Come abbiamo raccontato più volte relativamente all’Italia, la crisi energetica ha spinto consumatori e imprese a ottimizzare i propri consumi e a investire nell’efficienza. Lo stesso fenomeno si è riproposto su scala globale, secondo uno speciale report diffuso dalla Iea, che segnala un’accelerata in questa direzione, anche se non ancora in misura sufficiente. In particolare, secondo l’Agenzia Internazionale per l’energia, nel corso del 2022 il pianeta dovrebbe conoscere un miglioramento dell’intensità energetica – la quantità di energia necessaria per produrre unità di PIL – del 2%. Tanto la domanda globale di energia, dopo la crescita del 5% nel 2021, dovrebbe attestarsi appena all’1% nel 2022. L’avanzata dell’intensità energetica era stata invece estremamente limitata nella pandemia, con un progresso pari a mezzo punto percentuale nel 2020 e nel 2021. In realtà, nel periodo compreso tra il 2010 al 2020 il tasso di miglioramento globale di questo parametro era sceso dal 2% nella prima metà del decennio all’1,3% della seconda metà. Percentuali non assolutamente in linea con il + 4% fino al 2030, secondo lo scenario emissioni nette zero entro il 2050 (Net Zero Scenario). Il dato del 2022, però, autorizza a un certo ottimismo sulla ripresa dell’efficienza energetica.
Da dove arriva la spinta per l’efficienza
Dal 2020, i governi di tutto il mondo hanno contribuito a mobilitare circa 1.000 miliardi di dollari per azioni legate all’efficienza energetica, come la riqualificazione degli edifici, i progetti di trasporto pubblico e di infrastrutture e il sostegno ai veicoli elettrici. Il numero è il risultato di 270 miliardi di dollari di spesa pubblica diretta da parte dei governi, che dovrebbero servire a mobilitare altri 740 miliardi di dollari di spesa privata e di altri enti pubblici, fornendo impulso alla produttività dell’economia e può contribuire a ridurre al minimo le future pressioni sul costo della vita legate all’energia. La previsione della Iea è che la forte spesa dei consumatori per le nuove auto elettriche e a basso consumo di carburante aiuterà gli investimenti complessivi legati all’efficienza energetica ad aumentare del 16% nel 2022, fino a poco più di 560 miliardi di dollari globali. In base alle politiche attualmente in vigore, questa cifra dovrebbe aumentare di un ulteriore 50% fino a raggiungere quasi 840 miliardi di dollari all’anno al 2026. Per quanto in crescita tuttavia questi livelli sono ancora solo la metà dei livelli di investimento in efficienza energetica necessari per allinearsi allo Scenario Net Zero.
Un potenziale freno all’efficienza energetica può arrivare dalla grande quantità di fondi e sussidi pubblici che sono stati stanziati per frenare il caro energia: secondo la Iea gli interventi meno efficienti sono proprio quelli che abbassano i prezzi di mercato dell’ energia attraverso sussidi diretti al consumo di combustibili fossili, applicati indiscriminatamente a tutti i consumatori. Tali sussidi rischiano di eliminare gli incentivi a migliorare l’efficienza e di avvantaggiare in modo sproporzionato i consumatori più ricchi, che di norma sono i maggiori consumatori di energia. Non a caso il Fondo Monetario Internazionale e l’OCSE abbiano evidenziato la necessità di ridurre questi sussidi energetici ad ampio spettro e di spostarne l’equilibrio verso un sostegno mirato alla povertà energetica e a misure strutturali di efficienza energetica. Una maggiore efficienza energetica, inoltre, può svolgere anche un ruolo importante nel ridurre l’onere complessivo dei sussidi energetici sui bilanci pubblici nel lungo periodo.
Il ruolo delle pompe di calore
Ma come si fa concretamente a fare efficienza energetica? Ad esempio cambiando vettori energetici: quasi 3 milioni di pompe di calore, che utilizzano energia meccanica alimentata elettricamente anziché combustibili fossili per riscaldare e raffreddare gli edifici, dovrebbero essere vendute in Europa quest’anno, il doppio rispetto al 2019. Ai prezzi dell’energia odierni, il risparmio annuo sulla bolletta energetica per le famiglie che passano alle pompe di calore può variare da 300 dollari negli Stati Uniti ai circa 900 dollari in Europa.
C’è però da considerare come, in prospettiva, la partita dell’efficienza energetica sarà sempre più globale: poiché i Paesi emergenti rappresentano una quota sempre maggiore della domanda di energia, le maggiori opportunità di efficienza energetica si troveranno sempre più in Paesi come Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico e Sudafrica. Tutti i governi del sud-est asiatico, ad esempio, stanno ora sviluppando politiche per un raffreddamento efficiente, fattore ritenuto “vitale” dalla Iea per una regione con uno dei tassi di crescita più rapidi della domanda di elettricità.
Insomma, l’efficienza energetica ha conosciuto un certo sviluppo quest’anno a causa degli alti prezzi dell’energia, ma si tratta di un livello non ancora sufficienti per raggiungere gli obiettivi sul cambiamento climatico. Ma un certo ottimismo traspare dalle parole del numero uno della Iea, Faith Birol: “In mezzo alla crisi energetica di oggi, stiamo vedendo segnali che l’efficienza energetica è ancora una volta la priorità. L’efficienza energetica è essenziale per affrontare la crisi odierna, con il suo enorme potenziale per aiutare ad affrontare le sfide dell’accessibilità energetica, della sicurezza energetica e del cambiamento climatico”.