L’Italia ha compiuto un passo importante nel percorso verso la decarbonizzazione: nel 2024 grazie alle misure di efficienza energetica previste dall’art. 8 della Direttiva EED-III – la terza versione della Direttiva europea sull’efficienza energetica o Energy Efficiency Directive, cioè la Direttiva (UE) 2023/1791 entrata in vigore nell’ottobre 2023 – ha conseguito un risparmio energetico di 4,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) l’anno, pari ai consumi di oltre 4 milioni di abitazioni.
Si tratta di un risultato che è da imputare principalmente a bonus, mobilità sostenibile e interventi industriali e che ha permesso di traguardare il 90% dell’obiettivo intermedio fissato dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) a 5,04 Mtep, un segnale incoraggiante in vista del raggiungimento dei target 2030 stabiliti dall’Unione Europea.
A dimostrare la spinta del Bel Paese verso un sistema energetico più verde e competitivo è il 14° Rapporto annuale ENEA sull’efficienza energetica che, illustrato a Roma alla presenza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, analizza lo stato dell’arte e l’evoluzione dell’attuazione delle politiche per l’efficienza energetica in Italia, confrontando i risultati raggiunti nel 2024 con gli obiettivi comunitari e nazionali, con scenari, criticità e priorità per il futuro.
Detrazioni fiscali e incentivi, il motore del risparmio energetico
Gran parte del risparmio energetico registrato nel 2024 è da ascrivere ai meccanismi di detrazione fiscale per interventi di riqualificazione energetica degli edifici che hanno generato risparmi pari a circa 2,48 Mtep (considerando gli interventi avviati dal 2021 al 2024). Tuttavia, il contributo relativo al solo anno di riferimento ha subito un calo, passando da 0,841 Mtep nel 2022 a 0,438 Mtep nel 2024.
I Certificati Bianchi o Titoli di Efficienza Energetica che incentivano imprese e operatori a realizzare interventi di risparmio energetico riconoscendo “crediti” proporzionali ai risparmi conseguiti, hanno anch’essi segnato una flessione su base annua, producendo un taglio dei consumi pari a 0,121 Mtep (-42% rispetto al 2023). Nonostante ciò, il dato cumulato 2021-2024 raggiunge 0,716 Mtep, ancora superiore alle stime intermedie fissate dal PNIEC.
In controtendenza, crescono i risparmi incentivati tramite il Conto Termico – contributi diretti a enti pubblici e privati per la installazione di impianti efficienti o per la riqualificazione energetica degli edifici, complementare alle detrazioni fiscali – che nel 2024 ha contribuito con 0,100 Mtep, portando a 0,345 Mtep il totale dei nuovi risparmi accumulati dall’avvio del monitoraggio.
Positivo anche l’apporto delle misure di mobilità sostenibile, e quindi degli incentivi e dei progetti per trasporti più efficienti ed ecologici, con 0,430 Mtep risparmiati (+7% rispetto al 2023).
Invece, i risparmi ottenuti dai progetti finanziati attraverso i Fondi di coesione -finanziamenti europei e nazionali destinati a interventi di efficienza nelle aree meno sviluppate per contribuire alla riduzione dei divari territoriali – restano sostanzialmente invariati rispetto all’anno precedente.
Pesa il ridimensionamento del SuperEcobonus
Secondo il Rapporto, le modifiche normative al SuperEcobonus, la cui misura sarà eliminata entro la fine del 2025, hanno ridotto significativamente il contributo ai risparmi energetici, che nel 2024 si attestano a 0,127 Mtep. Rimangono comunque rilevanti i benefici accumulati negli anni di piena operatività della misura, portando il risparmio cumulato al 2024 a 1,36 Mtep.
Parallelamente, cresce l’incidenza degli altri incentivi sul risparmio energetico: nello specifico il Bonus Casa ha generato 0,150 Mtep (+112% rispetto al 2023), mentre l’Ecobonus tradizionale ha raggiunto 0,161 Mtep (+10%). I risparmi cumulati complessivi dal 2021 al 2024 ammontano rispettivamente a 0,372 Mtep per il Bonus Casa e a 0,719 Mtep per l’Ecobonus.
È evidente che per centrare i traguardi fissati al 2030 non basterà proseguire con il passo attuale, bensì sarà necessario potenziare in modo significativo l’efficacia delle misure esistenti, sia aumentando i il risparmio energetico conseguito, sia rendendo più efficienti i meccanismi di attuazione e semplificando gli aspetti amministrativi e procedurali.
Grandi imprese ed energivori: più diagnosi e più risparmio energetico
Nel campo dell’efficienza energetica applicata agli usi finali, il 5 dicembre 2024 ha segnato una tappa cruciale: la seconda scadenza del terzo ciclo di audit energetici obbligatori per grandi imprese e aziende energivore.
Stando alle rilevazioni dell’ENEA, attraverso il Portale Audit102 sono state presentate 853 diagnosi energetiche, provenienti da 569 soggetti obbligati. La distribuzione conferma la netta prevalenza delle grandi imprese (93,5%), seguite dalle PMI energivore (5,6%) e, in misura marginale, dalle grandi imprese energivore (0,9%).
Il confronto con la tornata precedente, conclusa a dicembre 2020, evidenzia un trend positivo: da 747 diagnosi si è passati a 853, con un incremento di circa 14%. Anche i risultati in termini di efficienza sono significativi: gli interventi realizzati hanno garantito un taglio dei consumi pari a 76,9 ktep/anno di energia primaria.
Il risparmio medio per intervento si attesta a 0,10 ktep, un valore in crescita rispetto al 2023, frutto sia di un portafoglio di misure più mirato, sia della maggiore partecipazione delle imprese energivore, tradizionalmente caratterizzate da un potenziale di efficientamento più elevato.
Potenziale residuo nelle diagnosi: lo “scarto” ancora da colmare
Il Rapporto mette poi in evidenza un divario significativo tra le diagnosi energetiche realizzate e gli interventi effettivamente attuati. Se tutte le misure individuate fossero state implementate, il risparmio potenziale raggiungibile ammonterebbe a circa 92,7 ktep/anno di energia primaria.
In media, ciascun intervento segnalato nelle diagnosi comporterebbe un risparmio di 0,04 ktep, un valore sostanzialmente in linea con quello registrato nel 2023 (0,05 ktep).
Questo “scarto di attuazione” evidenzia come una parte consistente delle opportunità di efficienza resti ancora sulla carta. Le cause sono molteplici: dalla difficoltà di accesso ai finanziamenti alle barriere autorizzative, dalle priorità strategiche delle imprese all’incertezza sui tempi di ritorno degli investimenti. Colmare questo gap sarà essenziale per trasformare il potenziale tecnico in risultati concreti e per accelerare la traiettoria di riduzione dei consumi energetici prevista dal PNIEC.
Dalla diagnosi all’azione: i pilastri dell’efficienza industriale
Un altro aspetto che emerge dal Rapporto ENEA riguarda la natura del miglioramento dell’efficienza nel settore industriale che sta assumendo un carattere sempre più integrato, legato a processi di digitalizzazione, monitoraggio energetico e interventi puntuali su processi e impianti.
La decarbonizzazione e la riduzione dell’intensità energetica del comparto produttivo non sono più solo obblighi normativi, ma leve strategiche per la competitività, specialmente nei settori ad elevato consumo energetico.
Inoltre, le imprese che abbracciano l’efficienza con approcci data-driven e modelli di gestione energetica intelligente tendono a generare risultati più stabili e persistenti nel tempo.
In questo scenario, le imprese che adottano approcci integrati di digitalizzazione, decarbonizzazione e innovazione di processo registrano non solo una riduzione strutturale dei consumi e delle emissioni ma anche una maggiore capacità di resistere alla volatilità dei prezzi energetici.
L’efficienza industriale si configura così come leva abilitante per la transizione energetica nazionale e, al tempo stesso, fattore di vantaggio competitivo per il sistema produttivo italiano.
Efficienza energetica nell’industria: criticità e potenzialità
Il Rapporto ENEA sottolinea che il settore industriale italiano presenta ancora ampie opportunità di miglioramento in termini di efficienza energetica.
Questi spazi di intervento riguardano diversi ambiti:
- Ottimizzazione dei processi produttivi
- Molte aziende non hanno ancora integrato sistemi di monitoraggio avanzati per controllare i consumi lungo l’intero ciclo produttivo.
- L’analisi dei flussi energetici nei reparti mostra sprechi significativi, soprattutto nei settori più energivori come chimica, siderurgia e carta.
- Efficienza nei sistemi energetici di stabilimento
- L’utilizzo di impianti obsoleti o non ottimizzati comporta perdite energetiche rilevanti.
- Miglioramenti nell’illuminazione, compressione aria, sistemi di ventilazione e cogenerazione potrebbero ridurre notevolmente il consumo complessivo.
- Recuperi termici
- L’adozione di sistemi di recupero calore dai processi produttivi è ancora limitata.
- Il potenziale di recupero termico è stimato elevato: il calore di scarto potrebbe essere riutilizzato per riscaldamento, produzione di vapore o elettricità tramite pompe di calore e microcogeneratori.
- Innovazione tecnologica
- L’introduzione di tecnologie digitali (afferenti al paradigma dell’Industry 4.0), sensori intelligenti, sistemi di controllo automatico e software di gestione energetica rappresenta un driver fondamentale per ridurre i consumi.
- Tuttavia, l’adozione rimane lenta in molte imprese, soprattutto nelle PMI, a causa di costi iniziali, mancanza di competenze interne e scarsa consapevolezza dei benefici a medio-lungo termine.
- Diagnosi energetiche obbligatorie
- Nonostante siano previste per le grandi imprese e alcuni settori energivori, le diagnosi energetiche sono spesso adottate con ritardo.
- Questo rallentamento limita l’identificazione tempestiva delle inefficienze e la diffusione di buone pratiche standardizzate, che potrebbero essere replicate facilmente in diversi stabilimenti.
- Diffusione di standard e best practice
- La standardizzazione dei protocolli di efficienza energetica è ancora in fase embrionale.
- L’assenza di linee guida consolidate e strumenti condivisi rallenta l’adozione di interventi efficaci e replicabili, riducendo l’impatto complessivo sul settore industriale nazionale.
Quello tratteggiato è dunque un quadro che vede l’industria italiana possedere un grande potenziale di risparmio energetico, ma che resta in gran parte inespresso a causa di lentezze nell’adozione di strumenti obbligatori, mancanza di standard condivisi e limitata diffusione di tecnologie innovative. Sbloccare questi fattori potrebbe tradursi in risparmi significativi, riduzione dei costi e maggiore competitività delle imprese.
Risparmio energetico: il ruolo di territorio e società
Ma l’efficienza energetica è strettamente legata anche al contesto territoriale e alle dinamiche sociali. Come sottolinea ENEA, Regioni ed Enti locali giocano un ruolo centrale nella transizione energetica, pianificando interventi, erogando incentivi e coordinando politiche energetiche e urbanistiche a livello locale.
Allo stesso tempo, le culture dell’abitare influenzano profondamente le decisioni di riqualificazione degli edifici: la propensione dei cittadini a investire in isolamento, impianti efficienti o fonti rinnovabili varia in base a fattori culturali, sociali ed economici, così come la percezione del comfort, del risparmio e della sostenibilità.
Questa diversità implica che le politiche di efficienza energetica debbano essere adattate alle specificità territoriali, promuovendo soluzioni che rispondano alle esigenze e alle caratteristiche locali. Solo attraverso un approccio integrato che coinvolga tutti i livelli istituzionali e tenga conto delle peculiarità culturali e sociali sarà possibile massimizzare il risparmio energetico e raggiungere gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione fissati per il 2030.
Disparità territoriali e impatti differenziati
ENEA sottolinea che l’adozione di misure di efficienza energetica non è uniforme su tutto il territorio nazionale. Le Regioni del Sud Italia e le zone rurali presentano spesso un ritardo nell’implementazione di interventi di riqualificazione energetica, a causa di fattori come la minore disponibilità di risorse economiche, la scarsa consapevolezza ambientale e la difficoltà nell’accesso a incentivi e finanziamenti. Queste disparità territoriali possono amplificare le disuguaglianze sociali, creando una “povertà energetica” che colpisce in particolare le fasce di popolazione vulnerabili.
Giustizia energetica e politiche inclusive
Per affrontare queste sfide, il Rapporto evidenzia l’importanza di politiche energetiche che promuovano la giustizia energetica, garantendo a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione geografica o dal loro status socio-economico, l’accesso a servizi energetici sostenibili e a costi accessibili. Ciò implica l’adozione di strategie inclusive che considerino le specificità locali e le esigenze delle diverse comunità.
Nonostante il miglioramento della consapevolezza, l’efficienza energetica è spesso comunicata in linguaggio tecnico, normativo o allarmista, e non sempre riesce a essere tradotta in messaggio centrato sul valore per i cittadini. Il rapporto stesso segnala che i frame “economici / strategici” o “sociali / solidali” restano marginali nei media
Ruolo delle comunità locali e delle istituzioni
Un altro aspetto cruciale evidenziato nel Rapporto è il ruolo delle comunità locali e delle istituzioni regionali nel promuovere l’efficienza energetica. Le Comunità Energetiche Rinnovabili, ad esempio, rappresentano un modello di governance locale che consente ai cittadini di produrre, consumare e gestire collettivamente l’energia, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e a rafforzare la coesione sociale.
Collaborazione, riforme e formazione: le chiavi della transizione
“L’efficienza energetica non è soltanto un obiettivo condiviso, ma una condizione necessaria per la crescita economica e la competitività del nostro Paese. Le sfide che ci attendono sono complesse e per affrontarle è fondamentale rafforzare la collaborazione tra istituzioni, stakeholder e cittadini, semplificare le procedure, superare le barriere organizzative e implementare riforme strutturali, politiche monetarie e fiscali efficaci. Solo così potremo ottenere risultati concreti per cittadini, imprese e territori, valorizzando appieno gli effetti benefici”, commenta il Ministro, Pichetto Fratin. “In questo percorso, ENEA è e continuerà a essere il riferimento tecnico-scientifico del Ministero: un punto di forza nella ricerca, nell’innovazione e nell’attuazione delle direttive europee nel settore dell’efficienza energetica”.
“In un contesto di sfide sistemiche senza precedenti, il Rapporto segnala progressi incoraggianti sul fronte dell’efficienza energetica, con miglioramenti rilevanti nel settore residenziale e nelle imprese. Un risultato che conferma come l’efficienza – se perseguita con approccio pragmatico – sia motore di un cambiamento capace di coniugare competitività, sostenibilità e innovazione” commenta la Presidente dell’ENEA, Francesca Mariotti. “La consapevolezza sta crescendo in ogni ambito, ma occorre trasformarla in azioni concrete, a partire dalla formazione e dalla sensibilizzazione, che restano strumenti decisivi per affrontare una transizione energetica che richiede la partecipazione di tutti”.
“I dati del Rapporto confermano ancora una volta la centralità dell’efficienza energetica, sia come leva per aumentare la competitività del tessuto produttivo che come strumento per favorire lo sviluppo di tecnologie in grado di migliorare la vita dei cittadini”, sottolinea la Direttrice del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica dell’ENEA, Ilaria Bertini. “A livello nazionale, l’avvicinarsi delle scadenze per il recepimento delle direttive europee ha accelerato i processi istituzionali di trasposizione normativa ed è stato inoltre definito il Piano Sociale per il Clima italiano. In entrambi i casi, ENEA ha svolto un ruolo di primo piano nei tavoli tecnici promossi dal MASE, a conferma della propria funzione strategica nella transizione energetica del Paese”.
Uno snodo cruciale per la transizione energetica
Il Rapporto ENEA conferma che l’Italia si trova a un bivio: da un lato i progressi già conseguiti, dall’altro la necessità di consolidare strumenti, governance e cultura della sostenibilità. La graduale uscita di scena del SuperEcobonus richiede un ripensamento delle politiche di incentivazione, mentre i segnali positivi che arrivano da mobilità sostenibile e Conto Termico indicano aree di crescita ancora da valorizzare.
Il messaggio è chiaro: l’efficienza energetica non è più solo un obiettivo tecnico, ma un pilastro della competitività e della resilienza del Paese. Le prossime mosse dovranno concentrarsi dunque sull’agenda 2030-2050: quali misure rafforzare, come scalare i progetti pilota, come sostenere i territori più fragili e ridefinire lo storytelling della transizione affinché non sia vissuta come imposizione, ma come opportunità di benessere, equità e sviluppo.