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Edilizia e la sfida della decarbonizzazione



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Il settore, che è responsabile del 37% delle emissioni globali di co2, deve far fronte ad almeno 5 sfide: adattamento tecnologico, nuove competenze, superamento della frammentazione di settore, maggiore disponibilità di dati e investimenti sulle nuove tecnologie per la decarbonizzazione. Le evidenze emerse dal Global Powers of Construction di Deloitte

Pubblicato il 11 ott 2024



decarbonizzazione edilizia

In seguito alle difficoltà generate dall’emergenza Covid e dal conflitto in Ucraina, l’intero settore dell’edilizia, che include il comparto delle costruzioni per le infrastrutture, le strutture industriali, gli edifici residenziali e non residenziali e la costruzione green e sostenibile, sta affrontando una serie di sfide significative. Tra queste, si evidenziano l’incremento dei prezzi delle materie prime, le interruzioni nella catena di approvvigionamento e il ritorno di un’inflazione elevata, che ha portato a un aumento dei tassi di interesse e a fluttuazioni nei tassi di cambio. Sono questi gli elementi alla base del moderato incremento dei ricavi del settore a livello globale nel 2023.

Secondo le previsioni per il 2024, il comparto dovrebbe registrare una crescita lenta e le condizioni macroeconomiche dovrebbero influenzare maggiormente le economie avanzate rispetto ai mercati emergenti. Tuttavia, l’industria rimane resiliente nel medio-lungo termine e si prevede che manterrà un andamento costante nella sua crescita. Parallelamente, l’edilizia deve far fronte al processo di decarbonizzazione che implica numerose sfide, soprattutto a causa della dipendenza da processi e materiali ad alte emissioni di carbonio.

Le performance delle prime 100 aziende globali, un segnale di ottimismo per il mercato edilizio

Questa la fotografia scattata dal Global Powers of Construction, lo studio di Deloitte che esamina le strategie e le performance dei gruppi quotati più rappresentativi del settore edilizio nel 2023, includendo le attuali prospettive macroeconomiche e le aspettative per i prossimi anni nel settore. Lo studio prende in considerazione i principali indicatori finanziari delle aziende, analizzandone i risultati in termini di fatturato, capitalizzazione, presenza internazionale, diversificazione, redditività, debito e altro.

Nel 2023, le vendite complessive delle prime 100 aziende di costruzione a livello globale sono cresciute del 3,4%, mentre la loro capitalizzazione di mercato ha visto un incremento del 18,3%. Questo significativo aumento, principalmente sostenuto dalle ottime performance dei gruppi statunitensi ed europei nei mercati azionari, testimonia la ripresa del settore dopo la crisi causata dalla pandemia. L’Europa si distingue per la sua forte presenza nel settore, con 40 delle 100 aziende di punta a livello globale che operano nel continente, incluse molte aziende italiane. Le vendite aggregate in Europa hanno registrato un aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 411.933 milioni di dollari. Inoltre, la capitalizzazione di mercato ha mostrato una crescita impressionante del 25,2%, recuperando da un forte calo subito nel 2022.

Settore edilizio europeo in transizione: investimenti stabili e sfide nel residenziale

Stando al report di Deloitte, nel 2024 la produzione globale subirà una crescita più moderata rispetto al 2023, influenzata da difficili condizioni macroeconomiche. Tuttavia, le prospettive a lungo termine restano promettenti: si prevede che il mercato globale aumenterà da 10,4 trilioni di dollari nel 2023 a 16,1 trilioni di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuale composto di circa il 6%.

In Europa, l’analisi di Deloitte evidenzia che il valore del settore edilizio supera attualmente i 2,8 trilioni di dollari, con i Paesi dell’Europa Occidentale che rappresentano circa il 70% del totale. Attualmente, il settore europeo sta attraversando un periodo di adattamento, con una crescita limitata prevista a breve termine. Gli investimenti in infrastrutture e costruzioni non-residenziali dovrebbero rimanere stabili e resilienti, grazie alla spesa pubblica e al Recovery and Resilience Facility (RRF) nel contesto del “Next Generation EU”.

Spagna e Francia, ad esempio, stanno beneficiando di un sostegno significativo in questi ambiti. In Spagna, i fondi dell’UE stanno incentivando l’espansione nel settore dell’ingegneria civile, con particolare attenzione a progetti infrastrutturali precedentemente ritardati. In Francia, gli investimenti nelle infrastrutture pubbliche sono sostenuti da politiche governative e finanziamenti europei, contribuendo a una maggiore stabilità nel settore non-residenziale.

Al contrario, il settore residenziale dovrebbe continuare a sperimentare una certa flessione in molte parti d’Europa. In Germania, nonostante l’elevata domanda di abitazioni, gli investimenti residenziali hanno subito un calo significativo negli ultimi anni, con una lieve ripresa prevista solo a partire dal 2025. Anche la Francia si trova in una situazione simile, con un rallentamento degli investimenti residenziali dovuto a un mercato immobiliare stagnante e a un clima di incertezza economica.

L’Italia punta sulle infrastrutture pubbliche e sulla revisione incentivi per l’edilizia residenziale

In Italia si prevede un considerevole aumento degli investimenti nelle infrastrutture strategiche, parte di un programma mirato a rilanciare la crescita economica attraverso importanti opere pubbliche. Tra i progetti di maggior rilevanza emerge il Ponte sullo Stretto di Messina, supportato da iniziative consolidate nell’alta velocità ferroviaria, nei porti e nelle reti metropolitane.

Contemporaneamente, è in atto una revisione degli incentivi pubblici destinati all’edilizia residenziale, finalizzata a ridurre l’impatto finanziario del Superbonus sul bilancio statale e a migliorare l’allocazione delle risorse in modo più efficiente e sostenibile. L’obiettivo non è abbandonare le ristrutturazioni, ma gestirle con un approccio sostenibile che equilibri la necessità di mantenere la stabilità finanziaria del Paese e la promozione dell’efficienza energetica. Gli investimenti strategici nel settore dell’energia e dei servizi pubblici sono, infatti, destinati a influenzare in modo significativo la crescita del settore.

Strategie innovative per promuovere la decarbonizzazione edilizia

La decarbonizzazione rappresenta una sfida cruciale per il futuro, ma il settore dell’edilizia deve ancora affrontare un lungo cammino. Attualmente, questa industria è responsabile del 37% delle emissioni globali di CO2, di cui il 16% è attribuibile all’approvvigionamento di materiali e alle attività di produzione, logistica e costruzione. In particolare, la produzione di cemento da sola incide per circa l’8% delle emissioni mondiali di CO2, rendendo l’industria edilizia uno dei principali responsabili del riscaldamento globale.

“Stiamo assistendo a una crescita dinamica, alimentata da investimenti significativi nel campo dell’energia e dei consumi, in linea con le direttive e i piani di decarbonizzazione dell’Unione Europea. Questi, insieme ai piani nazionali sviluppati dagli Stati membri, stanno guidando la transizione energetica in tutta l’Europa – afferma Claudio Golino, Energy, Resources & Industrials Leader di Deloitte ItaliaIn Italia, nonostante il ridimensionamento degli incentivi pubblici all’edilizia residenziale, il recente aggiornamento di luglio del PNIEC 2030 ha ribadito l’importanza di continuare a investire negli interventi chiave che migliorino l’efficienza energetica delle costruzioni. Questo, insieme agli obiettivi fissati dalla Direttiva sulla Prestazione Energetica degli Edifici, stimolerà una crescente domanda di soluzioni edilizie sostenibili e innovative. Il settore dovrà quindi prepararsi a cogliere queste opportunità, sfruttando le nuove tecnologie e adattandosi alle politiche ambientali in continua evoluzione” continua Golino.

L’Italia spinge sull’adozione di standard ESG lungo la catena di fornitura

In risposta a queste sfide, i leader dell’edilizia in Italia stanno implementando strategie innovative per promuovere la decarbonizzazione. La sostenibilità è diventata un principio guida nella valutazione delle catene di approvvigionamento, con un’attenzione crescente agli obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG). Questo approccio non solo guida la scelta dei fornitori, ma ha anche un impatto significativo su tutta la strategia aziendale, allineandosi a megatrend globali come la transizione climatica, energetica e la gestione della scarsità di risorse idriche.

Affrontare queste problematiche richiede un impegno collettivo: in Italia, c’è una spinta sempre più forte verso l’adozione di standard ESG lungo tutta la catena di fornitura, mirata a costruire un modello di business competitivo e sostenibile. È essenziale che tutti gli attori del settore si allineino su principi fondamentali come innovazione, sicurezza e conformità agli standard ESG per garantire un futuro più sostenibile.

Deloitte: cinque sfide per realizzare l’edilizia sostenibile

Realizzare la decarbonizzazione nel settore dell’edilizia è un processo complesso con molteplici sfaccettature, in gran parte a causa della significativa dipendenza del comparto dalle alte emissioni di carbonio, sia per i processi sia per i materiali. Il report Deloitte individua cinque sfide per l’edilizia sostenibile:

  1. Adattamento tecnologico – Per ridurre la propria impronta di carbonio e promuovere la sostenibilità, il settore sta abbracciando nuove tecnologie verdi, focalizzate non solo sulla riduzione delle emissioni di edifici, materiali e processi ma anche sul miglioramento dell’efficienza energetica e incorporando fonti di energia rinnovabile.
  2. Finanziamento – La decarbonizzazione dell’edilizia richiede un mix di strumenti finanziari innovativi, supporto statale, investimenti privati e iniziative politiche per incentivare pratiche sostenibili.
  3. Competenze della forza lavoro – La spinta verso la sostenibilità richiede competenze correlate a pratiche di costruzione ecologica, come la conoscenza della gestione dei materiali ecocompatibili e competenze in tecniche di costruzione efficienti dal punto di vista energetico. Ci sarà sempre più bisogno di profili in grado di capire e implementare gli standard di edilizia sostenibile.
  4. Frammentazione del settore – Una moltitudine di stakeholder lungo la catena del valore può limitare l’adozione di soluzioni sostenibili pratiche e ostacolare gli sforzi per la decarbonizzazione. In questo modo la transizione potrebbe incontrare spese elevate e potenziali ritardi nei tempi di consegna, se i principali fornitori di materiali a ponessero resistenze a causa di preoccupazioni legate ai costi eccessivi o alla mancanza di familiarità con alternative sostenibili. Il settore dovrebbe migliorare la collaborazione attraverso tutti i cicli di vita del progetto, espandendo i modelli contrattuali per includere tutti i partecipanti, in tutte le fasi, alla catena del valore.
  5. Raccolta dati e benchmarking – La raccolta accurata dei dati e la rendicontazione dell’impronta di Co2 sono fondamentali per gestire e misurare i progressi nella decarbonizzazione. La mancanza di coerenza tra i dati, le metodologie e gli strumenti, così come la mancanza di un quadro regolatorio unico, dà luogo a diverse interpretazioni, limitando la capacità dei vari attori di mercato di ottenere risultati coerenti.

Decarbonizzazione edilizia: servono tecnologie green, supporti normativi e incentivi finanziari

“Oggi il settore sta vivendo una trasformazione significativa grazie all’adozione di tecnologie green innovative. Ne sono un esempio i cementi prodotti con materie prime alternative e le tecnologie di cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS), che mirano a ridurre le emissioni di CO2 legate alla produzione di cemento, attualmente responsabili di circa l’8% delle emissioni globali – dichiara Golino – L’intelligenza artificiale generativa, inoltre, sta dando un ulteriore impulso alla decarbonizzazione nell’edilizia, potendo ottimizzare la progettazione e ridurre le emissioni di carbonio attraverso simulazioni e previsioni degli impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita dei progetti. Tuttavia, investire in tecnologie innovative non basta. È essenziale cambiare la mentalità di coloro che interagiranno con il futuro mondo digitalizzato, garantendo che le nuove tecnologie siano integrate in modo strategico per sfruttarne appieno il potenziale. Grazie all’innovazione, accompagnata da adeguati supporti normativi e incentivi finanziari, il settore potrà contribuire in modo efficace agli obiettivi di sostenibilità globali” conclude Golino.

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