Ricerche

Comunità energetiche, il potenziale dell’Italia è elevato ma vanno eliminati i freni

La normativa incompleta e farraginosa ostacola la partecipazione degli operatori del settore energia. Il report Agici e Accenture ha fatto il punto sulle prospettive delle CER nel nostro Paese

Pubblicato il 09 Mag 2023

Pannelli fotovoltaici Tonitto 1939

Le comunità energetiche hanno in Italia un buon potenziale, ma al momento lo sviluppo è ancora frenato da una normativa incompleta e farraginosa, che ostacola anche la partecipazione degli operatori del settore energia. Questa la principale conclusione di un apposito report rilasciato da Agici e Accenture, che ha fatto il punto sulle prospettive delle CER (Comunità energetiche rinnovabili) nel nostro Paese. Secondo lo studio le comunità energetiche possono essere definite come un’associazione di utenti, che siano enti pubblici locali, aziende, attività commerciali e/o cittadini privati, che collaborano per produrre, consumare, condividere e gestire l’energia prodotta da fonti rinnovabili attraverso uno o più impianti energetici installati nelle loro vicinanze.  Gli obiettivi sono quelli di favorire la partecipazione attiva dei cittadini al sistema energetico, promuovere la generazione distribuita e facilitare la transizione verso fonti rinnovabili e ridurre la dipendenza degli utenti dal sistema elettrico nazionale.

Il quadro regolatorio

In Italia, come noto, si sta discutendo moltissimo del tema delle Comunità energetiche: il nostro Paese si sta adeguando alla normativa europea per favorire lo sviluppo delle comunità energetiche ed entro il primo semestre del 2023 dovrebbe completare l’iter di recepimento dei decreti attuativi, avviato nel febbraio 2020 con la promulgazione del Decreto Milleproroghe; l’ultima bozza di decreto attuativo pubblicato dal MASE è stata inviata alla Commissione Europea per approvazione a febbraio 2023.

Il quadro regolatorio prevede anche degli incentivi, principalmente indirizzati al finanziamento della fase di set-up legata all’installazione degli impianti e costituzione della comunità.  Sono stati stanziati oltre 2,6 miliardi di euro per lo sviluppo delle comunità energetiche di cui circa 400 milioni di euro a livello regionale (80% dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e 2,2 miliardi di euro come contributo PNRR destinato a PA, famiglie e microimprese in comuni con meno di 5.000 abitanti a copertura di un massimo del 40% dei costi ammissibili.
In aggiunta il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) riconosce un incentivo a tariffa sull’autoconsumo virtuale pari a circa 110€/MWh.

I benefici

Eppure l’analisi di Accenture e Agici è piuttosto critica con il sistema di supporto sinora esistente in Italia: innanzitutto, “la scelta di destinare i fondi PNRR unicamente a comuni con meno di 5.000 abitanti solleva perplessità considerando i possibili impatti in termini di producibilità (circa 40% dei comuni sito in Piemonte e Lombardia) e di costi unitari degli impianti (taglia ridotta della singola comunità)”. Inoltre, oltra alle semplificazione complessiva del quadro normativo, occorrerebbe abilitare i player energetici alla partecipazione come promotori e/o membri delle comunità energetiche, così da favorire una diffusione strutturata e su larga scala.

In questo modo potrebbe essere possibile ribaltare l’attuale quadro, caratterizzato ancora da numeri estremamente bassi: in Italia sono presenti ad oggi 86 comunità energetiche (65% ancora in fase di realizzazione), per una potenza installata di circa 60 MW. Al contrario, con un modello capace di coinvolgere imprese e utility, sarebbe possibile raggiungere l’obiettivo di 5 GW di potenza installata con Comunità Energetiche e una produzione relativa di circa 6 TWh di energia elettrica. Con benefici ambientali: a fronte di un investimento previsto di circa 5-7 miliardi di euro, si registrerebbe un risparmio di CO2 pari a 1,35 M tonnellate e un vantaggio economico tra i 1,3 e 1,5 miliardi di euro.

Il ruolo delle tecnologie digitali

“In un contesto in cui la transizione verso forme di produzione e consumo più sostenibili è diventata una delle grandi priorità dei nostri giorni ed in presenza di importanti capitali messi a disposizione attraverso i fondi del PNRR e GSE, riteniamo che ci siano quattro i fattori che possono accelerare la strategia energetica del Paese, in un approccio sistemico. Si tratta delle comunità energetiche, delle Utilities, delle PMI e del digitale – ha dichiarato Claudio Arcudi, Responsabile dell’Industry Group Energy e Utility di Accenture in Europa- . Le comunità energetiche, infatti, possono permettere alle PMI del nostro territorio di collaborare per produrre, consumare e condividere con la comunità dove operano l’energia prodotta da fonti rinnovabili, attraverso uno o più impianti energetici installati nelle vicinanze. Nello stesso tempo, le comunità energetiche costituiscono un’importante opportunità per le Utilities, che hanno le capacità e le conoscenze necessarie ad indirizzare un approccio industriale in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi previsti dal piano energetico nel nostro Paese e sono i player più adatti a realizzare e gestire il nuovo servizio. Abilitatore di questo modello sono le tecnologie digitali, che garantiscono la misurabilità delle performance e una gestione efficace di queste infrastrutture distribuite”.

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