In un contesto caratterizzato da una crescente complessità degli scenari globali, il ruolo dei risk manager si conferma centrale per la crescita e la sicurezza delle organizzazioni. Il 24° Convegno ANRA Associazione Nazionale Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali ha rappresentato un’occasione per riflettere su come la cultura del rischio stia evolvendo di fronte a dinamiche di policrisi e incertezza diffusa. L’evento ha evidenziato l’esigenza di rafforzare pratiche e strumenti che consentano di integrare il risk management nei processi decisionali, con l’obiettivo di preservare la resilienza aziendale e rispondere in modo tempestivo alle nuove sfide.
Cosa vuol dire mettere la cultura del rischio al centro?
Il 24° Convegno ANRA ha superato la soglia dei mille partecipanti, segnalando una crescita dell’interesse verso la cultura del rischio in ambito aziendale. L’evento, articolato su due giornate ha consolidato il proprio ruolo come piattaforma per il confronto tra professionisti del settore.
In questo contesto, l’attenzione si è spostata dall’analisi dei singoli rischi alla costruzione di una cultura condivisa che favorisca l’integrazione delle competenze trasversali. Il dato sulle presenze non è quindi solo un indicatore quantitativo: riflette la maturazione della funzione risk management all’interno delle organizzazioni italiane e la crescente consapevolezza del suo impatto strategico. L’approccio multidisciplinare, reso possibile dalla partecipazione di figure provenienti dal mondo accademico, assicurativo e legale, ha reso il convegno uno spazio di scambio concreto.

Policrisi e incertezza globale: quali sono le nuove sfide per i risk manager?
L’edizione di quest’anno ha posto l’accento sul concetto di policrisi, individuando nell’intreccio tra rischi economici, geopolitici, climatici e tecnologici la nuova normalità con cui devono confrontarsi i manager italiani. In questa cornice, i lavori hanno esplorato le difficoltà nel prevedere e governare scenari caratterizzati da interdipendenze profonde e dinamiche dirompenti. La discussione si è soffermata sulle implicazioni per il processo decisionale aziendale: la gestione dell’incertezza globale non si esaurisce nell’adozione di strumenti assicurativi tradizionali, ma richiede un cambio di paradigma nella valutazione delle priorità e nella distribuzione delle risorse. I relatori hanno evidenziato come la resilienza non sia più un risultato episodico bensì un processo continuo di adattamento e apprendimento organizzativo, chiamato a misurarsi con la volatilità crescente del contesto internazionale.
Quali sono le best practice per rafforzare la resilienza organizzativa e integrare policrisi e risk management?
Tra i contributi più rilevanti emersi dal convegno, particolare attenzione è stata data alle strategie operative adottate dalle aziende più evolute in tema di gestione integrata del rischio. Diversamente dal passato, le best practice non si sono limitate a soluzioni tecniche o procedure standardizzate, ma hanno investito sulla capacità di inserire il risk management nei processi decisionali quotidiani.
Alcune aziende hanno illustrato i propri modelli per la valutazione dinamica dei rischi emergenti e per l’allineamento tra mappatura dei rischi e obiettivi strategici d’impresa. Il confronto ha permesso di mettere in luce l’importanza della collaborazione interfunzionale: solo attraverso un dialogo costante tra risk manager, C-level e funzione IT si possono sviluppare strumenti agili per anticipare le criticità e cogliere opportunità sottese ai nuovi scenari. Emerso anche il ruolo crescente della formazione interna e della governance data-driven come leve per accrescere la maturità del sistema organizzativo.
Gabriella Fraire, presidente ANRA ha affermato che «Il Convegno ANRA, anche quest’anno, ha ricordato che ogni voce, ogni esperienza, ogni intuizione può fare la differenza. Oggi più che mai, abbiamo bisogno di un’azione collettiva. Un impegno comune per costruire una cultura del rischio più consapevole, più integrata, più efficace e questo appuntamento rappresenta il nostro contributo a questo percorso».
Che impatto ha il contesto economico sul rapporto tra policrisi e risk management?
L’evoluzione del contesto economico e geopolitico, così come emersa dai lavori del 24° Convegno ANRA, impone una riflessione continua sul ruolo strategico della gestione dei rischi nelle imprese. La crescente complessità degli scenari globali rende evidente la necessità di un approccio strutturato e condiviso, in cui la cultura del rischio non sia solo prerogativa delle funzioni specialistiche ma patrimonio diffuso all’interno delle organizzazioni.
Le pratiche migliori suggerite dalla comunità dei risk manager offrono strumenti utili per rafforzare la resilienza, ma richiedono anche un impegno collettivo nel tradurre principi e strategie in processi concreti e adattivi. In questa prospettiva, il confronto tra professionisti si conferma essenziale per affinare strumenti e metodologie adeguati a una realtà in costante mutamento.

Policrisi e Risk Management: cosa serve per gestire l’interdipendenza dei rischi nell’era dell’incertezza?
Il concetto di “policrisi” esprime un intreccio di crisi economiche, geopolitiche, ambientali e tecnologiche che si alimentano a vicenda, amplificando vulnerabilità e rendendo difficile prevedere le conseguenze di ogni singolo evento. Guerre e instabilità internazionali, inflazione persistente, cambiamento climatico, crisi energetiche, attacchi informatici, disinformazione digitale: fenomeni apparentemente separati che in realtà interagiscono in modo sistemico.
Perché serve un ruolo nuovo per il risk management?
In questo scenario, il Risk Management assume un ruolo radicalmente nuovo. Non basta più mappare i rischi individuali o pianificare contromisure isolate: occorre comprendere le interconnessioni e gestire la complessità come un ecosistema. La “policrisi” richiede un salto di qualità culturale e operativo, in cui la gestione del rischio diventa intelligence strategica e capacità di resilienza organizzativa.
Cosa significa riconoscere i rischi in uno scenario di policrisi?
Il primo passo è riconoscere che i rischi non sono più eventi puntuali, ma processi in evoluzione continua, che mutano in base ai contesti economici, sociali e politici. Un’interruzione nelle catene di fornitura, ad esempio, può nascere da un conflitto locale ma generare effetti a cascata su energia, logistica e mercati finanziari. Per questo, il Risk Management moderno deve adottare una visione sistemica, capace di collegare dati, scenari e variabili macro.
Perché policrisi e risk management hanno bisogno di capacità predittiva?
La risposta delle organizzazioni più evolute è l’introduzione di strumenti di analisi predittiva, modelli di simulazione e dashboard integrate che permettono di monitorare in tempo reale i fattori di rischio. L’uso di intelligenza artificiale, machine learning e big data analytics consente di identificare pattern di vulnerabilità prima che si trasformino in crisi conclamate. Tuttavia, la tecnologia da sola non basta: serve una governance consapevole e una cultura del rischio diffusa in tutta l’organizzazione.
In epoca di policrisi, la gestione del rischio non può essere confinata alle funzioni di controllo o compliance: deve diventare parte integrante della strategia aziendale, guidando le decisioni su investimenti, supply chain, sostenibilità e reputazione. È ciò che viene definito Enterprise Risk Management (ERM): un approccio olistico in cui i rischi finanziari, operativi, ambientali e reputazionali vengono trattati in modo integrato e coerente.
Cosa sono le organizzazioni antifragili?
Ma la sfida è anche umana. Le aziende devono costruire organizzazioni antifragili, ccisoè strutture apaci non solo di resistere agli shock ma di trarne insegnamento e forza. Questo implica leadership consapevole, flessibilità nei processi e capacità di trasformare l’incertezza in innovazione.