Il report

Climate change: in pochi sanno quali siano (davvero) le azioni più efficaci per combatterlo

Lo rivela l’ultimo studio di Ipsos, pubblicato in vista della Giornata della Terra 2021. L’indagine ha esaminato in 30 Paesi il rapporto fra realtà e percezioni in merito alle azioni di lotta al cambiamento climatico: ne è emerso che le convinzioni errate o imprecise sono ancora diffuse. In Italia, ad esempio, solo il 5% sa che non avere figli né un’auto sono le misure più utili per ridurre le emissioni di gas a effetto serra

Pubblicato il 19 Apr 2021

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Lo sapete che, in media, le persone tendono a sottovalutare le azioni più efficaci contro il cambiamento climatico, privilegiando invece quelle meno impattanti? E che solo nel 4% dei casi esse sono davvero consapevoli dell’impatto del climate change e del fatto che gli ultimi sei anni sono stati i più caldi mai registrati? Lo sapete che molte persone, da numerosi Paesi del mondo, credono che sia più efficace per l’ambiente mangiare carne e latticini locali, piuttosto che passare a una carne vegetariana?
In vista della Giornata della Terra 2021, prevista per il 22 aprile, la ricerca “Perils of Perception” di Ipsos – condotta in 30 Paesi – sviscera il rapporto fra percezioni e realtà nel difficile mondo della comunicazione su clima e ambiente. E rivela che, nonostante la crescente preoccupazione per il cambiamento climatico e l’elevata fiducia nella nostra conoscenza in merito alle azioni più efficaci per contrastarlo, le percezioni errate delle persone sono ancora più che diffuse.

Che cosa fare concretamente? Meno figli e meno viaggi in aereo e auto

Dall’indagine emerge che, in media, 7 persone su 10 concordano con questa affermazione: “Sono a conoscenza di quale azione devo intraprendere per svolgere il mio ruolo nell’affrontare il cambiamento climatico”. 
Ma è davvero così?
Secondo le percezioni degli intervistati, alle quali si allineano perfettamente anche i cittadini italiani, le tre azioni più efficaci che un individuo potrebbe intraprendere per ridurre le emissioni di gas a effetto serra sono riciclare il più possibile (59%), comprare energia da fonti rinnovabili (49%) e sostituire un’auto tipica con un veicolo elettrico o ibrido (41%).

Sebbene tutti questi siano modi per ridurre l’impatto del cambiamento climatico personale, secondo degli studi accademici del 2017, nessuno è tra le prime tre misure più efficaci. Infatti, al primo posto si posiziona “avere un figlio in meno”, seguito dal non avere affatto un’automobile ed evitare un volo di lunga distanza.

Soltanto una persona su 10 in tutto il mondo dichiara che non avere figli può ridurre le emissioni di carbonio, il 17% afferma di aver scelto di non avere un’auto e il 21% di evitare un volo di lunga distanza. E in Italia? Nel nostro Paese soltanto il 5% degli intervistati afferma che non avere figli può ridurre le emissioni di gas a effetto serra.

L’importanza di ristrutturare le abitazioni: Italia la più consapevole

La ricerca di Ipsos presenta anche una gamma più ampia di azioni che le persone potrebbero intraprendere a livello personale per ridurre l’impatto del cambiamento climatico.
A livello di percezioni, le azioni più condivise sono rappresentate dalla riduzione di imballaggi e packaging (52%) e dall’acquisto di meno articoli o più durevoli (46%). Nella realtà, entrambe le misure citate, però, sono al di fuori delle prime 30 – classificate rispettivamente al 38 ° e 46 ° posto.
L’azione più efficace presente nell’elenco, ossia “ristrutturare e rinnovare le abitazioni in termini di efficienza” – che si colloca al 6° posto su 30 – è stata scelta soltanto dal 35% degli intervistati. Inoltre, la decisione di non avere animali domestici, condivisa solo dal 5%, si posiziona tra le prime 30 azioni per la riduzione dell’impatto del cambiamento climatico personale, precisamente al 25° posto.

In questo ambito, tuttavia, va segnalato il feedback italiano: in Italia, infatti, la percentuale di chi ritiene che ristrutturare e rinnovare le abitazioni per l’efficienza rientri tra le azioni più efficaci per ridurre l’impatto del cambiamento climatico personale è superiore alla media di tutti i Paesi ed è pari al 52%.

Riscaldamento globale e impatto del cambiamento climatico

Secondo le percezioni degli intervistati, il 43% ritiene che lo spostamento interno in alcune aree geografiche del nostro pianeta durante il 2020 sia dovuto a conflitti, come ad esempio la guerra, la violenza criminale e la politica. Soltanto il 32% degli intervistati pensa sia dovuto a disastri climatici e meteorologici, come ad esempio uragani, tempeste e inondazioni.

In realtà, nei primi 6 mesi del 2020, 9,8 milioni di persone in tutto il mondo sono state sfollate a causa dei cambiamenti climatici rispetto ai 4,8 milioni di persone sfollate a causa dei conflitti. E dei 28 Paesi intervistati, soltanto gli Stati Uniti (43%), il Giappone (41%), la Cina (40%), la Francia (39%) e la Russia (35%) erano più propensi ad attribuire al climate change le maggiori responsabilità sul tasso di spostamento interno. In Italia, il 38% degli intervistati ritiene che lo spostamento interno sia dovuto a conflitti e soltanto il 29% ai cambiamenti climatici.

In merito al riscaldamento globale, tutti gli intervistati hanno sottostimato (22%) o non erano sicuri (73%) di quanti anni, dal 2015, sono stati registrati come i più caldi di sempre. Soltanto una persona su venticinque (4%) ha dato la risposta corretta, ossia che tutti i 6 anni – dal 2015 al 2020 – rientrano tra gli anni più caldi mai registrati.

Che cosa mangiare? Pochi conoscono l’impatto di un hamburger

L’indagine Ipsos rivela poi che il 57% delle persone intervistate ritiene che mangiare prodotti locali (anche se comprendono carne e latticini), rispetto a seguire una dieta vegetariana (anche se alcuni prodotti sono importanti da altri Paesi) sia l’azione ambientale che ridurrebbe in misura maggiore le emissioni di gas serra di un individuo. In realtà, secondo alcune ricerche, il modo migliore per ridurre le emissioni di gas serra a livello individuale è proprio quello di passare a una dieta a base vegetariana.
Alla corrente di pensiero prevalente si allinea anche il 60% degli italiani. Infatti, soltanto il 18% di loro crede che passare a una dieta vegetariana – anche se comprende prodotti provenienti da altri Paesi – ridurrebbe di più le emissioni di gas serra di un individuo.

Infine, la comprensione pubblica dell’impatto che la produzione di hamburger ha sul cambiamento climatico è davvero molto bassa. L’86% degli intervistati non ha idea di quanto lontano dovrebbe guidare un’auto per eguagliare le emissioni di carbonio della produzione di un hamburger di manzo. Tra coloro che hanno provato a rispondere, la risposta media è stata di 43 km. In base ai dati sull’efficienza delle auto dell’AIE, la vera lunghezza del viaggio è tra 38 e 119km.

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