Vodafone Point of View

Il ruolo del manufacturing nella transizione ecologica prevista dal PNRR

È possibile far coesistere innovazione nel manifatturiero con la sostenibilità? Quali tecnologie supportano questa transizione nel mondo industriale? Che supporto offre il PNNR? La visione di Vodafone Business

Pubblicato il 30 Nov 2021

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C’è un cambio di passo importante nel mondo manifatturiero e industriale.
Lo dimostra anche la ricerca presentata in queste settimane dall’Osservatorio Transizione Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano.
In un anno difficile come il 2020, caratterizzato da una delle più forti disruption mai sperimentate in precedenza dal comparto, a causa dei fermi di produzione e della crisi delle supply chain globali correlati all’emergenza pandemica, il mercato italiano dell’Industria 4.0 è riuscito a mettere a segno una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente, superando, in valore, il tetto dei 4,1 miliardi di euro.
Soprattutto, e questo è il dato ancor più significativo, si prepara a chiudere il 2021 con una crescita a doppia cifra e un incremento compreso tra il 12 e il 15 per cento anno su anno, a riprova del fatto che il tema dell’Industria 4.0 si correla a una progettualità persistente, che sta rinnovando le imprese industriali in Italia.
Rinnovando, per l’appunto.

Manufacturing e sostenibilità: obiettivi raggiungibili?

Il mondo del manifatturiero, sottolinea ancora l’Osservatorio, si muove oggi in uno scenario nuovo, condizionato dagli effetti diretti e indiretti della crisi pandemica, e dà vita a iniziative e progettualità che rappresentano esse stesse la risposta al nuovo contesto, con visioni di più ampio respiro.
Così, accanto a Industrial Smart Working, servitizzazione, virtualizzazione dei processi e incremento della resilienza delle supply chain, temi sui quali il manifatturiero non può oggi non riflettere, troviamo anche il grande universo del Green and Blue, vale a dire la nuova attenzione che viene dedicata all’utilizzo del digitale a sostegno della sfida sulla sostenibilità. È questo l’ampio respiro cui facevamo cenno all’inizio: un nuovo modello economico e operativo che dia priorità ad attività compatibili con il futuro della vita sul pianeta.
Del resto, emerge sempre dall’Osservatorio, la domanda di maggiore attenzione ai temi della sostenibilità nasce anche dal basso: sono gli stessi consumatori che non si accontentano più che il prodotto finale sia sostenibile ma vogliono che tutto il processo che lo ha generato sia green.

Il paradigma dell’Industria 5.0 si gioca nel segno della sostenibilità ambientale e sociale

Analoghe considerazioni emergono anche da Federmeccanica che, nel quadro dei lavori della propria Task Force “Liberare l’Ingegno”, costituita con l’obiettivo di “accompagnare” le aziende manifatturiere italiane in un percorso verso la piena digitalizzazione della manifattura, arriva a preconizzare l’adozione di un nuovo paradigma, quello dell’Industria 5.0, nel quale vi sia maggiore enfasi sui temi della sostenibilità ambientale e sociale.
In un’interessante analisi pubblicata nel corso dell’estate su Agenda Digitale si legge, in proposito: “La generazione e l’utilizzo digitale di dati può comportare guadagni di efficienza che si traducono in importanti miglioramenti anche in termini di sostenibilità ambientale delle produzioni: si pensi ad esempio alla tempestiva individuazione di sprechi di energia determinati dal malfunzionamento di macchine (mancato spegnimento, errata parametrizzazione, guasti, …).[…] Esiste la possibilità di governare lo sviluppo dell’economia digitale privilegiando traiettorie che siano associate a migliori condizioni di lavoro, maggiore produttività del lavoro (e dunque più alti salari) e maggiore rispetto delle forme tradizionali di partecipazione democratica. […] Inoltre, la possibilità di un tracciamento della filiera più efficace anche rispetto alle pratiche di lavoro adottate all’interno e all’esterno di una specifica organizzazione, consente di comunicare al mercato caratteristiche di sostenibilità sociale delle produzioni, così aumentando la consapevolezza dei consumatori nelle loro scelte di acquisto”.

Le raccomandazioni del WMF per un’economia circolare anche nel manufacturing

Ancora più rilevanti sono le riflessioni emerse nei giorni scorsi nell’ambito del World Manufacturing Forum, che si è svolto a Cernobbio, anticipando di pochi giorni due grandi appuntamenti come il G20 di Roma e COP26 di Glasgow.
Nel corso del WMF molto si è parlato rispetto al ruolo che le tecnologie digitali possono giocare nel percorso di sviluppo di politiche di sostenibilità e transizione ecologica anche nel settore manifatturiero, analizzando come muoversi gradualmente verso una economia circolare.
Un obiettivo ambizioso, che richiede un importante ripensamento di tutti i processi della catena di fornitura che si svolgono lungo supply chain sempre più articolate e complesse e l’adozione di strategie e pratiche che consentano di ottimizzare l’utilizzo delle risorse, ridurre gli sprechi e generare nuovo valore.

Così, accanto alla necessità di sviluppare nuova consapevolezza nella scelta di materiali e materie prime, accanto all’obbligo di progettare fin dall’inizio non solo il fine vita di un prodotto, ma anche l’eventuale recupero e rimessa a nuovo, emerge la necessità di ripensare l’intero ciclo di vita di un prodotto: macchinari, materiali, prodotti e processi devono essere rivisti secondo logiche nuove orientate alla sostenibilità.

Dalla lean production alla servitizzazione

Tra i modelli operativi, proprio grazie alla digitalizzazione e all’uso coerente e consapevole dei dati, si torna a parlare di una lean production che porti a produrre solo quanto è necessario, nel momento in cui è necessario.
I dati, raccolti lungo una supply chain sempre più integrata, consentono di adottare processi di circolarità e lavorare sulla base di stime previsionali sempre più precise.

Quali sono, però, le leve tecnologiche che abilitano questo percorso di trasformazione?
Di fondo, tutte le leve tecnologiche che hanno definito in questi anni il paradigma dell’Industria 4.0 possono essere declinate in una logica di maggiore sostenibilità ed efficienza.
Vale tuttavia la pena evidenziarne almeno due.
Il cloud, in primis, che di fatto diventa l’abilitatore per accedere a tutte le applicazioni e a tutti gli strumenti necessari per l’efficientamento dei processi, indipendentemente dalla tipologia e dalla dimensione aziendale.
Il cloud è anche l’abilitatore di tutti quei processi e di tutte quelle applicazioni che possono essere remotizzati e dunque gestiti in data center, meglio se declinati in modalità green.

In questo scenario assume nuova rilevanza anche il grande tema della servitizzazione: il passaggio da prodotto a servizio consente di gestire al meglio macchinari e produzione riducendo i guasti o i malfunzionamenti, eliminando o comunque identificando gli sprechi, migliorando l’efficienza degli impianti.

Il green and blue del manufacturing nel PNRR

Ma esiste un fil rouge, una declinazione comune che riunisca manifatturiero, digitale, sostenibilità e li leghi anche al PNRR, vale a dire il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sul quale l’Italia sta oggi modellando il proprio futuro?
Un riferimento esplicito si ritrova nel Capitolo 2 della Missione 1, intitolata “Digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo”. Parliamo di una misura alla quale sono destinati fondi per 23,89 miliardi di euro, 13,8 miliardi dei quali destinati al capitolo “Transizione 4.0” per il rifinanziamento delle politiche di incentivazione fiscale per Impresa 4.0.
In particolare, sono previsti sostegni e incentivi per quegli investimenti in beni strumentali orientati al miglioramento dell’efficienza e dell’uso delle risorse energetiche e i progetti di innovazione con finalità green.
Si tratta di misure che trovano per altro riscontro nel principio del “Do not significantly harm” introdotto dalla Commissione Europea, con l’intenzione di non finanziare direttamente progetti suscettibili di danneggiare l’ambiente.

La visione di Vodafone Business

Vodafone Business guarda al tema della sostenibilità e della tutela ambientale sia come a una leva importante nel ridisegno dei propri processi e delle pratiche interne, impegnandosi a raggiungere obiettivi zero emissioni entro il 2025, sia come una linea di sviluppo di soluzioni e servizi che aiutino le imprese proprie clienti a raggiungere i propri obiettivi “green & blue”.
Nel quadro di questo impegno, Vodafone riconosce ad esempio all’IoT un ruolo chiave di tecnologia a supporto del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
Nel quadro della ricerca IoT Spotlight promossa dalla stessa Vodafone Business e condotta anche su un campione di imprese italiane, è emerso infatti che l’IoT sia uno strumento utile per perseguire obiettivi di sostenibilità, ad esempio nell’ambito dell’energy management, consentendo di misurare i consumi, ridurli ed evidenziare le fonti degli sprechi e la presenza di eventuali anomalie da correggere.
Nell’ambito della mobilità, Vodafone Business ha sviluppato soluzioni nelle quali l’IoT aiuta le imprese a gestire le flotte, ottimizzando i percorsi di guida, il consumo di carburante, la manutenzione dei veicoli.

Vodafone Industrial Connect per un manifatturiero più sostenibile

Nell’ambito del manifatturiero, infine, l’obiettivo di Vodafone Business è quello di mettere a punto strumenti e soluzioni che consentano alle imprese del settore di abilitare servizi di tipo informativo associati ai macchinari.
Sono servizi che consentono di svolgere attività nell’ambito della ricerca di guasti, dell’identificazione dei malfunzionamenti, fino ad arrivare ai servizi manutenzione condition based, e all’analisi dei consumi.
Rientra in questo ambito Vodafone Industrial Connect (VIC), una sorta di Industria 4.0 as a Service.
Si tratta di una soluzione plug & play end to end sviluppata in collaborazione con Cisco e Alleantia in grado di garantire il pieno controllo su macchine e impianti, monitorando in tempo reale i dati in ingresso e in uscita per ottenere informazioni preziose sui livelli di funzionamento, , sui consumi o su possibili anomalie.

Si tratta di un servizio erogato e gestito da Vodafone Business che ha in carico la fornitura e la configurazione dell’hardware, la configurazione della dashboard di controllo e gestione, il collaudo della soluzione e l’assistenza in-life per i clienti che sottoscrivono il servizio stesso.

Energy data Management per il controllo e efficientamento degli edifici

Una soluzione di gestione degli impianti, dei carichi elettrici e il controllo del portfolio edifici con comandi semplici, facilmente impostabili ma altamente efficienti.

La soluzione permette di controllare l’accensione e lo spegnimento dei dispositivi, dall’ illuminazione, ai sistemi HVAC ai macchinari industriali. Dotato di connettività GSM, comunica in tempo reale con il Cloud, permettendo il monitoraggio dei consumi energetici e dei parametri ambientali, ad esempio temperatura, umidità, CO2.

Per ognuno dei dispositivi si potrà impostare un calendario settimanale di accensione e spegnimento agendo direttamente direttamente dalla piattaforma, che fornirà suggerimenti per una programmazione più efficiente

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Maria Teresa Della Mura
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