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Integrare l’ESG nei processi e nel core business per creare nuova competitività

Una visione completa del ruolo del digitale e della sostenibilità come strategia di impresa nel convegno “Il paradigma ESG come driver di sviluppo e creazione di valore” organizzato da Deloitte e Oracle, con le testimonianze di Sustainability Makers e di Amplifon e con sessioni dedicate a Finance e Operations

Pubblicato il 02 Mag 2023

ESG Digital Deloitte Oracle

Come si creano le condizioni affinché la sostenibilità “diventi un elemento distintivo delle imprese”? Come agire affinché i principi ESG possano essere integrati, grazie al digitale, nel core business e permettano di sviluppare sustainable operations in grado di dar vita a prodotti e processi sostenibili? E, ancora, come mettere in pratica azioni di pianificazione e di sustainable reporting in grado di rendicontare i valori della sostenibilità?

Per rispondere a questi interrogativi, occorre affrontare i temi della sustainability mettendo a disposizione una nuova visione della competitività; garantendo una compliance in linea con le nuove normative per ridurre i fattori di rischio, anche per rispondere alle crescenti esigenze dei consumatori e per recepire le esigenze di un mondo finanziario sempre più attento alle performance ESG.

Per qualsiasi organizzazione riuscire in questo intento significa concretizzare la trasformazione della sostenibilità in un nuovo valore per le imprese, nell’ambito di un percorso che richiede visione, supporto strategico, soluzioni, applicazioni e competenze digitali. Uno scenario che mette in diretta relazione la sostenibilità con la competitività e che è stato al centro del convegno “Il paradigma ESG come driver di sviluppo e creazione di valoreDeloitte e Oracle per la sostenibilità d’impresa

I driver verso l’ESG: strategia e innovazione sempre più integrati

La visione strategica relativa alla sostenibilità di impresa è il focus dell’intervento di Elio Santoro, Partner Deloitte Climate & Sustainability, che ha indirizzato l’attenzione sui driver che stimolano le imprese verso l’ESG: le normative, il mercato, la valutazione dei rischi e le tematiche relative alla disclosure. Driver che si devono confrontare con una serie di “challenge” a loro volta strategiche, che vanno dal climate change, alla visione e adozione di nuovi modelli di consumo e di produzione. Il tutto in un contesto nel quale si coglie – grazie alle evidenze della ricerca CXO Sustainability Report 2023 di Deloitte (per maggiori informazioni consulta questo servizio) – come le principali sfide del cambiamento climatico abbiano già un impatto importante sulle aziende e come la sensibilità e l’attenzione delle imprese italiane non abbia nulla da “invidiare” a quella di altri paesi.

La ricerca Deloitte mette in particolare in evidenza come la sostenibilità sia ampiamente avvertita come una opportunità. Nell’analisi delle azioni intraprese come parte della sustainability strategy, si individuano alcune “eccellenze”: in Italia più del 70% delle imprese lavora a livello di materiali sostenibili a fronte di una quota global del 59%; nel 66% dei casi le realtà italiane sono impegnate nello sviluppo di prodotti che rispettano il clima a fronte di una quota global inferiore al 49%. Performance “italiane” che sono superiori anche per quanto attiene all’utilizzo di tecnologie climate friendly e a soluzioni per l’efficienza energetica. L’indagine relativa ai fattori su cui la transizione ESG presenta un impatto positivo guidano il riconoscimento e la reputazione del brand, seguite da morale e benessere dei dipendenti, dal pragmatismo di obiettivi che attengono al ritorno degli investitori e al miglioramento in termini di efficienza e di resilienza di catene del valore e supply chain.

Decisivo poi, nella visione strategica di Elio Santoro, il ruolo dei dati e di una innovazione digitale che rappresenta il vero alleato della sostenibilità e che permette di dare vita a transizioni “gemelle” in cui green e digital rappresentano il nuovo terreno di sviluppo per le imprese.

Sustainable IT e IT for sustainability con lo sguardo alla Governance

Ed è proprio su un rapporto sempre più stretto tra innovazione digitale, sostenibilità e nuove forme di valore che interviene Elena Avesani, Head of Global Sustainability Strategy di Oracle. Il messaggio è molto chiaro: i dati e il digitale sono chiamati a svolgere un ruolo sempre più rilevante nel rapporto tra imprese e ESG, sia sotto il profilo della trasformazione sostenibile sia per quanto attiene alla dimensione della rendicontazione e della integrazione dei processi ESG nel core business.

L’analisi di Elena Avesani richiama innanzitutto il ruolo fondamentale di una sustainable IT, con una attenzione speciale al percorso avviato da Oracle nel mettere a disposizione soluzioni digitali nativamente green, ovvero in grado di rispondere a tutte le dimensioni della sostenibilità. Una strategia, questa,  frutto di un ripensamento a livello di ingegnerizzazione del digitale in chiave green: dalla creazione e gestione di data center con rigidi target di sostenibilità, all’ecodesign di tutte le piattaforme e soluzioni hardware per arrivare allo sviluppo di software in grado di integrare nei processi le logiche ESG.

Il richiamo è a una Green IT che nello stesso tempo rappresenti anche il presupposto, credibile ed efficace, per una IT for Sustainability. Ed è proprio sul ruolo del digitale al servizio di una trasformazione sostenibile, che Avesani mette in evidenza quanto sia strategico per le imprese mettere in diretta relazione gli obiettivi di sostenibilità con l’impegno sul digitale. I punti sono tanti e coinvolgono tutti i fattori aziendali che incidono sulla creazione di valore, con un denominatore comune rappresentato dalla necessità fondamentale (strategica) di combinare i criteri ESG nei processi, a cui si aggiunge l’importanza di una integrazione a livello di operations, che consente di ripensare i prodotti, di ridisegnare i processi, di sperimentare e attuare  nuovi modelli di business.

A questa prospettiva va aggiunto, come sottolinea Avesani, che l’ESG esprime il proprio valore nel momento in cui diventa effettivamente parte integrante dei processi, grazie a soluzioni digitali capaci di garantire la coerenza tra planning, forecasting, reporting e compliance in coerenza con un framework regolamentare in evoluzione. Affinché questo possa avvenire si deve considerare la necessità di attribuire sempre più importanza alla Governance di una innovazione strettamente associata all’ESG, per la quale è indispensabile muoversi sulla strada della condivisione, superando la logica dei silos e garantendo alle imprese una visione realmente olistica di tutte quelle fonti e di tutti quei dati che rappresentano le tante e diverse dimensioni della sostenibilità.

Sempre nella Governance si collocano i temi legati alla collaborazione tra tutti gli stakeholders, un altro capitolo che passa attraverso l’integrazione a livello di dati, di applicativi e di conoscenza. Alla considerazione che sono già tanti i clienti che utilizzano diverse soluzioni Oracle per misurare e migliorare l’impatto ambientale, Avesani aggiunge che i temi dell’apertura e della condivisione permettono di disporre di una visione veramente olistica dei cambiamenti climatici e delle logiche in cui si concretizza l’impatto ambientale.

 

L’evoluzione del sustainability management

All’evoluzione del contesto che caratterizza la sostenibilità, corrisponde anche una evoluzione molto importante a livello di sustainability management. La testimonianza di Marisa Parmigiani, Presidente di Sustainability Makers, il network di professionisti della sostenibilità impegnato in attività di studio, di ricerca e di convegnistica, conferma che la gestione della sustainability nell’ambito delle imprese è in grande fermento.

Si registra innanzitutto una crescita in termini di diffusione di professionisti della sostenibilità nelle imprese, una crescita che, nell’analisi di Parmigiani, attiene anche all’attribuzione di deleghe e alla creazione di aree dedicate all’interno delle imprese. Il mercato è molto competitivo in questa fase, le figure sono molto richieste e, rispetto a un periodo in cui l’attenzione riguardava in particolare alcuni settori come le utility, le aziende più energivore o le organizzazioni più coinvolte su tematiche sociali, oggi l’attenzione si è fortemente diffusa anche presso aziende di altri settori o di minori dimensioni che stanno vivendo la sostenibilità come un nuovo valore.

Parmigiani rileva come in questo periodo si stia assistendo a una sorta di passaggio dalla “dichiarazione all’azione”, in un percorso che mostra come la sostenibilità stia entrando nella vita organizzativa delle imprese. Si tratta a tutti gli effetti di una trasformazione che chiede un coinvolgimento più strutturale del middle management, in una visione della sostenibilità che deve coniugare gli interessi di breve e lungo periodo del top management con l’integrazione nei processi operativi. In altre parole, si procede verso una cultura della sostenibilità che sta diventando parte integrante della cultura di ogni organizzazione.

Guardando alle priorità Marisa Parmigiani rileva che la normativa pesa certamente tanto, che occorre tanta concretezza perché troppo spesso si parla di scenari futuri, ma non si deve dimenticare che il cambiamento climatico è oggi e le imprese hanno la necessità di abilitare la propria transizione tenendo ben presente questo scenario. Una speciale attenzione viene poi riservata, a livello di sustainability management, all’innovazione e in particolare alla capacità di estrarre un valore di conoscenza dai tanti dati disponibili, per metterlo a beneficio di percorsi e progetti per l’adattamento e per la mitigazione. I dati sono strategici e Parmigiani nel sottolinearne l’importanza per la riduzione dei rischi e per la identificazione di nuove linee di sviluppo, aggiunge la raccomandazione ad avere sempre una attenzione a 360 gradi, ovvero a prestare grande attenzione sia a valle che a monte della catena di valore.

Innovazione, sostenibilità e responsabilità sociale: il caso Amplifon

Con la testimonianza di Francesco Romeo, Global Sustainability Manager di Amplifon, si entra in una realtà che vive da tempo l’intreccio virtuoso tra sostenibilità, innovazione e responsabilità sociale come fattore strategico per la generazione di nuovo valore.

Amplifon è leader mondiale nel settore dell’hearing care e Francesco Romeo tiene subito a sottolineare come il Purpose stesso dell’azienda (we empower people to rediscover all the emotions of sounds) esprima l’impegno verso valori che incidono direttamente sulla qualità delle relazioni interpersonali e sulla qualità della vita. Partendo anche dalla propria mission, Amplifon ha voluto dare vita a un percorso di sostenibilità coerente con la propria strategia di business e nel 2016 ha pubblicato il primo Report di Sostenibilità volontario a cui è seguito il rafforzamento del presidio delle tematiche ESG a livello di governance e organizzativo, tramite ad esempio la creazione di un team globale di IR & Sustainability e la progressiva integrazione di competenze e figure ESG all’interno delle specifiche funzioni aziendali. Un percorso guidato da una Policy di Sostenibilità globale focalizzata su quattro aree di impegno che rispondono, rispettivamente, alle principali categorie di stakeholder di riferimento: i clienti e le loro famiglie, le persone, la comunità e le future generazioni, l’ambiente e la catena del valore in cui il Gruppo opera.

La sostenibilità è da sempre parte integrante del DNA dell’azienda e trova attuazione nel suo Piano di Sostenibilità con cui mira a sensibilizzare oltre 160 milioni di persone over 55 ogni anno per promuovere la lotta allo stigma dell’ipoacusia. In questa sfida, Amplifon offre inoltre test dell’udito gratuiti presso i propri centri specializzati, facilitando l’accessibilità ai servizi uditivi. Per i più giovani è poi attivo il programma Listen Responsibly, dedicato all’ascolto responsabile e alla prevenzione uditiva tra i ragazzi, con l’obiettivo di raggiungere 40.000 studenti entro il 2023. Sul versante ambientale, inoltre, l’azienda sta lavorando per indirizzare sulle energie rinnovabili il 70% dei propri consumi entro la fine del 2023.

Quanto alle proprie persone, Amplifon ha sviluppato un potente lavoro di talent attraction avviando iniziative per creare valore condiviso e incoraggiare comportamenti più responsabili tra dipendenti e stakeholder, come con il programma globale di community impact We care. Un lavoro che trova energia e stimoli anche grazie alle tre fondazioni del Gruppo: Fondazione Amplifon in Italia, Miracle-Ear Foundation in US e Gaes Solidaria in Spagna.

Spicca, poi, il tema dell’innovazione tecnologica. Tra le tante iniziative, AmplifonX è la nuova divisione del Gruppo che, con un modello da start-up, è interamente focalizzata sull’innovazione digitale. Software design, sviluppo di soluzioni digitali, machine learning e intelligenza artificiale sono tra le principali aree di azione di AmplifonX. Inoltre, negli scorsi anni l’azienda ha anche lanciato l’Amplifon Product Experience (APE) nel quale rientrano i moderni dispositivi a marchio Amplifon e un ecosistema multicanale per garantire al cliente un’esperienza sempre più personalizzata.

Guardando alla strategia di Sostenibilità del Gruppo, principale punto di riferimento è, infine, il coinvolgimento degli stakeholder, grazie a un Piano triennale di engagement rivolto a tutti gli interlocutori, con particolare riferimento ai fornitori e più in generale alla catena del valore. A questo, si affiancano diverse forme di collaborazione con organizzazioni a diversi livelli come Global Compact delle Nazioni Unite e Sustainability Makers.

La trasformazione sostenibile implica una vera e propria orchestrazione di impegni e di competenze che deve sostenere l’azione di tutta l’azienda. Il mondo Finance e il mondo Operations sono chiamati in particolare a svolgere un ruolo speciale.

Il focus sul ruolo del finance nella strategia ESG

Marco Cetti, Director di Deloitte Climate & Sustainability nella sessione dedicata a “Il ruolo del Finance nella strategia ESG: nuovi processi di pianificazione e sustainability reporting” ha ripercorso le tappe che hanno portato al framework normativo attuale e ha sottolineato come questo quadro si concretizzi in forme di pressione a livello di reporting ESG che sollecitano gli stakeholder ad agire sul piano dell’integrazione e della conformità, per garantire una rendicontazione realmente completa sulla sustainability.

L’integrazione nei processi di pianificazione, il monitoraggio del business e, di fatto, il ruolo sempre più importante dei CFO in questa transizione, fa riferimento in modo chiaro alla capacità del finance di contribuire a definire i processi di acquisizione e monitoraggio dei dati e integrazione delle metriche non finanziarie nei processi di planning strategico.

Una speciale evidenziazione è attribuita al ruolo strategico del CFO nella gestione delle spinte regolamentari e alla capacità di indirizzare una vera integrazione delle logiche ESG nel piano industriale.

Sul tema specifico dell’ESG reporting Roberto Limonta, Partner, Deloitte Finance and Performance, ha voluto portare l’attenzione su quattro ambiti dell’ESG reporting particolarmente rilevanti: il workflow, la gestione delle data sources, il tema della data consistency e naturalmente il publishing. In termini di Planning & Forecasting per l’ESG, Limonta ha poi sottolineato l’importanza di sfruttare il potenziale delle simulazioni in chiave «what-if», i vantaggi di un modello in grado di integrare gli obiettivi ESG nel processo di incentivazione con specifici MBO, con relativa verifica e monitoraggio unitamente alla necessità di considerare l’ESG Planning come una dimensione di analisi che si affianca a quella finanziaria anche in accordo con la CSRD, Corporate Sustainability Reporting Directive.

Edilio E. Rossi, Business Development Director, Digital Finance Solutions Italy di Oracle, ha qualificato il ruolo del digitale in relazione all’evoluzione a livello CFO dell’ESG Planning & Reporting. In particolare, ha inquadrato il ruolo fondamentale dell’ESG reporting cycle con tutte le sue fasi: da data collection e metriche, alle logiche di conversione in un quadro di KPI condivisi; dai temi del consolidamento e dell’aggregazione dei KPI nel contesto di ogni singola organizzazione allo sviluppo di piani strutturati in grado di gestire sia la dimensione collaborativa sia quella (sempre più importante) predittiva; per arrivare ai temi chiave della reportistica interna a quella esterna. In questo scenario si colloca il ruolo fondamentale del digitale, in particolare per quanto riguarda la gestione il controllo dei processi al quale Rossi attribuisce una importanza strategica, in considerazione di una realtà aziendale caratterizzata da una grandissima quantità di fonti e di dati, anche molto eterogenei. Ecco, dunque, la necessità (assolutamente fondamentale) di garantire realmente una single source of truth a fronte dell’obiettivo di connettere tutta l’organizzazione all’ESG planning e reporting.

Ed è qui che si colloca la piattaforma Oracle Cloud EPM con una visione molto concreta e dinamica del Sustainability Reporting Framework. L’intervento di Antonio Rosa, Principal Solution Engineer, EPM Italy di Oracle, ha permesso prendere visione delle funzionalità principali mettendo in evidenza la capacità di disporre di dashboard predefinite nel rispetto di standard allineati a GRI e ISSB ma che sono nello stesso tempo aperti e flessibili, anche per gestire altri framework in funzione dei requisiti di ogni organizzazione. Il tutto con una serie di features specifiche che rispondono alle necessità di data collection, di analisi, di simulazione in chiave di what-if analysis e di reporting, allo scopo di garantire le opportunità di una doppia vista, sia in termini di KPI aziendali sia in relazione a benchmark di riferimento a livello di industry.

La trasformazione sostenibile passa da Operations e Supply Chain

Se nella sessione plenaria dell’evento sono state poste le basi per un approccio corretto alla sostenibilità d’impresa e all’utilizzo del digitale come abilitatore di nuovi modelli operativi, la plenaria intitolata “Sustainable operations lungo la catena del valore: modelli operativi e soluzioni a supporto”, si è posta l’obiettivo di definire il nuovo assetto che operations e supply chain devono acquisire per rispondere ai “nuovi” paradigmi.

Ed è stato Carmine Fiorilli, Partner, Deloitte Supply Chain and Network Operations, a sottolineare come siano ormai molte le aziende, da Ikea a Ferrero a Bolton Group, per citarne alcune, che pongono la responsabilità al centro delle proprie politiche di sourcing e delle proprie strategie di costruzione delle supply chain.

Parlare dunque di sostenibilità nelle catene di fornitura significa essere in grado di gestire gli impatti ambientali, sociali ed economici, incoraggiando buone pratiche di governance lungo tutto il ciclo di vita di beni e servizi. “Significa – ha spiegato Fiorilli – avere consapevolezza del peso che le catene di fornitura possono avere sull’inquinamento ambientale e di quali siano gli impatti sociali che comportano. La sfida è dunque quella di rispettare leggi, regolamenti e principi internazionali per una condotta aziendale sostenibile, raggiungendo nel contempo i risultati di performance attesi”.

In termini di risultati di business, lavorare sulla sostenibilità della supply chain porta con sé benefici sul piano della crescita del fatturato, in ragione di un ampliamento dell’ecosistema, della reputazione, dei mercati indirizzabili e della propria market share. È uno scenario, questo, che comprende anche il miglioramento della cultura aziendale, la riduzione di costi e rischi, l’aumento della produttività e in generale una maggiore capitalizzazione sul mercato.

Il punto sul quale siamo però chiamati a riflettere, sottolinea ancora Fiorilli, è che tipicamente le supply chain comprendono più tappe, passaggi e attori: la sostenibilità, dunque, può e deve essere affrontata in tutte le fasi, che devono dunque essere sempre messe in discussione e migliorate.

In particolare, serve un approccio olistico, che abbracci di conseguenza le aree del design di prodotto, della pianificazione, del procurement e della logistica, garantendo che l’azienda sia in grado di erogare una produzione sostenibile. In questo approccio occorre anche garantire la necessità di prendere in esame gli impatti delle proprie scelte su tutte le dimensioni dell’ESG, l’implementazione di attività di sourcing basate su fornitori sostenibili, il controllo sulle fasi di produzione per ottenere il miglior uso possibile di macchine e materiali e la definizione di una catena logistica che tenga a sua volta conto dell’impatto ambientale.

“Nell’insieme – sottolinea Fiorilli – oggi ci troviamo di fronte a nuove sfide e nuovi obiettivi. Il quadro normativo in evoluzione, a partire ad esempio dal nuovo regolamento UE sui prodotti senza deforestazione, richiede ad esempio di dimostrare la tracciabilità delle materie prime. E qui entra in gioco l’importanza del sourcing, al fine di garantire la conformità della fornitura”.

Parlare di un sourcing sostenibile significa dunque fare in modo che vi sia un atteggiamento responsabile nella funzione acquisti non limitandosi a scegliere materiali verdi che limitino gli impatti ambientali, ma arrivando a raggiungere la piena visibilità sui fornitori e sulle loro condizioni di lavoro. Per raggiungere questi obiettivi servono dunque anche strumenti specifici per dimostrare la trasparenza e la responsabilità nella catena del valore.  “Un tema che sollecita nuove sfide, come adottare soluzioni verticali per soddisfare i nuovi requisiti armonizzandole però nel panorama applicativo aziendale”.

Ed è qui che si inseriscono gli interventi di Simone Marchetti, Business Development Manager, e Paolo Prandini, Solution Engineer Supply Chain Cloud Applications, Oracle.

Per sottolineare l’urgenza del tema, Simone Marchetti, fa riferimento all’ESG Perception Index, pubblicato da ESG Reputation, che prende in esame le principali aziende del mercato italiano per valutarne la prossimità rispetto ai 17 pillar della sostenibilità definiti dall’ONU. Da questa analisi emerge come la prima realtà del mondo industriale della classifica si collochi solo in settima posizione, alle spalle dei colossi del mondo energy e a due tra i principali operatori del mondo telco e del mondo finance, con un gap rilevante in termini di punteggio raggiunto.

“C’è un gap importante da colmare – spiega Marchetti – che richiede un ripensamento totale delle operation, creando un flusso che, abilitato dalla digitalizzazione e dalle tecnologie, coinvolga tutti gli aspetti, dalle persone alla cultura, dai processi alle strutture organizzative, dalle funzioni di finanza a quelle di controllo”.

È un cambiamento che può contare su un importante elemento di facilitazione e abilitazione rappresentato dal digitale. Soluzioni digitali, come Blockchain, IoT, Big Data, AI, Digital Twin, Process Mining, soluzioni fisico-digitali, come automazione, robotica, AR/VR, veicoli autonomi e ancora soluzioni digitali in cloud, rappresentano le fondamenta di quella che Oracle definisce la propria Sustainable Supply Chain, ovvero la capacità di progettare prodotti rispettosi dell’ambiente, utilizzare materie prime in modo responsabile e produrre e trasportare i prodotti in modo sostenibile, traducendo il tutto nell’offerta Oracle Fusion Cloud Supply Chain Management.

Per Paolo Prandini la gestione sostenibile delle operation va affrontata con una soluzione come Integrated Sustainability Planning & Execution che “indirizza obiettivi Scope 1, 2 e 3 nei percorsi di sostenibilità con IoT, AI e analisi prescrittiva. Questa piattaforma permette di trasformare la pianificazione in execution, fornendo continuamente un’analisi what-if degli scenari che si prefigurano e valutando le possibili alternative per migliorare gli obiettivi di business dell’azienda”.

“Oggi – conclude Prandini – i clienti si trovano di fronte a sfide sempre nuove da superare, a partire dalla necessità di abbandonare calcoli e attività manuali in favore di metodologie che rispondano ai nuovi requisiti di governance e SBTi. Noi rispondiamo con un processo circolare che consente una migliore pianificazione ed esecuzione”.

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