Sustainability Management

Il Bilancio di sostenibilità come asset per la strategia disviluppo



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Dall’analisi di materialità, al ruolo di una terza parte indipendente, dall’obiettivo di mettere in parallelo DNF e bilancio aziendale per arrivare alla possibilità di individuare nuove linee di sviluppo strategico alimentate da una più corretta visione dell’impatto aziendale: il ruolo del bilancio di sostenibilità e dei progetti di sostenibilità per Veronica Bovo, Chief Sustainability Officer…

Pubblicato il 24 feb 2023



VERONICA BOVO HINT
Veronica Bovo, Chief Sustainability Officer di HIND, Holding Industriale

Quando si intende fare della sostenibilità un fattore distintivo profondamente integrato in tutte le attività di un’azienda è fondamentale avere ben chiari tanto il punto di partenza quanto le criticità e le opportunità. Se poi si tratta di una organizzazione costituita da una holding industriale ecco che il valore del bilancio di sostenibilità appare ancora più importante, ovvero assume una dimensione e un valore strategici.

Abbiamo voluto affrontare questo tema con Veronica Bovo, Chief Sustainability Officer (CSO) di Hind a poca distanza dalla pubblicazione del primo bilancio di sostenibilità del gruppo realizzato su base volontaria e certificato da terza parte, redatto sulla sub-holding principale della Hind Spa, la Holding Moda (HModa srl) che, ad oggi, conta ben 10 aziende del settore moda-lusso, 3 delle quali acquisite nel 2022.

Qual è l’obiettivo fondamentale del vostro bilancio di sostenibilità?

Per il nostro primo bilancio di sostenibilità volevamo garantire trasparenza a tutti gli stakeholders e, nello stesso tempo, misurare il nostro impatto. Per noi è importante capire bene a che punto siamo, quali criticità dobbiamo affrontare e quali opportunità ci aspettano, in modo chiaro e trasparente con tutti gli stakeholder del mercato. Questo è fondamentale in quanto, per portare avanti il nostro piano strategico di sostenibilità 2022-2025 è stato necessario collegare tutti i progetti ESG a dei KPIs specifici che però non possono essere misurati se con partendo da dati reali e costruendo la nostra roadmap per il miglioramento e raggiungimento dei KPIs di progetto.

Quali criteri avete seguito per la redazione di questo bilancio?

Abbiamo redatto il nostro bilancio di sostenibilità utilizzando i GRI Standards, con l’intento di misurare il nostro contributo allo sviluppo sostenibile rendicontando i nostri principali impatti economici, ambientali e sociali. Trovandoci all’inizio del nostro percorso di sostenibilità abbiamo deciso di divulgare tramite metodologia GRI-Referenced in quanto non avevamo a disposizione in maniera omogenea tutti i dati necessari a soddisfare l’opzione Comprehensive. Per il 2022 ambiamo a divulgare in Accordance with GRI.

Le nostre aziende, infatti, non erano abituate alla rendicontazione dei dati non finanziari e pertanto il primo problema che si è dovuto affrontare è il duplice aspetto dei dati e della cultura aziendale. Per quanto riguarda la cultura si è primariamente dovuta creare la sensibilità necessaria a capire la necessità di tale lavoro in modo che non venisse solo percepito come un altro mero adempimento ma che venisse capita a fondo la necessità di cambiamento del business-as-usual e del valore aggiunto di tale attività. Per quanto riguarda invece i dati, è stato necessario raccogliere, catalogare e organizzare una grande mole di dati proveniente da 7 diverse aziende che coprono differenti categorie di prodotto e che, quindi, operano in maniera diversa tra loro sia a livello di operations che a livello di software e di output finale.

Come vi siete mossi?

La nostra priorità era che i dati ottenuti fossero verificati da una terza parte in modo veritiero e super-partes. Non solo per la affidabilità dei dati, quanto per un metodo di lavoro strutturato dall’inizio nella maniera corretta. È fondamentale avere un partner per imparare a gestire i processi già da subito sulla base di standard legittimi e riconosciuti dal mercato, soprattutto in relazione alle nuove normative della CSRD. Per questo è importante partire con una metodologia che evidenzi molto bene i punti che vengono svolti correttamente, ma, ancora di più, i punti di miglioramento.

Come avete collaborato?

La collaborazione con i revisori legali è nata in quanto a mio parere è fondamentale che la sostenibilità sia trattata a tutti gli effetti parallelamente al bilancio finanziario per poter ponderare e meglio comprendere i nostri impatti e il valore generato. La terza parte che abbiamo scelto era già nostro partner in quanto si occupava e si occupa della revisione fiscale. Abbiamo ritenuto che nessuno meglio di loro poteva conoscere Hind e HModa e seguirci nel nostro percorso di miglioramento continuo.

Soffermiamoci sulla collaborazione con la terza parte che vi segue in questo processo

Sicuramente si tratta di una scelta e di una collaborazione fondamentali. Prima di tutto perché si tratta di un percorso nuovo ed è molto importante avere un riscontro con chi conosce e gestisce queste situazioni anche presso altri mercati e altre aziende. La stessa conoscenza della normativa, degli standard, delle metriche rappresenta un fattore determinante sia per evitare di “fare passi falsi” sia per recuperare indicazioni preziose per l’evoluzione dei prodotti, dei processi e per la competitività stessa delle aziende.

Che importanza ha la matrice di materialità in questo tipo di percorso?

La matrice di materialità è il cuore del piano strategico e del bilancio. La metodologia adottata quest’anno per il nuovo bilancio 2022 è stata molto più corposa rispetto a quella dello scorso anno, quando siamo partiti con un approccio più “artigianale”. All’epoca avevamo voluto includere subito gli stakeholder interni, e abbiamo dovuto lavorare intensamente per spiegare alle persone l’importanza di questo processo.

Quest’anno abbiamo adottato una matrice di materialità e uno stakeholder engagement più strutturato utilizzando sia questionari sia attività di training e sensibilizzazione alle aziende perché abbiamo scelto di allargare il raggio d’azione coinvolgendo non solo le figure chiave, ma anche altri colleghi. I risultati dell’analisi di materialità mettono a disposizione indicazioni importanti anche per il piano strategico che tiene conto in modo importante di queste evidenze, organizzandole in priorità d’intervento e rendendo ancora più inclusivo e rappresentativo il processo di rendicontazione.

Si coglie in questa visione un ruolo più strategico per il bilancio di sostenibilità?

Sì, nella nostra visione il Bilancio di Sostenibilità non si deve limitare a fotografare la situazione, non è solo una modalità per ufficializzare il posizionamento aziendale di fronte ai grandi temi della sostenibilità. Il Bilancio di Sostenibilità ci deve garantire delle indicazioni strategiche rispetto al percorso di sviluppo. È una vera e propria bussola che guida verso l’obiettivo corretto della sostenibilità e del business, per centrarlo in pieno.

Quali sono le piattaforme tecnologiche che avete utilizzato o che ritenete necessarie?

Questo è un punto molto delicato. La raccolta dati è veramente complessa ed è oggetto di una profonda riflessione. Per intenderci siamo partiti utilizzando Excel e come struttura ci siamo ispirati al GHG protocol. Ovviamente era solo un primissimo punto di partenza, anche per capire meglio le nostre stesse esigenze. Abbiamo poi effettuato uno screening di piattaforme e soluzioni e al momento non abbiamo ancora identificato una soluzione che sia effettivamente in linea con le nostre esigenze.

Quali sono i punti più critici per questa scelta?

Garantire una visione e una gestione completa. Torno a precisare che il nostro è un conglomerato di diverse aziende che certamente rende più complesso questo lavoro, ritengo che sia importante gestire in modo coordinato la data collection, la tracciabilità, l’analisi su tutte le dimensioni. Abbiamo analizzato varie soluzioni ma non è facile avere tutto sulla stessa piattaforma (tracciabilità, scope 1,2,3), prodotto, processo, certificazioni, etc. Un altro aspetto, che è per noi molto importante, riguarda la possibilità di disporre di evidenze strategiche, abbiamo cioè piattaforme che gestivano molto bene i dati, ma non arrivavano a fornire gli elementi per la strategia e l’avanzamento dei vari progetti collegandosi alla base dati per salire un livello più in alto.

Entriamo nel merito di questo aspetto, cosa vi aspettate da una soluzione ideale?

Difficile rispondere in sintesi, ma qualche esempio può essere utile per capire questa necessità. Per la matrice di materialità, ad esempio e per lo stakeholder engagement noi lavoriamo su questionari e su modelli Excel. Ci piacerebbe contare su una soluzione che sia in grado di gestire i questionari, che disponga anche di strumenti per accogliere i contributi degli stakeholder e per comporre poi tutte le analisi che ci servono.

Quali sono le competenze necessarie per gestire questo processo?

Le skill fondamentali di un sustainability manager secondo me sono molteplici, serve pensiero creativo, attitudine alla leadership e innovazione, capacità di ascolto e di intercettare i fabbisogni delle aziende e degli stakeholders e tradurli in progettualità. Allo stesso tempo bisogna anche creare engagement e favorire il cambiamento oltre che resilienza perché le “resistenze al cambiamento” sono ancora tante. La formazione continua è inoltre un tratto distintivo in quanto bisogna stare al passo con le nuove normative, con il mercato in continua evoluzione, tenere rapporti stretti con tutte le istituzioni di settore a livello nazionale ed internazionale così come instaurare partnership trasversali anche con i competitors. La sostenibilità si fa insieme.

A nostro avviso si tratta di un percorso lungo anche perché nella nostra esperienza non sono mancate situazioni che hanno un po’ frenato questo processo che non sempre avviene in modo fluido. Le cose però cambiano profondamente quando inizi poi a portare i primi risultati, quando si mostra il valore di questo percorso.

Non vi era un team già preposto per le attività di sostenibilità, è stato costruito da zero così come la nostra esperienza è stata costruita sul campo; successivamente abbiamo portato in azienda skills specifiche sulla sostenibilità e sulla rendicontazione non finanziaria e abbiamo sviluppato le competenze del team con corsi specifici su queste tematiche e li abbiamo qualificati come “Sustainability Manager” e suddiviso i ruoli nelle sfere ambientali e sociali.

Queste persone hanno poi anche il compito di diffondere una nuova cultura, di seminare una conoscenza favorevole alla sostenibilità, di trasferire e diffondere knowledge e passione. Per favorire questo approccio organizziamo ogni due mesi un general meeting itinerante presso tutte le aziende dove si affrontano temi quali innovazione, sistemi informatici, HR e naturalmente sostenibilità e dove raccontiamo alle aziende le novità e i risultati raggiunti.

Quanto è importante il commitment del top management su questi temi?

È fondamentale. Il mio referente, il Presidente dell’azienda, Dott. Claudio Rovere, è un vero e proprio punto di riferimento, sia nei valori, improntati all’essenza stessa della sostenibilità, valori quali la trasparenza, il rispetto, l’ascolto, l’innovazione, sia nei pillar del business, radicati nel rispetto della persona, nell’etica, nel rispetto delle tradizioni del Made in Italy e nella formazione. E’ lo “sponsor” di tutto il progetto sostenibilità

Il Team HPlanet coordina poi le attività con tutte le funzioni aziendali correlate al progetto, questo aspetto è importante perché la responsabilizzazione delle persone è un asset strategico per raggiungere obiettivi di sostenibilità.

Quali funzioni aziendali sono più coinvolte in questo vostro processo?

L’HR è fondamentale per la parte sociale ed è un volano importante per portare nelle aziende tutta una serie di progetti di certificazione che attengono ad esempio alla parità di genere, al welfare e a tante altre parti. Sulla parte di certificazione ambientale è ovviamente molto importante la collaborazione con le operations, con il procurement, con chi opera sulla produzione. Relativamente ai rating ESG è importante la collaborazione con la parte finance e con la direzione. Marketing e comunicazione rappresentano un’area molto delicata che deve sintetizzare i risultati e le metodiche di tutto il lavoro svolto. Si tratta di un’attività molto importante alla quale prestiamo molta attenzione perché le parole hanno un peso e una importanza fondamentali.

Aggiungo infine che sulla parte di bilancio di sostenibilità, abbiamo anche vinto un premio con Credit Suisse e Kon e siamo rientrati nelle “Top 100” aziende più sostenibili su Forbes. Abbiamo inoltre ottenuto un rating ESG con CDP nel Climate Change e, al di là del prestigio e dei vantaggi che il rating può garantire ad esempio con il mondo banking, si tratta anche di un modo per posizionare con trasparenza l’impegno dell’azienda su questi temi.

Prosegui la lettura delle strategie e delle esperienze di sustainability manager di importanti aziende e organizzazioni.

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