Pasta Valentini, la Blockchain per certificare il legame con il territorio

Il pastificio toscano si è appoggiato alla soluzione TrustedChain di Ifin Sistemi, così da rafforzare la proposizione commerciale sul mercato

Pubblicato il 25 Ago 2021

Pasta Valentini: foto di una confezione di ravioli e dei ravioli impiattati

La domanda di trasparenza e qualità nel settore agroalimentare è, da alcuni anni a questa parte, in costante crescita. I consumatori vogliono infatti sempre di più mettere nelle proprie tavole prodotti tipici e genuini, legati alla storia e all’identità di un certo territorio, nonché attenti ai temi della sostenibilità ambientale. Non a caso, i marchi che cercano di intercettare questo trend sono in continuo aumento, come si può vedere negli scaffali dei nostri supermercati. Ma in un’epoca dominata dalle Fake News, anche e soprattutto alimentari, come può un semplice consumatore assicurarsi che le qualità e le caratteristiche reclamizzate dai produttori corrispondano al vero?

La storia di Pasta Valentini

La Blockchain, come dimostra il caso di Pasta Valentini, ormai rappresenta una soluzione per la tracciabilità che può essere implementata in tempi rapidi, anche in quelle aziende di piccole dimensioni che devono trovare una strada per differenziarsi sul mercato. Come racconta Patrizio Valentini, Titolare di Pasta Valentini, l’azienda ha il suo cuore in Toscana, per la precisione nella Vallata del Casentino, ed è specializzata nella produzione di pasta fresca, con una particolare attenzione ai prodotti tipici della regione. Valorizzando, ad esempio, i grani antichi (macinati a pietra) in luogo di quelli convenzionali e utilizzando materie prime provenienti dalla Toscana o da produttori certificati Dop o IGP, come il limone di Sorrento. “La nostra azienda è sul mercato da circa quaranta anni. Siamo specializzati nel realizzare prodotti con una provenienza ben definita, abbiamo sempre avuto una estrema cura nella scelta delle materie prime, in gran parte provenienti da filiera corta. Restiamo una realtà a conduzione familiare, con soltanto 15 dipendenti diretti e circa 3 milioni di euro di fatturato, che quest’anno supereremo. Non ci muoviamo più soltanto sul piano locale, ma anche nazionale, riuscendo a interfacciarci anche con i nomi della grande distribuzione italiana. Per i quali produciamo anche prodotti private label di fascia premium. La scelta della Blockchain si inserisce nel nostro DNA di attenzione alla sostenibilità: vogliamo lasciare alle future generazioni un ambiente più salubre possibile. Per questo motivo, all’imminente edizione del Cibus (Padiglione 3 stand A014), oltre alla soluzione per la Blockchain, presenteremo anche un nuovo packaging: le nostre vaschette saranno completamente in PET, dunque completamente riciclabili”.

La scelta della Blockchain

La scelta della Blockchain, in questo senso, è stata conseguente, dal momento che si tratta della tecnologia ideale per garantire autenticità e veridicità a una produzione tipica e a valore come quella di Pasta Valentini. “Dietro la scelta di utilizzare la tecnologia Blockchain c’è anche uno studio del mercato, nel quale vediamo che sempre più persone fanno attenzione alle materie prime e a quello che mangiano. Prestando attenzione alle etichette e non solo. Dal nostro punto di vista, certificare e fornire assoluta trasparenza garantisce una tutela assoluta a 360 gradi. Il cliente finale nell’etichetta dei nostri prodotti troverà un QR code, che potrà essere scannerizzato tramite la nostra app e con la fotocamera dello smartphone, accedendo così alle informazioni certificate con la Blockchain. Un metodo intuitivo e semplice anche per i consumatori meno esperti”, evidenzia Pierluigi Valentini, responsabile Marketing e comunicazione di Pasta Valentini.

La collaborazione con Ifin Sistemi

La scelta del fornitore di tecnologia non è stata casuale: “Cercavamo qualcosa che desse ancora più forza al nostro messaggio: dopo esserci informati a dovere, abbiamo deciso di sposare la tecnologia TrustedChain di Ifin. Crediamo che oggi il consumatore, molto attento e selettivo, possa apprezzare tale sforzo. Con la blockchain riuscirà – ad esempio – a vedere la provenienza della farina, della ricotta e degli spinaci che utilizziamo nelle nostre paste fresche. Si tratta di un valore aggiunto per un’azienda come la nostra, in un mercato che si fa sempre più competitivo: con questa mossa proviamo a spostare la battaglia su un terreno in cui i grandi player hanno più difficoltà a competere, a causa del notevole numero di informazioni che dovrebbero essere rese disponibili”, evidenzia Patrizio Valentini.  Da un punto di vista tecnico l’implementazione della Blockchain ha comportato la necessità di mettere in connessione il controllo di gestione di Pasta Valentini con TrustedChain. Il pastificio ha deciso di dedicare una risorsa all’immissione dei dati utili al funzionamento del progetto, potendo comunque sempre contare sul sostegno di Ifin: “Dopo una serie di incontri abbiamo trovato subito un feeling particolare con Ifin, che abbiamo visto da subito come partner e non soltanto come fornitore. Ci hanno infatti seguito passo dopo passo per l’introduzione di questo nuovo sistema, spiegandoci passaggi e difficoltà. Inoltre ci hanno messo a disposizione una figura dedicata.  Al di là degli aspetti economici è questo che ha fatto la differenza”, mette in luce il titolare dell’azienda.

Una garanzia reale grazie a TrustedChain

Il progetto Blockchain è stato già presentato ai più importanti player della Gdo, ottenendo ottimi riscontri, tanto che Pasta Valentini – grazie a questo strumento – pensa anche all’espansione sui mercati internazionali. Come riassume Giovanni Maria Martingano, amministratore unico di Ifin, “Per le aziende che realizzano prodotti alimentari si aprono due possibili strategie. La prima è di andare verso il basso, ovvero rincorrere il produttore estero sul prezzo, togliendo qualità. Oppure, al contrario, si aggiunge qualcosa per migliorare la propria posizione: è il caso di pasta Valentini che ha deciso di puntare sulla qualità e su materie prime di alto livello. La scelta di andare sulla blockchain TrustedChain è un valore aggiunto ulteriore. I dati di produzione, in questo modo, non restano confinati nei gestionali ma sono messi a disposizione dei consumatori. E non solo: sono certificati non da una azienda qualunque, ma da un conservatore accreditato AgID come Ifin, garantendo così il livello più elevato di affidabilità sul mercato. In questo modo riusciamo a offrire al consumatore una garanzia vera e non soltanto un semplice QR code stampato sulla confezione”.

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