Ricerche

Per l’Italia si complica la riduzione delle emissioni di CO2

Secondo lo studio Zero Carbon Policy Agenda 2023, realizzato dall’Energy&Strategy, il nostro Paese dovrebbe tagliare 125 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2030

Aggiornato il 19 Ott 2023

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Le emissioni di CO2 italiane, che sono in buona parte correlate alla produzione e consumo di energia, faticano a calare in maniera significativa. Questa l’indicazione principale che arriva dallo studio Zero Carbon Policy Agenda 2023, realizzato dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

Secondo la ricerca, le emissioni di CO2 in Italia nel corso del 2022 sono diminuite di un solo punto percentuale se confrontate con il 2019, ossia escludendo la parentesi pandemica, portando le riduzioni totali ad appena il 30% dal 2005. Un rallentamento che mette a forte rischio l’obiettivo del 55% di emissioni in meno entro il 2030: secondo l’Energy & Strategy si dovrebbe viaggiare a una diminuzione di quasi il 4% l’anno, cioè ben 8 volte ciò che è stato fatto nell’ultimo trentennio.

I settori in ritardo

In termini quantitativi in appena otto anni andrebbero tagliate 125 milioni di tonnellate di CO2 equivalente – 15 milioni di tonnellate in più rispetto alle stime dello scorso anno – rispetto al target prefissato. In particolare, i settori che dovrebbero contribuire maggiormente sono proprio quelli più in difficoltà: i trasporti e l’edilizia residenziale, commerciale e dei servizi pubblici sono i comparti più lontani in termini assoluti dai target al 2030, data entro cui dovrebbero abbattere le emissioni rispettivamente del 33% e del 23%, al ritmo del 4% e del 3% l’anno, mentre quelli più vicini al raggiungimento degli obiettivi sono l’industria e la gestione dei rifiuti.

Come tagliare ulteriormente le emissioni

Ma qual è la strada per tagliare ulteriormente le emissioni nel nostro Paese? Secondo il Report ci sono otto aree di intervento principali: energie rinnovabili, infrastrutture di rete, efficienza energetica, mobilità sostenibile, comunità energetiche, circular economy e, da quest’anno, cattura della CO2 e carbon in/offsetting.

In questo senso la notizia positiva è che tutti questi ambiti hanno registrato una crescita rispetto al 2021, tranne le immatricolazioni di veicoli elettrici, calate dell’8,9%. Complessivamente, il mercato legato alla decarbonizzazione nel 2022 è aumentato del 12,6% rispetto all’anno precedente, passando da 30,5 miliardi di euro a 34,4 miliardi.

In particolare, le installazioni da rinnovabili sono cresciute di 3 GW nel 2022 e, secondo i primi dati di Terna, attese in ulteriore aumento di circa 2,5 GW di capacità installata nel primo semestre 2023. Tuttavia, secondo l’Energy & Strategy, nei prossimi anni saranno necessari sforzi ancora più consistenti.

L’impatto limitato del PNRR

Il PNRR, in questo senso, non sembra aver fornito una spunta decisiva: secondo un sondaggio condotto nell’ambito del report, le riforme e gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vengono valutati dagli operatori del settore come di medio impatto sulla decarbonizzazione e, soprattutto, di importo decisamente non sufficiente allo sviluppo dei pillar necessari.

Inoltre, l’erogazione di questi fondi è in ritardo, seppure di poco (-15% rispetto a quanto previsto dal Piano per settembre 2023), per la metà dei pillar, che hanno quindi subito un rallentamento nell’implementazione.
La principale proposta che emerge nel Rapporto è di sviluppare una roadmap integrata per la decarbonizzazione, con orizzonte di lungo periodo, obiettivi intermedi chiari, regole certe per la misurazione di tutte le emissioni, nonché procedere rapidamente con le riforme rimaste al palo, mettendo in campo le semplificazioni burocratiche e gli strumenti a supporto adeguati.

Articolo originariamente pubblicato il 19 Ott 2023

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