Digital Finance

Da blockchain e DLT una risposta alla domanda di fiducia nei dati ESG

In occasione dell’avvio del ciclo di incontri su “Le nuove frontiere della Tokenization – Implicazioni per il mercato nazionale” realizzati da Consob e Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano il Commissario Consob Paolo Ciocca sottolinea il ruolo e l’importanza delle tecnologie DLT e Blockchain anche nella prospettiva di gestione dei dati nei processi ESG

Pubblicato il 08 Ott 2021

Paolo Ciocca, Commissario Consob

Un doppio binario, con due grandi piani di innovazione che oggi viaggiano in parallelo, ma che sono destinati a incrociarsi. Si potrebbe scattare così la fotografia del rapporto tra mondo finanziario e innovazione digitale: con il treno in corsa della digital finance e della nuova normativa in arrivo e, in contemporanea, l’altro treno, non meno veloce, che sta trascinando i fenomeni della finanza sostenibile e dell’ESG. Difficile non pensare che non ci siano convergenze, anche perché i sottostanti di queste trasformazioni: emergenza climatica, innovazione digitale, tokenizzazione e cripto-asset, solo per citarne alcuni, sono nello stesso tempo portatori di tante nuove opportunità di sviluppo.

A un anno di distanza circa dalla presentazione del Digital finance package della Commissione Europea (per la precisione era il 24 settembre 2020) e alla vigilia dell’avvio di un percorso di formazione sulla nuova normativa per la finanza digitale che vede la collaborazione tra Consob e Osservatorio Blockchain & DLT del Politecnico di Milano, abbiamo voluto analizzare con l’aiuto del Commissario Consob Paolo Ciocca quali connessioni possono permettere alle tecnologie DLT e Blockchain di aggiungere valore all’ESG e alla finanza sostenibile in generale.

Il punto di partenza è dunque nel Digital finance package della Commissione Europea, un passaggio che punta a creare condizioni di maggiore fiducia e sicurezza tra tutti gli attori con un focus guarda in modo particolare alla necessità di regolamentare fenomeni come tokenizzazione e cripto-asset che stanno allargando e trasformando il mercato finanziario. Non a caso l’iniziativa congiunta ConsobOsservatorio Blockchain & DLT del Politecnico di Milano, è stata denominata: “Le nuove frontiere della Tokenization – Implicazioni per il mercato nazionale”. (Vai QUI per maggiori informazioni e per iscriversi)

L’impegno formativo è chiaro e, come sottolinea Paolo Ciocca, vuole rispondere alla necessità di alzare il livello di sensibilità, di attenzione, di competenze sul mondo della digital finance a fronte di uno scenario normativo in cambiamento.

A questo si deve aggiungere che i temi ESG (Environmental, Social e Governance) stanno cambiando i fondamentali relativi alle performance delle imprese introducendo una serie di parametri e KPI sui quali si basano le valutazioni del mercato e degli investitori. Due trasformazioni che si intrecciano e che amplificano alcuni fenomeni e che necessitano di stabilire un nuovo rapporto di fiducia tra attori del mercato finanziario e investitori, sia per i nuovi servizi finanziari basati su tecnologie digitali, sia per poter valutare appieno le performance delle imprese anche per quanto attiene a valori ambientali, sociali ed etici (ESG).

Iniziamo dalla nuova normativa disegnata dal Digital finance package della Commissione Europea che sta cambiando le prospettive del mercato. Come state affrontando, come Consob, questa trasformazione?

Come Consob siamo partiti 3 anni fa, con una consultazione pubblica che aveva l’obiettivo di capire come affrontare il percorso di una normativa sui Digital assets. Quella analisi ci ha permesso di mettere a fuoco con precisione i principali vincoli che avevamo davanti. Quando poi è uscito il Digital finance package della Commissione Europea abbiamo focalizzato l’attenzione sui principali punti da affrontare: solo per fare qualche esempio, nel caso dei Token abbiamo analizzato i temi legati alla tipologia di informazioni da presentare al momento dell’emissione; abbiamo approfondito le problematiche relative a possibili conflitti di interesse, le possibili forme di market abuse e la gestione di un passaggio da modelli centralizzati a soluzioni decentralizzate. Come Consob, abbiamo chiesto, tra l’altro, una maggiore chiarezza sulle definizioni, sulle responsabilità e sulla corretta identificazione dei soggetti attivi a livello di emissioni.

La nuova regolamentazione può essere il presupposto per una crescita organica del settore e per una evoluzione anche degli attori più tradizionali? 

Il Digital finance package è un insieme di regolamenti che una volta entrato in vigore porterà alla creazione di una cornice di sicurezza molto rafforzata. La concomitanza nell’attivazione di più livelli di regolamentazione può produrre una sorta di “Big Bang” con la creazione di un nuovo mercato, caratterizzato da nuove dinamiche e da un maggior livello di fiducia tra tutti gli attori. Per certi aspetti è come trovarsi ai nastri di partenza di una gara e ci sono tanti paesi che competono per conquistare un ruolo di primo piano.

Quali sono gli aspetti più rilevanti di questo approccio alla regolamentazione?

Occorre alzare il livello di preparazione sulla Finanza digitale: le competenze sono assolutamente fondamentali. In particolare, occorre prestare la massima attenzione alle regole che devono guidare le spiegazioni da fornire ai consumatori e le garanzie che devono essere prodotte in merito a queste informazioni. Questo è uno dei punti cruciali per gestire il passaggio da un mercato per “esploratori” a un mercato mainstream.

Come anticipato a questa trasformazione, guidata in larga misura dalla tecnologia, se ne affianca una, quella dell’ESG, guidata da una trasformazione culturale e sociale, che contribuisce a sua volta a cambiare lo scenario per gli operatori e per gli investitori. Che relazioni vede tra questi due fenomeni?

Diciamo innanzitutto che la relazione c’è e che può essere chiaramente identificata nel denominatore comune della fiducia. In entrambi i casi il mercato ha un bisogno crescente di fiducia e nuove risposte a questa domanda possono arrivare dalla convergenza tra le soluzioni delle tecnologie DLT e la domanda di affidabilità nei dati dell’ESG.

Ma per valutare queste prospettive dobbiamo riflettere sul fatto che viviamo un divide generazionale molto importante. Da una recente ricerca del Censis, emerge che la finanza digitale non trova molto consenso tra gli over 65, mentre al contrario l’interesse delle fasce più giovani è altissimo. Questo aspetto va messo in relazione con il dato relativo all’atteggiamento con cui le persone guardano alle problematiche ambientali dal punto di vista finanziario. Qui osserviamo una domanda di “enforcement”: gli investitori non esitano a dichiarare che sono pronti a uscire dai loro investimenti a fronte, ad esempio, di un rischio di greenwashing. In concreto si percepisce una “domanda” di fiducia “aggiuntiva”. Per dirla in altre parole, se è chiaramente consolidato il fatto che il rendimento di un asset finanziario rifletta le performance di un’azienda o di un mercato, occorre creare la stessa cornice di fiducia anche sulle performance di quella stessa azienda o di quel mercato in termini di risultati sul piano della sostenibilità e della responsabilità sociale.

Siamo dunque nel territorio dell’ESG?

Esattamente e c’è un punto che deve essere colto adeguatamente dagli intermediari e in generale dagli attori di questo mercato: quando parli di fiducia nella sostenibilità ambientale di una impresa stai introducendo un elemento valoriale. Un benchmark sulle performance di un’azienda può essere buono o cattivo in funzione delle aspettative legate ai risultati e oggi è molto più difficile misurare o esprimere una valutazione altrettanto sicura in relazione a quanto un’azienda riesce ad essere green.

Cosa comporta questa situazione?

Il mercato, gli investitori chiedono appunto un “enforcement”. Vogliono maggiori strumenti, vogliono dati ed esigono affidabilità e sicurezza. Lo hanno capito molto bene gli americani dove questo “enforcement” può fare riferimento ai criteri collegati al “whistleblowing”. Negli Stati Uniti la normativa è più “leggera”, ma si chiede alle imprese una maggiore responsabilità nella gestione delle informazioni. Il greenwashing è un problema di informazioni al mercato. E la risposta alla domanda di enforcement non si risolve con maggiore compliance.

Enforcement” va inteso dunque nell’accezione di una domanda da parte di consumatori e investitori che vogliono essere nella condizione di controllare?

Esattamente, ed è qui che l’ESG si può incrociare con le DLT e con la blockchain, o comunque con i temi dell’innovazione digitale. Il risparmiatore pretende di controllare, pretende delle garanzie verificabili e con la blockchain le organizzazioni che devono dare contezza della sostenibilità di una filiera, delle materie prime utilizzate, o di un processo, hanno la possibilità di valorizzare le informazioni in loro possesso anche per rispondere a questa domanda di trasparenza. Le piattaforme che vengono utilizzate per gestire la tracciabilità di filiera possono rappresentare la soluzione più adatta per dare ai consumatori e agli investitori quell’”enforcement” che consente di verificare e controllare. Le DLT, per tante ragioni legate alla sicurezza, alla sostenibilità economica, alla garanzia di trasparenza e ai livelli di automazione, possono essere una risposta a questa domanda.

Dunque, regolamenti da una parte e tecnologie dall’altra per rispondere alla domanda di trust che arriva con l’ESG?

Dobbiamo considerare l’incrocio tra i contenuti finanziari classici del rendimento e quelli nuovi della sostenibilità. E dobbiamo ancora una volta considerare il ruolo degli intermediari come un componente fondamentale che necessita di un salto culturale: si deve ragionare sulla misurabilità di elementi di valore, etici, con la consapevolezza che la reattività del risparmiatore su questi elementi è molto più forte. Se si dice al risparmiatore “questo asset è sostenibile” occorre avere gli elementi per dimostrarlo e per permettergli di verificare questa dimostrazione. Affrontare il trust solo in questi termini di compliance potrebbe non essere sufficiente, occorre mostrare “le prove” ed esporle. Lì c’è l’opportunità della blockchain o DLT.

A maggior ragione occorre prepararsi

Torno a insistere sulla formazione e sulla preparazione di tutti gli attori a questo passaggio: solo in questo modo si creano le condizioni per trasformare queste prospettive in reali opportunità. A questo risponde il progetto denominato “Le nuove frontiere della Tokenization, implicazioni per il mercato nazionale” costituito da una serie di incontri di formazione organizzati in collaborazione tra Consob e l’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger del Politecnico di Milano.

Come si sviluppano questi eventi?

Si tratta di incontri strutturati in due sessioni in cui Consob e Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger hanno unito le forze e si sono divisi i compiti per dare una visione completa dello scenario normativo legato alla finanza digitale con una prima parte dedicata a una ricognizione e a un approfondimento sul tema della emissione, sulla formazione dei contenuti informativi, sul mercato secondario, sulle regole di condotta, sui rischi di abusi. Nella seconda parte, si incontreranno invece anche soggetti di mercato e si proveranno ad approfondire gli aspetti tecnologici delineando le linee guida per la preparazione dei singoli soggetti.

Il percorso inizia nel mese di ottobre e prosegue con un appuntamento al mese sino a marzo 2022. Per maggiori dettagli ed effettuare l’iscrizione, occorre andare su questa pagina. 

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