Energy Open Innovation

Newtwen: i digital twin applicati alla mobilità elettrica e non solo

I modelli matematici della startup padovana sono applicabili motori elettrici, convertitori elettronici di potenza e sistemi di accumulo di energia, per aumentarne efficienza e sostenibilità

Aggiornato il 13 Giu 2023

Francesco Toso, ceo e Fondatore di Newtwen

I digital twin, i gemelli digitali, rappresentano una delle tecnologie innovative più calde del momento, in particolare per quanto riguarda il mondo industriale. E anche il settore energy può essere interessato, come dimostra il caso Newtwen. Si tratta di una startup padovana fondata da un team di tre giovani ricercatori e due professori della locale Università che ha sviluppato una piattaforma software che genera repliche virtuali estremamente accurate di sistemi fisici, e che è in grado di integrare direttamente questi Gemelli Digitali all’interno dei sistemi stessi per migliorare le prestazioni, la longevità e l’affidabilità, senza alcuna necessità di aggiungere nuove componenti hardware elettroniche. L’obiettivo dichiarato è quello di rivoluzionare il futuro della mobilità e dell’energia sostenibile riducendo l’impatto ambientale e i consumi di motori elettrici, elettronica e batterie grazie all’ottimizzazione dell’intero ciclo di vita del prodotto.

I digital twin secondo Newtwen

Come racconta a EnergyUp.Tech Francesco Toso, Ceo e fondatore della startup, “Oggi si sente molto parlare in termini generale dei digital twin, che molto spesso vengono definiti come dei modelli che permettono di sbagliare. La nostra, invece, è una definizione molto precisa: per noi i digital twin sono dei modelli matematici in grado di replicare in tempo reale il comportamento fisico di determinati dispositivi, componenti e/o sistemi. Chiaramente, non è per nulla facile mettere in piedi modelli matematici di questo tipo, capaci di agire in tempo reale. Abbiamo perciò deciso di specializzarci su tre determinati asset verticali: motori elettrici, convertitori elettronici di potenza e sistemi di accumulo di energia. Dunque la nostra tecnologia è oggi in grado di generare, disegnare e importare modelli matematici di questi tre tipi di asset in tempo reale, on the edge”.

L’apporto dell’edge computing

Per quanto riguarda l’edge computing, questo significa che la soluzione software di Newtwen può essere integrata in maniera semplificata in un normale microchip che viene portato a bordo del dispositivo interessato, consentendo di migliorarne prestazioni, longevità e affidabilità, nonché aprendo la strada a funzionalità come la manutenzione predittiva, l’analisi dei dati e l’identificazione preventiva dei guasti.
Spiega Toso: “Non si può sovra sensorizzare troppo i dispositivi per problemi di costo ma anche per veri e propri limiti fisici, come le eccessive temperature di funzionamento. A questo supplisce un modello matematico come il nostro, che è qualcosa di virtuale e digitale che, se inserito tramite nel dispositivo, è in grado di evolvere con esso, scambiandosi dati con i sensori. E permettendo così alle aziende di ricavare le informazioni di valore necessiaia: in effetti accumulare troppi dati nei database cloud di per sé non basta. Anzi, si tratta di una procedura estremamente costosa e complessa. Il nostro digital twin on edge funziona come una sorta di filtro, dal momento che è in grado di notare immediatamente un discostamento effettivo dai parametri normali del componente o del dispositivo. Soltanto a quel punto i dati sono inviati sul cloud per un’analisi più approfondita”. Il risultato finale è insomma quello di una stima accurata di grandezze fisiche altrimenti difficilmente misurabili con i metodi tradizionali, garantendo così un risparmio in termini di costi di produzione, di ore lavorative e una maggiore efficienza.

Le aspettative per il futuro

Al momento, Newtwen non ha ancora pubblicato la versione definitiva del proprio software, ma nei suoi quattro anni di vita si è dedicata alla ottimizzazione della propria idea di base: “Noi siamo stati la classica venture capital backed company, cioè finanziata e sostenuta dal mondo del venture capital. Inizialmente abbiamo ottenuto 100.000 euro, che ci hanno permesso di fare primo Pof. Poi abbiamo raccolto sempre da fondi un altro milione di euro che ci ha permesso di strutturarci e uscire dai laboratori per validare tecnologie. Fino a che non abbiamo attirato attenzione di grossi player, ottenendo l’ultimo round da 7 milioni, che ci consentirà di arrivare sul mercato tra pochissimo. In questi anni abbiamo realizzato tanti POF che sono serviti a capire che cosa volessero esattamente i clienti, quali features interessassero, quali dati avevano a disposizione, eccc. Stiamo ancorrta investendo tanto in ricerca e sviluppo, per continuare a mantenere nostro vantaggio competitivo, in futuro potremmo allargarci ad altri mercati verticali”, spiega Toso. L’aspettativa della startup è che la soluzione possa sfruttare soprattutto l’atteso boom dell’auto e della mobilità elettrica, ma i digital twin della startup veneta potrebbero trovare applicazione – ad esempio – anche nel monitoraggio degli impianti da fonti rinnovabili o delle pompe di calore.

Articolo originariamente pubblicato il 13 Giu 2023

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Gianluigi Torchiani

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