La trasformazione dei sistemi alimentari, così come ogni altro tipo di trasformazione, si può comprendere solo se si ha la capacità di osservare i fenomeni che la compongono da diverse prospettive. Anche da quelle più inedite e originali. In questo caso, l’angolo dal quale Antonio Iannone getta lo sguardo sugli scenari che accompagnano l’innovazione e la trasformazione del foodtech sembra essere in una sorta di incrocio tra realtà e fantasia, ovvero in un punto di osservazione del tutto privilegiato che permette all’autore di sentire la realtà sotto i propri piedi senza che diventi mai una zavorra per le intuizioni e le sollecitazioni che coglie invece dalla propria fantasia.
Food-Technocracy: Il Contrappasso
Il romanzo d’esordio di Antonio Iannone, “Food-Technocracy: Il Contrappasso” si misura con uno scenario che sarebbe riduttivo collocare solo al livello della trasformazione del foodtech o della trasformazione digitale. Iannone ci accompagna in una vera e propria trasformazione sociale lasciandoci il compito (ma in certe occasione si potrebbe dire anche il piacere) di individuare nella realtà quotidiana che stiamo vivendo, alcuni dei segnali dei fenomeni che osserviamo nel cuore del romanzo. Si tratta a ben vedere di un invito alla riflessione, che ci arriva implicitamente dall’autore, nel cercare di comprendere da dove è partita la trasformazione che ha portato alla Food-Technocracy.
La crescente digitalizzazione dell’industria alimentare non può essere solo un tema di innovazione tecnologica
C’è un anima di questo romanzo che porta con sé l’invito a considerare come la crescente digitalizzazione dell’industria alimentare stia sollevando giustamente interrogativi che non possono trovare risposte esaurienti solo a livello di evoluzione tecnologica. Sebbene sia indiscutibile che la tecnologia abbia messo in moto una quantità di processi trasformativi che appaiono sempre più difficile da governare, si possono e si devono definire delle priorità di comprensione e di azione. In questo senso il romanzo aiuta a inquadrare i possibili scenari almeno a livello di comprensione dei problemi.
Le piattaforme di foodtech, l’efficienza, i rischi di omologazione
Le piattaforme di foodtech, va ricordato, sono un percorso di innovazione che sta mantenendo la promessa di portare efficienza favorendo lo sviluppo e la diffusione di nuove modalità di produzione e un ripensamento dei modelli di consumo. Nello stesso tempo però occorre anche considerare che a questa efficienza si contrappone un approccio al cibo caratterizzato da una omologazione delle scelte alimentari e dalla diffusione di forme di controllo sempre più precise e pervasive sulle abitudini dei consumatori. Un “bisogno di controllo” che parte da motivazioni assolutamente plausibili, nobili, razionali ma che poi, in definitiva, rischia di sfuggire essere stesso al… controllo. Ed ecco che entra in gioco, doverosamente nella narrazione di Iannone, lo sguardo attento alle dinamiche psicologiche che guidano di fatto, prima di tutto, l’accettazione sociale delle innovazioni e secondariamente la loro trasformazione in nuove abitudini. Con l’invito, anche questo implicito da parte dell’autore, a considerare che nel passaggio dal cibo alla vita non ci sono barriere o ostacoli, come poteva accadere nel passato.
Food-Technocracy: tra distopia alimentare e rivoluzione tecnologica
“Food-Technocracy: Il Contrappasso”, si può anche considerare come una sorta di laboratorio narrativo. L’autore frequenta e conosce profondamente i temi dell’innovazione tecnologica nel food system e, ponendosi all’angolo tra realtà e fantasia, cerca di osservare cosa accade nel momento in cui questa innovazione viene spinta alle sue estreme conseguenze.
Da quell’angolo vede un mondo agroalimentare che si muove fiducioso verso un progresso, che in alcuni momenti corre troppo velocemente e sempre sporgendosi da quell’angolo vede anche le ombre, lunghe e scure, di una deriva distopica.
Iannone la definisce “food-technocracy” e nel romanzo prende le sembianze egemoniche di problematica multinazionale alimentare e di un mercato, ma il termine appare sempre più improprio, in cui sono bandite le proteine animali.
Innovazione tecnologica e regole sociali
Il vero protagonista del romanzo è proprio la tecnologia, o meglio ancora l’innovazione tecnologica, una innovazione che si trova nella condizione di stimolare e attuare e controllare le regole sociali, i modelli economici e con questi, le relazioni sociali e i rapporti di potere. Se da una parte, da tutto questo, prende forma uno scenario distopico, dall’altra l’autore pone interrogativi molto concreti sul concetto di fiducia nella tecnologia e sul concetto di fiducia nella ipertecnologia, ovvero sulla necessità di interrogarsi su quelle che possono essere le possibili derive nel momento in cui ci si affida (ad esempio) a una automazione che supera i limiti legati alla capacità di governo degli “umani” o di una verticalizzazione industriale nella produzione alimentare che conduce in territori nei quali è difficile identificare dei nuovi – veri – punti di riferimento.
Ma l’autore “non ci lascia soli” grazie anche alle scelte di un glossario preciso, inserito ad arte, Iannone fornisce strumenti interpretativi reali, ampliando la riflessione su come le innovazioni attuali – dalla carne coltivata alle piattaforme digitali per il food delivery – possano strutturare dinamiche nuove o amplificare criticità esistenti.
L’introspezione psicologica come chiave di lettura dell’innovazione foodtech
Se la distopia diventa uno strumento narrativo che unisce i codici dell’intrattenimento si coglie in modo chiaro anche l’invito a predisporsi a una lettura critica dei fenomeni che stanno trasformando l’industria agroalimentare globale. La scelta di affidare il punto di vista della storia a un imprenditore della carne tradizionale, costretto a confrontarsi con un contesto radicalmente alieno è il presupposto del contrappasso. La crisi identitaria del protagonista Giuseppe Fabbri, privato delle sue certezze e del suo ruolo sociale, diventa strumento per esplorare le implicazioni psicologiche ed etiche dei cambiamenti portati dall’innovazione foodtech.
La trasformazione di un personaggio presentato a tutti gli effetti come “discutibile”, come padrone, fin troppo, del suo tempo e dei mezzi a disposizione per raggiungere potere e ricchezza, in un soggetto che al contrario, in un contrappasso, deve lottare ogni istante per sopravvivere, è un invito esplicito a leggere cosa c’è oltre la superficie delle tecnologie emergenti. Anche con questa architettura narrativa Iannone mette in evidenza il peso che i processi di transizione – spesso troppo accelerati, privi di una reale capacità di governo e sempre imposti dall’alto – hanno sugli individui e sulle comunità.
La dimensione legata al ruolo dell’alimentazione, in questo scenario distopico, non si limita solo alla funzione biologica o agli aspetti produttivi, ma assume una connotazione identitaria e culturale, e nel momento in cui è soggetta a fenomeni di trasformazione profonda come quelli descritti nel testo può produrre spaesamento, resistenze e nuove forme di esclusione.
Nelle disavventure, nel disagio, nelle difficoltà di comprendere cosa realmente sta accadendo, che si possono leggere negli occhi del protagonista, si riflette l’invito dell’autore a considerare che le scelte tecnologiche nel settore alimentare dovrebbero essere sempre accompagnate da una comprensione profonda delle dinamiche umane sottostanti. Il messaggio chiave, che dovrebbe valere per tutti i settori e non solo per l’agroalimentare, è che l’innovazione ha sempre e indiscutibilmente una dimensione culturale che non può mai prescindere dal confronto con i bisogni psicologici e sociali delle persone coinvolte.
Il libro di Antonio Iannone Food-Technocracy: Il Contrappasso è disponibile QUI