L’Italia di fronte alla sfida dell’indipendenza energetica
In un contesto globale in cui sostenibilità ambientale e sicurezza energetica sono sempre più strategiche, l’Italia è chiamata ad accelerare il proprio percorso verso un mix energetico più equilibrato, resiliente e indipendente.
Oggi il fotovoltaico utility-scale rappresenta uno dei pilastri del sistema energetico nazionale, contribuendo in modo significativo allo sviluppo e alla sicurezza energetica del Paese. Nel 2024 il fotovoltaico ha coperto circa l’11,5% del fabbisogno elettrico nazionale, registrando una crescita del 19,3% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il valore economico della filiera, nel 2023 fotovoltaico ed energia eolica hanno generato complessivamente un volume d’affari stimato tra 9 e 10 miliardi di euro. Un risultato che testimonia l’efficacia delle rinnovabili nel sostenere la crescita economica e l’indipendenza energetica.
Quale ruolo per il biometano?
Ma il fotovoltaico da solo non basta. È tempo di scommettere anche sul biometano, una risorsa rinnovabile che offre grandi opportunità per l’ambiente, l’economia e i territori.
L’Italia ha compiuto importanti passi avanti nella transizione energetica, ma il nostro sistema resta ancora troppo esposto alla volatilità dei mercati internazionali del gas. In particolare, il Paese detiene il primato in Europa per il grado di dipendenza energetica, che nel 2024 si attesta al 74,8%, ben sopra la media europea del 58,3%. Questo dato, seppur in lieve calo rispetto al 77,5% pre-pandemia, evidenzia la forte esposizione italiana ai rischi di approvvigionamento e ai relativi effetti sulla competitività.
La necessità di superare i limiti di un sistema energetico legato a fonti fossili estere
Le crisi geopolitiche, a partire dalla guerra in Ucraina, hanno reso ancora più evidenti i limiti di un sistema energetico che dipende fortemente da fonti fossili estere, in particolare dal gas russo. La Commissione Europea ha da poco proposto un piano di graduale eliminazione delle importazioni di gas e petrolio dalla Russia entro il 2027, con misure mirate a proteggere la sicurezza degli approvvigionamenti e contenere l’impatto sui prezzi energetici.
L’Italia necessita di essere allineata a questa spinta verso l’indipendenza e la sicurezza energetica europea, diversificando il proprio mix energetico, riducendo la dipendenza da fonti fossili importate e accelerando l’adozione di fonti rinnovabili.
Cosa significa attuare un maggiore impegno nello sviluppo delle diverse tecnologie rinnovabili
Secondo i dati di Terna, nel 2024 la produzione da Fonti Energetiche Rinnovabili ha raggiunto il 41,2% del fabbisogno elettrico nazionale, un massimo storico, mentre le fonti non rinnovabili coprono il 42,5%. La restante quota, pari al 16,3%, è fornita dal saldo estero. Nonostante questo progresso, il divario rispetto agli obiettivi intermedi fissati dal PNIEC (48% entro il 2025 e 65% entro il 2030) richiede un impegno ancora più forte e un’accelerazione nello sviluppo delle diverse tecnologie rinnovabili.
L’Italia deve dunque guardare avanti con pragmatismo, consapevole che il solo fotovoltaico – e in generale tutte le tecnologie elettriche rinnovabili – per quanto essenziali, non possono sostenere da sole l’intero fabbisogno di un sistema energetico moderno, soprattutto nei settori difficili da elettrificare come l’industria pesante e i trasporti.
Biometano: un potenziale concreto per la transizione ecologica
Tra le fonti su cui puntare con decisione c’è il biometano. Si tratta di un gas rinnovabile ottenuto dalla purificazione del biogas prodotto dalla digestione anaerobica di scarti agricoli e rifiuti agrozootecnici. Ha le stesse proprietà chimico-fisiche del gas naturale, ma è di origine biologica e con un bilancio di CO₂ nettamente inferiore. Inoltre, oggi il biometano è l’unico biocarburante rinnovabile in grado di essere immesso direttamente nella rete del gas esistente senza modifiche strutturali, offrendo un vantaggio competitivo rispetto ad altre tecnologie emergenti.
Attraverso la propria divisione dedicata al biometano (Biorig), Solarig ha avviato, prima Spagna e ora anche in Italia, un processo di diversificazione, espandendo il business dal fotovoltaico ai gas e ai combustibili rinnovabili. Il biometano è una risposta efficace, poiché si tratta di un gas rinnovabile che può ridurre l’uso di fonti fossili, rendendo il sistema energetico più resiliente e sostenibile.
Quali sono gli obiettivi del PNIEC?
In Italia oggi sono attivi 115 impianti di biometano allacciati alla rete, per una produzione di circa 570 milioni di metri cubi annui. Una cifra ancora distante dagli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede 5,7 miliardi di metri cubi all’anno entro il 2030.
Il ritardo rispetto a Paesi come Francia e Germania è evidente, ma non irreversibile. Grazie ai fondi del PNRR – circa 2,3 miliardi di euro complessivamente destinati al settore – e al rafforzamento degli strumenti incentivanti, come il meccanismo dei Certificati di Immissione al Consumo (CIC), il quadro normativo e finanziario si sta consolidando per supportare lo sviluppo del biometano. Secondo il Consorzio Italiano Biogas, il potenziale tecnico complessivo potrebbe arrivare fino a 8 miliardi di metri cubi all’anno.
Il biometano rappresenta quindi una leva strategica, che riduce le emissioni e valorizza gli scarti organici, promuovendo l’economia circolare, lo sviluppo rurale e rafforzando la sicurezza energetica attraverso la produzione locale di energia rinnovabile.
In questo scenario, un ruolo chiave sarà giocato proprio dal mondo agricolo, che si sta affermando come attore centrale nel nuovo paradigma energetico: da semplice produttore di materie prime, a fornitore di energia sostenibile.
L’esperienza di Solarig e la visione per un futuro più sostenibile
Solarig crede da sempre nel potenziale delle energie rinnovabili e ha ampliato il proprio impegno nel campo del biometano in Spagna e, di recente, anche in Italia attraverso Biorig, divisione dedicata ai gas rinnovabili.
In Spagna, Biorig sta sviluppando un portafoglio di oltre 26 impianti di biometano. In Italia, invece, la società prevede un investimento di 300 milioni di euro entro il 2030 per realizzare e gestire più di 20 impianti, con una produzione annua stimata di circa 90 milioni di metri cubi di biometano (pari a 1 TWh/anno), che corrispondono al fabbisogno energetico di 360.000 famiglie italiane. Una volta operativi, questi impianti, consentiranno di recuperare oltre 1,5 milioni di tonnellate di materia prima organica, contribuendo attivamente alla gestione dei rifiuti nel settore primario, alla decarbonizzazione del mix energetico italiano e alla promozione dell’economia circolare nelle aree rurali.
Favorire l’integrazione tra agricoltura e industria energetica
In altre parole, questi progetti non si limitano a promuovere la decarbonizzazione, ma attivano filiere locali e rafforzano l’integrazione tra agricoltura e industria energetica, in un modello virtuoso replicabile anche in Italia.
Il biometano è già oggi una risposta concreta alle esigenze ambientali, energetiche ed economiche del nostro Paese. Ma per cogliere appieno questa opportunità serve un impegno comune: dalle istituzioni agli operatori, dal mondo agricolo all’industria.
Il futuro energetico dell’Italia passa anche dal biometano. È il momento di rafforzare questa filiera strategica, costruendo le basi per un sistema più resiliente, autonomo e sostenibile.











































