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Climate change e PMI: 203 MLD di investimenti entro il 2050 per la transizione e per ridurre i rischi

Partendo dai dati dello Climate Stress Test promosso dalla BCE Cerved ha analizzato le prospettive relative ai bilanci delle imprese nell’orizzonte 2050 sulla base dell’esposizione al rischio fisico, dei consumi energetici e delle emissioni: Tre diversi scenari per tre tipologie di transizione: ordinata, disordinata e “hot house”

Pubblicato il 29 Mag 2023

FONTE: Cerved - Studio relativo al rapporto tra PMi e Climate Change. I tre scenari: Ordinato, Disordinato e Serra e rischio Default per le imprese

Nessuna impresa può permettersi di ignorare gli effetti legati ai cambiamenti climatici in relazione al mercato nel quale opera e in relazione al proprio futuro. I rischi legati ai climate change non sono oggetto solo di ricerche e analisi, ma sono purtroppo quotidianamente sotto i nostri occhi, sia per l’impatto che gli eventi atmosferici estremi hanno su determinati territori e sulle imprese che operano in quelle aree, sia per gli effetti sulle catene di fornitura e non ultimo per i condizionamenti diretti e indirettii a livello di scelte di acquisto da parte dei consumatori finali.

Qualche mese fa abbiamo dato evidenza a una ricerca realizzata da Assolombarda, Confindustria Lombardia e Banca d’Italia su “Il cambiamento climatico e le strategie delle imprese” dalla quale emergeva chiaramente come nell’ambito del Manifatturiero: il climate change incide direttamente sulle strategie aziendali sulla capacità produttiva e sulle prospettive di sviluppo.

Per il sistema economico in generale e per le PMI in particolare è sempre più importante disporre di una visione degli scenari che si prospettano a fronte di diverse tipologie di intervento e di azione. La tipologia e l’entità dei rischi stessi che si potranno correre è funzionale al tipo di interventi e di investimenti che verranno effettuati per preparare le aziende.

I tre scenari relativi alla transizione dello studio realizzato da Cerved

Scenari che arrivano dallo studio effettuato da Cerved sulla relazione tra PMI e climate change e che prospettano tre diverse prospettive in termini di transizione: orderly, disorderly e hot house.

Il punto di partenza chiave della ricerca è rappresentato dal Climate Stress Test realizzato dalla BCE a metà dello scorso anno ( QUI per maggiori informazioni n.d.r.) con l’obiettivo di valutare quanto le banche europee sono nella condizione di sopportare e gestire gli effetti dei rischi climatici. Cerved messo in relazione l’analisi della BCE con i bilanci delle imprese focalizzando l’attenzione su una serie di fattori come l’esposizione i rischi ambientali, le emissioni e i consumi energetici per valutare le diverse prospettive relative alla transizione sostenibile delle Pmi sia in termini di investimenti sia in termini di tipologia di scenari che si stanno prospettando.

Fonte: Cerved

203 Miliardi di Euro di investimenti per il processo di transizione entro il 2050

Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved in una nota emessa dalla società, sottolinea l’entità degli investimenti necessari per sostenere il processo di transizione entro il 2050. Un impegno economico che ammonta a 203 miliardi di euro, con la necessità di “fare in fretta” ovvero di concentrarne il 67% (137 miliardi) entro il 2030.

In assenza di iniziative e di progetti specifici in questa direzione i rischi sono purtroppo sempre più evidenti e peseranno in modo estremamente significativo in termini di probabilità di default che, secondo lo studio Cerved è destinato ad aumentare del 25% entro il 2050 per le imprese “attendiste”. Un rischio importante ma più contenuto rispetto alle imprese che invece scelgono di agire e prepararsi sin da subito. E le scelte di investimento delle imprese sono alla base di tre diversi tipologie di transizione che secondo lo studio Cerved caratterizzano appunti i tra diversi scenari: Orderly, Disorderly e Hot House.

Mignanelli sottolinea che la transizione Ordinata presuppone un’azione immediata, con un impatto importante in termini di investimenti già nel breve periodo e con una partecipazione concreta da parte di tutto gli attori del sistema economico e sociale, dalle istituzioni, alle imprese, al mondo bancario. In questo scenario si profila una transizione più regolare con la concentrazione della maggior parte degli investimenti entro il 2030.

Lo scenario denominato come Disordinato sconta un ritardo di 10 anni con una concentrazione degli investimenti in transizione nel periodo 2030 – 2040 un arco temporale nel quale si collocano progetti per 135,4 miliardi di euro.

Lo scenario peggiore sotto ogni punto di vista è rappresentato dalla prospettiva denominata “hot house” o “serra”, termini già di per sé molto eloquenti che disegnano uno scarso impegno in termini di transizione energetica e industriale con una quota di investimenti che arriva a 121,4 miliardi nel 2050. Questa ipotesi consegnerebbe un forte aumento dei rischi climatici con un impatto diretto sui rischi di default delle imprese. Uno scenario nel quale aumentano anche i costi relativi agli interventi, alla gestione delle emergenze, alle ricostruzioni e ai premi assicurativi.

La lettura degli scenari in relazione all’evoluzione delle emissioni mostrano che lo scenario Ordinato e Disordinato permettono, con tempi diversi di indirizzare una prospettiva Net Zero entro il 2050. Nel caso dello scenario Hot house non ci sono cambiamenti sostanziali rispetto alle emissioni attuali.

La presenza delle PMI in aree ad elevato rischio idrogeologico

Lo studio Cerved concentra poi l’attenzione sui fattori di rischio e purtroppo, anche alla luce delle drammatiche alluvioni ed emergenze a livello idrogeologico che hanno colpito l’Emilia Romagna il rischio fisco è primariamente al centro dell’attenzione.

Lo studio osserva che l’8% delle PMI si in aree caratterizzate da rischio fisico elevato o molto elevato in regioni come Emilia Romagna, Toscana, Liguria, Valle d’Aosta e lungo la dorsale Appenninica. Un altro 13,2% di PMI è invece in aree a rischio medio.

Gli interventi nel breve periodo con lo scenario Ordinato o nello scenario Disordinato (concentrato su 2030 – 2040) consentono di tenere sotto controllo una probabilità di default che nel caso dello scenario Hot house avrebbe un fattore di rischio entro il 2050 del 25% superiore al livello attuale e superiore del 44% rispetto allo scenario Ordinato. In termini di costi indiretti, legati all’incidenza degli eventi fisici, negli scenari Ordinato e Disordinato gli eventi negativi al 2050 hanno un impatto contenuto in termini di costi relativi a ricostruzioni e di polizze assicurative. Costi che aumentano in modo decisamente più rilevante nel caso dello scenario “Hot house.

Un ruolo chiave nella gestione delle scelte relative alla transizione ecologica e industriale delle imprese è svolto dalle logiche data driven che Cerved mette a disposizione per la valutazione di tutti i rischi e delle possibili opportunità nella forma di Algo-firm in grado di offrire servizi di ESG intelligence.

Fonte: Cerved

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