“Tornare a coltivare le aree dismesse perché considerate poco competitive dal punto di vista dei prezzi e tutelare i sistemi produttivi tipici: l’agricoltura tradizionale può fornire una risposta concreta alla crisi alimentare paventata dalla FAO a seguito del conflitto tra Ucraina e Russia”. E’ quanto dichiara Mauro Agnoletti, presidente del Master internazionale dell’Università di Firenze collegato al programma GIAHS per la salvaguardia dei paesaggi rurali storici e Coordinatore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sul Paesaggio Rurale, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
“La guerra fa Ucraina e Russia – dichiara il professore – ha scatenato una crisi con ripercussioni a livello globale non solo rispetto alle fonti energetiche, ma anche alle risorse alimentari. La concentrazione dei flussi di mercato delle materie prime di base, cereali in primis, nelle mani di pochi gruppi economici internazionali e in aree limitate, genera l’aumento dei costi di generi che sono alla base della alimentazione di molte popolazioni”.
“Appare quanto più necessario ripensare un modello di sviluppo che ha portato negli ultimi decenni all’abbandono di moltissimi territori un tempo coltivati in molte parti del mondo in quanto non competitivi in termini economici rispetto alla produzione industriale globalizzata dell’agricoltura”, sottolinea Agnoletti.
Un master per formare una nuova generazione di manager del territorio
A questa esigenza risponde il Master internazionale della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze Building capacity: corso internazionale avanzato applicativo su GIAHS (Globally Important Agricultural Heritage Systems), collegato al programma della FAO per la salvaguardia dei sistemi agricoli di interesse mondiale.
Praticamente l’obiettivo del master è quello di formare una nuova generazione di manager del territorio in grado di gestire questi sistemi agricoli, inserendoli in modelli di sviluppo rurale diversificati e adeguati alle diverse condizioni.
“I sistemi agricoli che si sono evoluti nei secoli, adattandosi ad ambienti e climi difficili e mutevoli, possono diventare essenziali per assicurare la sicurezza alimentare a popolazioni e comunità rurali in tutti i continenti, contribuendo al contrasto delle crisi climatiche che sempre più interessano il pianeta”, conclude Agnoletti.