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Revisione SFDR: quali sono i miglioramenti per la finanza sostenibile



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La Commissione europea ha proposto una revisione della Sustainable Finance Disclosure Regulation SFDR con l’obiettivo della semplificazione e per rendere le regole più comprensibili ed efficienti. Le novità includono informative alleggerite, un sistema di categorizzazione volontaria dei prodotti e misure mirate a ridurre il greenwashing e a rafforzare la fiducia degli investitori nella finanza sostenibile

Pubblicato il 3 dic 2025

Mauro Bellini

Direttore Responsabile ESG360.it, EnergyUP.Tech e Agrifood.Tech



Revisione SFDR

Che cos’è la SFDR e perché la Commissione europea ne propone una revisione?

La Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) è il regolamento europeo che disciplina le informazioni sulla sostenibilità fornite dai prodotti finanziari. È in applicazione dal marzo 2021 e ha l’obiettivo di aiutare gli investitori a capire quanto e come i temi ambientali, sociali e di governance vengono integrati nei prodotti in cui investono.

Nel tempo, il quadro normativo della SFDR ha incontrato una serie di criticità che nel corso del 2025 hanno assunto un peso determinante: le informative erano spesso lunghe, tecniche e difficili da comparare, soprattutto per il pubblico retail. Allo stesso tempo, gli operatori finanziari si sono trovati a gestire oneri elevati in termini di raccolta dati e compliance, a fronte di un vantaggio per gli investitori difficile da valutare.

Perché la SFDR ha sollevato dubbi in merito ai rischi di greenwashing?

Un ulteriore problema è stato l’uso dello SFDR come sistema di “etichettatura di fatto”: le categorie nate nella prassi, come articolo 8 e articolo 9, sono state percepite come label ufficiali, generando confusione e aumentando i rischi di greenwashing e di vendita scorretta di prodotti presentati come più “verdi” di quanto non fossero realmente. Il tutto in un contesto politico ed economico decisamente meno favorevole ai temi della trasformazione sostenibile dell’economia e alla finanza sostenibile.

Sulla base di queste considerazioni la Commissione europea ha deciso di intervenire con una proposta di revisione della SFDR mirata a semplificare le regole, chiarire il quadro e riallinearlo alla realtà del mercato.

Revisione SFRD: quali sono le tappe principali della normativa?

Prima di vedere i punti qualificanti legati alla revisione della SFDR è utile ripercorrere velocemente i principali passaggi tecnici della Sustainable Finance Disclosure Regulation.

Lo SFDR nasce nell’ambito del Piano d’azione UE per la finanza sostenibile del marzo 2018, che mirava a orientare i capitali verso un’economia a basse emissioni, anche attraverso nuove regole di trasparenza per gli operatori finanziari.

Il 27 novembre 2019 viene adottato il Regolamento (UE) 2019/2088 presente nella Gazzetta Ufficiale del 9 dicembre 2019: ed è il testo che definisce gli obblighi di informativa sulla sostenibilità per gestori, fondi e consulenti finanziari.

La SFDR entra formalmente in vigore a fine 2019, anche se per quanto riguarda l’applicazione effettiva occorre attendere il 10 marzo 2021, ovvero il momento a partire dal quale gli intermediari hanno l’obbligo di iniziare a comunicare come integrano i fattori ESG nei prodotti e nei processi di investimento.

Tra il 2021 e il 2022 arrivano gli standard tecnici di regolamentazione (RTS) e il Regolamento delegato (UE) 2022/1288, pubblicato nel luglio 2022, con i contenuti e il formato delle informative e le indicazioni per i prodotti “articolo 8” e “articolo 9”. Un ulteriore aggiornamento arriva poi con il Regolamento delegato (UE) 2023/363 nel febbraio 2023, con interventi a livello di RTS, soprattutto per allineare le informazioni di prodotto con la Tassonomia UE e chiarire alcuni indicatori di impatto negativo principale.

Il quadro della SFDR diventa operativo ed emergono le prime criticità

Il quadro SFDR diventa effettivamente operativo con l’entrata in vigore degli RTS dal 1° gennaio 2023 e si iniziano a identificare una serie di criticità, prima di tutto a livello di complessità delle informative, di difficoltà di comprensione per quanto riguarda gli investitori retail e di rischi di un utilizzo improprio delle categorie SFDR come “etichette di marketing”. A fronte di questa situazione prende corpo, tra il 2023 e il 2024, un processo di analisi e di studi relativi al funzionamento del regolamento da parte della Commissione e del Parlamento europeo.

Ed è da questo presupposto che si arriva alla attuale proposta di revisione dello SFDR che è stata appunto presentata dalla Commissione nel novembre 2025 e che analizziamo in questo articolo.

Quali sono gli obiettivi principali di questa revisione SFDR?

Le modifiche proposte dalla Commissione identificano tre obiettivi principali.

Il primo riguarda la semplificazione delle informative, si punta a ridurre la complessità e a migliorare la leggibilità dei documenti destinati agli investitori, con un’attenzione speciale agli investitori retail.

Il secondo obiettivo intende rendere le regole più efficienti, da questo punto di vista le proposte puntano a eliminare o alleggerire obblighi che appaiono ridondanti o poco utili dal punto di vista informativo.

Il terzo obiettivo ha un profilo per certi aspetti più strategico e punta a un allineamento del quadro SFDR alle dinamiche reali del mercato. Più in concreto si tratta di prendere atto di una serie di pratiche che sono emerse e che si sono consolidate sul mercato andando incontro a una serie di aspettative specifiche sul ruolo degli investimenti sostenibili.

Come cambiano le informative di sostenibilità per gli investitori retail con la revisione SFDR?

I cambiamenti progettati dalla revisione SFDR riguardano, come già citato, primariamente la parte informativa. La Commissione propone di eliminare l’obbligo per i partecipanti ai mercati finanziari di descrivere, a livello di entità, come tengono conto degli effetti negativi principali delle decisioni di investimento sui fattori di sostenibilità. Questo non significa ridurre l’attenzione ai rischi ambientali e sociali, ma concentrarsi su ciò che è veramente utile e leggibile per l’investitore finale.

Per il pubblico retail, infatti, la nuova impostazione punta a documenti più corti, più chiari e più focalizzati: concretamente ci saranno meno indicatori, si utilizzeranno modelli standardizzati semplificati, con l’invito a utilizzare un linguaggio più accessibile.

Capire a colpo d’occhio il profilo di sostenibilità di un prodotto

L’obiettivo è permettere agli investitori non professionali di capire a colpo d’occhio il profilo di sostenibilità di un prodotto, senza dover leggere decine e decine di pagine tecniche in un linguaggio da addetti ai lavori. In questo modo, la disclosure torna a essere uno strumento di trasparenza effettiva, invece di un mero adempimento regolamentare.

Che cosa prevede il nuovo sistema di categorizzazione volontaria dei prodotti?

Per ridurre l’ambiguità generata dall’uso informale delle categorie SFDR esistenti, la Commissione introduce un sistema di categorizzazione volontaria dei prodotti finanziari. La proposta prevede tre categorie, elaborate sulla base di un confronto con gli stakeholder e ispirate alle pratiche di mercato già diffuse. L’obiettivo è offrire agli investitori un riferimento più chiaro per capire il livello di ambizione in termini di sostenibilità di ciascun prodotto, senza trasformare il regolamento in un sistema rigido di etichette obbligatorie.

Rendere più lineare il percorso di investimento

Queste categorie dovrebbero rendere più lineare il percorso di investimento: chi ha determinate preferenze ESG potrà orientarsi verso prodotti coerenti con il proprio profilo, sapendo che la definizione delle categorie è legata a criteri comuni e trasparenti. Allo stesso tempo, il carattere volontario del sistema lascia spazio all’innovazione, consentendo ai gestori di continuare a sviluppare strategie differenziate all’interno di un perimetro regolamentare più chiaro.

Quali sono le caratteristiche delle tre categorie: Sostenibile, Di Transizione ed ESG basics?

Le categorie proposte sono Sostenibile, Di Transizione ed ESG basics e hanno l’obiettivo di riflettere in termini di profilo dell’investimento le diverse fasi del percorso verso la sostenibilità.

Categoria Sostenibile: standard elevati di sostenibilità

La categoria Sostenibile include i prodotti che contribuiscono in modo diretto a obiettivi di sostenibilità, con espliciti e chiari obiettivi climatici, ambientali o sociali. In questa categoria rientrano investimenti in imprese o progetti che già rispettano standard elevati di sostenibilità e possono essere considerati, a tutti gli effetti, allineati a obiettivi green o sociali avanzati.

Categoria Di Transizione: un sostegno a miglioramenti progressivi

La categoria Di Transizione è pensata per i prodotti che indirizzano capitali verso aziende o progetti che non sono ancora pienamente sostenibili, ma che stanno seguendo un percorso credibile di miglioramento. In questo caso il focus è anche sugli investimenti che sostengono miglioramenti progressivi, ad esempio in termini di riduzione delle emissioni, tutela dell’ambiente o impatto sociale.

Categoria ESG basics: sostenibilità sì ma senza criteri stringenti

La categoria ESG basics raccoglie i prodotti che integrano approcci ESG in maniera più ampia e flessibile, senza però soddisfare i criteri stringenti delle categorie sostenibile o di transizione. Questi prodotti non sono “non sostenibili”, ma adottano strategie che non mirano a un livello di allineamento così avanzato o a un chiaro percorso di transizione strutturato.

Quali vincoli di portafoglio e di esclusione si applicano ai prodotti categorizzati?

Uno degli obiettivi della revisione SFDR è anche quello di limitare i rischi di greenwashing associati o associabili all’utilizzo delle logiche SFDR come etichette di marketing. Per evitare che anche queste nuove categorie possano essere “sfruttate” in modo improprio a fini di marketing, la Commissione propone di collegare la possibilità di utilizzarle a requisiti minimi di portafoglio e di esclusione.

In altre parole, i prodotti che scelgono di rientrare in una delle tre categorie devono garantire che una quota significativa degli investimenti – indicata nel 70% del portafoglio – sia effettivamente allineata alla strategia di sostenibilità dichiarata. Ciò significa che la maggioranza del portafoglio dovrà contribuire agli obiettivi definiti nella categoria di riferimento, riducendo il rischio che un prodotto si dichiari “sostenibile” o “di transizione” sulla base di una porzione marginale degli asset.

Il tema delicato dell’esclusione dei “settori dannosi”

Inoltre, i prodotti categorizzati dovranno escludere investimenti in settori e attività considerati dannosi, in modo da mantenere una coerenza di fondo con gli obiettivi ambientali e sociali.

Un altro elemento centrale della riforma è la riserva delle diciture ESG nei nomi dei prodotti e nella documentazione di marketing: solo i prodotti che rientrano nelle categorie definite e rispettano i relativi criteri potranno utilizzare termini ESG o di sostenibilità nelle loro denominazioni e comunicazioni commerciali. Questo è un passaggio chiave appunto per evitare rischi di greenwashing e dare maggiore credibilità all’offerta di finanza sostenibile.

Che impatti avranno le modifiche su investitori e operatori finanziari?

La revisione SFDR guarda a un pubblico composto fondamentalmente da investitori e da operatori del mondo finanziario.

Dal punto di vista degli investitori, – e come più volte sottolineato – soprattutto per gli investitori retail – il principale vantaggio è da individuare nella maggiore chiarezza delle informazioni: documenti più brevi, indicatori selezionati e categorizzazione chiara dovrebbero facilitare il confronto tra prodotti e la comprensione del reale contenuto ESG delle strategie di investimento.

Guardando agli operatori, ovvero a tutti coloro che mettono a disposizione prodotti finanziari, la revisione SFDR introduce una riduzione degli oneri di disclosure e, di conseguenza, dei costi di compliance. Nel momento in cui gli obblighi riguardano solo informazioni mirate e realmente rilevanti, si possono liberare liberare risorse che possono essere dedicate all’innovazione dei prodotti e a un dialogo più efficace con gli investitori.

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