Agri-Foodtech

Mangimistica tra sostenibilità e innovazione nella circular economy



Indirizzo copiato

Il settore della mangimistica accelera verso una trasformazione profonda, spinto dalla ricerca di maggiore efficienza produttiva, dall’integrazione di modelli circolari e dall’adozione di tecnologie avanzate. Le aziende, chiamate a bilanciare responsabilità sociale, impatto ambientale e innovazione, puntano sul recupero degli ex-prodotti alimentari e su una governance più responsabile delle risorse lungo tutta la filiera. La prospettiva di Regardia

Pubblicato il 25 nov 2025



mangimistica

L’industria della mangimistica si trova in una fase di profonda trasformazione, spinta da dinamiche di mercato che richiedono maggiore efficienza produttiva e da una crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale. L’evoluzione delle filiere, l’adozione di tecnologie innovative e la ricerca di soluzioni circolari per il recupero degli ex-prodotti alimentari stanno ridefinendo il modo in cui vengono prodotti e utilizzati i mangimi a livello globale per arrivare a un’agricoltura sostenibile in grado di contribuire a un ambiente sostenibile. In questo scenario, le scelte dei diversi attori coinvolti assumono un ruolo sempre più centrale non solo nell’ottimizzazione dei processi economici, ma anche nel bilanciamento tra responsabilità sociale, impatti ambientali e opportunità offerte dall’innovazione tecnologica.

La crescita globale del mercato della mangimistica e le nuove sfide

Il mercato mondiale della mangimistica si avvia verso una fase di espansione significativa, con una proiezione di crescita del 23% entro il 2030, secondo Mordor Intelligence. Un incremento che porterà il valore complessivo del settore a sfiorare i 625 miliardi di euro, spinto da dinamiche complesse e interconnesse come la domanda alimentare emergente nei Paesi in via di sviluppo, la trasformazione delle abitudini dietetiche occidentali e l’incremento della richiesta globale di prodotti di origine animale.

Questo scenario apre nuovi orizzonti ma impone anche una revisione dei modelli produttivi tradizionali, chiamando gli operatori a confrontarsi con vincoli normativi più stringenti, volatilità delle materie prime e crescenti pressioni ambientali. La capacità di integrare strategie resilienti e innovative diventa così un fattore critico per mantenere competitività, soprattutto in un contesto segnato da tensioni geopolitiche e instabilità dei mercati agricoli internazionali.

Sostenibilità e circular economy: innovazione nella produzione di mangimi

L’adozione di modelli circolari nella produzione dei mangimi rappresenta oggi uno dei principali assi di innovazione per il settore zootecnico. L’approccio alla circular economy non si limita al riciclo, ma implica un ripensamento sistemico dell’intera filiera: dalla selezione degli ingredienti fino alla gestione degli scarti. In Italia, alcune aziende stanno sperimentando forme avanzate di upcycling alimentare, recuperando materiali residui dell’industria agroalimentare per reintrodurli con valore aggiunto nella catena produttiva dei mangimi. Questa strategia consente non solo la riduzione dell’impatto ambientale e degli sprechi, ma anche un alleggerimento della pressione sulle risorse agricole convenzionali. Tale transizione richiede investimenti mirati in ricerca e sviluppo, partnership tra comparti affini e una visione orientata all’efficienza lungo tutto il ciclo produttivo. Il risultato è una maggiore tracciabilità delle materie prime e un miglioramento dell’impronta ecologica complessiva del comparto.

Recupero degli ex-prodotti alimentari: impatti economici e ambientali

Il riutilizzo degli ex-prodotti alimentari nel settore mangimistico sta guadagnando terreno come leva strategica sia sotto il profilo economico che sotto quello ambientale. A differenza dello smaltimento tradizionale, il conferimento controllato degli sfridi alimentari consente una valorizzazione delle risorse ancora commestibili, riducendo costi di smaltimento per le industrie produttrici e offrendo alle imprese mangimistiche ingredienti a valore nutrizionale stabile. Sul fronte ambientale, questa pratica contribuisce concretamente alla diminuzione dell’impronta carbonica, tagliando la domanda di colture intensive responsabili di elevati livelli emissivi e di consumi idrici rilevanti. L’impiego regolamentato di materie prime secondarie consente inoltre una maggiore diversificazione delle fonti proteiche nei mangimi, favorendo così una maggiore resilienza rispetto alle fluttuazioni dei mercati globali delle commodity agricole. La gestione efficiente della supply chain resta tuttavia un nodo centrale per garantire sicurezza alimentare ed economicità su larga scala.

La mangimistica è oggi al centro di una grande trasformazione

Federico Vecchioni, presidente di Regardia, realtà specializzata nella circular economy applicata alla produzione d’ingredienti per mangimi per animali da reddito e di matrici per le bioenergie tramite la trasformazione di ex-prodotti alimentari tiene a evidenziare come la “mangimistica stia attraversando una fase di profonda trasformazione, sulla spinta di una crescente attenzione alla sostenibilità, ma anche dall’innovazione tecnologica. Si tratta di un’evoluzione che riesce a coniugare le esigenze in termini di efficienza della produzione alla necessaria tutela dell’ambiente. In questo campo l’Italia può e deve essere avanguardia, riscoprendo una volta di più quella spinta naturale all’innovazione che ne ha caratterizzato la storia industriale. Le opportunità in questo senso sono molteplici e contano su una importante expertise”. Nel caso specifico di Regardia “abbiamo”ha iniziato a recuperare gli sfridi della produzione alimentare destinata alla consumazione umana già dagli anni ‘80. Un’esperienza che ora diventa fonte di ispirazione e condivisione. Anche per questo – prosegue – stiamo per avviare dei focus group di studio e riflessione, da un lato con le realtà che potrebbero conferire i loro sfridi, per l’appunto, dall’altro con esperti e imprese di una filiera che mostra ampi margini di crescita”. 

Un nuovo flusso di materie prime per una nuova fase della mangimistica

L’utilizzo di ex-prodotti alimentari come materia prima per mangimi rappresenta una delle principali tendenze che stanno cambiando il settore, principalmente per due ordini di motivi: la riduzione degli sprechi e la diminuzione della dipendenza da risorse agricole convenzionali. Lo stesso WWF, nel documento Solutions to Meet the Need for Feed, suggerisce questo approccio e suggerisce di indirizzare un approvvigionamento responsabile, con l’impiego di nuove tecnologie per migliorare la collaborazione tra coltivatori e produttori per favorire la diffusione di agricoltura rigenerativa e per estendere l’impiego di altre fonti innovative di ingredienti.

Le prospettive future tra tecnologia, responsabilità e stakeholder

Guardando ai prossimi anni, la trasformazione del mercato della mangimistica sarà determinata dalla capacità del settore di integrare soluzioni tecnologiche avanzate con una governance responsabile delle risorse e delle relazioni con gli stakeholder. L’intelligenza artificiale promette applicazioni che vanno dalla selezione ottimizzata degli ingredienti al monitoraggio in tempo reale degli impatti ambientali lungo la filiera. Parallelamente, cresce l’esigenza di coinvolgere attivamente tutti gli attori – dai fornitori ai consumatori finali – nella definizione di standard condivisi e obiettivi misurabili in termini ESG. In questo contesto si profila un nuovo paradigma gestionale dove le decisioni devono bilanciare rendimenti economici con valori collettivi come trasparenza, sicurezza alimentare e tutela delle risorse naturali. L’evoluzione normativa europea e le spinte provenienti dalla società civile renderanno sempre più imprescindibile questo approccio integrato.

Il settore della manigimistica davanti a un crocevia tra dinamiche di mercato e sostenibilità

Il settore della mangimistica si trova oggi a un crocevia che richiede una riflessione attenta sulle dinamiche di mercato, sulle responsabilità ambientali e sugli strumenti tecnologici a disposizione. L’evoluzione normativa, la pressione verso modelli produttivi più sostenibili e il ruolo crescente degli stakeholder impongono un approccio integrato alle decisioni strategiche. In questo contesto, la capacità di valorizzare risorse alternative e ridurre gli sprechi diventa una leva competitiva oltre che un imperativo etico. Proprio nella convergenza tra innovazione, attenzione all’impatto sociale ed economico e ascolto delle esigenze della filiera può essere individuata la traiettoria per uno sviluppo solido e resiliente del comparto, chiamato a bilanciare efficienza produttiva, tutela dell’ambiente e benessere collettivo.

Articoli correlati