Il caro energia ha spinto gli investimenti dell’Italia nell‘efficienza energetica, anche se forse non nella direzione ideale per ottenere un efficientamento strutturale. Lo rivelano i dati dell’Energy Efficiency Report 2023 redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano: più nel dettaglio nel 2022 si registra un +19% di investimenti in ambito civile (saliti a 10,6 miliardi di euro, di cui però solo un quarto in soluzioni di building automation) grazie in particolare alle caldaie a condensazione e al fotovoltaico, le cui installazioni sono state favorite dai vari bonus edilizi e che vanno nella direzione di produrre energia pulita, ma non di razionalizzarla.
Nell’industria l’aumento è di quasi il 14% (2,2 miliardi di euro investiti in totale), in linea con il triennio 2016-2019, anche in questo caso per impianti di cogenerazione e fotovoltaico e una quota più modesta, ma in crescita (+22,3%), per soluzioni digitali come sistemi di sensoristica e piattaforme di gestione dei dati, indispensabili per monitorare e ridurre i consumi.
Imprese e famiglie hanno preferito orientarsi verso tecnologie di produzione di energia da fonte rinnovabile – a partire dai pannelli fotovoltaici, il cui ritorno sull’investimento è più immediato e che vengono visti come “sostituitivi” di interventi di efficientamento. L’industria è comunque intervenuta pesantemente anche nel processo produttivo, introducendo la cogenerazione e il recupero dei cascami termici.
La necessità della digitalizzazione
Secondo il report (e come cercheremo di spiegare in occasione dell‘EnergyUP 360 Summit del prossimo 28 giugno) è in questa direzione che si deve andare, lavorando anche molto sulla formazione, vero fattore abilitante: oggi sono poche le realtà, soprattutto fra le PMI, che dispongono delle competenze necessarie non solo per internalizzare l’adozione di tali soluzioni, ma anche per comprenderne appieno i vantaggi.
Come evidenzia Federico Frattini, vicedirettore dell’Energy&Strategy, “La decarbonizzazione dell’edilizia – continua Frattini – deve passare attraverso un approccio multi-tecnologico fatto di elettrificazione, efficienza, fonti energetiche green e gestione intelligente dell’energia. Pompe di calore e sistemi BEMS (Building Energy Management Systems) rappresentano elementi fondamentali in questa transizione. Non si può prescindere dalla componente digitale, da soluzioni smart in grado di offrire, tramite l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale e machine learning, diagnosi, analisi dei dati e predizioni che non solo ottimizzino l’uso dell’energia, ma contribuiscano al benessere degli occupanti. Sia negli gli edifici civili che in quelli industriali: secondo un’indagine che abbiamo condotto, infatti, nei prossimi 5 anni questo tipo di soluzioni passerà dall’attuale 11% al 27% del totale degli investimenti delle imprese, e in ambito residenziale dall’8% al 16%. Per favorire questa trasformazione vanno mantenuti gli incentivi, che però devono essere in qualche caso corretti, razionalizzati (ce ne sono troppi e in conflitto) e resi stabili, come si auspicano gli operatori del settore”.
Il settore civile
Per quanto riguarda il futuro, secondo una survey condotta da E&S su 2.500 cittadini, il 59% ha intenzione di investire in soluzioni di efficientamento, principalmente per i benefici economici derivati dalla riduzione dei consumi. In particolare, gli impianti fotovoltaici verranno più che raddoppiati e i sistemi di accumulo e di solare termico più che triplicati, mentre calerà il tasso di adozione dei sistemi di illuminazione efficiente (-18%) e delle caldaie a condensazione (-17%). Va poi segnalata l’importanza delle pompe di calore, che presentano una serie di vantaggi (elevata efficienza, semplicità, adattabilità) e che in prospettiva possono giocare un ruolo importante per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nell’edilizia attraverso l’elettrificazione dei consumi energetici per la climatizzazione, in particolare nel settore residenziale.
Le dinamiche del settore industriale
Lo stesso trend si riscontra nel settore industriale dove, secondo gli energy manager delle 250 imprese manifatturiere intervistate da E&S, barriere economiche (tempi eccessivi di ritorno) e burocratiche (incertezza del quadro normativo) costituiscono i principali elementi che frenano gli investimenti, soprattutto nell’ambito delle soluzioni hardware. Nel 2022, in ambito industriale, la scena è stata dominata da interventi sul processo produttivo e sull’illuminazione efficiente (LED), che insieme hanno superato il 50% del totale, mentre nel 2023, anno che si prevede di forte crescita degli investimenti in efficienza energetica, l’84% delle aziende dichiara che installerà nei propri siti produttivi un impianto fotovoltaico. L’efficientamento del processo produttivo (scelto dal 56% dei rispondenti) e dei sistemi di illuminazione (31%) manterranno comunque una notevole importanza.
In definitiva, l’auspicio che arriva dal report è che si vada verso un’offerta commerciale che integri tecnologie rinnovabili e di efficienza, in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi. Inoltre, sarà sempre più necessario per i clienti industriali e civili ridurre al minimo i rischi operativi e finanziari, in coerenza con il crescente interesse verso una pluralità di approcci e tipologie contrattuali “as a service”, o in base all’effettivo risparmio energetico conseguito, differenti dal tradizionale “chiavi in mano”.
Articolo originariamente pubblicato il 15 Giu 2023