Sustainability manager

Tomei, Accor: verso una ospitalità sostenibile nel segno della responsabilità

Il valore della sostenibilità per uno dei più grandi gruppi internazionali specializzati in hospitality nella testimonianza di Enrica Tomei, CSR Manager Accor Italy, Greece, Israel & Malta

Pubblicato il 29 Dic 2021

Enrica Tomei, CSR Manager Accor Italy, Greece, Israel & Malta

Dal rapporto con l’ambiente alla gestione delle risorse, dal rispetto delle tradizioni dei territori in cui operano gli hotel a iniziative che vanno nella direzione dell’inclusione e del supporto a chi parte svantaggiato. Per Accor, gruppo internazionale specializzato nell’hospitality, con una presenza globale, la sostenibilità è un obiettivo molto articolato e complesso che mette in relazione tanti valori e competenze con lo spirito della collaborazione tra tutti gli stakeholder all’interno e all’esterno dell’azienda. E per conoscere obiettivi, strategie, progetti ed esperienze di Accor sui temi della sustainability abbiamo incontrato Enrica Tomei, CSR manager Accor Italy, Greece, Malta, Israel

Quali sono i principali obiettivi legati direttamente e indirettamente alla sostenibilità?

Il punto di partenza del nostro approccio parte da una considerazione fondamentale: Accor crede fermamente che l’impegno etico, sociale e ambientale contribuisca a rendere il mondo e le comunità un posto migliore e nello stesso tempo rappresenta anche il modo per garantire un valore aggiuntivo a tutti gli stakeholder. La strategia con cui guardiamo al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità è basata sul principio di vivere e di far vivere un impatto positivo a tutti coloro che sono coinvolti nelle nostre attività, anche nell’ottica di offrire una ospitalità responsabile. Per questo lavoriamo sia a livello locale sia sul piano globale con l’obiettivo di comprendere nella nostra strategia per la sustainability sia gli ospiti che frequentano le nostre strutture alberghiere, sia tutti coloro che collaborano alla creazione di questi valori: i collaboratori, i fornitori, i partner, i rappresentanti delle comunità locali.

Concretamente come agite?

Accor è attiva su tre grandi direzioni: integrità ed etica, sostenibilità ambientale, responsabilità sociale verso i territori. Per quanto attiene ai temi dell’integrità l’impegno è di andare oltre il rispetto delle normative e delle legislazioni dei Paesi nei quali siamo presenti anche e soprattutto in virtù di valori etici che vogliamo seguire e diffondere. Su questa linea lavoriamo per il rispetto dei diritti umani, per contrastare la corruzione, per proteggere la privacy degli ospiti, dei partner e dei fornitori, solo per fare alcuni esempi. Rispetto ai temi della sostenibilità abbiamo numerose azioni che vanno dalle modalità di approvvigionamento dei prodotti alla gestione di tutte le risorse necessarie per l’erogazione dei servizi. Guardando infine alle tematiche legate alla responsabilità verso i territori le nostre attività prevedono azioni concrete per le comunità locali, interventi che permettono di verificare e assicurare che i benefici delle attività siano condivisi anche con tutti coloro che vivono i territori nei quali sono collocati i nostri hotel e che sono frequentati dai nostri ospiti. In questo senso ci sono progetti finalizzati ad aiutare ad esempio le persone svantaggiate, a fornire supporto alle iniziative di sviluppo locale e in generale a migliorare l’esperienza degli ospiti grazie a partnership siglate con le comunità locali.

Una collaborazione che coinvolge tanti e diversi stakeholder: è questa la vostra visione di sostenibilità?

Sì, in particolare il tema di responsabilità sociale e territoriale è chiaramente legata al luogo fisico dove avvengono le operations e dove si concretizzano legami di fornitura e di collaborazione con le realtà sociali. Si tratta di una attenzione che fa parte della nostra social responsibility territoriale e siamo convinti che la sostenibilità non sia soltanto il rispetto dell’ambiente, ma un impegno a tutto tondo che deve coinvolgere veramente tutti gli stakeholder anche quelli più indiretti. In questo senso, nell’ambito di un’attività complessa e ricca di relazioni come quella dell’ospitalità, Accor considera ogni hotel un mondo a sé stante, con un proprio specifico impatto sul territorio e con specifiche responsabilità.

Vediamo appunto questa dimensione: come avete impostato le vostre azioni sia sul piano globale, sia su quello locale?

Abbiamo un impegno sul piano globale che è caratterizzato da un framework di obiettivi che attengono all’azienda nel suo complesso e che si vanno a intrecciare e coniugare con obiettivi specifici a livello locale. Ma per capire questa impostazione occorre fare un passo indietro e vogliamo dire che Accor ha scelto di affrontare i temi della sostenibilità già nel 1994, quando ci siamo mossi come dei pionieri anche dal punto di vista organizzativo. All’epoca è stato creato un dipartimento dedicato a questi obiettivi che ha dato vita a sua volta un percorso che nel corso del tempo si è poi evoluto anche sulla base di un rapporto sempre più intenso con i territori che tiene conto anche dei profondi cambiamenti a livello di esigenze dei clienti. Una tappa fondamentale di questo percorso è poi rappresentata dal programma Planet21 che sta completando il suo orizzonte con una serie di obiettivi che sono sia di tipo generale sia specifici per ogni Hotel.

Come è stato strutturato il piano e quali obiettivi avete raggiunto?

Planet21 prevede 65 azioni specifiche per ogni hotel di cui 10 obbligatorie e vincolanti. La struttura è basata su impegni concepiti per essere misurabili e per permettere la compilazione di classifiche di merito. L’obiettivo era anche quello di creare un clima di competizione su valori importanti come quelli della sostenibilità, per motivare ciascun hotel a fare sempre meglio e migliorare la propria reputazione e contribuire direttamente a quella del gruppo. Per questo è stato creato un sistema di valutazione su 4 livelli: bronzo, argento, oro e platino per definire i progressi di ciascun hotel nell’attuazione del programma. Lo scopo è quello di incoraggiare gli hotel ad ambire al livello più alto possibile, ma anche quello di aiutare gli ospiti ad apprezzare e a vivere direttamente negli hotel in cui risiedono l’importanza di un approccio fortemente motivato allo sviluppo sostenibile.

C’è anche un tema di competizione sui temi della sostenibilità che presuppone una logica di misurabilità?

Esattamente, questo è un altro aspetto molto importante: per ogni azione che l’hotel dichiara di mettere in atto deve essere evidenziata la documentazione annessa, non basta comunicare genericamente le operazioni in corso, ma è necessario documentare progetti, obiettivi, metodiche e risultati, per generare informazioni e dati che alimentano poi il bilancio sociale della casa madre che viene redatto a fine anno. Per questo è stata realizzata una piattaforma sulla quale gli hotel indicano le azioni che mettono in campo e che permette ad Accor di avere una visione completa e nello stesso tempo capillare del proprio impegno sui temi della sostenibilità. Questo programma si è posto obiettivi quinquennali che si concludono quest’anno.

Vediamo anche il modello organizzativo, che tipo di impostazione avete scelto per raggiungere obiettivi di sostenibilità?

In questo caso partiamo dalla convinzione che la governance e la diffusione interna di una cultura Corporate Social Responsibility è fondamentale per integrare la sostenibilità nel business aziendale. Siamo partiti dalla convinzione che fosse necessario dotare l’azienda non solo delle funzioni e delle strutture adeguate, ma anche di strumenti, di processi di comunicazione e di formazione interna in grado di coinvolgere tutte le funzioni aziendali allo scopo di creare un framework valoriale comune.

Per procedere in questa direzione in Accor è stata definita una organizzazione per Hub. Ogni Hub ha il compito di raggiungere obiettivi globali e obiettivi specifici per ogni singolo paese. Nello specifico l’Italia fa parte dell’Hub Sud Europa. Gli obiettivi in termini di sustainability ed ESG sono fondamentalmente comuni per ogni Hub e per ogni paese e riguardano temi come l’impegno per un’alimentazione sana e sostenibile, gli sforzi per ridurre lo spreco alimentare, il commitment per un utilizzo e per la valorizzazione di prodotti locali; a questi si aggiungono obiettivi più specifici come la eliminazione di tutti i prodotti in plastica, ad esempio il monouso entro la fine del 2022 (e già nel 2019 in tutti gli hotel si è raggiunta la eliminazione di tanti prodotti in plastica monouso). Un altro aspetto riguarda poi i macro-obiettivi strategici come la riduzione delle emissioni di CO2 del 46% entro il 2030 e dell’azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050. Il percorso è molto chiaro e l’approccio prevede che ciascuna realtà faccia la sua parte. Il modello che prevede una competizione su obiettivi di sostenibilità va anche nella direzione di tenere sempre molto alta la motivazione da parte di tutti gli attori con la convinzione che la sostenibilità si raggiunge solo con il contributo di tutti.

La sostenibilità è anche innovazione e sperimentazione, come state interpretando questo aspetto?

Certamente va anche aggiunto che c’è anche un aspetto di sperimentazione con hotel pilota che stanno testando un programma ai fini della riduzione delle emissioni. Siamo convinti che sia fondamentale testare i modelli di trasformazione su uno o due hotel pilota per costruire delle best practices da esportare e da applicare poi anche su altre realtà per aumentare l’efficacia e per gestire al meglio l’impatto sull’operatività. E in questo senso la condivisione delle best practice è assolutamente fondamentale per il raggiungimento di questi obiettivi.

Possiamo fare un esempio?

Un ambito importante è rappresentato dai temi della diversity, in questo caso uno degli obiettivi principali che ci siamo dati riguarda l’impegno di rafforzare il network RIISE, una iniziativa attiva sui 5 continenti con una forte mobilitazione di comunità locali e con la finalità di condividere conoscenza, di sviluppare programmi di mentoring per contrastare ogni forma di discriminazione e per promuovere il talento in generale. Nello specifico poi c’è l’obiettivo di consentire al talento femminile di potersi esprimere a tutti i livelli e di poter arrivare a posizioni di responsabilità con il corretto riconoscimento del merito e delle competenze. Si ritiene che si possa arrivare a un 40% di posizioni femminili nel comitato direttivo mondiale e a un 40% di general manager donne entro il 2025 nell’Hub Sud Europa dove peraltro già abbiamo superato il 30% di presenze femminili come posizioni manageriali.

Un altro esempio è rappresentato dal progetto Solidarity Accor che ha permesso di supportare qualcosa come 392 progetti in 45 paesi con l‘inserimento lavorativo di persone svantaggiate, di giovani in difficoltà e con interventi di supporto per situazioni di emergenza come terremoti e alluvioni.

Nello specifico in Italia?

Nel nostro paese sono stati avviati sette progetti con il contributo della Fondazione, ma c’è un aspetto metodologico importantissimo che caratterizza la filosofia Accor e che riguarda l’attivazione di collaborazioni tra mondo profit e mondo non profit. L’obiettivo è quello di creare progetti che siano nella condizione di creare nuovo valore per le persone e per i territori, progetti che non si limitino a portare assistenza, ma che permettano alle persone, ad esempio, di intraprendere un percorso professionale e di vita. A Carate Brianza, sempre per fare un esempio, è stato avviato un progetto con la Cooperativa Sociale In-presa con una partnership che vede l’intervento di nostri collaboratori come insegnanti in un percorso professionale verso il mondo alberghiero, con un valore aggiunto che si è concretizzato anche nella realizzazione di un laboratorio di pasticceria.

Un altro progetto avviato è quello dello IATH, International Academy of Tourism and Hospitality di Cernobbio con il coinvolgimento di figure Accor e con la creazione di un’aula attrezzata. Da sottolineare che per l’azienda c’è anche un ritorno molto pragmatico di tipo reputazione e di posizionamento aziendale: verso i territori, verso i clienti, ma anche verso il mondo delle aziende che stanno premiando e scelgono come fornitori le strutture che dimostrano un impegno concreto in materia di ESG. Inoltre, c’è anche un tema di attrattività di talenti. Gli studenti oggi scelgono le posizioni lavorative e le aziende anche sulla base dell’impegno e della reputazione in termini di responsabilità sociale d’impresa. L’impegno sulla sostenibilità è un fattore discriminante nella scelta da parte di tutti e soprattutto dei giovani.

Concludiamo con una esperienza speciale

Uno dei progetti che mi sta più a cuore è quello con la Cooperativa sociale Madre Teresa a Reggio Emilia dove abbiamo finanziato le attrezzature per un laboratorio tessile per le ragazze madri straniere in situazioni di difficoltà (sfruttamento, difficoltà di integrazione, etc). Il risultato che abbiamo raggiunto ha rappresentato una grande soddisfazione, perché ha permesso a ragazze in condizioni veramente difficili di imparare un mestiere e di avere una occasione per ricostruirsi una vita. E in questo senso il motto della fondazione appare particolarmente significativo: “tessere legami” un messaggio che vale non solo in termini di legami con la società e con la nuova professione, ma anche di legami con il loro percorso personale e grazie al nostro supporto queste ragazze hanno avuto una occasione per ricostruire i fili della loro vita.

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