Innovazione responsabile

Deep Tech: challenge “sostenibile” da 200 miliardi di dollari

La nuova tecnologia pone le basi della prossima grande trasformazione: raccolti più di 60 miliardi di investimenti nel 2020, destinati a triplicare entro il 2025. Definito “la grande onda”, ha già dato i primi frutti nella cura al Covid-19, con le applicazioni pratiche nello sviluppo dei vaccini, ma le possibilità si estendono in molti settori con grande attenzione alla sostenibilità

Pubblicato il 18 Feb 2021

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La fusione nucleare, il primo aereo supersonico dopo il Tupolev, la rivoluzione della biologia sintetica, i taxi volanti, un vaccino per il Covid sviluppato in nove mesi con un nuovo approccio mRna. Cosa hanno in comune queste innovazioni? Sono tutte guidate da imprese Deep Tech e rappresentano solo una piccola parte di ciò a cui le start-up e le scale-up sono in grado di arrivare oggi. Basta guardare Tesla e SpaceX per capire come le start-up che adottano questa tecnologia siano in grado capovolgere completamente i settori: possono guidare l’innovazione e affrontare questioni cruciali in un modo economicamente sostenibile, favorendo allo stesso tempo la crescita (anche in ottica ESG) delle imprese. Il potenziale è enorme. Secondo il report BCG “Deep tech: the great wave of innovation”, la nuova tecnologia può trasformare il mondo come ha fatto Internet.
Non è un caso, quindi, che il Deep Tech sia stato definito come la quarta ondata di innovazione. E, proprio come ogni ondata, anche la quarta si prepara ad essere di maggiore portata rispetto alla precedente. E ha appena preso il via. Un po’ come all’inizio degli anni ’90, quando non sapevamo ancora cosa sarebbe diventato il web.

Una nuova scommessa per gli investitori

Gli investitori hanno iniziato a riconoscere il grande potenziale del Deep Tech. Nonostante i rischi tecnologici intrinseci, considerati rischi di fallimento, lo studio ha rilevato un massiccio aumento degli investimenti dal 2016 al 2019, passati da 20 a 52 miliardi di dollari rispettivamente, con un corrispondente aumento degli importi per investimento da 360 mila a 2 milioni di dollari. Anche gli investimenti privati in Deep Tech da parte di Smart Investor sono aumentati tra il 2016 e il 2019, passando da 0.8 miliardi di dollari a 3.9, e portando il numero di deal da 19 a 47. Le stime Bcg più recenti segnalano che gli investimenti in questa tecnologia innovativa hanno raggiunto più di 60 miliardi di dollari nel 2020 e potrebbero triplicare, arrivando a circa 200 miliardi entro il 2025 se anche il modello di investitore verrò riadattato al contesto tecnologico.

Applicazioni del Deep Tech: dai vaccini a una sostenibilità diffusa

Per capire il vero potenziale del Deep Tech possiamo prendere in considerazione il “Nature co-design”, un nuovo paradigma industriale che comporta la conoscenza delle forze e dei processi naturali a livello atomico per produrre direttamente le materie prime di cui l’industria ha bisogno, invece di estrarle dall’ambiente. Abbiamo visto l’applicazione di questa metodologia proprio con lo sviluppo del vaccino contro il Covid-19. Come sappiamo, Moderna, Pfizer e BioNTech hanno adottato un approccio radicalmente nuovo: invece di inoculare una versione neutralizzata del virus per scatenare una risposta immunitaria nel paziente, hanno iniettato le istruzioni utili a riconoscere la parte del virus che scatena questa risposta immunitaria, lasciando alle cellule il compito di produrla. Sono quindi le cellule umane che si occupano dell’ultimo passo nella fabbricazione del vaccino. Questi vaccini cosiddetti “Rna” sono esempi perfetti di “Nature co-design”, un nuovo modo di progettare e produrre che sta per cambiare profondamente le nostre industrie, il nostro rapporto con la natura e che, secondo lo studio realizzato da Bcg, avrà un impatto del 40% sul Pil globale (esclusi i servizi).

Ma guardiamo oltre. Se oggi iniettiamo vaccini a Rna, domani potremmo usare plastica prodotta da batteri a partire dalla CO2, riducendo le emissioni di gas serra. Coloro che si preoccupano del benessere degli animali potranno mangiare carne coltivata in laboratorio, e gli edifici potranno essere costruiti con blocchi prodotti da microrganismi piuttosto che con il cemento convenzionale, che incide in modo consistente in termini di CO2. Pensando in grande, invece di raccogliere l’energia solare o bruciare combustibili fossili per produrre elettricità, saremo in grado di creare le nostre stelle artificiali per raccoglierne l’energia (il principio della fusione nucleare).
La lista dei prodotti creati dall’approccio Nature co-design è già molto lunga, e continua a crescere man mano che le tecnologie sottostanti avanzano e diventano più accessibili. Al di là del potenziale economico, di salute pubblica e ambientale, questo nuovo paradigma rivoluzionerà la maggior parte delle catene di valore.

Il Dna delle imprese Deep Tech

Le imprese Deep Tech hanno alcuni elementi distintivi. Innanzitutto, un orientamento al problema e non alla tecnologia.  Il 96% usa almeno due tecnologie e il 66% più di una tecnologia avanzata. Partendo dai progressi della rivoluzione digitale, poi, il loro focus di innovazione è spostato sul mondo fisico (“bit e atomi”), sviluppando principalmente prodotti fisici, piuttosto che software (l’83% delle imprese Deep Tech sta attualmente costruendo un prodotto con una componente hardware). Infine, le imprese Deep Tech si basano su un ecosistema di attori profondamente interconnesso, senza il quale non può prosperare.

Le sfide dell’innovazione

Ciò che favorisce la crescita delle aziende Deep Tech è il costante indebolimento degli ostacoli all’innovazione: il calo dei prezzi delle attrezzature; la disponibilità di informazioni e dati; la crescente disponibilità di capitale; l’emergere di piattaforme tecnologiche. Ma nonostante il suo potenziale, sono ancora molteplici le sfide, ad esempio, è costante il bisogno di reimmaginare e di spingere oltre i confini della scienza. Alcune sfide, come lo scaling up e l’accesso ai finanziamenti, possono avere impatti anche sugli stakeholder.
A di là dei limiti tecnici, vi è anche la necessità di definire un nuovo quadro etico. Un potenziale così vasto porta con sé anche grandi responsabilità: come possiamo anticipare e affrontare le questioni etiche quando la tecnologia progredisce dieci volte più velocemente delle istituzioni, e infinitamente più velocemente della specie umana e del suo ambiente? Le prime raccomandazioni dello studio richiedono la massima anticipazione delle conseguenze delle tecnologie emergenti e il coinvolgimento di tutte le parti interessate – istituzioni, aziende e società nel suo complesso – in una discussione aperta e trasparente sugli usi più responsabili.

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