Efficienza energetica: crollano gli investimenti delle industrie italiane

Nel 2020, secondo il Digital Energy Efficiency Report, gli investimenti sono diminuiti di quasi il 20%. A causa della pandemia ma anche per la crisi dei Certificati Bianchi

Pubblicato il 29 Giu 2021

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La pandemia ha aggravato tutte le debolezze nell‘efficientamento energetico del settore industriale del nostro Paese, che già scontava la crisi perdurante del principale sistema di incentivazione disponibile, ovvero quello dei Certificati Bianchi.  Questa la principale indicazione che arriva dal Digital Energy Efficiency Report 2021, redatto dall’Energy&Strategy Group della School of Management del Politecnico di Milano. In effetti il dato più eclatante è che nel 2020 in Italia gli investimenti per l’efficienza energetica nel comparto industriale sono ammontati a poco più di 2 miliardi di euro, per un decremento del 19,6% rispetto all’anno precedente, quando si erano attestati a quota 2,6 miliardi di euro. Una crisi legata senza dubbio agli impatti della pandemia, ma che è frutto – come si diceva prima di ragioni strutturali – tanto che tra 2018 e 2019 si era assistito a uno sviluppo estremamente limitato (+2%),  dopo invece la buona crescita registrata nel triennio 2015-2017.

In che cosa si è investito nel 2020

Tornando invece ai dati del 2020, i due miliardi di euro di investimenti sono per il 90% legati alle tecnologie hardware e solo all’8% a software per il monitoraggio dei cicli produttivi. Entrando nel dettaglio, quasi il 20% degli investimenti in soluzioni hardware ha riguardato interventi sul processo produttivo (373 milioni di euro), il 18% gli impianti di cogenerazione (350 milioni) e il 15% i sistemi di combustione efficienti (circa 300 milioni), il 12% l’illuminazione (240 milioni); in coda sistemi HVAC, motori elettrici, inverter e sistemi di aria compressa (tra il 7% e il 10% degli investimenti totali). I 168 milioni di euro investiti in soluzioni software, invece, si sono concentrati su monitoraggio e sensoristica di base (oltre il 65% del totale). Il calo del volume di affari registrato nel 2020 dall’efficienza energetica industriale è stato dettato in primis dalla decrescita degli investimenti in soluzioni hardware, che hanno registrato un -20% rispetto al 2019, mentre i meno onerosi investimenti in software hanno ottenuto un trend negativo ma più contenuto, pari a -14,4%. Inoltre, secondo lo studio, la pandemia ha portato a un rallentamento nelle soluzioni digitali e di flessibilità proprio nel momento in cui invece ci si aspettava un loro balzo in avanti.

La crisi dei Certificati Bianchi

Ma, oltre alla pandemia, che cosa c’è dietro la marcia all’indietro degli investimenti in ambito industriale? In buona sostanza, c’è la crisi di quello che per tanti anni è stato considerato un modello di incentivazione per il settore industriale a livello europeo, ovvero quello dei Certificati Bianchi (formalmente denominati Titoli di efficienza energetica). Nel 2020, infatti, si è assistito a un calo del numero dei Certificati bianchi riconosciuti (-41%), che si aggiunge a una ulteriore diminuzione di oltre il 20% a cui si era assistito tra 2018 e 2019. Tanto che il numero dei Certificati bianchi si è più che dimezzati in appena anni. Una possibile causa di questa riduzione riguarda l’esito dei procedimenti riconosciuti dal GSE. Infatti, di tutti i procedimenti conclusi nel 2020, ben il 90% si è concluso con un esito negativo in seguito alle attività di controllo. Tale percentuale, è significativamente superiore, insieme al Conto Termico, rispetto a quelle ottenute dai procedimenti riguardanti altre forme di incentivazione vigenti nel nostro Paese, ed è ragionevolmente riconducibile a controlli piuttosto restrittivi. Tanto che non poche imprese hanno rinunciato a presentare progetti di efficienza energetica finalizzati all’ottenimento dei Tee.

Una riforma solo parziale

Piuttosto, come emerso anche in occasione del dibattito che ha accompagnato la presentazione del report, si è puntato a beneficiare dei meno complicati incentivi per Industria 4.0, oppure a organizzare progetti slegati dall’ottenimento di incentivi. Il 31 maggio 2021 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la nuova riforma dei certificati Certificati Bianchi, con lo scopo di affrontare il declino del mercato dei CB a cui si è assistito negli ultimi anni e le sfide dovute dall’avvento del Covid. Ma secondo l’Energy & Strategy questa riforma ha centrato soltanto in parte richieste degli operatori (in particolare quelle rivolte alla semplificazione), tanto che – in assenza di modifiche – è difficile immaginare una ripresa del mercato dei Certificati bianchi. Sullo sfondo c’è poi la ridotta attenzione all’efficienza energetica industriale nel PNRR, che rappresenta un indubbio rischio per il comparto industriale che ruota (come investitore o come fornitore di tecnologie o di servizi) attorno all’efficienza energetica.

La necessità di ulteriori modifiche

“Il 2021 ha portato in dote un’ulteriore riforma dei Certificati Bianchi, ma la direzione è ancora quella sbagliata, perché non ha tenuto conto di nessuna delle proposte avanzate dalle imprese del settore – commenta Davide Chiaroni, Vicedirettore dell’E&S Group -. Un intervento incompleto che si traduce in un rischio per il comparto industriale legato all’efficienza energetica, come investitore o come fornitore di tecnologie o servizi. L’approvazione da parte dell’Unione Europea del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è certamente una buona notizia, perché le risorse destinate al Piano Transizione 4.0 potrebbero, secondo le nostre stime, annullare entro il 2023 l’effetto negativo del Covid. Ma non basta: per risolvere i problemi del comparto è necessario andare oltre il PNRR e riprendere in mano seriamente il tema dei Certificati Bianchi. Ci sono lo spazio e il tempo per farlo, le idee e anche la fiducia degli operatori e delle imprese, che guardano agli investimenti in efficienza energetica come a un patrimonio su cui fare leva per l’effettiva ripartenza”.

Con una politica di questo tipo, le prospettive per l’efficienza energetica nel settore industriale tornerebbero a essere roseee: secondo lo scenario “policy driven” disegnato dall’E&S Group, nel caso in cui accanto al PNRR ci fosse una riforma vera dei Certificati Bianchi, si potrebbe raggiungere già al 2023 un livello di investimenti di oltre 3,1 miliardi, pari al 120% di quanto registrato nel 2019.

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Gianluigi Torchiani

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