza adeguata a gestire la minore prevedibilità della produzione, proprio perché le fonti rinnovabili prevalente dell’eolica e del solare sono soggette a molteplici variabili meterologiche.

Transizione energetica: i dati dello studio "A Blueprint for the Energy Transition” di Boston Consulting Group (BCG)
Fonte: studio “A Blueprint for the Energy Transition” di Boston Consulting Group (BCG)

Cosa frena la transizione energetica

Infrastrutture significa utilizzo di tecnologie Smart Grid e di reti intelligenti proprio per gestire la volatilità di queste fonti e per portare intelligenza a livello di domanda, ovvero per evitare picchi, magari in corrispondenza di una scarsa capacità produttiva. Infrastruttura intelligente significa anche un cambiamento importante a livello di dispacciamento e di gestione del sistema.

La ricerca BCG sottolinea la necessità di superare i quattro grandi ostacoli che frenano il progresso delle rinnovabili:

  1. Il processo burocratico per ottenere le autorizzazioni necessarie per avviare nuovi progetti o apportare modifiche agli impianti esistenti.
  2. Lo sviluppo di nuove tecnologie dalle grandi potenzialità, ma ancora poco sostenibili sul piano economico per le quali è necessario creare un contesto regolatorio più favorevole al loro sviluppo. Il framework normativo europeo è strutturato soprattutto per favorire prevalentemente gli investimenti piuttosto che i risultati.
  3. Le regole europee per la sostenibilità che tendono a penalizzare gli autoemittenti rispetto ad altri Paesi come l’Emission Trading Sytem ETS, il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE, o la difficoltà, sempre a livello europeo nell’accesso ai fondi per la transizione in rapporto alle regole di accesso previste ad esempio dall’Infration Reduction Act IRA negli Stati Uniti impostato per premiare la low carbon energy.
  4. L’eccessiva pressione sulle catene di fornitura rappresenta un ulteriore ostacolo che allontana la possibilità di trasformare investimenti nella trasformazione sostenibile in risultati

Un investimento globale di 37 trilioni di dollari

Il report BCG sottolinea che per finanziare la transizione energetica sarà necessario un investimento globale di 37 trilioni di dollari, dei quali solo 19 trilioni sono già stati destinati allo scopo. Sopratutto serve un grande lavoro su più livelli a partire dalla capacità di aumentare l’efficienza energetica; di procedere con l’elettrificazione di prodotti e servizi ovvero, per fare due esempi, con la produzione di vetture elettriche e di sistemi di riscaldamento basati sulle pompe di calore. Naturalmente occorre lavorare per decarbonizzare la fornitura di energia; per accelerare la conversione delle aziende più energivore verso l’utilizzo di combustibili low-carbon e verso l’utilizzo di soluzioni come la cogenerazione; aumentando anche gli impegni a livello di infrastrutture per la Carbon Capture and Storage.

Nello stesso tempo naturalmente transizione energetica significa riduzione delle quote relative all’utilizzo di petrolio e gas senza compromettere la sicurezza a livello di approvvigionamento energetico cercando di costruire le condizioni per un approvvigionamento sostenibile.

La trasformazione del mercato energetico

La transizione energetica è destinata a trasformazione il mercato energetico globale. Lo studio di BCG invita a riflettere su un cambiamento profondo del concetto stesso di energia caratterizzato dal passaggio da una energia vissuta come risorsa estratta a una energia frutto di una risorsa che viene prodotta. Una evoluzione che trasforma la catena del valore. La produzione di rinnovabili richiede investimenti iniziali elevati, ma si sviluppa nel tempo con costi operativi più bassi in rapporto alla produzione di energia tradizionale.

Trasformazione energetica e trasformazione del mercato

La transizione energetica sta contribuendo in modo sempre più significativo alla trasformazione del mercato e sta stimolando o accelerando tante altre sfide. Due tra le più rilevanti riguardano la necessità di gestire l’aumento della volatilità dei prezzi dell’energia e le problematiche e opportunità per lo stoccaggio dell’energia. Un altro tema importante riguarda i costi di trasporto dell’energia che sono destinati ad aumentare in seguito al cambiamento nella composizione energetica, con un fenomeno che rischia di portare anche a una rilocazione dei centri di produzione industriale a livello globale premiando quei luoghi in cui l’energia risulta meno costosa.

Nel nostro paese, anche in seguito alla proposta di aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) avanzata dal MASE a giugno 2023, si sta definendo un piano per una “copertura rinnovabile” dei consumi energetici finali lordi del 40,5% entro il 2030 rispetto al target del 30% al 2030 del PNIEC stilato nel 2019.

Cosa significa? Che sarà necessario raddoppiare la velocità per la transizione nello spazio di sette anni.

Come? Facendo leva sulle competenze e sui green skills che sono stati sviluppati in tutti gli ambiti rilevanti della transizione sia a livello di aziende energetiche sia sulla catena del valore del mondo energy. Si tratta di una grande occasione per l’industria del nostro paese, anche in termini di ruolo sui mercati internazionali e anche per quanto riguarda la disponibilità di infrastrutture. un esempio è rappresentato dal più grande sito di stoccaggio di CO2 del mediterraneo a Ravenna che, con una capienza totale di 500 mila tonnellate contribuisce alla decarbonizzazione dei settori energivori nell’area geografica della pianura padana.

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