Le proiezioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) indicano che nella direzione di contenere il surriscaldamento globale un ruolo fondamentale lo gioca l’implementazione della Carbon Dioxide Removal (CDR), ossia l’insieme di tecnologie, metodi e approcci per rimuovere anidride carbonica direttamente dall’atmosfera e di immagazzinarla per un lungo periodo (da decenni a millenni) in serbatoi naturali quali il suolo e gli oceani oppure in appositi siti di stoccaggio.
E se, come testimonia il recente studio di Boston Consulting Group (BCG) intitolato “Scaling CDR: Demand Drivers for Durable Carbon Removal“, abbiamo assistito a una crescita esponenziale degli acquisti di CDR negli ultimi anni, passati da 600 kilotonnellate (kt) nel 2022 a 4,5 megatonnellate (Mt) nel 2023, con previsioni di un ulteriore incremento fino al 2040, quando raggiungeranno presumibilmente tra le 60 e le 750 megatonnellate annue, siamo ancora distanti dal target necessario a ottenere un impatto zero sull’ambiente. Secondo le stime, infatti, non riusciremo ad abbattere tra le 6 e 10 gigatonnellate (Gt) annue di emissioni di CO2 a livello globale entro il 2050.
La domanda di CDR deve passare a una scala multi-gigaton entro il 2050
Pertanto, la domanda di CDR deve aumentare significativamente, raggiungendo una scala multi-gigaton entro il 2050, si legge nella nota stampa di BCG. Obiettivo che sarà difficilmente raggiungibile senza un intervento governativo. Nuove guide regolamentari e di conformità potrebbero infatti portare la domanda a circa 0,5 – 2,5 Gt di CO2 annue in CDR durevole, coprendo fino al 30% delle emissioni residue.
Secondo l’analisi BCG, tra le leve che possono spingere sensibilmente la domanda di Carbon Dioxide Removal (CDR) figurano i meccanismi di prezzo del carbonio, compresi i sistemi di scambio di emissioni e gli aggiustamenti alle frontiere del carbonio, che potrebbero guidare la quota maggiore potenziale (1,3 Gt). Altre leve significative includono requisiti normativi nei settori dell’aviazione (fino a 400 megatonnellate), marittimo (fino a 200 Mt) ed energetico (fino a 200 Mt).
Inoltre, la copertura delle emissioni residue da parte del CDR durevole è prevista
essere più alta in Europa e Nord America (circa il 65%) e più bassa nell’Asia-Pacifico (circa il 20%). Affrontare il rimanente 70% di emissioni residue, principalmente situate
nell’Asia-Pacifico, richiederebbe una ulteriore riduzione delle emissioni o
un ulteriore aumento della domanda di CDR.
Un esempio virtuoso italiano per rimozione e stoccaggio della CO2 biogenica
Di fronte a questo contesto, in Italia un consorzio di aziende di riferimento nel settore energetico e agro-industriale, tra cui Edison e Duferco Energia, grazie al supporto del Gruppo SIAD e di BCG, ha avviato lo studio per lanciare uno dei primi progetti di Bio-Energy with Carbon Capture and Storage (BECCS) in Europa, per la rimozione e lo stoccaggio della CO2. Si tratta di una iniziativa pionieristica che prevede la cattura della CO2 biogenica derivante dalla produzione di biometano, la sua liquefazione, il trasporto e lo stoccaggio permanente offshore.
Grazie all’analisi di fattibilità tecnica condotta con il supporto del Gruppo SIAD, tramite la controllata Tecno Project Industriale (TPI), specializzata nell’engineering dei processi e degli impianti per la Cattura e il Recupero della CO2, nelle soluzioni di Upgrading del Biogas e di sistemi di Liquefazione del Biometano, e alla consulenza strategica di BCG, il progetto si pone l’obiettivo di identificare il modello di business per sviluppare una filiera al 100% italiana, ponendo il nostro Paese come centro di eccellenza in Europa e nel mondo per progetti di rimozione e stoccaggio della CO2 biogenica, con conseguente generazione di crediti di offset di CO2 di elevata qualità.
La possibilità di rimuovere tonnellate pari alle emissioni annue di circa 1,7 milioni di automobili
Per lo stoccaggio della CO2 biogenica si guarda al progetto Ravenna CCS, operato da Eni e in joint-venture con Snam, attualmente in fase di sviluppo. Data l’innovatività della tecnologia, ad oggi si contano infatti pochi progetti simili in Europa, come ad esempio il BECCS Stockholm project in Svezia e l’Ørsted BECCS Project in Danimarca.
Lo sviluppo della tecnologia BECCS da biometano in Italia rappresenta una grande opportunità, dal momento che ha il potenziale di rimuovere fino a 3 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, equivalenti alle emissioni annue di circa 1,7 milioni di automobili – assumendo una produzione di 2,3 miliardi di metri cubi di biometano entro il 2026, in linea con il “Decreto Biometano” approvato nel 2022.
Carbon Dioxide Removal: il potenziale della tecnologia BECCS
La rilevanza della tecnologia BECCS (Bio-Energy with Carbon Capture and Storage) risiede in diversi elementi.
Generare un impatto “carbon negative”
Anzitutto come sottolinea Ferrante Benvenuti, Partner di BCG “Lo sviluppo dalla tecnologia BECCS rappresenta un’occasione importante per l’Italia nella lotta contro il cambiamento climatico, grazie alla capacità di rimuovere permanentemente la CO2 dall’atmosfera, ottenendo un impatto carbon negative“, che contribuisce al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione italiani ed europei.
Stimolare il Voluntary Carbon Market
“L’intera filiera produttiva BECCS assicura una bassa impronta anche in termini di
trasporto e logistica” aggiunge Benvenuti che continua “La tecnologia stimola lo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio in Italia, permettendo la generazione di crediti di alta qualità e Made in Italy, che possono rendere il nostro Paese un fornitore di riferimento”.
Promuovere pratiche sostenibili in agricoltura
“Permetterebbe inoltre la valorizzazione della filiera agricola italiana, grazie all’integrazione della produzione di biometano con le attività agricole locali. Un approccio sinergico che può migliorare la redditività degli impianti di biometano, promuovendo allo stesso tempo pratiche sostenibili in un settore di punta del nostro Paese” precisa Benvenuti.
Accelerare la produzione di energia rinnovabile
Nel caso della generazione e vendita di crediti di carbonio, si otterrebbe un
miglioramento della redditività degli impianti di biometano e, di conseguenza, un’accelerazione nella loro implementazione, contribuendo alla decarbonizzazione del settore energetico. Si arriverebbe inoltre ad una maggiore autonomia energetica, che ridurrebbe la necessità di importazioni di gas da altri Paesi.
Per concludere, il potenziale della tecnologia BECCS va oltre il biometano e può essere applicata a tutti quegli ambiti in cui vi è produzione di bioenergia, come il caso dei termovalorizzatori che vengono alimentati da biomassa