Report

Un 2021 in chiaroscuro per la transizione energetica italiana

Le difficoltà dell’Idroelettrico hanno pesato sulla crescita delle rinnovabili italiane. Bene, invece, l’eolico

Pubblicato il 11 Ago 2022

fonti pulite

La ripartenza dell’economia italiana nel 2021 è stata soddisfatta in maniera molto tradizionale, facendo ricorso soprattutto alle fonti fossili. La conferma arriva dalla Relazione annuale sulla Situazione energetica nazionale pubblicata dal Mite (Ministero della Transizione ecologica): lo scorso anno la domanda primaria di energia (in termini di disponibilità energetica lorda), si è attestata a 153.024 migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (ktep), con un aumento annuo del 6,2%, rispetto ad un aumento del PIL del 6,6%. La disponibilità energetica lorda è costituita per il 40,9% dal gas naturale, per il 32,9% da petrolio e prodotti petroliferi, per il 19,5% da rinnovabili e bioliquidi, per il 3,6% da combustibili solidi, per il 2,4% da energia elettrica e per lo 0,8 % dai rifiuti non rinnovabili. il 2021 conferma la dipendenza del nostro Paese da fonti di approvvigionamento estere: nel 2021 la produzione nazionale di fonti energetiche è diminuita complessivamente del 3,4% mentre le importazioni nette di energia sono aumentate dell’8,3%. Non a caso la quota di importazioni nette rispetto alla disponibilità energetica lorda, un indicatore del grado di dipendenza del Paese dall’estero, è aumentata: dal 73,5% del 2020 al 74,9% del 2021.

Notizie non particolarmente positive per la transizione energetica arrivano anche dall’analisi dei consumi elettrici: la richiesta di energia elettrica nel 2021 è stata pari a 317,6 TWh (dati provvisori), in crescita del 5,5% rispetto all’anno precedente, ma ancora leggermente inferiore ai livelli pre-pandemia (-0,6% rispetto al 2019).  Il maggior apporto alla produzione di energia elettrica è rappresentato dal termoelettrico non rinnovabile (il 59,7% del totale dell’energia prodotta), con il 6,1% da impianti alimentati con combustibili solidi, il 3,8% con prodotti petroliferi ed altri combustibili e il 49,9% da impianti alimentati con gas naturale. Male invece le rinnovabili, la cui incidenza sul Consumo Interno Lordo di energia elettrica (CIL) è scesa dal 37,6% al 35,0%. In particolare è stato registrato un significativo calo della fonte idroelettrica (-5,9% rispetto al 2020, principalmente a causa della diminuzione delle precipitazioni), che ha comunque contribuito alla produzione totale per il 15,7%. Sostenuto incremento, invece, per la fonte eolica (+10,8%); questa e la fonte fotovoltaica hanno raggiunto insieme la copertura del 16,1% della produzione lorda.  Non a caso a fine 2021 il totale degli impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili incentivati ha raggiunto la simbolica quota di un milione di unità, per una potenza di circa 38 GW e un’energia rinnovabile incentivata di 65 TWh.

Nel settore termico, invece, i consumi di energia da fonti pulite sono aumentati del 5% circa rispetto al 2020, principalmente per il maggiore impiego di biomasse solide (legna da ardere, pellet: il 2021 è stato un anno mediamente più freddo del precedente). In ambito trasporti, infine, è stato registrato un incremento dell’immissione in consumo di biocarburanti rispetto all’anno precedente pari a 15%. Bene anche il biometano, la cui produzione nazionale è passata dai 99 milioni di metri cubi del 2020 ai 159 del 2021. Con effetti positivi da un punto di vista occupazionale: nel 2021, le ricadute occupazionali legate alla costruzione e installazione degli impianti da FER si sono attestate intorno alle 14.000 Unità di Lavoro (ULA) per le FER elettriche e alle 29.300 ULA per quelle termiche. A questi numeri vanno aggiunti quelli legati alla gestione e manutenzione degli impianti esistenti è dell’ordine delle 34.000 ULA per il settore elettrico e delle 28.000 ULA per il settore termico.

Resta comunque chiara la sensazione di una forte dipendenza dell’Italia dalle risorse fossili: l’approvvigionamento energetico del Paese è costituito per il 40,9% dal gas naturale, per il 32,9% dal petrolio e per il 19,5% dalle fonti energetiche rinnovabili (FER).

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