Quello appena iniziato si prospetta per Green Independence, startup pugliese con sede a Brindisi, come un autunno di svolta. Dopo mesi di ricerca e sviluppo, l’azienda si presenta sulla scena nazionale come una delle protagoniste della prima edizione de “I Colori dell’Energia – Transition and Supply Chain”, evento promosso da Confindustria con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, della Regione Puglia e del DITNE – Distretto Tecnologico Nazionale sull’Energia.
L’obiettivo è ambizioso: coniugare innovazione tecnologica, impatto locale e visione globale, dimostrando come la sostenibilità possa essere il motore di un nuovo modello industriale.
Dal prototipo al primo impianto industriale
Durante la manifestazione, Green Independence presenta Soleidon, un pannello solare multifunzionale in grado di produrre energia elettrica e desalinizzare acqua marina. La tecnologia si distingue per la capacità di recuperare il calore dissipato dai moduli fotovoltaici, triplicando lo sfruttamento dell’energia solare.
Mentre i sistemi tradizionali di osmosi inversa consumano circa 5 kWh per desalinizzare un metro cubo d’acqua, Soleidon è capace di produrre fino a 100 kWh di energia elettrica nello stesso processo, ottenendo un bilancio energetico fortemente positivo.
Il prototipo, presentato in anteprima a marzo, è ora in fase di industrializzazione. Green Independence ha infatti annunciato la realizzazione del primo impianto pilota presso un cliente, con inaugurazione prevista per l’inizio del 2026.
Innovazione finanziaria a supporto dell’industrializzazione
Per sostenere questa nuova fase di crescita, la startup ha aperto un round SEED da 7 milioni di euro, suddiviso in due step da 2 e 5 milioni. L’iniziativa si rivolge a investitori istituzionali, fondi di venture capital, family office e partner industriali, e si affianca ai 2,5 milioni di euro già raccolti in pre-seed tra equity privata e grant pubblici.
Ma la vera novità sta nel modello di finanza messo in campo: Green Independence è risultata ammissibile a un finanziamento PIA della Regione Puglia da 7,5 milioni di euro, di cui 5,2 milioni a fondo perduto. L’accesso a questi fondi avviene attraverso un meccanismo di leva 3:1, in cui ogni euro di capitale privato attiva ulteriori due euro di fondi pubblici non diluitivi.
“È un modello innovativo, trasparente e replicabile – spiega Alessandro Monticelli, CEO e fondatore di Green Independence – Grazie a una clausola condizionata, l’investitore conferma l’interesse, ma versa il capitale solo se la leva pubblica viene garantita. Questo consente di trasformare ogni euro investito in tre euro reali di capacità di spesa a supporto dell’industrializzazione della nostra tecnologia.”
Finanza pubblica come leva competitiva
A sottolineare il valore sistemico del modello è anche Marta Pisani, co-founder e COO dell’azienda: “Con questo modello possiamo colmare il gap tra l’Italia e i grandi ecosistemi globali dell’innovazione, come Stati Uniti, Cina o Germania, dove il capitale di rischio è più abbondante – spiega – Usare la finanza pubblica come leva competitiva è la nostra risposta strategica per restare rilevanti a livello globale”.
Questa sinergia tra pubblico e privato rappresenta un caso esemplare di finanza sostenibile, in cui gli strumenti economici diventano acceleratori di innovazione e di impatto. Non si tratta solo di raccogliere risorse, ma di costruire fiducia tra investitori, istituzioni e cittadini nella direzione di una transizione realmente inclusiva.
Partnership strategiche e riconoscimenti istituzionali
Green Independence ha già conquistato l’attenzione di investitori privati e istituzionali di primo piano. Tra questi figurano il Fondo H2 della famiglia Fagioli, So.firis (promosso da una delle famiglie fondatrici di PLT Energia), Scientifica Venture Capital, Plug and Play e CDP Venture Capital.
Il sostegno arriva anche da enti pubblici, in primis Regione Puglia e Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, che riconoscono il valore strategico della tecnologia nel percorso nazionale verso la neutralità climatica.
“L’innovazione non basta per competere in un mercato globale: serve renderla scalabile, accessibile e sostenibile”, conclude Monticelli, ribadendo la vocazione industriale di una startup nata per portare energia e acqua pulita ovunque, indipendentemente dai limiti geografici.
Tecnologia NAL: la foglia artificiale che genera indipendenza
Al cuore del progetto di Green Independence c’è la tecnologia New Artificial Leaf (NAL), che unisce il modulo Soleidon a un sistema elettrochimico in sviluppo. Questo accoppiamento consente di utilizzare l’energia solare per generare elettricità, purificare e desalinizzare l’acqua e produrre idrogeno verde a costi competitivi, garantendo funzionalità off-grid anche nelle aree più isolate.
Le collaborazioni con il Politecnico di Torino e il CETMA di Brindisi sono state decisive per la prototipazione e la certificazione della tecnologia, mentre le partnership industriali con Athena e 3Motive assicurano la scalabilità produttiva e la conformità del prodotto ai più rigorosi standard internazionali.
Un mercato globale da 800 miliardi
Il potenziale economico è notevole: il mercato totale disponibile supera gli 800 miliardi di dollari, e Green Independence punta a entrare in Europa con una rete di partnership già avviate.
La startup ha siglato lettere d’intenti con colossi del settore energetico e idrico come Snam, Acquedotto Pugliese, Italgas, Acea, Siram Veolia e 3Sun (Enel Green Power), segnando una traiettoria di crescita che guarda oltre i confini nazionali.
Verso una rivoluzione decentralizzata e sostenibile
Con il motto “Empower Everybody”, Green Independence mira a guidare una rivoluzione decentralizzata nel mondo dell’energia, basata su un principio semplice: l’accesso alle risorse deve essere universale, sostenibile e indipendente dalle reti centralizzate.
Questa visione si inserisce nel contesto europeo della transizione energetica giusta e inclusiva, in cui innovazione tecnologica, sostenibilità economica e impatto sociale si fondono per costruire un nuovo paradigma di sviluppo.
Green Independence dimostra così che l’Italia può essere laboratorio di soluzioni globali, in grado di coniugare eccellenza scientifica, visione industriale e innovazione sociale.