Che cos’è il budget sostenibilità e perché rappresenta un risultato importante nella gestione aziendale?
Negli ultimi anni il budget di sostenibilità è diventato uno strumento strategico sempre più adottato dalle imprese che vogliono integrare la sostenibilità nei propri processi decisionali. A differenza del bilancio di sostenibilità, che fotografa ex post i risultati ottenuti, il budget di sostenibilità è un documento previsionale che traduce gli obiettivi ESG in azioni concrete, risorse allocate e indicatori misurabili.
Si può dire che il budget di sostenibilità rappresenta uno strumento di governo per indirizzare e orientare le scelte che determinano un impatto diretto o indiretto sulla sostenibilità e rappresenta la traduzione operativa della transizione sostenibile che un’azienda intende affrontare.
Quali sono gli obiettivi del budget sostenibilità?
Gli obiettivi del budget sostenibilità possono essere identificati in due grandi tipologie: da un lato, pianificare in anticipo gli investimenti necessari a migliorare le performance ambientali e sociali; dall’altro, disporre di una struttura operativa che permetta di monitorare l’impatto delle strategie aziendali nel medio-lungo periodo, collegando obiettivi di sostenibilità e risultati economico-finanziari.
In concreto, il budget di sostenibilità stabilisce quanto e come un’azienda intende investire per ridurre le emissioni, migliorare la sicurezza sul lavoro, promuovere la diversità o rafforzare la governance. Per essere realmente efficace il budget di sostenibilità deve associare ogni azione a KPI precisi che permettano di verificare i risultati delle politiche adottate e la coerenza con gli standard e le normative internazionali, come ad esempio l’allineamento alla CSRD e i criteri ESG.
Qual è il vero valore aggiunto del budget sostenibilità?
Il valore aggiunto più importante del budget sostenibilità risiede nell’approccio integrato: non si tratta più di un documento separato, ma di una parte del budget aziendale complessivo, che unisce obiettivi economici e sostenibili in un unico quadro decisionale. Questo consente di coinvolgere tutte le funzioni aziendali, dal finance alle risorse umane, e di rendere la sostenibilità un elemento strutturale della strategia d’impresa.
Quanto contano normative e compliance nella gestione del budget sostenibilità?
Considerando che la sostenibilità aziendale rappresenta un elemento imprescindibile nelle strategie delle imprese a livello globale è importante osservare e e capire se come questo fenomeno viene influenzato dalla crescente incertezza a livello di normative che caratterizza il 2025 (si vedano ad esempio le evoluzioni a livello di Pacchetto Omnibus UE e di normativa ESG n.d.r).
In effetti, per quanto attiene alla compliance, se da un lato le aziende sono chiamate a rispondere a una domanda di trasparenza sempre più pressante, dall’altro si trovano ad affrontare sfide legate ai costi di adeguamento e alla complessità degli standard normativi. La prima osservazione da svolgere riguarda il fatto che l’evoluzione normativa sta spingendo molte organizzazioni ad andare oltre il mero rispetto delle regole, integrando l’innovazione nei processi e nella governance per trasformare la sostenibilità in un reale vantaggio competitivo.
La sostenibilità resta una priorità strategica per le imprese? Cosa dice la “Global Sustainability Survey” di BDO?
Un contributo per comprendere se la sostenibilità resta una priorità strategica per le imprese e come viene affrontata arrivano dalla prima edizione della “Global Sustainability Survey – From strategy to spend: The state of sustainability in business”” realizzata da BDO, grazie all’analisi di un sondaggio condotto su 418 aziende di piccole, medie e grandi dimensioni in 36 Paesi che si è posta l’obiettivo di mettere sotto la lente in che modo la sostenibilità viene integrata nelle strategie di aziende di diverse dimensioni attive in diversi Paesi e settori industriali.
Si può dire che la sostenibilità è una vera priorità di business?
La ricerca mette in evidenza una sorta di convergenza trasversale, sia a livello globale che italiano, sulla centralità della sostenibilità nelle strategie aziendali.
I dati esprimono in modo molto chiaro questa tendenza: per il 91% delle imprese italiane e per l’87% di quelle mondiali, la sostenibilità non è più percepita come un mero adempimento regolatorio o una leva reputazionale, per queste aziende si tratta di una importante priorità di business.
Questo orientamento si riflette nella progressiva integrazione di obiettivi ESG nei piani industriali, in risposta a una domanda di mercato e di stakeholder sempre più articolata. La sostenibilità viene così incorporata nella definizione degli obiettivi di lungo periodo, alimentando una revisione profonda dei modelli operativi, anche in assenza di una cornice normativa definitiva e stabile.
In termini di budget e investimenti: come reagiscono le aziende all’incertezza normativa?
L’incertezza regolatoria, lungi dal frenare l’impegno delle aziende sulla sostenibilità, sembra agire come catalizzatore di una strategia più prudente ma non attendista. Secondo la ricerca, il 94% delle imprese italiane e globali ha scelto di incrementare o mantenere stabile il budget destinato a progetti legati alla sostenibilità per il 2025.

Le risorse, inizialmente accantonate per far fronte a potenziali requisiti normativi, vengono ora progressivamente riallocate verso iniziative concrete di decarbonizzazione e transizione energetica. Si osserva dunque un passaggio dalla logica della ESG compliance difensiva a quella dell’ottimizzazione gestionale, con le aziende che puntano a capitalizzare sulle opportunità di innovazione e vantaggio competitivo offerte dagli investimenti in sostenibilità.
A che punto è l’Europa a livello di maturità dei programmi di sostenibilità?
Nonostante la crescente attenzione delle imprese europee verso temi ESG, emerge una discrepanza tra dichiarazioni d’intenti e reale maturità dei programmi di sostenibilità. Solo un quarto delle aziende europee – e una percentuale simile a livello globale – può contare su un framework di sostenibilità pienamente integrato nei processi e nell’organizzazione.
La maggioranza si trova ancora in una fase esplorativa o di implementazione parziale, come suggerisce il fatto che appena il 53% delle aziende europee abbia pubblicato un report di sostenibilità. Questo scarto evidenzia la complessità del percorso verso una sostenibilità sistemica, che richiede non solo risorse ma anche un ripensamento dei modelli decisionali e delle metriche di performance.
Quali sono le principali sfide? Quanto pesano costi, complessità normativa e compliance?
L’avanzamento delle strategie di sostenibilità è ostacolato da diversi fattori strutturali. Il 30% delle imprese europee segnala come principale ostacolo i costi elevati e le barriere agli investimenti; la sostenibilità, infatti, implica spesso una revisione profonda dei processi produttivi e delle filiere che richiede capitali ingenti e ritorni nel lungo termine.
Un ulteriore elemento critico è rappresentato dalla frammentazione e dall’incertezza del quadro normativo: oltre il 20% delle aziende sottolinea la difficoltà di adattarsi a regolamentazioni complesse, come la CSRD, soprattutto per le realtà medio-piccole prive di risorse dedicate. Questa pressione normativa si accompagna alla sfida di bilanciare target ambientali stringenti con obiettivi aziendali di lungo periodo, in particolare nelle funzioni operative e nei processi di trasformazione.
Come si passa dal rispetto normativo all’innovazione? Si sta affermando una nuova visione della sostenibilità aziendale?
La survey BDO fotografa anche un cambio di paradigma: sempre più aziende stanno superando la visione della sostenibilità come mero esercizio di compliance per abbracciare un approccio orientato all’innovazione organizzativa, di prodotto e di processo.
In questo contesto, la sostenibilità diventa leva per interpretare le trasformazioni del contesto esterno e generare nuovo valore. Le imprese più lungimiranti si stanno attrezzando per cogliere le opportunità offerte dalla transizione sostenibile, integrando competenze trasversali e adottando metriche di impatto che vadano oltre il rispetto formale delle normative. La capacità di trasformare le sfide ESG in vantaggio competitivo diventa così il nuovo criterio di differenziazione sui mercati globali.
Si sta passando dal budget sostenibilità all’integrazione dell’ESG nei processi?
Una evidenza trasversa della ricerca BDO riguarda il fatto che la sostenibilità si sta progressivamente e chiaramente affermando come elemento strutturale nella gestione aziendale, andando oltre il mero adempimento normativo. I temi ESG abbracciano una dimensione più ampia che comprende in modo sempre più integrato i temi dell’innovazione e della competitività.
In un contesto segnato da incertezze regolatorie e pressioni crescenti sui costi, le imprese che riescono a integrare la sostenibilità nei processi decisionali sono meglio attrezzate per affrontare complessità operative e richieste di trasparenza. Questo percorso, tuttavia, richiede investimenti continui nella maturità dei programmi e necessita di una visione che sappia coniugare gestione del rischio e capacità di adattamento ai cambiamenti di scenario. Ne deriva che la sostenibilità non può più essere considerata un tema accessorio, ma rappresenta un fattore determinante nelle strategie di lungo termine delle organizzazioni.
Una fase segnata dal passaggio da investimenti per la compliance a investimenti per lo sviluppo
Carlo Luison, Partner Sustainable Innovation di BDO Italia ha messo in evidenza come “Anche in Italia molte imprese, spaventate dall’accelerazione normativa in tema ESG, avevano prudentemente messo a budget investimenti per la compliance; mentre ora li stanno invece utilizzando per miglioramenti gestionali, privilegiando i vantaggi competitivi dati dalla sostenibilità e da concrete opportunità di business“.
A sua volta Valeria Fazio, Partner Sustainable Innovation di BDO Italia ha voluto sottolineare che “Nella storia evolutiva della sostenibilità degli ultimi trent’anni, non è difficile imbattersi in continue accelerazioni e decelerazioni. La domanda vera da farsi per un’impresa – di fronte ad un cambio di paradigma qual è quello che stiamo vivendo – è quanto sia giusto approcciare la sostenibilità come un mero esercizio di compliance normativa o piuttosto investire nella sostenibilità quale strumento per interpretare i cambiamenti del contesto esterno e tradurli in innovazione organizzativa, di prodotto e di processo. L’osservazione del mercato – e la ricerca lo conferma – ci dice che questo secondo passaggio molte imprese stanno cominciando a farlo“.




































































