In un periodo in cui i temi della sicurezza e della food safety in generale hanno assunto un ruolo centrale nei comportamenti e nelle scelte dei consumatori. per il mondo dell’industria agroalimentare appare determinante disporre di nuovi strumenti per rispondere alla crescente domanda di qualità e di affidabilità che stanno alla base delle propensioni e delle decisioni d’acquisto dei consumatori. Per le imprese del food Made in Italy e in particolare per le aziende che hanno costruito nel tempo un posizionamento di eccellenza, la possibilità di garantire il valore dei prodotti e dei processi rappresenta più che mai un fattore che incide sulla competitività delle aziende stesse. Un obiettivo che ha visto la convergenza di interessi di quattro aziende di riferimento nel panorama agroalimentare italiano come Gruppo Grigi, Molitoria Umbra, Agribosco e I Potti de Fratini che hanno dato vita al progetto Umbria Food Cluster basato sulla piattaforma blockchain di IBM Food Trust. Umbria Food Cluster rappresenta peraltro l’evoluzione di un progetto che ha come capifila Gruppo Grigi, storica azienda italiana attiva nella zootecnia e promotrice della filiera agroalimentare Food Italiae che già aveva scelto di adottare la platform IBM per la tracciabilità dei propri prodotti con la blockchain (a questo proposito si legga anche il servizio Pasta certificata con la blockchain, Gruppo Grigi entra in Ibm Food Trust).
Come rispondere alle domande di consumatori sempre più attenti e responsabili
In occasione del lancio di Umbria Food Cluster, Andrew Darley, IBM Blockchain Leader Europe ha voluto sottolineare quanto stia da tempo crescendo presso i consumatori l’esigenza di un rapporto nuovo, molto più consapevole e informato nei confronti del food e delle modalità di produzione. Darley osserva che anche prima delle accelerazioni e delle urgenze che stanno caratterizzando il 2020 “ci trovavamo in un’era di estrema sofisticatezza e attenzione per quanto riguarda i comportamenti dei consumatori. Comportamenti, abitudini, scelte che hanno iniziato a cambiare a fronte di alcune domande alle quali l’industria deve essere nella condizione di dare una risposta. I consumatori si interrogano sulla qualità del cibo che arriva sulla loro tavola, la provenienza è diventata un must“. Darley mette poi in evidenza che questo percorso non si ferma qui, non è più sufficiente dare garanzie sulla qualità del prodotto e sugli standard di food safety adottati. Questo percorso di conoscenza si è fatto più sofisticato e più ricco di contenuti ed esigenze: il consumatore parte dalla domanda “base” e si chiede Cosa sto mettendo nel mio piatto? E’ un cibo sicuro, è stato realizzato con ingredienti controllati e con processi di lavorazione affidabili? A queste domande se ne aggiungono altre che superano il perimetro di attenzione verso il cibo in sé per comprendere un senso di responsabilità a livello sociale e ambientale sul quale sta crescendo un nuovo atteggiamento da parte dei consumatori. Darley ricorda come i consumatori si interrogano anche sul fatto che il cibo sia organico, che sia prodotto nel rispetto dell’ambiente, ma anche nel rispetto dei lavoratori coinvolti e ancora si chiede se con questa sua scelta stia supportando il business locale, se contribuisca alla crescita di valori che considera fondamentali e che vuole sostenere con le sue scelte. Tutte domande che si traducono concretamente in dati e informazioni che devono essere il più possibile affidabili e sicure, aperte, condivise e verificabili. Tutte informazioni dunque – osserva Darley – che se correttamente raccolte, gestite e rappresentate permettono di garantire l’identità di ciascun prodotto e di tutte le sue dimensioni e permettono a chi investe su questi valori di conoscenza di disporre di un vantaggio competitivo, ovvero di rispondere in modo chiaro a preciso alla domanda consumatori. Darley ricorda che i retailer e i gruppi agroindustriali che sono riusciti a fornire le giuste risposte hanno guadagnato questa nuova fiducia dei consumatori. Ed è su questo punto, sulla capacità di mettere imprese agroalimentari nella condizione di dare risposte chiare rispetto ai propri prodotti e alle proprie filiere in termini di tracciabilità, che si colloca la piattaforma IBM Food Trust scelta anche da Umbria Food Cluster.
La nuova consumer confidence si conquista con informazioni sempre più complete e affidabili
Darley parla anche esplicitamente del ruolo determinante svolto dalle supply chain nel creare una nuova consumer confidence e porta l’attenzione su come questo ruolo sia oggi sempre più vicino al business. La stessa comunicazione di prodotto può partire di fatto da valori “un tempo nascosti” o di “backoffice” sui quali è invece adesso molto alta l’attenzione dei consumatori. E su questo insiste l’analisi di Darley per arrivare a comprendere il ruolo della blockchain. “Negli ultimi due, tre anni oltre alle nuove domande che accompagnano le scelte sul cibo è cresciuto un vero e proprio nuovo sentimento verso il mondo food: il cibo non si compra solo per soddisfare un bisogno e per trarne un piacere, ma per “sentirsi bene” anche in termini di scelta consapevole verso l’ambiente e la società. In questo senso la competizione “sullo scaffale” per conquistare l’attenzione e la scelta dei consumatori è più complessa e appunto sofisticata: resta sempre ovviamente un tema di prezzo, ma viene bilanciato con valori collegati alla provenienza e allo storytelling (affidabile, certificato e verificabile) di prodotto legato appunto alla tracciabilità. Per questa ragione sono sempre più numerosi i supermercati che hanno scelto di dedicare più spazio, più scaffali a prodotti che arrivano arricchiti di questi valori, con etichette in grado di raccontare questa affidabilità. Il peso della sostenibilità e dell’aderenza a una nuova scala di valori è un dato di fatto e una ricerca di di IBM mette peraltro in evidenza che il 71% dei consumatori accetta di affrontare un sovrapprezzo per poter disporre di informazioni su provenienza e dunque su tracciabilità e trasparenza.
I benefici della tracciabilità vanno a tutti gli attori delle supply chains
Ma c’è poi un altro aspetto che Darley tiene a sottolineare e che è particolarmente importante soprattutto se lo si legge nella prospettiva del Made in Italy o comunque se associato al valore dei territori e riguarda il ruolo delle supply chains. “I benefici che derivano dalla fiducia e dalla trasparenza delle informazioni legate al lavoro delle filiere possono portare vantaggi importantissimi su tutti gli attori che compongono le supply chain“, spesso composte da realtà di eccellenza, con una forte specializzazione che magari in passato non avevano la possibilità di “uscire allo scoperto” e di vedere valorizzato il proprio ruolo nei processi di produzione o di trasformazione dei prodotti.
Darley aggiunge che i consumatori si sentono molto di più “engaged”. A conferma di questa lettura del comportamento dei consumatori c’è anche una ricerca di Carrefour in Francia in cui si evidenzia che i consumatori dedicano quasi un minuto di tempo per leggere le informazioni sulla provenienza del prodotto presenti nell’etichetta prima di mettere il prodotto nel carrello.
Aumentare la qualità dei prodotti, aumentare l’efficienza, ridurre errori e sprechi
Ed è esattamente qui che si colloca IBM Food Trust, la piattaforma basata sulla blockchain che come ricorda Darley è concepita per permettere alle imprese e alle filiere di arrivare a garantire la massima trasparenza ai consumatori finali per creare quel senso di fiducia e di responsabilità nella qualità “complessiva” del cibo che acquistano comprendendo tutti i valori che sottostanno anche all’attenzione verso ambiente e territorio. Non ultimo l’utilizzo della blockchain nell’agroalimentare consente di disporre di fonti di dati e di verifiche sempre più affidabili allo scopo di rendere più efficienti le supply chain, per disporre di controlli più precisi, per avere un monitoraggio preciso, ad esempio, dei tempi, delle temperature e dei passaggi legati alla conservazione. Informazioni che permettono sia di aumentare la qualità e l’affidabilità dei prodotti che arrivano sulla tavola dei consumatori, ma anche di ridurre errori e sprechi con ulteriori benefici da mettere a vantaggio delle imprese e della collettività. Non ultimo l’utilizzo della blockchain e IBM Food Trust in particolare rappresenta uno strumento fondamentale per attuare forme di contrasto alle frodi alimentari e per proteggere i prodotti di qualità.
Darley ricorda infine che IBM Food Trust è alla base di progetti rilevanti con imprese che stanno rispondendo a questi bisogni dei consumatori con informazioni sempre più importanti sulla tracciabilità e qui Darley cita attori come Walmart che stanno aumentando il numero di prodotti che desiderano tracciare; ma anche l’estensione a nuove tipologie di prodotto. Sulla base di questa tendenza sarà sempre più ampia la mole di dati a cui si potrà accedere riguardo la provenienza e così tutti i percorsi da supply chain a cui sono sottoposti gli ingredienti e alimenti prima di arrivare al consumatore. Una tendenza sempre più rilevante che conta su dati che sono disponibili e con i valori di trasparenza e immutabilità offerte dalla Blockchain.
Umbria Food Cluster: una prospettiva per il Made in Italy anche a livello internazionale
E Umbria Food Cluster rappresenta una risposta proprio a questo nuovo atteggiamento dei consumatori. Luca Biondi, Marketing Consultant Gruppo Grigi ricorda innanzitutto che il Gruppo ha iniziato a utilizzare Food Trust per gestire i dati legati alla tracciabilità dei prodotti allo scopo di garantire la provenienza della sua linea di pasta Aliveris, “un prodotto unico nel mondo – sottolinea orgogliosamente – che proviene da grano biologico 100% italiano con Germe di Soia Bio e trafilatura al bronzo. Ora questo percorso prosegue e si allarga con l’obiettivo di dare vita a un insieme più ampio di prodotti che possono essere valorizzati e protetti grazie alla blockchain con l’identico scopo di promuovere l’eccellenza territoriale della regione Umbria creando un set di prodotti regionali certificati da Blockchain in grado di fornire informazioni sia sulla provenienza, sia sui processi ottimizzati per la catena di approvvigionamento.
Biondi ricorda le aziende che fanno parte di questo progetto: Molitoria Umbra, Agribosco e I Potti de Fratini e sottolinea i temi della qualità dei prodotti finali che arrivano da un percorso di qualità a livello di materie prime locali e di processi di lavorazione che hanno bisogno di essere rappresentati sia nei confini del mercato italiano sia – e forse possiamo aggiungere soprattutto – a livello di mercati internazionali dove purtroppo c’è anche un grande tema di contrasto ai rischi dell’Italian sounding.
Il filo conduttore dell’operazione è anche nella volontà di creare un mercato digitale con marchio UFC per aiutare a fornire al consumatore e agli stakeholder della distribuzione prodotti Made in Umbria tracciati in blockchain. La prospettiva è quella di vedere l’impegno dei grandi distributori che fanno parte dell’IBM Food Trust, come ad esempio Carrefour o Walmart, affinchè possano scegliere questi nuovi prodotti certificati da offrire in vari negozi.
Umbria Food Trust è un progetto che conta appunto sulla piattaforma IBM Food Trust ospitata su IBM Cloud e arriva grazie alla collaborazione con Sas Informatica, Business Partner IBM di Perugia e con l’Agenzia di Comunicazione Iktome. E la gestione dei dati relativi alla certificazione di prodotti va a beneficio di prodotti come l’olio Ta Lia per I Potti de Fratini; della semola biologica di grano duro Flavum e del farro perlato nel caso di Agribosco. Ma Biondi sottolinea anche il valore di “sistema” del progetto in cui le aziende insieme valorizzano prodotti e territorio è anche nella possibilità offerta a tutti i consumatori di accedere a un catalogo prodotti che non solo è più completo ma è anche più sinergico rispetto ai temi della valorizzazione territoriale. Biondi conclude ricordando la vocazione aperta del progetto per permettere anche ad altre imprese del territorio umbro di utilizzare gli asset della piattaforma. “Per ora siamo quattro ma comunque aperti a entità locali, sempre nel rispetto di rigidi criteri di eccellenza. Gruppo Grigi è il project leader, prima compagnia che ha sposato il progetto. Nel 2016 – ricorda – abbiamo dato vita al Food Italiae, una linea di prodotti alimentari italiani come farina, uova, birra e miele fortemente localizzati in Umbria di modo da tracciare tutto quello che facciamo from farm to fork grazie alla Blockchain”.
Rispondendo a una domanda sulla governance dei dati che accompagna un progetto che unisce 4 aziende e che si apre ad altre collaborazioni, Biondi sottolinea che grazie a questa scelta tecnologica “siamo in grado di reperire internamente i dati da tutti gli anelli della catena e restituirli in modo trasparente al consumatore tramite la Blockchain. Una tecnologia che anche e soprattutto in questo periodo segnato dal Coronavirus e nel new normal può essere vista come strumento per garantire la “food safety” tanto richiesta dai consumatori quanto dalle autorità”.
La valorizzazione dei dati: consumatori, supply chain, sicurezza alimentare
Grazie a IBM Food Trust “si creano le condizioni – come osserva Fabio Malosio, Blockchain Solution leader in IBM – per validare tutte le informazioni che compongono la food supply chain”. A partire ovviamente dall’origine delle materie prime, ma comprendendo anche tutti i valori e le caratteristiche che contribuiscono a determinare il valore di un produttore come la qualità di processi e di attività legate ad esempio al packaging, alla conservazione, alla qualità del trasporto. “Si tratta – aggiunge Malosio – di un approccio alla food supply chain basato sulla qualità e sicurezza dei dati e sulla trasparenza che permette diverse forme di valorizzazione. Ovviamente come già ampiamente sottolineato c’è una valorizzazione nei confronti dei consumatori finali, che cercano garanzie in termini di qualità e sicurezza, c’è valorizzazione in termini di efficienza e qualità delle supply chain e – rispondendo a una domanda legata ai temi della gestione di dati e informazioni in condizioni di emergenza come quella del lockdown Covid-19 -, c’è anche il valore dell’accesso e della disponibilità di dati e informazioni affidabili per dimostrare il rispetto di standard qualitativi e di sicurezza dei prodotti”.