La ricerca

Diversity management, le aziende italiane arrancano

Secondo uno studio realizzato da Jointly in occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità nel nostro Paese soltanto tre organizzazioni su dieci hanno una funzione dedicata. E il 92% non accede ai fondi a disposizione

Pubblicato il 13 Dic 2023

Foto Anna Zattoni

Nel campo dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità le aziende italiane non sono ancora strutturate, e nella stragrande maggioranza dei casi si limitano all’adempimento di quanto previsto dalle leggi. A evidenziarlo è una ricerca realizzata da Jointly, B Corp specializzata nel Corporate Wellbeing, che ha dedicato al tema uno studio – realizzato su un campione di 88 aziende di medie e grandi dimensioni, la metà delle quali fa parte di un gruppo multinazionale con più di 500 dipendenti – pubblicato il 3 dicembre, in occasione della giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità.

 

I risultati della ricerca

 

Secondo quando emerge dallo studio, a fronte di un’incidenza della disabilità che riguarda il 42% delle aziende intervistate, solo 3 su 10 si sono dotate di una funzione dedicata a supportare l’inserimento lavorativo di questa tipologia di lavoratori, mentre il 6% ammette di ricorrere al pagamento delle sanzioni per la mancata assunzione della quota prevista per legge.

 

Le forme di disabilità più rappresentate sono quella fisica (42%), viscerale, come ad esempio diabete, malattie cardiache o metaboliche (40%), seguite da quelle di tipo sensoriale (33%), multipla (25%), intellettiva (20%) e mentale (20%). Riguardo ai settori di impiego, quelli che contano una maggiore presenza delle persone con disabilità sono quelli dedicati alle attività di backoffice, come i servizi generali e di facility management (26%) e quelli di amministrazione e finance (23%), seguite dai servizi informatici(18%), risorse umane (18%) e vendite (8%).

 

In questo quadro il ricorso agli strumenti di tipo normativo che puntano a facilitare l’inserimento in azienda delle persone con disabilità, come i fondi dedicati a livello regionale e ministeriale, vengono utilizzati soltanto dalll’8% del campione, mentre i supporti più utilizzati sono le convenzioni e i tirocini concordati con gli uffici preposti al collocamento mirato (30%), segnalato da 4 risposte su 10, e lo smart working, menzionato dal 41% degli intervistati.

 

Come viene gestita la disabilità in azienda

 

Rispetto al reclutamento delle persone con disabilità – spiega la ricerca – un’azienda su 3 ha un approccio “burocratico”, attenendosi agli obblighi di legge e stipulando convenzioni con cooperative o enti specializzati nella somministrazione di lavoro a questa tipologia di collaboratori. “Ma ci sono anche aziende che scelgono di occuparsi direttamente della selezione dei candidati con disabilità (35%) – spiega Jointly – sulla base delle loro competenze, con un 30% che gestisce internamente gli aspetti legati all’assunzione di persone con disabilità”.

 

Il diversity management e il bilancio di sostenibilità

 

Ad oggi il 23% delle aziende dichiara di aver istituito campagne di comunicazione interna e momenti di sensibilizzazione per favorire la collaborazione tra colleghi, mentre solo il 12% ha definito un Manifesto sul Diversity Management. Un impegno che è però valorizzato, dove c’è nei bilanci di sostenibilità: un’azienda su cinque (21%) lo rendiconta. L’impegno in alcuni casi (16%) si estende anche alla definizione di percorsi di carriera calibrati sulle competenze delle persone con disabilità.

 

Più di un’azienda su tre dichiara che vorrebbe investire maggiormente in campagne di comunicazione interna e incontri di formazione per dipendenti e manager in grado di supportare l’inclusione di questa tipologia di lavoratori.

 

Il ruolo del corporate wellbeing

 

“I risultati del sondaggio evidenziano ancora molte difficoltà da parte delle aziende nell’engagement, così come nella gestione e nella valorizzazione del lavoro delle persone con disabilità e la necessità di poter contare sul supporto di servizi e soluzioni in grado di garantire la totale inclusione di questa tipologia di lavoratori – spiega Anna Zattoni, presidente e co-founder di Jointly (nella foto)- Siamo convinti che anche il welfare possa fare la sua parte in questo, puntando sulla sua funzione sociale e su soluzioni di corporate wellbeing in grado di aiutare le aziende nella formazione e nella valorizzazione del contributo del personale con disabilità, oltre che mettendo a disposizione strumenti in grado di garantire loro la possibilità di usufruire di un’offerta di welfare dedicata”.

 

“E’ fondamentale per le aziende – prosegue Zattoni – operare un’attenta selezione delle soluzioni maggiormente in grado di andare incontro ai bisogni delle persone con disabilità, ad esempio puntando su sanità integrativa e tutela del benessere psicofisico che risultano particolarmente utili ed efficaci nel favorire l’inclusione e l’engagement di questi lavoratori”.

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