Sustainability Management

Energy e carbon neutrality: la spinta arriva dall’innovazione

La doppia sfida della transizione energetica e della sostenibilità per la propria organizzazione, per i territori e per le imprese e il ruolo sempre più importante dell’ESG nel confronto con Marcello Donini, Corporate Social Responsibility Manager di E.ON

Pubblicato il 14 Mar 2023

Marcello Donini, Corporate Social Responsibility Manager di E.ON

Nel momento in cui si guarda al panorama della sostenibilità e dell’ESG si deve necessariamente considerare che ci sono aziende impegnate nel raggiungimento di propri target e aziende che oltre a questi, lavorano per abilitare e per sostenere il raggiungimento degli obiettivi dei propri clienti. E.ON è una di queste realtà ed è caratterizzata da un percorso e da scelte che mettono in diretta relazione i temi della trasformazione energetica e della carbon neutrality con una focalizzazione speciale sull’innovazione e sull’ESG.

E.ON Italia, nello specifico, fa parte di un grande gruppo internazionale di origine tedesca che vanta una presenza significativa in quasi tutti i Paesi europei ed è caratterizzato da obiettivi di sostenibilità molto “sfidanti” unitamente a un modello di sviluppo che punta a sostenere i clienti nel miglioramento delle loro performance di sostenibilità. Una esperienza dalla quale prende forma una visione del sustainability management del tutto particolare che abbiamo voluto affrontare con Marcello Donini, Corporate Social Responsibility Manager at E.ON.

Quali sono i principali obiettivi legati alla sostenibilità per E.ON?

Diciamo subito che abbiamo obiettivi coerenti con quelli dell’Unione Europea, a cui abbiamo aggiunto qualcosa: rispetto all’impegno di arrivare alla carbon neutrality entro il 2050, come Gruppo ci stiamo impegnando per ridurre le emissioni Scope 1 e 2 del 75% entro il 2030 per arrivare a ridurle completamente entro il 2040 con riferimento alla baseline del 2019. Dunque, in anticipo rispetto ai target UE.

Se le emissioni Scope 1 e 2 si possono controllare direttamente, con le Scope 3 la sfida è molto più complessa. Come vi muovete per raggiungere questo obiettivo?

In termini di strategia energetica stiamo lavorando per sostituire i megawatt ora di energia che trattiamo, in energia proveniente prevalentemente da fonti rinnovabili: questa per noi è la strada maestra. Relativamente al mondo del gas, la questione è più complicata perché non esistono ancora alternative tecnologiche sufficienti. Nei prossimi anni prevediamo di poter lavorare sull’integrazione di tecnologie come l’idrogeno, ma è difficile pensare di essere in grado di sostituire il gas naturale nel breve.

In generale, l’obiettivo è quello di confermare il nostro ruolo di abilitatori di sostenibilità, sia nell’ambito del business delle reti, sia per quanto attiene alla proposizione di soluzioni per i clienti che uniscono una risposta alle necessità energetiche e una risposta altrettanto efficace agli obiettivi di sustainability. In questo senso, per fare un esempio, si collocano pacchetti e proposte che combinano fotovoltaico, pompe di calore, batterie di accumulo o, in ambiti più specifici, soluzioni a supporto di una smart mobility sostenibile.

Unite un piano di sostenibilità di gruppo con un ruolo di provider per l’efficientamento energetico e per la riduzione dell’impronta energetica dei clienti. Come avete impostato le vostre azioni per il raggiungimento di questi obiettivi?

È molto importante ricordare che il Gruppo è uscito dalla generazione di energia elettrica da fonti fossili già dal 2016. Questa è stata una scelta strategica che ci permette oggi di affrontare in trasparenza le esigenze dei clienti che hanno bisogno di energia pulita e di poter contribuire alla riduzione della carbon footprint sulla loro supply chain energetica.

La nostra proposizione si basa su una offerta di gas ed energia elettrica che siano nella più ampia misura possibile sostenibili. Questo è un percorso che abbiamo avviato e che ci vede fortemente impegnati sui temi dell’innovazione. Siamo ad esempio molto attenti alla filiera dell’idrogeno per essere pronti e recettivi anche per far crescere il ruolo di altre fonti come il biogas.

Una ulteriore dimensione di questo impegno riguarda lo sviluppo di soluzioni smart per il mondo residenziale per rendere i consumi più efficienti e più intelligenti. Dal 2016 abbiamo poi attivato una iniziativa denominata “Odiamo gli sprechi” che ha lo scopo di sensibilizzare i nostri clienti verso un approccio più attento agli stessi. Siamo convinti che i clienti siano più soddisfatti nel momento in cui si lavora insieme per la corretta gestione delle risorse: questo significa migliore efficienza energetica, più risparmio e un utilizzo più intelligente di tutti gli asset.

In questo caso si tratta di un impegno che prevede un percorso di sensibilizzazione dei clienti, del mondo della scuola e di tutti gli stakeholder e anche a causa dell’impennata del prezzo dell’energia l’attenzione su questi temi è decisamente aumentata.

Quali sono i punti di riferimento in questa sintesi tra gestione dell’energia, sostenibilità e innovazione?

La risposta è nelle tre linee strategiche di E.ON Italia: Growth leader, Green & sustainable e Truly people centric. Questi sono anche i tre pillar che sono confluiti nella missione “Make Italy Green” per abilitare la transizione energetica in un’ottica green.

Come presidiate, a livello di organizzazione, i temi della sostenibilità e come siete arrivati a questo modello?

In E.ON Italia, l’organizzazione relativa alla sostenibilità è gestita da anni con un modello suddiviso in più funzioni con l’area HSSE (Health, Safety, Security, Environment) che guarda storicamente ai temi dell’Environment. Dal 2019 il management team ha poi costituito una struttura con un’area CSR all’interno della divisione Marketing & Communication a cui è stato affidato l’obiettivo di focalizzarsi sulle tematiche legate alla sostenibilità.

Uno dei primi compiti che le è stato affidato è stato quello di rendere più olistico l’approccio alla sostenibilità mantenendo ovviamente l’attenzione sui temi ambientali, ma allargandoli a quelli di social e governance. Abbiamo cominciato così a muoverci su un cambiamento culturale di approccio alle tematiche di sostenibilità e di introduzione di altri capisaldi che fanno riferimento agli SDGs.

A metà dello scorso anno si è deciso di rafforzare questa struttura con una divisione denominata Sustainability & Innovation per lavorare sulla proiezione futura di una sostenibilità in cui l’innovazione svolge un ruolo determinante.

Questa struttura ha rappresentato un ulteriore passo in avanti e la Sustainability & Innovation risponde oggi direttamente ad un board member che conta su una visione di alto livello e su un’interlocuzione più completa su tutti i temi della sostenibilità e dell’innovazione. Questa divisione incorpora poi anche la tematica diversity and inclusion garantendo un presidio su tutti i parametri della sostenibilità.

Come state misurando e controllando le performance relative alla sostenibilità?

Il Gruppo pubblica un bilancio di sostenibilità da 15 anni e E.ON Italia è “consolidata” all’interno dei dati di Gruppo. Ma a parte questo aspetto più legato alla rendicontazione, il tema della misurazione della sostenibilità per noi attiene al nostro stesso posizionamento. Se abilitiamo la transizione energetica e facilitiamo gli stakeholder nel percorso verso la carbon neutrality, non possiamo non essere i primi a misurare la nostra carbon footprint e tutti i KPI della sostenibilità.

Che ruolo svolge l’ESG? Come la state gestendo?

Dal 2020 abbiamo preso un impegno specifico nella realizzazione di un Profilo di sostenibilità. Per questa operazione abbiamo focalizzato la nostra attenzione sulla matrice di materialità, con un ascolto importante degli stakeholder, un confronto sui temi materiali, un processo di validazione con gli stakeholder esterni e di confronto con un gruppo di lavoro interno. Il tutto per arrivare a una messa a terra basata su specifiche progettualità.

Per queste attività abbiamo poi creato un team interfunzionale di manager che è stato rafforzato nel corso del tempo e ha visto la creazione di un ESG Team. Contemporaneamente il Gruppo ha accelerato sull’ESG con una impostazione finanziaria che prevede la validazione dei rating, le certificazioni e il rapporto con gli investitori per restituire a chi investe un punteggio che permetta di valutare le progettualità in corso.

L’organizzazione ha visto poi l’arrivo di un ESG Manager con un approccio prevalentemente di tipo finanziario e con il compito di trasmettere al Gruppo e al nostro interno i KPI ESG fondamentali.

Concretamente come si sviluppa questo percorso?

Prima di tutto va detto che grazie a questa impostazione, i KPI ESG sono adesso a disposizione della Sustainability Innovation e rappresentano un ulteriore asset per la costruzione di strategie di sostenibilità.

In secondo luogo, dobbiamo osservare che se il Gruppo si è posto l’obiettivo di diventare carbon neutral al 2040 (per le emissioni Scope 1 e 2) e di diminuire del 75% le emissioni Scope 1 e 2 entro il 2030, abbiamo gli elementi e le metriche per pianificare il nostro contributo come realtà italiana al raggiungimento di questo risultato.

In questo senso, si colloca il lavoro per rendere il bilancio di sostenibilità integrato con i KPI ESG, non solo in termini di analisi dei dati che ci arrivano dal passato, ma anche come valutazione delle prospettive per il futuro.

Vediamo alcuni di questi KPI ESG?

Le emissioni evitate di CO2 con i clienti rappresentano un dato particolarmente importante ed è un valore che va tracciato con la massima accuratezza. Ci permette di dire, semplificando, che più soluzioni vendiamo più aiutiamo le imprese a ridurre l’impronta carbonica. La quota di energia verde venduta è un altro indicatore a sua volta molto importante.

Continuando in questa analisi, possiamo aggiungere che oggi siamo compliant con il mondo residenziale: tutte le nostre offerte sono infatti di energia green. Sul lato business la sfida è più impegnativa. È difficile indirizzare e impegnare i clienti industriali ad una adozione univoca da fonti rinnovabili, si può però valutare quando e come spingere in funzione di tante e diverse variabili.

C’è una esperienza particolarmente significativa che può rappresentare un riferimento per questo vostro percorso?

Credo che un progetto flag ship che merita di essere raccontato sia quello dei Boschi E.ON. Si tratta di un progetto di sostenibilità che è nato nel 2011 quando di riforestazione si parlava ancora molto poco ed è un progetto che è stato abbracciato da tutti i top manager che si sono susseguiti in E.ON. Questa è anche la prova che la visione di lungo periodo non è di oggi, ma nel nostro DNA.

A questo occorre aggiungere che si tratta di un progetto che aveva già al suo attivo il fatto di essere integrato nel nostro modello di business. L’idea di fondo è partita da una formula molto facile da raccontare anche ai clienti residenziali: “sottoscrivi un’offerta di gas “verde” e noi piantiamo un albero”.

Per concretizzarlo ci siamo affidati a un partner tecnico qualificato che nei primi 10 anni è stato AzzeroCO2 che ha assicurato la competenza specifica necessaria per fare queste operazioni in maniera solida e credibile, non autocelebrativa. Dal 2021 il progetto è proseguito con Rete Clima e in generale si è arrivati a piantare oltre 110 mila alberi in 46 boschi. Molto probabilmente uno dei più importanti progetti di riforestazione mai portato avanti da una azienda privata.

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