La crescita delle fonti rinnovabili a livello globale deve necessariamente passare dalla risorsa green da più tempo sfruttata, ovvero l’idroelettrico. Che però, come mette in evidenza una recente ricerca di Bain & Company, ha bisogno di ingenti investimenti su scala globale: l’età media avanzata degli impianti impone un rinnovamento infrastrutturale, così da aumentare le capacità degli impianti e supportare proattivamente la transizione energetica. Lo studio evidenzia come l’energia idroelettrica costituisca una fonte a basso impatto ambientale di grande successo, tanto da generare il 16% dell’energia elettrica globale. Il problema è che la maggior parte delle infrastrutture idroelettriche in Europa e Nord America hanno più di 40 anni e iniziano a richiedere importanti interventi di manutenzione e ristrutturazione per garantirne sicurezza ed efficienza. Addirittura la stima degli investimenti necessari in questo ambito è di oltre 300 miliardi di dollari.
La situazione dell’Italia
La situazione è particolarmente delicata in Italia, dove è il 70% degli impianti idroelettrici ha oltre 40 anni, tanto che sarebbero necessari oltre 10 miliardi di euro entro il 2030. Nel nostro Paese, oltre all’obsolescenza degli impianti, preoccupa anche la crescente siccità, che sta condizionando il funzionamento dell’idroelettrico. Nel 2022, l’Italia ha conosciuto una contrazione del 40% nella generazione da idroelettrico: un dato che, unito alla scarsa capacità di stoccaggio dell’acqua piovana, sta facendo emergere l’urgenza di investimenti e interventi. Tuttavia, l’opportunità di tali investimenti non è ancora adeguatamente supportata dal contesto normativo: una delle maggiori cause di incertezza è infatti relativa al rinnovo delle concessioni, l’86% delle quali in scadenza entro il decennio.
