Il quinto giorno della Conferenza delle Nazioni Unite sul Clima a Belém è stato dominato da una parola d’ordine: implementazione. Energia, industria e finanza si sono intrecciate in un’agenda politica e tecnica che ha mostrato come la transizione ecologica mondiale stia passando — finalmente — dalle promesse all’attuazione.
Con nuovi accordi internazionali, investimenti miliardari e iniziative concrete per decarbonizzare settori difficili da abbattere, la COP30 di Belém ha confermato il suo ruolo di piattaforma decisiva per tradurre gli impegni climatici in sistemi, tecnologie e mercati reali.
The Future Fuels Action Plan: la svolta per i carburanti sostenibili
Il lancio del Future Fuels Action Plan ha rappresentato uno dei momenti più significativi della quinta giornata della COP30, segnando un passo concreto verso la diffusione globale dei carburanti sostenibili. Non si tratta di un semplice documento programmatico, ma di un quadro operativo pensato per trasformare un settore tradizionalmente difficile da decarbonizzare in un laboratorio di innovazione e collaborazione internazionale.
Il piano nasce all’interno del Clean Energy Ministerial ed è diventato il motore attuativo della Belém 4X Pledge, l’impegno globale a quadruplicare l’uso di carburanti puliti entro il 2035. La sua forza non risiede solo negli obiettivi, ma nella rapidità con cui sta aggregando consensi: nel giro di poche settimane i Paesi coinvolti sono passati da 4 a 23, un segnale evidente della crescente centralità dei future fuels nelle strategie energetiche nazionali.
Il focus sui settori hard to abste
Il documento definisce 20 azioni integrate che vanno dalla creazione della domanda alla trasparenza nelle metodologie di calcolo delle emissioni, fino allo sviluppo di nuove infrastrutture come corridoi commerciali per il trasporto e la distribuzione. Il focus è su settori particolarmente complessi da decarbonizzare o hard-to-abate — come aviazione, navigazione, acciaio e cemento — dove i carburanti sostenibili rappresentano oggi una delle poche soluzioni tecnologicamente mature.
Serve un’azione coordinata per sbloccare investimenti e innovazione
Il coinvolgimento dell’industria privata conferma la robustezza del piano: colossi come Maersk hanno annunciato investimenti tangibili, inclusa la costruzione di una flotta di navi alimentate a metanolo verde e nuovi accordi di fornitura su larga scala. Parallelamente, l’America Latina si sta muovendo in blocco sul fronte del Sustainable Aviation Fuel (SAF), con un’inedita alleanza tra agricoltura, biocarburanti e compagnie aeree che potrebbe trasformare la regione in uno dei principali hub mondiali per i carburanti dell’aviazione pulita.
A completare il quadro, arrivano gli investimenti nella filiera dell’idrogeno verde, promossi da organismi multilaterali come il GEF e l’UNIDO e supportati da decine di progetti nei Paesi emergenti. È un elemento chiave: senza una spinta significativa alla produzione di idrogeno e derivati, la transizione dei future fuels resterebbe incompleta.
In sintesi, il Future Fuels Action Plan rappresenta molto più di un impegno formale: è un tentativo per costruire un mercato credibile, scalabile e accessibile dei carburanti sostenibili. Un tassello fondamentale per avvicinare il mondo a una transizione energetica realmente inclusiva e basata su soluzioni concrete.
Dan Ioschpe, High-Level Champion della COP30 ha dichiarato:
La transizione energetica non è una sfida settoriale, ma sistemica. Governi, capitali privati e industria devono unire le forze. Solo attraverso un’azione coordinata sbloccheremo gli investimenti e l’innovazione necessari per rendere i combustibili sostenibili il nuovo standard globale.
Grids & Storage: 150 miliardi l’anno per reti elettriche più forti e resilienti
La decarbonizzazione richiede reti capaci di assorbire l’esplosione delle rinnovabili e il Giorno 5 della COP30 a Belém ha segnato un punto di svolta per le infrastrutture elettriche globali. Le principali utility riunite sotto l’egida della Utilities for Net Zero Alliance (UNEZA) hanno aumentato gli impegni di investimento a quasi 150 miliardi di dollari all’anno destinati a reti e sistemi di accumulo — un salto significativo rispetto ai 117 miliardi precedenti — con l’obiettivo ambizioso di triplicare la capacità generazione di energia rinnovabile collettiva entro il 2030 rispetto al livello del 2023.
Questo finanziamento non è pensato solo per impianti rinnovabili “sulla carta”, ma si concentra sulla trasformazione del “sistema nervoso” dell’energia — linee di trasmissione, interconnessioni regionali, sottostazioni intelligenti e grandi sistemi di accumulo — elementi indispensabili per rendere stabili e fruibili ondate crescenti di solare e eolico. Soltanto con reti modernizzate diventa possibile spostare energia dove serve, gestire la variabilità delle rinnovabili e integrare soluzioni di lunga durata come idrogeno e accoppiamenti settore-elettricità.
Come portare energia affidabile e pulita a milioni di persone
A supporto di questo sforzo è stato lanciato il Global Grids and Storage Coordination Council, pensato come piattaforma di governance e coordinamento per accelerare progetti transfrontalieri e nazionali, definire priorità infrastrutturali e promuovere best practice tecniche e finanziarie. In parallelo, le nuove Climate Finance Principles for Grids mirano a dare certezza agli investitori: standard condivisi per valutare l’eleggibilità di progetti di rete ai flussi di finanza climatica e ridurre così il rischio percepito sui mercati emergenti.
I primi segnali di implementazione sono concreti e geografici. La Banca Asiatica di Sviluppo e la Banca Mondiale hanno annunciato 12,5 miliardi di dollari combinati per rafforzare la rete elettrica dell’ASEAN, mentre l’Inter-American Development Bank ha lanciato una piattaforma per accelerare le trasmissioni in America Latina e Caraibi accompagnata da un impegno della Germania di 15 milioni di euro per programmi mirati. Queste iniziative dimostrano come i capitali pubblici e multilaterali stiano già sbloccando cofinanziamenti privati e catalizzando pipeline di progetti bancabili.
Oltre la finanza, occorrono supply chain resilienti e digitalizzazione delle reti
Tuttavia, la trasformazione richiede più del denaro: servono riforme regolatorie, semplificazione delle autorizzazioni, capacità tecniche locali e supply chain resilienti per componenti chiave (cavi ad alta tensione, stazioni di conversione, batterie e materiali critici). Anche la digitalizzazione delle reti — sistemi di controllo avanzati, smart metering e piattaforme di gestione della domanda — sarà decisiva per massimizzare l’efficienza degli investimenti.
In sintesi, l’impegno di 150 miliardi all’anno è il segnale che la transizione energetica passa necessariamente dalla modernizzazione delle grid e dallo scaling dello storage: è un investimento strutturale che ridisegna mercati, crea opportunità industriali e, se implementato con attenzione sociale e territoriale, può contribuire a portare energia affidabile e pulita a milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.
Green Industrialization: la Dichiarazione di Belém cambia le regole del gioco
Uno dei momenti più simbolici della giornata è stato l’annuncio della Dichiarazione di Belém sulla Green Industrialization, che segna l’avvio di un nuovo quadro globale per integrare la decarbonizzazione all’interno delle politiche industriali. Non si tratta di un’iniziativa marginale, ma di un vero cambio di paradigma: la green industrialization viene riconosciuta come pilastro dello sviluppo economico, non più come una componente accessoria delle politiche climatiche.
La Dichiarazione, già sostenuta da 29 Paesi e organizzazioni internazionali, tra cui Brasile, Germania, Regno Unito, Sudafrica, Australia, Indonesia e Turchia, offre ai governi — in particolare dei Paesi emergenti — una piattaforma comune per costruire catene del valore sostenibili, promuovere il trasferimento tecnologico e rafforzare la cooperazione Sud–Sud.
Il documento afferma chiaramente che la transizione industriale richiede investimenti, standard condivisi e strumenti di politica pubblica coordinati, capaci di facilitare l’accesso alle tecnologie a basse emissioni e creare mercati credibili per i prodotti a contenuto carbonico ridotto.
La reale portata della trasformazione industriale
Il suo impatto potenziale è già visibile. La Mission Possible Partnership ha annunciato un portafoglio di 140 miliardi di dollari in progetti industriali puliti pronti per decisioni finali di investimento. Inoltre, oltre un terzo dei nuovi progetti individuati si trova nei Paesi in via di sviluppo, un dato che evidenzia come la green industrialization possa trasformarsi in un’opportunità economica da 2 trilioni di dollari nelle economie emergenti, creando nuove filiere produttive e posti di lavoro qualificati.
Un altro risultato di grande rilievo riguarda il settore siderurgico. A due anni dal lancio dei Steel Standards Principles alla COP28, ResponsibleSteel ha siglato accordi di interoperabilità con CISA (Cina) e LESS (Europa), creando una base comune che copre il 70% della produzione globale di acciaio. Questo passo è cruciale per sviluppare strumenti condivisi di misurazione e verifica dell’intensità carbonica dell’acciaio e, soprattutto, per costruire un mercato globale per il cosiddetto near-zero steel. Standard più armonizzati riducono le barriere commerciali, aumentano la trasparenza e facilitano l’accesso degli investitori.
Nel complesso, la Dichiarazione di Belém rappresenta un tassello centrale nella costruzione di un’economia climaticamente compatibile: offre un linguaggio comune, stabilisce priorità operative e mette in relazione iniziative che finora erano frammentate. Per molti Paesi, soprattutto quelli emergenti, costituisce una mappa per integrare sviluppo economico e decarbonizzazione, evitando che la transizione industriale si traduca in nuove disparità.
È per questo che la sua adozione viene considerata “game-changing”: non solo allinea visioni politiche, ma crea le condizioni per una trasformazione industriale globale basata su tecnologie pulite, standard condivisi e nuove opportunità economiche, rendendo la transizione più equa, coordinata e realizzabile.
Transizione dai combustibili fossili: dalle strategie alle implementazioni
La COP30 segna un passaggio decisivo: la transizione dai combustibili fossili non è più confinata alle dichiarazioni politiche, ma sta entrando nella fase operativa. Governi, istituzioni finanziarie e settore privato stanno traducendo gli impegni assunti negli ultimi anni in piani di implementazione, strumenti tecnici e investimenti concreti.
Uno dei segnali più chiari arriva dai nuovi Fortification Principles for Transition Planning, sviluppati per aiutare Paesi e imprese a trasformare obiettivi di phase-out e riduzione delle emissioni in roadmap realistiche, finanziabili e monitorabili. I principi introducono standard comuni per definire traiettorie di riduzione, misurare l’efficacia delle politiche e garantire che i piani includano protezioni sociali per lavoratori e comunità dipendenti dai settori fossili.
Parallelamente, si rafforza la capacità dei Paesi emergenti di pianificare la propria transizione. Altri 13 Stati hanno aderito ai Country Transition Acceleration Plans, portando a 31 il numero di nazioni che stanno sviluppando strategie integrate per abbandonare i combustibili fossili, espandere le rinnovabili ed evitare il lock-in di nuove infrastrutture ad alta intensità carbonica. Questi piani non si limitano a definire target, ma includono analisi dettagliate della domanda energetica, piani di investimento pluriennali e riforme regolatorie per sbloccare finanziamenti pubblici e privati.
A livello finanziario, le prime applicazioni concrete dei nuovi strumenti stanno già emergendo. Oltre 400 utility, investitori e istituzioni pubbliche stanno utilizzando i criteri sviluppati da GFANZ e dall’IEA per valutare la credibilità dei piani di transizione nel settore dell’energia, riducendo il rischio di greenwashing e facilitando il flusso di capitali verso progetti realmente allineati agli obiettivi climatici.
La transizione, però, non riguarda solo la riduzione dell’uso dei combustibili fossili, ma anche la gestione della loro eredità industriale. Diversi Paesi hanno avviato programmi per la bonifica delle infrastrutture esistenti, la riconversione di raffinerie e impianti e la riqualificazione professionale delle comunità coinvolte, segnando un passaggio da una logica esclusivamente energetica a una visione più ampia di sviluppo economico sostenibile.
La COP30 sta facendo della transizione dai combustibili fossili un processo strutturato, dotato di strumenti, standard e supporto finanziario. È il momento in cui le strategie si traducono in implementazione e in cui la comunità internazionale inizia a costruire, passo dopo passo, i meccanismi concreti di un’economia post-fossile.
Efficienza energetica e trasporti: la nuova frontiera della decarbonizzazione
Nel quadro della COP30, efficienza energetica e trasporti emergono come due leve decisive per ridurre rapidamente le emissioni, spesso sottovalutate rispetto alle rinnovabili o all’industria pesante. Eppure sono proprio questi settori, responsabili di una quota significativa dei consumi globali di energia, a offrire i margini più immediati e concreti per accelerare la decarbonizzazione.
Efficienza energetica: SEforALL e la De-Risking Platform
Sul fronte dell’efficienza energetica, la conferenza ha insistito sulla necessità di un approccio sistemico capace di migliorare le prestazioni energetiche di intere economie. Nuovi standard sugli edifici, revisioni normative per l’efficienza degli apparecchi e aggiornamenti dei codici energetici stanno creando un quadro più ambizioso, sostenuto da investimenti in tecnologie digitali per il monitoraggio dei consumi, sistemi di gestione intelligente e retrofit su larga scala. L’obiettivo non è solo ridurre la domanda, ma trasformare l’efficienza in un pilastro stabile di sicurezza energetica e competitività industriale.
SEforALL ha presentato la Energy Efficiency De-Risking Platform, un meccanismo innovativo che collega investitori a pipeline di progetti in settori chiave: industria, trasporti, edifici, elettrodomestici e illuminazione. La piattaforma offre supporto nella preparazione dei progetti, assistenza tecnica e strumenti finanziari per ridurre il rischio percepito dagli investitori, favorendo così il finanziamento di iniziative di efficienza energetica. Grazie a questa iniziativa, l’efficienza energetica diventa non solo una strategia di riduzione dei consumi, ma un vero motore di investimento sostenibile e sviluppo industriale.
Trasporti: la Dichiarazione Ministeriale per il Global Transport Effort
Allo stesso tempo, il settore dei trasporti — storicamente uno dei più complessi da decarbonizzare — sta entrando in una nuova fase. Gli impegni presi a Belém indicano un’accelerazione verso veicoli a zero emissioni, l’espansione delle infrastrutture di ricarica e lo sviluppo di carburanti alternativi per i segmenti più difficili: aviazione, navigazione e trasporto pesante su gomma. Diverse coalizioni pubblico-private hanno presentato iniziative per ampliare i corridoi verdi per il trasporto marittimo, migliorare la logistica ferroviaria e integrare l’elettrificazione del trasporto urbano con soluzioni di mobilità condivisa.
Per il settore dei trasporti, la COP30 ha visto l’adozione di una Dichiarazione Ministeriale globale, guidata dal Cile insieme ad altri nove Paesi, per allineare il trasporto — seconda fonte di emissioni a livello globale — agli obiettivi del 1,5°C. La dichiarazione stabilisce obiettivi chiari: ridurre entro il 2035 del 25% la domanda complessiva di energia nel settore dei trasporti e garantire che un terzo dell’energia del settore provenga da biofuel sostenibili e fonti rinnovabili, con percorsi differenziati a seconda delle circostanze nazionali. I Paesi firmatari includono Cile, Brasile, Honduras, Colombia, Repubblica Dominicana, Spagna, Portogallo, Norvegia, Slovenia e Costa Rica.
Innovazione tecnologica e impatto globale
Particolarmente significativo è il crescente ruolo dell’innovazione. Dalle batterie di nuova generazione alla gestione digitalizzata del traffico, dalle pompe di calore ai sistemi di accumulo termico negli edifici, le tecnologie emergenti stanno ridisegnando il modo in cui l’energia viene consumata. Questa trasformazione non si limita a ridurre le emissioni: migliora la qualità dell’aria, riduce la dipendenza dai combustibili fossili importati e crea opportunità economiche diffuse, soprattutto nelle aree urbane.
Il messaggio della COP30 è chiaro: efficienza energetica e trasporti non sono più ambiti complementari alla transizione, ma ne costituiscono la nuova frontiera. Rafforzare questi settori significa intervenire sul cuore della domanda energetica globale, costruendo città più vivibili, sistemi produttivi più competitivi e un percorso di decarbonizzazione più rapido e credibile.
Accesso all’energia: oltre 37 milioni di persone raggiunte dal Clean Cooking Fund
La COP30 ha dedicato una particolare attenzione all’accesso equo e sostenibile all’energia, con un focus specifico sulle soluzioni per la cottura pulita, un settore critico per la salute pubblica, l’ambiente e l’uguaglianza di genere. Grazie al Clean Cooking Fund, oltre 37 milioni di persone e 2.772 istituzioni pubbliche in 28 Paesi hanno già beneficiato di tecnologie energetiche sicure, efficienti e a basse emissioni di carbonio.
Il programma combina risorse pubbliche, multilaterali e private per garantire un impatto concreto e scalabile. La Banca Mondiale, attraverso ESMAP, ha mobilitato 102 milioni di dollari provenienti da IDA/IBRD, 10,81 milioni da finanziamenti basati sul carbonio e 279 milioni da investimenti privati, creando un modello di cofinanziamento in grado di sostenere infrastrutture energetiche locali e accelerare l’adozione di soluzioni innovative.
Oltre all’espansione delle tecnologie, il Clean Cooking Fund ha promosso iniziative di formazione e supporto tecnico, assicurando che le comunità locali possano gestire, mantenere e beneficiare a lungo termine delle nuove soluzioni. L’attenzione alla sostenibilità sociale si riflette nella scelta di tecnologie adatte alle esigenze locali, riducendo l’inquinamento domestico e l’esposizione a fumi nocivi, particolarmente dannosi per donne e bambini.
Un passo decisivo in questa strategia è il lancio imminente della Platform for Clean Cooking in Schools, che punta a integrare soluzioni di cottura pulita nei contesti educativi. L’iniziativa mira a estendere l’impatto del Clean Cooking Fund, con l’obiettivo di raggiungere inizialmente altri 10 Paesi entro il 2026 e arrivare a una copertura globale entro il 2030. Questa piattaforma non solo facilita l’accesso a tecnologie pulite, ma crea un effetto moltiplicatore educativo, sensibilizzando le nuove generazioni ai temi della sostenibilità e dell’uso responsabile dell’energia.
In sintesi, il Clean Cooking Fund rappresenta un esempio concreto di transizione energetica inclusiva: combina investimenti strategici, innovazione tecnologica e partecipazione comunitaria per migliorare l’accesso all’energia in modo equo, ridurre le emissioni e migliorare la salute pubblica. Con oltre 37 milioni di persone già raggiunte, la COP30 mostra come l’energia pulita possa diventare uno strumento di sviluppo sociale e ambientale su scala globale.
Giovani e Giustizia Climatica: focus su razzismo ambientale ed equità
La COP30 ha inoltre evidenziato che la giustizia climatica non può prescindere dall’equità razziale e sociale: coinvolgere i giovani e le comunità più vulnerabili significa rendere le politiche climatiche più inclusive, efficaci e sostenibili, trasformando la lotta al cambiamento climatico in un’opportunità per rafforzare diritti, partecipazione e resilienza globale.
L’evento “Youth in the Fight Against Environmental Racism”, organizzato dal People’s Circle e guidato da Marcele Oliveira, Youth Climate Champion della Presidenza COP30, ha riunito giovani leader provenienti da comunità quilombola, indigene, costiere e periferiche, offrendo una piattaforma per condividere esperienze dirette e strategie di intervento concrete.
L’incontro ha sottolineato come le comunità più vulnerabili siano spesso le più esposte agli impatti dei cambiamenti climatici, dalla siccità agli eventi estremi, passando per l’inquinamento atmosferico e idrico. In molti casi, le politiche energetiche e industriali tradizionali hanno rafforzato le disuguaglianze: i finanziamenti e le infrastrutture non raggiungono le aree più emarginate, mentre le comunità vulnerabili sopportano il peso maggiore di emissioni e degrado ambientale.
I giovani partecipanti hanno evidenziato la necessità di integrare giustizia sociale e ambientale nelle strategie climatiche globali, insistendo perché le decisioni politiche siano influenzate da chi conosce direttamente le realtà territoriali. La presenza dei Ministri brasiliani dell’Uguaglianza Razziale e della Gioventù ha reso possibile un dialogo diretto tra comunità, istituzioni e policy maker, favorendo la costruzione di politiche pubbliche più inclusive e mirate.
Tra i punti chiave emersi:
- La promozione di transizioni energetiche e industriali giuste, che tengano conto dei bisogni e delle aspirazioni delle comunità più vulnerabili;
- L’inclusione dei giovani nei processi decisionali, valorizzando competenze locali e saperi tradizionali;
- La creazione di strumenti di monitoraggio e responsabilità per garantire che le azioni climatiche non perpetuino discriminazioni ambientali;
- La costruzione di reti di collaborazione tra organizzazioni giovanili, istituzioni e società civile per diffondere soluzioni scalabili e replicabili.
Come ha sottolineato Marcele Oliveira:
È fondamentale avere persone che conoscono e hanno vissuto le realtà di cui parliamo in posizioni di potere e spazi decisionali, per costruire soluzioni concrete e politiche pubbliche efficaci.
Task Force contro il Calore Estremo: l’allarme della COP30
La COP30 ha poi dedicato ampio spazio al tema del calore estremo, emergenza climatica che sta assumendo dimensioni sempre più critiche a livello globale. Nella Green Zone, la Presidenza COP30 e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) hanno guidato le discussioni della Global Task Force Against Extreme Heat, costruendo un forum per condividere dati, strategie e soluzioni operative per affrontare temperature record e ondate di calore prolungate.
L’evento ha sottolineato come il calore estremo influisca non solo sulla salute pubblica, ma anche sulla produttività, la sicurezza alimentare, i trasporti e l’industria. Settori come edilizia, agricoltura, trasporti e costruzioni sono tra i più vulnerabili, con impatti diretti su milioni di lavoratori esposti a condizioni rischiose. Esperti di salute pubblica, rappresentanti dei lavoratori, organizzazioni giovanili e stakeholder del settore dell’adattamento hanno condiviso approcci innovativi per mitigare i rischi, inclusi:
- Sistemi di raffreddamento sostenibili: soluzioni che riducono sia le emissioni che l’esposizione al calore, come l’urban greening, tecnologie di raffrescamento passivo e infrastrutture resilienti;
- Protezione dei lavoratori: linee guida operative e protocolli di sicurezza per ridurre l’impatto del calore estremo sul personale nei settori più esposti;
- Resilienza urbana: pianificazione delle città e degli spazi pubblici per minimizzare gli effetti delle ondate di calore su comunità vulnerabili;
- Azioni comunitarie e educative: campagne di sensibilizzazione e strumenti per aumentare la consapevolezza della popolazione sui rischi e sulle misure preventive.
L’incontro ha riaffermato che affrontare il calore estremo richiede un approccio integrato: mitigazione delle emissioni, adattamento urbano, protezione sociale e innovazione tecnologica devono agire insieme. La Task Force funge da piattaforma globale per accelerare l’adozione di queste soluzioni, stimolare finanziamenti mirati e promuovere scambio di conoscenze tra paesi e regioni. La COP30 ha lanciato così un chiaro allarme: il calore estremo non è più un fenomeno occasionale, ma una crisi sistemica che richiede risposte rapide, coordinate e scientificamente fondate.
Agenda del Giorno 6 della COP30
Il sesto giorno della COP30 manterrà la stessa intensità dei precedenti, con focus su energia, industria, trasporti, commercio, finanza, mercati del carbonio e gas non-CO₂. Il programma prevede sessioni ad alto livello, workshop tecnici e forum tematici per consolidare impegni, condividere soluzioni e accelerare implementazioni concrete.
Mattina
- 09:00–10:15 – Integrated Forum on Climate Change and Trade: discussione sul ruolo di un sistema economico internazionale aperto e sostenibile per favorire la transizione climatica.
- 09:30–10:30 – Advancing Taxonomy Interoperability: sessione dedicata all’armonizzazione delle tassonomie finanziarie per facilitare la mobilitazione di capitali verdi.
- 10:30–12:00 – High-Level Ministerial: Solidarity Levies: incontro tra ministri per discutere strumenti fiscali globali a supporto della mitigazione e dell’adattamento climatico.
Pomeriggio
- 12:30–14:00 – High-Level Ministerial: Delivering Climate Solutions through Country Platforms: strategie nazionali e piattaforme di cooperazione per accelerare l’attuazione dei piani climatici.
- 14:30–16:00 – Open Coalition on Compliance Carbon Markets: forum tecnico sui mercati del carbonio e sulle regole per garantire trasparenza ed efficacia.
- 16:30–18:00 – CMA6 e CMA7 Presidencies Joint High-Level Event: evento congiunto sulle strategie del percorso “Baku to Belém Roadmap to 1.3T”, mirato a coordinare azioni globali per la riduzione delle emissioni.
- 17:00–18:00 – Platform for Clean Cooking in Schools: sessione di lancio della piattaforma per estendere l’accesso a soluzioni di cottura pulita nelle scuole a livello globale.
- 17:00–18:00 – Super Pollutants – The World’s Climate Emergency Brake: approfondimento sugli inquinanti ad alto impatto climatico e sulle misure per la loro rapida riduzione.
- 17:30–18:00 – COP30 Presidency at the Green Zone, guidata da Ana Toni: aggiornamenti e sintesi delle azioni in corso all’interno della Green Zone, spazio dedicato alle iniziative della società civile e della comunità globale.
L’Agenda del Giorno 6 conferma come la COP30 si stia spostando progressivamente dall’ambizione all’implementazione concreta, combinando discussioni politiche di alto livello, strumenti finanziari e iniziative pratiche per affrontare sia l’emergenza climatica sia la transizione energetica globale.



































































