ESG SMART DATA

Cerved: finanza sostenibile ed ESG spingono la ripresa, ma occorre coinvolgere le PMI

Per il raggiungimento degli obiettivi legati alla transizione Green serve un approccio data driven alla sostenibilità, favorendo i flussi della finanza ESG anche alle piccole e medie imprese che rischiano di essere escluse. Occorre inoltre ridurre il divario Nord Sud che si fa sentire anche sul piano della transizione ecologica. I punti principali del rapporto Italia Sostenibile del Cerved

Pubblicato il 20 Apr 2021

CERVED

Il ruolo della finanza sostenibile e la capacità di estendere le opportunità legate all’ESG anche alle PMI sono due dei fattori che più potranno incidere sulla ripresa economica. Dai dati del Rapporto Italia Sostenibile del Cerved arriva l’immagine di un Paese che può sfruttare le straordinarie potenzialità della transizione verso la sostenibilità, ma che vede, anche su questo versante, un peggioramento del divario Nord Sud con rischi anche per il tessuto delle piccole e medie imprese ancora lontane dalle risorse che sui temi della sostenibilità si stanno mettendo in campo.

Il ruolo della finanza sostenibile

Andrea Mignanelli, CEO di Cerved Group

Il ruolo della finanza sostenibile si sta già definendo con grande chiarezza: Andrea Mignanelli, CEO di Cerved Group ha sottolineato che grazie anche alle logiche ESG il mondo finanziario sta già indirizzando investimenti importanti a beneficio di progetti sostenibili ed è ragionevole attendersi una ulteriore accelerazione anche grazie a una regolamentazione che a livello europeo dovrebbe garantire maggiore certezze. Il grande tema – sottolinea ancora Mignanelli – riguarda il fatto che le aziende di minori dimensioni non sono ancora correttamente intercettate e conosciute da questi investitori”.  C’è un rischio di marginalizzazione delle PMI che, considerando l’importanza che rivestono sul mercato italiano, appare assolutamente rilevante. E il tema si deve affrontare proprio con la diffusione di una rendicontazione ESG capace di rendere queste imprese visibili e “apprezzabili” da quel mondo della finanza sempre più attenta a questi temi. Una grandissima opportunità che si legge anche nei numeri: si calcola infatti che la finanza sostenibile nel 2020 è arrivata in Europa a 230 miliardi di Euro mettendo a segno un raddoppio rispetto al 2019.  

Occorre diffondere un approccio data driven alla sostenibilità

La chiave di volta, secondo il CEO di Cerved è nella necessità di diffondere un approccio data driven ai temi della sostenibilità, una attenzione che permetta di misurare e rappresentare la coerenza e la correlazione tra i temi del business e i temi della sostenibilità. In concreto, il mondo della Finanza e, in generale, gli investitori hanno bisogno di maggiori certezze sui valori che fanno un progetto o un’azienda sostenibili; in questo senso il ruolo dei rating è oggi un fattore abilitante per garantire anche alle aziende minori di poter accedere a queste risorse finanziarie. Per garantire anche una “competitività finanziaria” è necessario dunque misurare e rendicontare il percorso di raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità grazie ai dati ma, purtroppo, oggi solo 33 aziende hanno obiettivi quantitativi su 200 bilanci di sostenibilità analizzati.

Un altro aspetto fondamentale attiene alla cultura della sostenibilità: occorre superare le logiche che portano a interpretare la riconversione verde come una forma di de-industrializzazione, ma al contrario deve essere vista come un grande potenziale in termini di nuove percorsi di sviluppo e di innovazione. Mignanelli sottolinea a questo proposito che i temi connessi con la sostenibilità non sono laterali al business, ma al contrario hanno una connessione strettissima tra con i temi della profittabilità delle aziende e i rating ESG sono in grado di dimostrarlo.

Ma il rapporto Italia Sostenibile di Cerved mette a fuoco anche un altro grande tema che accompagna la nostra storia: il divario Nord Sud che purtroppo torna a farsi sentire in modo importante anche su questo versante. I flussi della finanza ESG destinati a finanziare la transizione digitale e ambientale e a sostenere una ripresa sostenibile non solo riguardano al momento le grandi imprese, ma mostrano a loro volta una forbice tra le potenzialità del Nord e quelle del Sud del Paese.

La sostenibilità come potenzialità di cambiamento e di transizione green

Enea Dall’Aglio, Innovation Team, Gruppo Cerved spiega la logica del rapporto Italia Sostenibile nella volontà di creare un indice generale di sostenibilità per i territori, con un approccio in grado di riflettere e misurare il ruolo delle imprese e delle organizzazioni che interagiscono con le comunità e che si propongono di raggiungere obiettivi di redditività e di valore per tutti gli interlocutori.

Dalla ricerca emerge un grande patrimonio di conoscenza che mette in luce alcuni importanti fenomeni come appunto il tema del divario a livello di sostenibilità tra Nord e Sud, come la forte correlazione tra la sostenibilità ambientale e sociale, come la “sorpresa” di alcune zone a grande concentrazione di imprese che hanno risultati positivi in ragione di indicatori compositi. Gli indici evidenziano forti differenze territoriali: ci sono 17 province eccellenti, con un livello di sostenibilità elevato ed equilibrato, ma anche 22 province con debolezze rilevanti su tutte e tre le dimensioni; a queste si aggiungono 28 province che si caratterizzano per avere almeno una priorità di sostenibilità economica.

Dall’Aglio sottolinea che se si considera solo l’inquinamento atmosferico le grandi città sono naturalmente penalizzate, ma la sostenibilità ambientale non è solo questo, gli indici misurano anche il passo e le potenzialità di cambiamento e di transizione verde, verso la riconversione energetica. Un esempio per tutti è rappresentato da Pisa, un territorio di eccellenza nella formazione a livello internazionale, con un centro avanzato per lo sviluppo del capitale umano, che fa da catalizzatore per le aziende impegnate nella trasformazione tecnologica che contribuiscono a creare un tessuto che ha un contesto di grande rilievo anche a livello sociale. Dall’Aglio osserva poi che dalla ricerca emergono cinque diverse “Italie” della Sostenibilità , mostrando come su questi temi ci sia una “capacità di azione” diversa in funzione di una serie di parametri che determinano poi il profilo dei territori del nostro Paese.

Le imprese con rating ESG elevati hanno minori probabilità di default

Guido Romano, Ufficio studi Cerved sottolinea a sua volta che la sostenibilità è rallentata da problemi strutturali che si sono susseguiti negli ultimi 20 anni. Il Covid non ha solo messo in crisi aziende sane, ma ha aggravato le difficoltà strutturali del Paese e ha acuito debolezze di lungo termine. Servono per questo investimenti presso nuove aziende e in questo momento nel mondo non sono le risorse finanziarie che mancano. C’è un fatto nuovo che appunto si chiama Finanza Sostenibile, e il grande tema è come attrarre queste risorse offrendo risposte nel rispetto della logica data driven.

Un esempio? Dalla correlazione tra i dati relativi alle performance ESG e le probabilità di default emerge che le imprese con rating ESG elevati hanno minori probabilità di default. Appare chiaro che se la finanza è oggi un canale che può indirizzare risorse verso la sostenibilità occorre dare alla finanza le rassicurazioni (dati) di cui ha bisogno per le sue decisioni e le PMI non devono rischiare di essere escluse da queste decisioni.

Chiesi: nel piano strategico di sostenibilità abbiamo due parametri sempre presenti: il valore sociale e il valore di business

La presentazione del rapporto Italia Sostenibile ha poi ospitato la testimonianza di Maria Paola Chiesi, Shared Value & Sustainability Director di Chiesi che ha ricordato l’importanza di considerare la sostenibilità come un tema centrale per il business. “Persone al centro” è lo slogan della società dalla sua fondazione nel 1935 e la realtà, che oggi è una B-Corpo con 7 centri di ricerca, 6 mila collaboratori e un fatturato di 2 miliardi di euro, si è messa in discussione sulla parte ambientale con l’obiettivo di diventare carbon neutral entro 2035. E su questo percorso ha scelto di sviluppare prodotti in modo compatibile con l’ambiente. “Nel piano strategico di sostenibilità – osserva – abbiamo due parametri sempre presenti: il valore sociale e il valore di business. Se non c’è valore di business vuol dire che si tratta di filantropia. Non consideriamo la sostenibilità un costo ma un investimento che porta tantissima innovazione, una grande creatività nel ripensare i processi e apre a nuove forme di innovazione”.

La transizione “net zero” aiuterà l’economia a crescere del 25% prossimi venti anni

Giovanni Sandri, Country head BlackRock Italia ha sottolineato che siamo al centro di una transizione epocale. Gli investitori continuano a cercare opportunità ma oggi sta cambiando la sensibilità verso la sostenibilità, che ha un impatto sempre più rilevante su qualsiasi attività di business. Il rischio climatico è un rischio di investimento che deve essere valutato, ma nello stesso tempo c’è  anche una grande opportunità legata alla transizione net zero del 2050. Il BlackRock Investiment Instutite dice che questa transizione aiuterà a far crescere l’economia mondiale a crescere in maniera aggiuntiva del 25% nei prossimi venti anni, creando nuovo valore. Ma le aziende dovranno dimostrare di gestire questi nuovi rischi e queste opportunità. Oggi non c’è azienda che non affermi di essere sostenibile, il problema è capire se questi intenti corrispondono al vero.  Per questo motivo la trasparenza e i dati sono fondamentali. Ma la trasparenza non vale solo per le grandi aziende, si deve estendere all’intero tessuto imprenditoriale, che deve adottare strumenti di reportistica e standard adeguati. Si tratta di un impegno e un investimento, ma chi non lo affronta rischia di essere percepito dagli investitori come opaco, con maggiori difficoltà in termini di accesso ai capitali.

Stefano Barrese, responsabile banca dei territori Intesa San Paolo rimarca un ottimismo rispetto alle prospettive di recupero, e sottolinea che le tempistiche saranno un fattore chiave. La semplificazione amministrativa in Italia sarà poi fondamentale. Il nostro Paese può essere in posizione di vantaggio rispetto agli altri, nella transizione ecologica e in particolare nel riciclo, ma occorre poi migliorare i meccanismi di coinvolgimento delle imprese su queste tematiche.

Silvia Candiani, Country general manager Microsoft Italia ha messo in evidenza che la transizione green ha al centro il digitale. L’innovazione digitale permette di portare efficienza nei processi industriali e consente di organizzare al meglio il matching tra domanda e offerta di energia evitando sprechi, ma serve una transizione digitale accanto a quella energetica. In Italia c’è certamente grande sensibilità, ma gli investimenti in IT sono ancora inferiori alla media europea, soprattutto nelle PMI.

Raffaele Jerusalmi, CEO Borsa italiana ha portato poi l’attenzione sul tema delle competenze, sulla necessità di High value skill e di come sia necessario aiutare e rendere più forte il contatto tra il mondo delle università e quello delle aziende. Ricordando – tra l’altro-  come Borsa italiana sia stata la prima borsa a lanciare una sustainability week, in forma di incontro sulle tematiche legate allo sviluppo del business sostenibile.

Marco Sesana, Country manager & Ceo Generali Italia ha rilevato a sua volta che la pandemia ha creato disuguaglianze anche all’interno delle aziende, ha provocato reazioni diverse, che stanno cambiando abitudini e comportamenti che e stanno spingendo verso una maggiore attenzione alla salute e all’ambiente.

Carlo Tamburi, Head of country Enel Italia, sottolineando i buoni risultati raggiunti in termini di sviluppo delle energie alternative ha invitato a guardare con grande attenzione agli obiettivi del sistema Paese, ricordando che in Italia nel 2019 si è prodotta energia elettrica da fonti rinnovabili per il 37% del fabbisogno. Ma occorre fare molto di più perché l’obiettivo di arrivare al 50% per il 2030 sta per essere rivisto verso l’alto ed è ragionevole che si debba arrivare al 70%. Per questo è importante creare le condizioni affinché tutti gli attori possano fare la loro parte.

Il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile Enrico Giovannini, ha osservato in conclusione come il Rapporto Cerved metta in evidenza che già oggi le imprese parlano un linguaggio di sostenibilità con una competizione virtuosa ad esempio in termini di taglio nelle emissioni. Una parte importante sarà svolta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che assegna investimenti importanti alla mobilità sostenibile e all’energia, ma occorre anche fare attenzione ai rischi green washing ed è fondamentale, come sottolinea il rapporto, cercare di colmare il divario Nord e Sud e favorire  il coinvolgimento delle piccole e medie imprese.

Immagine fornita da Shutterstock

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