Risk management

Danni ambientali: solo lo 0,45% delle imprese italiane è assicurato

Da una analisi di Pool Ambiente sui risultati della prima indagine statistica effettuata dall’ANIA, emerge la mancanza di copertura assicurativa per i danni ambientali tra le imprese italiane

Pubblicato il 23 Nov 2023

Tommaso Ceccon, presidente di Pool Ambiente

A fronte di un aumento, ormai sotto gli occhi di tutti, dei danni ambientali provocati dai cambiamenti climatici si deve registrare che purtroppo ad oggi solo lo 0,45% delle imprese italiane possiede una copertura assicurativa completa in grado di coprire dalle conseguenze di queste minacce. Il dato arriva da un’analisi condotta da Pool Ambiente, consorzio specializzato in coriassicurazione, basata sui risultati della prima indagine statistica recentemente effettuata dall’ANIA riguardo la diffusione delle polizze di responsabilità ambientale nel nostro Paese nel 2021.

Danni ambientali: manca ancora una cultura del rischio

Le aziende italiane in generale sembrano non aver ancora compreso l’importanza di proteggersi contro i danni all’ambiente. Ci sono però delle importanti differenze a livello di settore. Il comparto dei rifiuti si colloca al primo posto in termini di presenza di polizze assicurative con 19,12%. Grazie anche all’obbligo legale introdotto nel 1999 dalla Regione Veneto che impone alle imprese attive nel settore di stipulare una polizza assicurativa e una fidejussione a favore della Regione per i danni all’ambiente. Se non ci fosse questo obbligo, la percentuale di imprese nazionali del settore rifiuti con una polizza ambientale attiva scenderebbe infatti al 7,66%, secondo una stima basata sui dati del portafoglio del Pool Ambiente.

Gestione rifiuti, chimica e petrolifero ai primi posti

Accanto al settore dei rifiuti tra i settori più attenti alla gestione assicurativa dei danni all’ambiente si colloca il mondo della chimica con il 6,97% e il settore petrolifero con il 3,52%. Se si guarda invece alle ultime posizioni di questa classifica si trova il mondo del tessile e della lavorazione pelli con lo 0,40%, i trasporti con lo 0,37%, la carta, legno e stampa con lo 0,36%. L’analisi della geografia ci dice che a livello regionale l’analisi sulla diffusione delle polizze per danni all’ambiente mette in evidenza il Veneto come area più attenta a questi temi con l’1,33%. Un primato che mostra come questa sia anche l’unica regione italiana con una percentuale superiore all’1%, seguita da Liguria con l’0,63%, dalla Basilicata con lo 0,55%, dall’Abruzzo con lo 0,49%, dal Piemonte con lo 0,48%, dall’Emilia Romagna con lo 0,46% e dall’Umbria con lo 0,45%.

Il valore sociale e ambientale delle polizze per danni ambientali

Tommaso Ceccon, presidente di Pool Ambiente sottolinea che “le ragioni della scarsa diffusione delle polizze assicurative per danni ambientali tra le imprese italiane sono molteplici e spesso interconnesse. In particolare, vi sono alcuni luoghi comuni e concezioni errate diffuse nel nostro Paese che ostacolano la diffusione di questo tipo di copertura”. Le polizze per danni all’ambiente presentano un importante valore sociale e ambientale, e portano benefici diretti alla sfera economica, sociale e ambientale sia a livello locale sia nazionale. Allo scopo di incentivare le imprese a sottoscrivere delle polizze ambientali potrebbe essere utile riconoscere dei vantaggi economici alle aziende che sottoscrivono una polizza ambientale considerandole anche come uno strumento di sostenibilità nel calcolo del rating ESG .

Tenere sotto controllo i rischi ESG

C’è il tema della gestione dei rischi ESG e di un presidio dei temi di risk management in generale. In caso di danno all’ambiente e mancanza di assicurazione, l’azienda deve gestire autonomamente e sostenere i costi relativi agli obblighi previsti dalla normativa italiana su bonifiche e ripristino delle risorse naturali danneggiate. Se non è in grado, la Regione deve farsi carico degli interventi, sempre che abbia risorse sufficienti per farlo. Una nota di ANIA ha sottolineato l’importanza di far “comprendere alle aziende la necessità di dotarsi di un adeguato ombrello protettivo a livello assicurativo”. E a sua volta Flavio Sestilli, Presidente dell’AIBA, Associazione Italiana Brokers di Assicurazioni ha rilevato che “la carenza di una reale cultura in tema di inquinamento ambientale da parte delle imprese rappresenta l’ostacolo principale a un vero cambio di passo”.  

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