Sustainability management

Istituto per il Credito Sportivo, “moltiplicatore” di sviluppo sostenibile attraverso Sport e Cultura

Finanziare la sostenibilità, passando per iniziative e progetti che hanno come denominatore comune il mondo sportivo e culturale, con inclusione, coesione, responsabilità sociale ed ambientale. Andrea Benassi, dirigente responsabile dello Sviluppo sostenibile presso l’Istituto per il Credito Sportivo analizza una declinazione speciale della finanza sostenibile

Pubblicato il 06 Set 2022

Andrea Benassi, dirigente responsabile dello Sviluppo sostenibile dell'Istituto per il Credito Sportivo

Nel momento in cui l’attenzione sull’ESG si concentra sui temi che rientrano nell’ambito della “S” di Social appare necessario considerare, anzi ri-considerare, il ruolo fondamentale che può svolgere il mondo dello Sport e quello della Cultura. Non stiamo parlando di una novità, a questi comparti è affidato da sempre un ruolo di inclusione, di aggregazione, di coinvolgimento, di educazione sociale, di nuove forme di relazione, un ruolo che si è smarrito per tante ragioni, ma che può essere recuperato per i benefici che può distribuire alla società e alle comunità. È questa la prospettiva principale con la quale abbiamo voluto analizzare il ruolo di una realtà come l’Istituto per il Credito Sportivo che merita “i riflettori” in un periodo in cui il raggiungimento di obiettivi ESG deve aumentare il numero e l’intensità di iniziative legate al fattore Social. Ne abbiamo parlato con Andrea Benassi, il dirigente responsabile dello Sviluppo sostenibile dell’istituto.

Partiamo dalla carta d’identità: chi è l’Istituto per il Credito Sportivo e perché è importante per la sostenibilità?

L’Istituto per il Credito Sportivo (ICS) è nato con una legge dello Stato il 24 dicembre 1957, come strumento voluto dal Governo per garantire lo sviluppo dell’impiantistica sportiva italiana dopo le Olimpiadi di Roma 1960.  L’evoluzione della normativa ha assegnato all’Istituto, ultima banca pubblica italiana, anche il tema della Cultura, trasformandola in un unicum a livello mondiale tra le oltre 500 banche pubbliche per lo sviluppo esistenti. Penso sia proprio l’unicità di essere banca pubblica dedicata a due ambiti così socialmente rilevanti, come Sport e Cultura, a rendere inevitabile e strategico il nostro ruolo per contribuire all’affermazione dello sviluppo sostenibile e duraturo nel nostro Paese, che ha un estremo bisogno di facilitatori e attuatori, al di là delle parole di circostanza. Noi cerchiamo di svolgere questo ruolo prima di tutto all’interno della banca, per essere più credibili ed efficaci all’esterno.

Concretamente?

Credo sia importante partire da una sintetica descrizione dell’Istituto che ha una configurazione decisamente originale: da una parte l’impresa bancaria, che si approvvigiona finanziariamente sul mercato privato, con una missione di scopo dedicata ai settori sportivi e culturali; dall’altra, i fondi speciali, affidati dallo Stato a ICS in gestione separata e gratuita, e accessibili anche dalle altre banche, per offrire incentivi, in termini di garanzie e contributi in conto interessi, ai finanziamenti destinati a Sport e Cultura. La relazione virtuosa tra la Banca e i Fondi Speciali consente un accesso al credito agevolato per i nostri Clienti, che appartengono a perimetri di attività socialmente rilevanti. Nei suoi 65 anni di vita l’Istituto ha finanziato oltre 42.000 impianti di tutte le discipline e dimensioni, in ogni angolo del Paese, e dallo scorso anno abbiamo iniziato il nostro impegno anche nell’ambito dei beni e delle attività culturali. Con il Piano Industriale 2020-2023 ci siamo posti l’obiettivo di trasformarci in una “fabbrica di opportunità”, in sintonia con l’agenda del sistema Paese, sul tema dello sviluppo sostenibile e durevole: a partire dall’efficientamento energetico delle infrastrutture, dalla loro sicurezza e accessibilità, e dalla generale valorizzazione dei luoghi di socialità dedicati a cultura e sport.

Completiamo il profilo guardando al rapporto con la sostenibilità

I settori che sosteniamo rappresentano una grande leva per lo sviluppo sostenibile del Paese. Pur essendo, di fatto, una realtà di piccole dimensioni, abbiamo un buon “peso specifico” con un capitale umano che ha superato le 210 persone, gestiamo un portafoglio di finanziamenti a clientela intorno ai 2,2 miliardi di euro mantenendo un rapporto diretto con i territori. Nelle nostre attività serviamo principalmente Enti Locali e, in generale, enti pubblici, ma anche associazioni e società sportive dilettantistiche, enti religiosi ed enti no profit, università, micro e piccole imprese, oltre che società di capitali più strutturate. Nel nostro portafoglio clienti è presente il sistema delle Federazioni sportive nazionali, delle Discipline sportive associate e degli Enti di promozione sportiva.  Si tratta di un mondo articolato al quale si è aggiunta recentemente la clientela culturale, altrettanto rilevante dal punto di vista sociale e articolata in tutti i settori della cultura italiana, pubblica e privata. Ad essa offriamo opportunità che vanno dalle misure finanziarie a breve, medio e lungo termine, fino all’advisory per lo sviluppo dei progetti e la promozione del partenariato pubblico-privato.

 

Vediamo anche la carta d’identità “personale”: come è nato questo rapporto con l’Istituto?

Sono nell’Istituto per il Credito Sportivo da un anno, dopo aver acquisito esperienza nella finanza sostenibile in un grande gruppo bancario. Ho scelto di intraprendere questa esperienza in virtù del potenziale che ho colto nel ruolo specifico di questo Istituto che, nel suo piano industriale, si è impegnato esplicitamente e nei fatti a trasformarsi nella “banca sociale per lo sviluppo sostenibile”. Il ruolo di Responsabile dello sviluppo sostenibile della banca che pone questo sviluppo al centro della propria strategia è un privilegio, prima di essere un incarico.

Quali attività portate avanti?

Vorrei precisare che, come Istituto, preferiamo parlare di sviluppo sostenibile e non di sostenibilità, perché la prima definizione incorpora e comunica meglio il concetto di lungo termine, che riteniamo alla base di ogni iniziativa di reale sostenibilità; abbiamo pertanto impostato un lavoro su tre livelli: il primo attiene al Piano industriale, il secondo riguarda la governance e il terzo punta alla concreta messa a terra del Piano di sviluppo sostenibile.

Come già accennato il Piano industriale definito nel 2020 riporta il messaggio fondamentale che “lo sviluppo sostenibile è il cuore, il motore della macchina”. Certamente nel nostro ambito la “S” di social è prevalente, ma con la rendicontazione non finanziaria che stiamo mettendo a punto dimostreremo la doppia materialità della nostra azione e l’attenzione integrata anche ai temi E e G.

Guardiamo anche al ruolo della Governance?

La funzione della quale mi è stata assegnata la responsabilità riporta direttamente al CDA, che ha creato al suo interno un Comitato endoconsiliare per lo sviluppo sostenibile composto da tre consiglieri di amministrazione (su un totale di 5). La struttura tecnica opera quotidianamente per integrare i fattori relativi alla sostenibilità, ivi inclusi i rischi ESG, all’interno di tutte le attività dell’Istituto. Per rendere possibile la trasformazione fino al “cuore della macchina”, abbiamo chiesto il supporto di un partner tecnico, Open Economics, (qui per maggiori informazioni) una società specializzata in finanza sostenibile applicata allo Sport. Con loro abbiamo creato una piattaforma ESG ROI che permette di valutare preventivamente il ritorno ESG di tutti i finanziamenti che erogheremo in chiave di aderenza ai criteri ESG, alla considerazione dei rischi derivanti da questi fattori e al ritorno ESG delle attività e infrastrutture finanziate, soprattutto in termini di valore dell’impatto sociale da queste generato; una soluzione che consente di disporre di informazioni e di capacità di analisi che restituisce delle valutazioni preventive cui assegniamo la stessa dignità dell’istruttoria creditizia.

Soffermiamoci meglio sulla struttura di governo della sostenibilità in relazione al Piano

Nel mio ruolo coordino il gruppo di lavoro che mette a terra le 47 azioni specifiche del piano 2022-23, composto da 20 colleghe e colleghi che hanno la responsabilità tecnica delle azioni progettate. In questo modo lo sviluppo sostenibile è sul tavolo di tutte le oltre 210 persone che lavorano nell’Istituto, attraverso un coordinamento costante con la Direzione Generale.

Questo vuol dire che potete contare su una vostra valutazione ESG per i vostri investimenti?

A partire dal primo ottobre saremo attivi con questa piattaforma, in modo graduale. Come ci siamo arrivati? Abbiamo prima di tutto effettuato una valutazione massiva del portafoglio esistente dal 1993 al 2021 che ha restituito un Social Return on Investment (SROI) con un valore – che abbiamo definito ESG ROI – pari a 2,93 su tutto il nostro portafoglio. Si tratta, voglio aggiungere, di stime molto prudenti e per realizzarlo abbiamo eliminato dalle valutazioni tutte quelle operazioni con dati di partenza ritenuti insufficienti. Su tutte le operazioni future calcoleremo preventivamente l‘ESG ROI, ovvero un ESG score che misurerà la capacità di gestione dei rischi e delle opportunità ESG, sia a livello di progetto, sia di controparte, e uno SROI che tradurrà in termini monetari gli impatti sociali generati dai progetti che finanzieremo.  Questi due indicatori avranno una dignità di merito creditizio che sarà integrata nelle politiche del credito e nella propensione al rischio dell’Istituto nell’ottica di premiare i virtuosi e far evolvere i meno virtuosi nella direzione ESG.

Come funziona operativamente?

Abbiamo scelto di semplificare il processo attraverso l’utilizzo di una piattaforma, in questo modo la persona giuridica e il progetto di finanziamento presentati vengono analizzati su misura in funzione delle loro specifiche caratteristiche (impresa, università, no profit ecc.) e dimensioni del progetto. Grazie a questo approccio l’ente di ridotte dimensioni che chiede un piccolo finanziamento sarà sottoposto a uno screening semplificato, rispetto alla grande società che chiede un sostegno più significativo.

Abbiamo poi cercato di rendere maiuscole anche la E e la G: il 95% del nostro stock creditizio è dedicato a infrastrutture sportive che, in genere, hanno un impatto ambientale legato principalmente ai consumi energetici, ai consumi di acqua, all’utilizzo e alla raccolta differenziata di materiali riciclabili. Interveniamo anche sull’eventuale rischio fisico collegato alla posizione geografica della struttura e sul tema sociale connesso alla mobilità e al relativo impatto dell’inquinamento. Abbiamo scorporato questi elementi e inserito nel tool di valutazione anche quelli negativi, perché se costruisco uno stadio meraviglioso e sostenibile, ma ogni giorno creo un incolonnamento di macchine, lo devo valutare e comunicare o, meglio ancora, trovare soluzioni alternative per evitarlo; certamente tutti questi fattori contribuiscono a determinare le modalità di concessione del credito e le relative condizioni.

Una sorta di esame ESG per chi si rivolge all’istituto?

Una procedura semplice e chiara che risponde a questo messaggio: “o ti premio o sostengo la tua crescita ESG”. Se sei virtuoso ti offro qualche punto di vantaggio. Se non lo sei individuiamo assieme le criticità, prima del finanziamento che verrà concesso (forse) a condizioni diverse, per rendere effettivamente sostenibile il progetto.

Per questi obiettivi abbiamo messo in conto di rinunciare a qualche impiego nel breve periodo convinti che, oltre al fatto che si tratti di un comportamento doveroso, nel medio-lungo termine questo consentirà anche ritorni economici, in una correlazione fortemente positiva tra rating economico-finanziario e score ESG, che abbiamo valutato sul portafoglio corrente e che irrobustiremo con i nuovi impieghi.

Proseguiamo nella spiegazione di questo approccio. Cosa succede una volta che la domanda di finanziamento raggiunge un assessment positivo?

Le informazioni rese dal richiedente avranno la forma di dichiarazioni sostitutive di atto notorio: se da una parte chiediamo un po’ di tempo al Cliente, dall’altra lo solleviamo dalla necessità di scaricare decine di certificati e ci assumiamo l’onere di controlli che potremo fare a campione o nel corso del monitoraggio periodico.

Torniamo agli obiettivi dell’istituto e alla vostra organizzazione

 

Vogliamo diventare leader di pensiero e azione nel mondo della sostenibilità per quanto riguarda Sport e Cultura e siamo convinti che sia fondamentale utilizzare la leva dello sviluppo sostenibile per rafforzare il ruolo di questi due settori per la crescita sana del Paese. Per questo abbiamo intrapreso iniziative specifiche di comunicazione e, pur non avendo la possibilità di diventarlo a causa della nostra ragione giuridica, abbiamo compiuto i passi necessari per la trasformazione, di fatto, in B Corp, attraverso la modifica del codice etico allineata ai dettami delle società benefit. Il Piano punta a far diventare l’Istituto interlocutore primario della PA.

 

In che modo e con quali obiettivi?

La maggior parte delle misure pubbliche che vengono emanate fanno riferimento a criteri ESG, noi siamo la “Banca sociale per lo sviluppo sostenibile” e abbiamo la missione di essere la banca di servizio, di gestione, di advisory anche per quanto riguarda le misure legate alle valutazioni per il mondo dello Sport e della Cultura. Queste linee guida implicano un impegno dell’Istituto sui vari tavoli di lavoro, declinando sistematicamente i criteri ESG in tutte le numerose convenzioni che sottoscriviamo con i principali interlocutori dei sistemi sportivi e culturali, perché entrino diffusamente nelle prassi operative delle varie forme di collaborazione e nei rispettivi modelli di gestione.

Torniamo al merito specifico del Piano Industriale

Il Piano Industriale 2020-2023 trasforma l’Istituto da banca a piattaforma di servizi e soluzioni con vocazione economica e sociale. Grazie a questo approccio strategico abbiamo sviluppato una diversificazione del portafoglio prodotti, un potenziamento e una riorganizzazione della rete commerciale, con uno sviluppo nel settore della cultura. Abbiamo poi deciso e attuato investimenti significativi sul capitale umano, una semplificazione dei processi anche per ottenere un aumento della produttività.

Qual è il principale valore aggiunto di questa trasformazione?

Vogliamo essere un moltiplicatore di sostenibilità, oltre che di risorse finanziarie. Abbiamo la capacità e la possibilità di sviluppare premialità particolari, ad esempio premialità ESG su determinati tipi di comportamenti dei Clienti, così come dei fornitori, con l’obiettivo di collegare positivamente la filiera, attivando un circolo virtuoso della sostenibilità: fornitore-finanziatore-cliente. A tal fine stiamo organizzando dei gruppi di lavoro con i nostri Clienti. A tutto questo si aggiungono le azioni che incidono sulla “macchina istruttoria” che integra i fattori e i rischi ESG -incluse le forniture nell’ambito dei progetti che l’Istituto finanzierà – nelle politiche di risk management, di credito e di pricing.

Ma non ci fermiamo qui e vogliamo dimostrare di essere anche un best place to work grazie al nostro contratto integrativo aziendale che garantisce spazio e tempo ad iniziative di volontariato, di formazione sulla Diversità e Inclusione, di attrazione talenti assieme a scuole e università. Puntiamo ad essere un modello di banca che guarda al lungo termine e, quindi, ai giovani che rappresentano i principali portatori di interesse in un percorso trasformativo verso uno sviluppo sostenibile, assistiti in questo dal partner tecnico Nativa, che, sulla base della propria esperienza in ambito B Corp, ci sta aiutando a costruire un percorso unico e sempre più virtuoso.

Possiamo vedere anche un’esperienza o un esempio concreto particolarmente significativi?

Il nostro portafoglio prodotti include linee di credito dedicate a progetti a forte e positivo impatto ambientale  – come ad esempio “Sport verde comune” per gli Enti Locali e il “Mutuo Verde” per le Associazioni e Società Sportive – e linee dedicate a progetti di grande impatto sociale, come nel caso dei prodotti di finanziamento per l’abbattimento delle barriere architettoniche, la messa in sicurezza e il ripristino delle infrastrutture sportive danneggiate da calamità naturali, il miglioramento e l’ampliamento della fruibilità di beni culturali per la comunità, il recupero del patrimonio culturale e molti altri.

Per citare alcuni progetti-simbolo finanziati dall’Istituto, dall’alto valore morale e civico che si declina nella dimensione quotidiana, inizierei segnalando il nostro intervento finanziario per l’area museale del Memoriale della Shoah a Milano, che rappresenta sicuramente una testimonianza viva esemplare: l’area è stata ricavata nella sede del vecchio “binario 21” dal quale partivano drammaticamente i treni per i campi di concentramento tedeschi.

Un altro esempio è legato al lavoro dell’Istituto per finanziare il recupero dei beni confiscati alla mafia e alla criminalità, come nel caso del progetto “Palestra della Legalità” promosso ad Ostia (RM) dall’IPAB Asilo Savoia nell’ambito del programma Talento & Tenacia. Si tratta di un progetto che, oltre a restituire alla comunità un bene confiscato, crea valore attraverso importanti iniziative di inclusione sociale che consentono alle ragazze e ragazzi appartenenti a famiglie in difficoltà economica di accedere alla palestra gratuitamente o a prezzi agevolati, unitamente ad un sistema di gestione ambientale che consente la riduzione dei consumi energetici e idrici, insieme all’abbattimento dell’uso della plastica.

Infine, l’Istituto cerca di dare sostegno a iniziative ad alto valore sociale anche attraverso le erogazioni in forma di liberalità del Fondo per Finalità Culturali e Sociali con cui contribuiamo alla realizzazione di numerosi progetti promossi soprattutto da associazioni, fondazione e organizzazioni no profit. Una delle iniziative sostenute dal Fondo, della quale siamo orgogliosi è il Campo dei Miracoli nel quartiere di Corviale a Roma, un progetto promosso dalla SSD senza fini di lucro Calcio Sociale che favorisce l’inclusione attraverso lo Sport e, in particolare, attraverso un diverso modello di calcio in cui le regole vengono riscritte secondo una logica di inclusività, equità e cooperazione. Le squadre sono miste, ragazze e ragazzi di qualsiasi età, origine, religione e abilità giocano insieme, non ci sono arbitri, i rigori vengono battuti dai più “deboli” e i giocatori si sfidano anche in attività di cittadinanza attiva. Oggi, in un quartiere particolarmente difficile come Corviale, il Campo dei Miracoli rappresenta un luogo di riferimento e aggregazione per ragazze e ragazzi del quartiere e per le loro famiglie.

Prosegui la lettura delle strategie e delle esperienze di sustainability manager  di importanti aziende e organizzazioni.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 5