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Crypto Climate Accord: che prospettive può aprire per l’ESG

L’iniziativa lanciata da Energy Web, Rocky Mountain Institute e Alliance for Innovative Regulation punta alla decarbonizzazione dell’industria crypto entro il 2025, ma soprattutto, nella prospettiva ESG, intende mettere a disposizione standard open source per la misurazione delle emissioni legate alla cryptocurrency industry

Pubblicato il 09 Apr 2021

SHUTTERSTOCK

Il punto di partenza è rappresentato dagli Accordi sul Clima di Parigi e l’obiettivo, anzi gli obiettivi, sono nei messaggi chiave di questa iniziativa: “Make Crypto Green” e “Decarbonizing the cryptocurrency industry“. Stiamo parlando dei Crypto Climate Accord una iniziativa che arriva come risposta molto concreta della crypto-industry alla domanda di sostenibilità che incalza e che è quanto mai urgente, anche in ragione della diffusione di soluzioni blockchain-based in tanti e diversi settori.

La Crypto Climate Accord nasce dall’iniziativa di tre organizzazioni come Energy Web, come il Rocky Mountain Institute (RMI) e come l’Alliance for Innovative Regulation (AIR) con l’idea di aggregare il maggior numero di operatori del mondo blockchain in una operazione del settore privato che punta, in forma collaborativa (e non può essere diversamente) a sostenere la trasformazione energetica di tutto il mondo delle cryptocurrency e crypto industry in una transizione verso l’utilizzo al 100% di energie rinnovabili. Un obiettivo certamente molto ambizioso che rende l’utilizzo di soluzioni e progetti blockchain più appetibile anche da parte di tutte quelle realtà che sono impegnate in rating ESG.

Una sintesi tra riduzione dell’impatto ambientale e opportunità di sviluppo legate alla sostenibilità

Il Crypto Climate Accord intende lavorare per trovare una sintesi tra le esigenze di riduzione dell’impatto ambientale collegate al mondo blockchain e le opportunità di sviluppo che stanno accompagnando queste tecnologie con la prospettiva di supportare la diffusione di soluzioni crypto che possano aiutare tante e diverse industry ad essere più sostenibili. In questa prospettiva l’obiettivo primario dei Crypto Climate Accord è quello di decarbonizzare la crypto industry con una serie di obiettivi intermedi che prevedono di arrivare entro il 2025 ad alimentare il 100% dei consumi energetici associati alle blockchain con energie rinnovabili, alla definizione di standard open source per la misurazione delle emissione legate alla cryptocurrency industry e raggiungere le net-zero emission per tutto il mondo crypto entro il 2040.

Nello specifico poi l’accordo prevede una serie di punti qualificanti che partono dalla necessità di fare leva sull’innovazione e di sfruttare l’offerta di energie rinnovabili che sta diventando sempre più competitiva con un supporto costante di tutte quelle componenti della rete elettrica che stanno investendo per diventare sempre più pulite; i promotori dell’operazione intendono avere ben chiara la consapevolezza che la strada è lunga e che sebbene ci sia tanto lavoro da fare, ci sono anche tante opportunità che sono collegate alla costruzione di una industry in grado di proporsi come “net-zero” emission. In questo percorso serve portare tanta innovazione che a sua volta può generare nuovo valore. Nello stesso tempo poi l’accordo Crypto Climate dice anche che occorre fare in fretta e che l’agilità e la capacità di innovazione che arriva dall’Open source e dalla decentralizzazione possono accelerare la ricerca di nuove soluzioni.

Il ruolo del crypto nella transizione verso una low carbon economy

Si tratta, e questo è un punto importante, di un impegno definito come “Community-driven” ovvero come sforzo di tanti soggetti che collaborano per sviluppare soluzioni che permettano alle piattaforme blockchain di giocare un ruolo centrale nella transizione verso una low carbon economy. C’è infine il tema della volontarietà, dell’orientamento al mercato e alla generazione di valore. Alla base dei Crypto Climate Accord c’è la visione comune di un settore che guarda a nuove prospettive di sviluppo coerenti con la richiesta di sostenibilità che arriva dal mercato e che possa portare valore nel lungo periodo a tutti gli stakeholder. Una visione questa che va letta in coerenza con le possibili ricadute rispetto a progetti ESG dove la decentralizzazione e le logiche blockchain possono portare trasparenza e fiducia anche nella raccolta e nella gestione dei dati legati ai progetti di decarbonizzazione e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder è un altro fattore chiave per rispondere alla domanda di dati e di reportistica Environmental, Social, Governance.

Arrivano anche Ripple, CoinShares e ConsenSys

Agli Crypto Climate Accord hanno aderito anche Ripple, CoinShares e ConsenSys che si uniscono ai membri fondatori Energy Web, Rocky Mountain Institute e Alliance for Innovative Regulation.

Energy Web è una organizzazione internazionale non-profit nata per favorire lo sviluppo di ecosistemi energetici che permettano di ridurre l’impatto ambientale sulla base di un modello di produzione e distribuzione energetica decentralizzato. In particolare Energy Web ha lanciato nel 2019 il progetto Energy Web Chain, una piattaforma energetica basata sull’utilizzo di tecnologie blockchain per dare vita a un Energy Web Decentralized Operating System (EW-DOS) destinato a servire una comunità di attori composta da produttori di energia, utility, operatori grid, imprese impegnate nella produzione di energie rinnovabili e di sistemi per lo sviluppo di energie rinnovabili.

Il Rocky Mountain Institute (RMI) è a sua volta una organizzazione non-profit che si pone l’obiettivo della trasformazione dei sistemi energetici globali nel rispetto delle condizioni che caratterizzano l’economia reale. L’organizzazione si pone l’obiettivo di sostenere concretamente con progetti attivi, la decarbonizzazione delle imprese pesanti entro il 2050 e di allineare tutte le grandi istituzioni finanziarie nel sostegno degli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi. RMI lavora per dare vita a gruppi multi-stakeholder con l’obiettivo di sostenere la trasformazione “net-zero” con il supporto e le competenze che arrivano da diverse organizzazioni internazionali e dare vita a un settore finanziario che sia effettivamente allineato ai temi del contrasto al climate change.

A sua volta l’Alliance for Innovative Regulation (AIR) è una organizzazione non-profit che punta alla promozione e allo sviluppo di un sistema regolatorio in grado di favorire la diffusione nuove tecnologie in modo responsabile in particolare in ambito finanziario allo scopo di raggiungere obiettivi come l’inclusione finanziaria, la green finance, la parità di genere e la diffusione di comportamenti ispirati a principi etici grazie anche al supporto dell’innovazione tecnologica. AIR si pone come una alleanza di “regulatori“, di imprese fintech e regtech, di istituzioni finanziarie che condividono la necessità di trovare nuove forme di regolamentazione a una industria che è quotidianamente in trasformazione grazie all’innovazione digitale.

Immagine fornita da Shutterstock.

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