Le città giocano un ruolo strategico nella sfida per la sostenibilità urbana: sono territori che concentrano popolazione e attività economiche, di conseguenza, rappresentano i principali responsabili delle emissioni di CO2. Allo stesso tempo, sono i contesti ideali per testare politiche innovative, infrastrutture intelligenti e approcci integrati alla trasformazione sostenibile. Le aree urbane, infatti, rappresentano un laboratorio a cielo aperto dove le scelte di pianificazione, mobilità, edilizia sostenibile e gestione energetica possono avere impatti immediati e scalabili.
Risulta fondamentale superare l’approccio settoriale e considerare il benessere collettivo come risultato dell’equilibrio tra impatti ambientali, inclusione sociale e valore economico generato. Per affrontare le sfide attuali non bastano interventi tecnologici: è necessario un cambiamento sistemico che coinvolga istituzioni, cittadini e imprese in un percorso di co-progettazione e responsabilità condivisa.
Servono interventi puntuali su edifici e mobilità, ma anche strutture decisionali solide, indicatori chiari e cooperazione tra pubblico e privato. Occorrono tecnologie intelligenti, dati affidabili e impegni concreti per rendere gli spazi urbani più vivibili e sostenibili.
In occasione del convegno organizzato dall’Osservatorio Smart City del Politecnico di Milano, Matteo Risi, Direttore dell’Osservatorio, ha commentato i risultati della ricerca sulla sostenibilità e l’impatto per città inclusive e resilienti. Partendo dai framework ESG e Triple Bottom Line, che invitano a valutare le performance tenendo conto di indicatori ambientali, sociali e di governance, Risi si è focalizzato sulla città come epicentro della sfida climatica, e ha sottolineato dati, obiettivi europei, criticità attuali e modelli di misurazione per un’efficace transizione ecologica e digitale, ribadendo il ruolo chiave della sostenibilità urbana.
L’Agenda ONU 2030 e il Green Deal europeo come bussola strategica della sostenibilità urbana
Il riferimento ai Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite, in particolare l’SDG 11 sulle città e comunità sostenibili, ha confermato l’urgenza di trasformare i centri urbani in motori della transizione ecologica. La Smart City, sottolinea Risi, può avere impatti significativi in termini di energia, inclusione sociale e riduzione della povertà: ambiti fondamentali per promuovere la sostenibilità urbana.
Un passaggio chiave è stato dedicato al Green Deal europeo, con l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Tuttavia, uno studio del JRC ha mostrato che, al 2025, solo il 21% degli obiettivi è pienamente in linea con le attese, evidenziando criticità nella tracciabilità e nella raccolta dati, elementi essenziali per guidare la sostenibilità urbana con criteri misurabili.
Missione UE: 112 città climaticamente neutrali entro il 2030
Tra le iniziative più rilevanti, Risi ha citato la missione europea Horizon Europe, che punta alla neutralità climatica urbana attraverso la selezione di 112 città, tra cui 9 italiane. I Climate City Contracts prevedono una riduzione dell’80% delle emissioni entro il 2030. Tuttavia, l’analisi mostra forti disparità tra le città europee, mettendo in luce l’importanza di strategie personalizzate per promuovere una sostenibilità urbana equa ed efficace.
Risi ha poi evidenziato che la spinta verso obiettivi ambiziosi rappresenta un elemento trasformativo essenziale: senza tali traguardi, le città si sarebbero fermate a progressi ben più contenuti.
Gli ambiti critici per la sostenibilità urbana: edifici e trasporti
Tra le principali fonti di emissioni, l’Osservatorio ha individuato gli edifici e i trasporti urbani, responsabili di circa il 90% delle emissioni totali. Sebbene le infrastrutture siano centrali, Risi sottolinea come le tecnologie digitali offrano nuove opportunità per avanzare nella sostenibilità urbana.
Casi esemplari come Firenze, con la smart control room per il traffico, e Torino, con i progetti basati su Mobility as a Service, dimostrano come l’innovazione tecnologica possa favorire una gestione intelligente delle risorse urbane. Tuttavia, la tecnologia non è sufficiente: è necessaria anche una governance attiva e la partecipazione dei cittadini.
Dalla misurazione all’azione: il valore dei dati nella governance della sostenibilità urbana
Un elemento critico emerso è quello della misurazione: per guidare la sostenibilità urbana, servono strumenti di raccolta e analisi dati sofisticati. Risi ha evidenziato la necessità di distinguere tra emissioni dirette e indirette e di utilizzare i dati per valutare in modo concreto l’efficacia delle politiche pubbliche.
Secondo la ricerca, solo il 50% dei comuni coinvolti in progetti smart utilizza effettivamente i dati raccolti per calcolare indicatori di sostenibilità come la riduzione di CO2 o il miglioramento della qualità dell’aria. Una lacuna che mina l’efficacia della transizione urbana sostenibile.
Una sfida condivisa tra pubblico e privato
L’intervento ha aperto anche una riflessione sul ruolo della pubblica amministrazione nella promozione della sostenibilità urbana. Le PA, pur essendo chiamate a generare valore pubblico, non sono ancora soggette agli obblighi di rendicontazione ESG imposti alle imprese. Secondo Risi, dovrebbero invece guidare la transizione attraverso modelli di green procurement e valutazioni ambientali nei bandi.
Esiste infatti un paradosso: mentre le aziende devono rendicontare l’impatto ambientale, le PA, che incidono in modo diretto sulla qualità della vita urbana, non sono sottoposte alle stesse regole.
La sostenibilità urbana come leva di innovazione
Risi propone una lettura lucida delle opportunità e delle criticità che caratterizzano la sostenibilità urbana oggi. Le città devono evolvere non solo sul piano tecnologico e infrastrutturale, ma anche culturale e istituzionale. Per questo, è cruciale dotarsi di strumenti di misurazione, reti collaborative, tecnologie intelligenti e soprattutto di una governance in grado di orientare lo sviluppo verso un modello di Smart City realmente sostenibile.