Per effetto dell’aumento dei costi di produzione, più di 1 azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da essere costretta alla cessazione dell’attività e circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti “La guerra nel piatto” sugli effetti del conflitto russo-ucraino sulla filiera agroalimentare presentato all’apertura del Cibus 2022, il salone internazionale dell’agroalimentare in corso a Parma.
Aziende agricole: bilanci in crisi per l’aumento dei prezzi
A mettere in crisi i bilanci delle aziende agricole sono i rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari. Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea. L’impatto dell’impennata dei costi per l’insieme delle aziende agricole supera i 9 miliardi di euro.
In difficoltà, è tuttavia l’intera filiera che si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.
Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. In generale, secondo il Global Index Freightos – importante indice nel mercato delle spedizioni – l’attuale quotazione di un container è pari a 9.700 dollari contro 1.400 dollari di un anno fa.
Gli effetti diretti e indiretti del caro energia
Sono gli effetti diretti ed indiretti del caro energia con la produzione agricola e quella alimentare che in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno. I rincari dell’energia hanno dunque un impatto devastante sulla filiera, dal campo alla tavola. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep).
Il comparto alimentare richiede invece ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep).
“Serve responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore anche combattendo le pratiche sleali nel rispetto della legge che vieta di acquistare il cibo sotto i costi di produzione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare “la necessità di risorse per sostenere il settore in un momento in cui si è aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare con i progetti del PNRR”.