EPR Tessile: come sta cambiando il contesto di mercato?
Negli ultimi mesi il dibattito sulla EPR Tessile o Responsabilità Estesa del Produttore si è intensificato, trovando un momento di particolare sintesi e confronto nella recente edizione di Ecomondo. Proprio lì, il 6 novembre, insieme ai consorzi di produttori Retex.green e Recrea, abbiamo organizzato , come SAFE Hub delle Economie Circolari, un convegno per stimolare il dibattito, presentando concreti esempi di ciò che i produttori possono già fare per rendere la circolarità un elemento distintivo del settore.
Questi due consorzi, che si avvalgono di SAFE come general contractor, non hanno atteso la norma per muovere i primi passi: da tre anni hanno costruito una rete nazionale di raccoglitori e recuperatori in grado di gestire rifiuti tessili in tutto il Paese, avviando numerosi progetti pilota e percorsi di innovazione sui rifiuti industriali, pre-consumo e post-consumo. Il cerchio inizia a chiudersi a tutti i livelli, e ciò è possibile grazie a un fatto semplice: Retex.green e Recrea non sono enti burocratizzati ed operativamente separati dalla realtà produttiva dell’industria tessile, ma sono espressione diretta dell’industria tessile stessa.
Le esperienze presentate a Ecomondo non sono episodi isolati, ma si inseriscono pienamente nel quadro regolatorio che l’Europa e l’Italia stanno definendo. Un percorso decisamente lungo, dove l’Europa, nonostante la complessità dei suoi meccanismi decisionali, è andata più in fretta dell’Italia.
Il settore tessile-moda, priorità strategica nella transizione circolare europea
La Responsabilità Estesa del Produttore tessile ormai è realtà, e le imprese che ancora dubitavano del suo avvento e titubavano nell’impostare le loro strategie di lungo termine, possono finalmente mettersi l’anima in pace e cominciare a programmare il futuro in base al nuovo scenario. Un nuovo scenario che è segnato dalla circolarità non solo in funzione della Responsabilità Estesa del Produttore. Il settore tessile-moda, priorità strategica nella transizione circolare europea, è infatti oggetto di un pacchetto di provvedimenti chiave che vanno visti come un congiunto funzionale: la raccolta differenziata obbligatoria del tessile, il regolamento europeo Ecodesign e, appunto, la Responsabilità Estesa del Produttore (conosciuta dagli addetti con l’acronimo inglese “EPR”).
Raccolta differenziata, EPR Tessile ed Ecodesign
L’Italia ha deciso di anticipare l’obbligo europeo di raccolta differenziata tessile, scattato il primo gennaio 2025, introducendo la norma già dal primo gennaio 2022. Per sostenere operativamente ed economicamente tale obbligo sarebbe servita a strettissimo giro l’entrata in vigore di un regime EPR dedicato, ma la difficoltà delle concertazioni degli stakeholder, e l’inerzia iniziale del Ministero dell’Ambiente, hanno prolungato le negoziazioni per oltre due anni, facendo sì che arrivasse prima l’obbligo europeo, in virtù di un percorso di concertazione e trilogo durato esattamente due anni e due mesi: la Commissione Europa ha comunicato la sua proposta a luglio 2023, e il 10 settembre 2025 il Parlamento Europeo ne ha approvato il testo finale, come parte integrante della Direttiva UE 2025/1892 che modifica la direttiva 2008/98/ce relativa ai rifiuti. L’Europa obbliga gli Stati Membri a introdurre regimi di EPR tessile entro e non oltre il 17 giugno 2027, e fornisce gli orientamenti generali che questi regimi dovranno rispettare.
EPR Tessile: quali sono gli impegni per i produttori del mondo tessile-moda?
I produttori del tessile-moda dovranno farsi carico de:
a) la raccolta dei prodotti tessili usati per il riutilizzo e la raccolta differenziata dei prodotti di scarto ai fini della preparazione per il riutilizzo e del riciclaggio;
b) il trasporto dei prodotti usati e di scarto raccolti ai fini della successiva cernita per il riutilizzo, della preparazione per il riutilizzo;
c) le operazioni di riciclaggio, cernita, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e altre operazioni di recupero e smaltimento dei prodotti usati e dei rifiuti raccolti;
d) la raccolta, il trasporto e il trattamento dei rifiuti derivanti dalle suddette operazioni, da parte di soggetti dell’economia sociale e di altri soggetti appartenenti al sistema di raccolta.
A discrezione degli Stati Membri, la responsabilità dei produttori potrà riguardare anche i tessili conferiti nel rifiuto indifferenziato.
EPR Tessile: gli impegni legati a dati e informazioni
I produttori dovranno inoltre:
a) compiere indagini sulla composizione dei rifiuti urbani indifferenziati, per dimensionare e caratterizzare la presenza di rifiuti tessili;
b) diffondere informazioni, anche attraverso campagne di informazione adeguate, su consumo sostenibile, prevenzione dei rifiuti, riutilizzo, preparazione per il riutilizzo, compresa la riparazione, riciclaggio, altri tipi di recupero e smaltimento dei prodotti tessili;
c) raccogliere dati da comunicare alle autorità competenti;
d) sostenere azioni di ricerca e sviluppo riguardanti la progettazione ecocompatibile dei prodotti tessili
e) promuovere le operazioni di prevenzione e gestione dei rifiuti in linea con la gerarchia dei rifiuti, al fine di espandere il riciclaggio da fibra a fibra.
La vocazione circolare del settore tessile-moda italiano e l’applicazione dell’EPR Tessile
L’Italia, seppur partita lentamente nel suo percorso di definizione del decreto EPR, non si è scordata della vocazione circolare del suo settore tessile-moda, e per introdurre il regime non aspetterà la scadenza europea. La Direttrice Generale del MASE Laura D’Aprile, lo scorso 24 ottobre, ha dichiarato alla platea del Venice Sustainable Fashion Forum, organizzato da Confindustria Moda, che l’entrata in vigore dell’EPR tessile italiano avverrà entro e non oltre il primo trimestre 2026, ed ha garantito che questa tempistica verrà rispettata. La fase di concertazione tra i nostri stakeholder nazionali si è conclusa, e il testo finale del Decreto è al vaglio degli uffici legislativi dei due Ministeri coinvolti (MASE e MIMIT).
In parallelo, la Commissione Europea sta consultando gli stakeholder per redigere gli Atti Delegati che porranno, nel dettaglio, prescrizioni e criteri relativi alla progettazione ecocompatibile dei prodotti tessili, ai sensi del Regolamento UE “Ecodesign” 2024/1781. Il percorso sull’Ecodesign è marcato dal Piano di Lavoro 2025-2030 adottato dalla Commissione Europa lo scorso aprile, che pone il settore tessile-moda in cima alle priorità, e punta ad armonizzare gli adempimenti della progettazione con quelli del labeling. Entro il 2030 i prodotti dovranno contenere materiali riciclati, essere tecnicamente durevoli e facilmente riparabili, e dopo essere diventati rifiuti, dovranno essere adatti a essere preparati per il riutilizzo e riciclati per favorire la corretta attuazione della gerarchia dei rifiuti.
Quale rapporto lega EPR Tessile e tracciabilità?
Sul piano della tracciabilità, avrà una fondamentale importanza l’applicazione di un passaporto digitale su ogni prodotto, che consentirà l’accesso ai dati in base alla necessità di conoscenza di imprese, consumatori e autorità pubbliche, sulla base di standard internazionali aperti e non proprietari. Anche su questo fronte, la Commissione sta preparando Atti Delegati specifici, che porranno particolare attenzione al ciclo dei rifiuti e alle sostanze chimiche che compongono il prodotto, in base alle indicazioni del Regolamento REACH. Tutte queste prescrizioni non vanno viste come un qualcosa di separato dalla Responsabilità Estesa del Produttore, ma come elementi imprescindibili di un unico percorso di circolarità dove le materie secondarie tessili derivanti dalle raccolte differenziate nel quadro dell’EPR saranno fattore produttivo per l’Ecodesign, il quale, a sua volta, porrà le condizioni perché tali materie secondarie siano idonee e disponibili.
Fare rete per trasformare gli oneri in opportunità
L’Italia sulla circolarità tessile ha un grande punto di vantaggio: la presenza di un settore tessile-moda vivo e capillarmente diffuso nell’intero territorio nazionale, che nel mercato mondiale è secondo solo alla Cina e che già da anni ha sposato una visione strategica basata su durabilità del prodotto, riciclaggio e sostenibilità ambientale a tutto campo. Le avanguardie dell’imprenditoria tessile made in Italy investono già da tempo in attività circolari che tutto il mondo ci invidia. Per mandare tutto alla giusta scala e sprigionare l’intero potenziale mancava solo l’EPR.
Un EPR che, per chi aderisce ai consorzi del Made in Italy Retex.green, spin-off di Confindustria Moda e Fondazione del Tessile italiano, e RECREA, espressione della Camera Nazionale della Monda Italiana, può essere volano di soluzioni e opportunità strategiche che vanno molto oltre il mero adempimento ambientale. L’unione dei circuiti di imprese portati da Retex.green e Recrea, sul lato dei produttori, e da SAFE-Hub delle Economie Circolari sul lato dei recuperatori, ha generato una rete che offre soluzioni operative e di business a tutto campo, personalizzate sull’esigenza del singolo, potenziate dalla grande pluralità dei partecipanti alla rete, e rese efficienti grazie alle economie di scala.
L’importanza dell’avvio al riciclo delle materie secondarie
In questa fase la priorità è fare match, in tanti modi e a tutti i livelli possibili, per superare la crisi settoriale ed andare avanti decisi nel nuovo scenario. Il match più importante, senza alcun dubbio, è quello tra l’avvio al riciclo delle materie secondarie, non solo post-consumo ma anche derivanti dai processi produttivi delle aziende, e l’esigenza dei produttori di porre contenuto riciclato nei loro prodotti in un’ottica di ecodesign.
Un altro grande match è quello tra gli adempimenti di circolarità e obblighi formali di gestione dei rifiuti. Il recente provvedimento terra dei fuochi emanato dal Governo introduce sanzioni penali per piccole irregolarità di gestione che fino a oggi erano punite con semplice contravvenzione. Fare parte di un sistema che dispone di strumenti di tracciabilità avanzati e di assistenza tecnica continua, può annullare i rischi e restituire la serenità.
La dimensione di rete offerta dai produttori made in Italy e da SAFE-Hub delle Economie Circolari non si limita ai confini nazionali. Con il servizio WE&EU i brand trovano assistenza anche all’estero, ricevendo supporto alla compliance EPR in altri Stati europei, consulenza legale e normativa personalizzata, e assistenza su scadenze, registrazioni e adempimenti. È poi possibile, su richiesta, ricevere assistenza nell’organizzazione di raccolte dirette negli store nazionali, per i capi a fine vita conferiti dai consumatori. Un servizio personalizzabile per brand, canali e target, che mira a stabilire touchpoint di sostenibilità tra marca e cliente. La rete recupera valore anche dalle rimanenze di magazzino ritirando e gestendo gli stock invenduti, obsoleti o fallati, assistendo le aziende alla distruzione certificata, sicura e controllata dei capi logati, offrendo tracciabilità e reportistica per una gestione trasparente di queste rimanenze, e prendendosi carico della rottamazione fiscale.
Ultima, ma non in ordine d’importanza, l’azione innovativa sul riutilizzo, la pratica che per ovvi motivi si trova in cima alla gerarchia dei rifiuti, dove SAFE-Hub delle Economia Circolare ha avviato un percorso di avanguardia per il monitoraggio, qualificazione e messa in standard degli ultimi e più remoti anelli di filiera, quelli che tradizionalmente sono ignorati dalle politiche ambientali nonostante la loro importanza chiave nel raggiungere i consumatori finali e gestire il rifiuto di ciò che rimane invenduto.







