Analisi

Sustainability management: Net-Zero, un obiettivo impossibile senza l’aiuto delle Pmi

Presentato, in occasione della Cop27, il paper sulle catene di fornitura del Network italiano del Global Compact delle Nazioni Unite. Secondo il documento, ridurre le emissioni lungo tutta la catena del valore (selezionando e rendendo partecipi soprattutto le piccole realtà) sta diventando una nuova priorità aziendale

Pubblicato il 24 Nov 2022

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Il coinvolgimento delle PMI è necessario per il raggiungimento del Net-Zero, ossia delle emissioni nette zero, l’obiettivo più sfidante a cui le aziende dovranno tendere nel prossimo futuro: selezionarle e renderle partecipi sarà sempre più importante per le grandi imprese nell’ambito delle loro supply chain.

E’ quanto afferma il Position Paper  “Gestione sostenibile delle catene di fornitura: tra responsabilità e opportunità per le imprese (SCARICA QUI LA VERSIONE COMPLETA), presentato in occasione di Cop27 dall’UN Global Compact Network Italia (UNGCN Italia), che rappresenta nel nostro Paese il Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa di sostenibilità di impresa al mondo.

La gestione sostenibile della catena di fornitura è una delle leve più importanti per creare un impatto positivo a livello globale, in quanto si stima che l’80% del commercio globale dipenda dalle supply chain. Da qui l’importanza strategica della riduzione delle cosiddette emissioni “Scope 3”, ossia quelle emissioni indirette legate alla catena del valore, sia a monte che a valle dell’azienda e sulle quali può agire con successo l’economia circolare.

Scope 3: una sfida per il settore privato

Secondo il paper, sul fronte della gestione delle supply chain l’Italia rimane un passo avanti rispetto ai suoi competitor europei: il nostro Paese è infatti al primo posto, assieme alla Francia, nella classifica delle cinque principali economie europee per performance di circolarità. Infatti nel 2020, ultimo dato disponibile, il tasso di utilizzo circolare di materia nell’Unione europea è stato pari al 12,8% mentre l’Italia ha raggiunto il 21,6%.

Le emissioni “Scope 3” costituiscono spesso il maggiore impatto in termini di gas ad effetto serra delle aziende, ma la difficoltà di coinvolgere attori esterni all’impresa come le catene di fornitura, rende la loro riduzione una vera e propria sfida per il settore privato. Uno studio svolto nel 2020 su più di 8.000 aziende a livello globale, metteva già in luce come le emissioni che avvengono nella catena di approvvigionamento siano in media 11,4 volte più alte delle emissioni dirette. Per questo, fissare obiettivi per ridurre le emissioni lungo tutta la catena del valore sta diventando una nuova priorità aziendale.

La catena di fornitura è, per la sua trasversalità, la dimensione in cui l’azienda può avere potenzialmente l’impatto maggiore per l’avanzamento di tutti i Sustainable Development Goals (SDGs). I Goal 8 – Lavoro dignitoso e crescita economica, 12 – Consumo e produzione responsabili, e 13 – Azione per il Clima, richiamano esplicitamente l’importanza di coniugare i temi dei diritti umani e del lavoro con i modelli di produzione che tengano conto della tutela dell’ambiente e della biodiversità.

Necessario un coinvolgimento delle PMI

Molte aziende prevedono già oggi un rigoroso processo di selezione e monitoraggio dei fornitori, spesso costituiti da piccole e medie imprese, attraverso questionari, auto-valutazioni, interviste e audit che valutino il fornitore all’ingresso e in itinere. Rispetto alle PMI, le grandi aziende sono chiamate oggi anche a implementare programmi di sensibilizzazione, supporto e formazione sulla sostenibilità, creando consapevolezza e cultura della sostenibilità.

L’approvazione lo scorso 10 novembre da parte del Parlamento europeo della Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive), la nuova direttiva sulla rendicontazione delle informazioni ESG, rafforza ulteriormente la necessità di un coinvolgimento ampio delle PMI. La direttiva prevede un obbligo di due diligence per le imprese in materia di sostenibilità. Per quasi 50.000 aziende nell’Ue, la raccolta e la condivisione di informazioni sulla sostenibilità diventeranno la norma.

Tre casi studio

Edison: il portale Qualifica Fornitori

Consente di sostanziare il processo di preselezione e qualifica fornitori suddiviso in varie fasi: verifica dei prerequisiti etici e giudiziari, valutazione tecnica, valutazione sicurezza, ambiente e profilo di sostenibilità, valutazione finanziaria, valutazione commerciale. Nel corso del 2021, è stata potenziata la sezione del Portale Qualifica relativa alla sostenibilità richiedendo al fornitore – tramite un set di dieci domande mandatorie – informazioni sugli ambiti ESG e andando ad esplorare: adozione di obiettivi di sostenibilità, redazione e pubblicazione rapporto di sostenibilità, politiche su Diversity & Inclusion, partnership in progetti di sostenibilità, politiche sui diritti umani, calcolo delle emissioni di GHG, ricorso all’energia verde e uso di green gas, impegno in ricerca e innovazione. L’approccio light, basato su un set di 10 domande, contempera la necessità di rilevare a tutto tondo il profilo di sostenibilità dei fornitori, con la difficoltà da parte degli stessi – trattasi frequentemente di PMI – nella compilazione di assessment complessi (mancanza di informazioni, scarsa conoscenza delle tematiche), in una logica di selezione ma allo stesso tempo di accompagnamento dei fornitori verso un percorso graduale di miglioramento del profilo di sostenibilità.

Enel: Supplier Development Program

Supportare il percorso di crescita dei propri fornitori significa anche abilitare il raggiungimento degli obiettivi strategici del Gruppo. Coerentemente con questa visione, in tutti i Paesi in cui Enel opera, sono state avviate iniziative volte a supportare la crescita delle imprese locali. In particolare in Italia, è stato avviato il Supplier Development Program, attraverso il quale Enel intende rendere più solida, performante e innovativa la propria supply chain, promuovendo lo sviluppo sostenibile delle aziende con le quali collabora. Il Supplier Development Program, avviato nel luglio del 2020 per supportare inizialmente circa 500 fornitori strategici, è stato recentemente esteso ad oltre 6mila fornitori italiani.

Carbonsink: Misurazione delle emissioni Scope 3 

Per ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici, è essenziale definire una strategia climatica con target allineati agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e alla scienza del clima. Per costruire la propria strategia, Carbonsink ha iniziato dalla misurazione dell’inventario GHG includendo le emissioni Scope 3, che rappresentano solitamente la componente più importante dell’impronta carbonica di un’azienda soprattutto nel settore dei servizi. Carbonsink ha definito un piano di riduzione e compensazione e sottoposto il proprio impegno a Climate Neutral Now, l’iniziativa delle Nazioni Unite (UNFCCC) per incoraggiare organizzazioni e imprese a raggiungere obiettivi climatici sfidanti. L’Iniziativa ha assegnato la medaglia d’oro agli step di misurazione (Measure) e contributo (Contribute); e una medaglia d’argento allo step di riduzione (Reduce). La misurazione di molte categorie di Scope 3 ha contribuito al raggiungimento del risultato, che conferma l’importanza della quantificazione delle emissioni indirette per costruire una strategia climatica efficace.

Attenta gestione dei rischi lungo tutta la filiera

“Il procurement gioca sempre più un ruolo chiave nella strategia di crescita e sostenibilità delle aziende, soprattutto dopo che la pandemia da Covid-19 ha cambiato il panorama sociale ed economico di tutto il mondo e ha dimostrato quanto sia importante la sostenibilità per sviluppare le filiere produttive anche in ottica di resilienza – afferma Marco Frey, Presidente, UN Global Compact Network Italia –. Per mantenere e aumentare l’efficacia della supply chain è, infatti, necessaria un’attenta gestione dei rischi lungo tutta la filiera facendo leva sull’innovazione tecnologica e sulla sostenibilità. L’UN Global Compact propone un modello di gestione sostenibile delle filiere basato su cinque fasi: impegno dei vertici aziendali, assesment dell’impatto, azione, misurazione e comunicazione. La sfida cruciale che abbiamo è quella della raccolta dei dati e della misurazione dell’impatto, che anche le istituzioni considerano ancora aperta, per arrivare ad una gestione delle filiere che oltre ad essere sempre più sostenibile, sia trasparente ad un livello condiviso e globale.”

“Avere delle filiere sostenibili è cruciale per il successo delle strategie di sostenibilità aziendali – aggiunge Daniela Bernacchi, Segretario Generale e Direttore Esecutivo, UN Global Compact Network Italia –. Le supply chain impattano infatti su diversi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare sull’SDG8 – Lavoro dignitoso e crescita economica, l’SDG12 – Consumo e produzione responsabili e l’SDG13 – Agire per il Clima. In questo processo, il Global Compact delle Nazioni Unite rappresenta un facilitatore per le imprese, poiché supporta i loro sforzi e le loro iniziative, offrendo loro strumenti e percorsi di training utili a fissare obiettivi ambiziosi ed accelerare i loro progressi verso uno sviluppo sostenibile. Con il suo ultimo Paper, l’UNGCN Italia ha voluto raccogliere e valorizzare gli sforzi messi in campo da oltre 30 aziende italiane aderenti al progetto onusiano.”“Come fornitore di soluzioni climatiche e parte del gruppo internazionale South Pole, Carbonsink si impegna a ridurre il proprio impatto sul clima in linea con la sua visione più ampia di una transizione verso il net-zero. Secondo il framework Climate Neutral Now, abbiamo misurato la nostra impronta carbonica, definito un piano di riduzione delle emissioni e compensato le nostre emissioni residue. Questo è un viaggio che incoraggiamo ogni azienda ad intraprendere oggi, dimostrando responsabilità per il proprio impatto sul clima e cogliendo nuove opportunità di business in un mondo che cambia”.

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