Da tempo nell’”occhio del ciclone” il packaging è stato ed è spesso accusato di essere – ovviamente in modo indiretto – tra le principali cause di inquinamento. Detto che la responsabilità di borse, scatole e contenitori in materie plastiche abbandonate nei letti dei fiumi, nel mare o in campagna non è certo delle aziende produttrici dei beni che arrivano sul mercato con quel packaging e men che meno di chi quel packaging lo realizza, c’è certamente un problema legato alla sostenibilità dei materiali che riveste i prodotti che portiamo ogni giorno nelle nostre case o nelle aziende.
La sostenibilità, come abbiamo più volte sostenuto sulla nostra testata, è un fatto di cultura nella gestione dei beni in tutto il loro ciclo di vita e nella gestione altrettanto attenta e corretta anche del ciclo di vita del packaging. Ma sostenibilità è anche un tema di innovazione del packaging stesso, dei materiali e delle metodiche per rendere questa importante componente del ciclo di vita dei prodotti più adatta allo sviluppo di una economia sostenibile.
Il difficile rapporto tra packaging e sostenibilità
La sfida è da tempo aperta e vede sul tavolo diversi modelli, da quelli più radicali che teorizzano una “eliminazione” del packaging e un ritorno a modelli commerciali superati da tempo con una vendita dei prodotti a “sfuso”. Un percorso oggettivamente impraticabile in tanti contesti e assai complesso per tanti altri e per tanti beni, per tante tipologie di consumatori e per tante situazioni. Un percorso che è destinato a crescere come una nicchia, ma che non può essere ad oggi considerata come una soluzione. C’è poi la grande sfida sul packaging innovativo, ovvero dell’innovazione sui materiali e sui prodotti per rendere l’attuale modello effettivamente sostenibile in un percorso che permetta di far crescere anche tanti altri componenti di innovazione che hanno a loro volta bisogno del packaging come ad esempio i temi della tracciabilità, della certificazione e della sicurezza alimentare. Temi particolarmente importanti in settori come il food, come il pharma ma in crescita anche nel fashion, nella cosmesi e in altri settori.
Ed è in questo ambito che si collocano imprese e startup che hanno lo sguardo proiettato sulla vera sfida dell’economia dei prossimi anni, ovvero sulla capacità di unire la domanda di sostenibilità che arriva dalla società alla possibilità di mantenere standard di qualità dei prodotti, dei servizi e dei modelli di relazione tra imprese e clienti elevati.
Dagli edible coatings una nuova risposta per il rapporto tra packaging e sostenibilità
Ed è qui che si collocano l’idea, le soluzioni, i prodotti di IUV, Innovation Utility Vehicle, una startup romagnola nata per iniziativa del tecnologo alimentare, Cosimo Maria Palopoli, con l’obiettivo di creare e proporre sul mercato soluzioni di packaging in grado di rispondere alla domanda di eco compatibilità e di sostenibilità che arriva dal mercato.
IUV realizza prodotti per il packaging basati su materiali naturali e su processi di produzione innovativi per permettere all’industria agroalimentare in particolare (ma anche ad altri settori produttivi) di rispondere anche con queste soluzioni alle esigenze di sostenibilità che ispirano le scelte dei consumatori.
Ma vediamo come. Una delle “strade” proposte da Cosimo Maria Palopoli con IUV è quella di lavorare sui principi degli edible coatings, ovvero su prodotti che non solo garantiscono la massima compatibilità ambientale, ma possono essere anche commestibili. Un bel salto rispetto ai tradizionali (e di difficilissimo smaltimento) prodotti sintetici o in plastica.
Il packaging abbandona la plastica e a piccoli passi si muove verso la sostenibilità
La plastica, che ha rappresentato e rappresenta a tutt’oggi, un veicolo fondamentale per la conservazione e la commercializzazione di prodotti alimentari, è arrivata a una sorta di “capolinea”, in ragione, come abbiamo visto della difficoltà e del costo legato al riciclo di questi materiali, al loro recupero e agli altissimi costi sociali legati alla dispersione nell’ambiente. Davanti alla consapevolezza dei consumatori ecco che l’industria e la distribuzione si trovano nella necessità di dare risposte nuove, credibili e sostenibili e i cosiddetti rivestimenti edibili o edible coatings, rappresentano un componente importantissimo del nuovo modello di proposizione dei prodotti che si sta costruendo. Gli edible coatings sono realizzati con materiali che arrivano da fonti naturali, che sono rinnovabili e che fanno riferimento a materiali come polisaccaridi, proteine, lipidi, che possono essere lavorati con diverse combinazioni e grazie alla presenza di additivi possono migliorare determinate prestazioni. Stiamo dunque parlando di uno scenario caratterizzato da materiali ampiamente disponibili in natura e tendenzialmente accessibili a costi ridotti.
Cosa sono gli edible coatings e come possono cambiare il packaging
Ma cosa sono questi edible coatings? Stiamo parlando di film, di rivestimenti o sacchetti commestibili, di fogli pensati per avvolgere proteggere il prodotto e per essere poi facilmente smaltite senza nessun impatto per l’ambiente. Gli edible coatings sono sottili strati di materiali edibili creati direttamente sulla superficie degli alimenti, la loro funzione è quella di costituire una barriera selettiva alla perdita di umidità, di oli e grassi, di limitare il trasporto di gas e dei soluti e di aumentare le proprietà di resistenza, integrità e maneggevolezza dell’alimento. Non ultimo, sono nella condizione di trattenere i composti volatili responsabili del flavor. Nel caso in cui siano arricchiti con antiossidanti ed antimicrobici possono preservare per maggior tempo la qualità organolettica ed igienico sanitaria del prodotto.
Al momento attuale gli edible coatings sono concepiti e utilizzati come una integrazione del confezionamento, vanno a completare e a migliorare la qualità dei prodotti alimentari, ne aumentano la durata di conservazione e rappresentano una risposta nuova e convincente relativamente ai temi dello smaltimento. In concreto questi sono i principali vantaggi:
- Riducono l’impatto ambientale rispetto alla plastica
- Si prestano ad essere consumati con il prodotto
- Sono nella condizione di arricchire le proprietà organolettiche e apportare valore nutrizionale ai prodotti
- Rappresentano un supporto per antiossidanti ed antimicrobici
- Nel retail facilitano la creazione di monoporzioni e rappresentano una sorta di interfaccia per gestire alimenti diversi in un’unica confezione
L’innovazione di IUV: verso un packaging innovativo con Columbus’ Egg
IUV porta innovazione anche in questo ambito con il sistema Columbus’ Egg, che propone pellicole edibili e biodegradabili, per arrivare a sostituire gli imballaggi plastici portando risposte veramente nuove sia sul tema del riciclo degli imballaggi stessi, sia su quello altrettanto importante e delicato del food waste o dello spreco alimentare. Le pellicole sono infatti nella condizione di prevenire la comparsa di muffe, lieviti e batteri, consentono di allungare la vita degli alimenti in modo naturale. Sono inoltre applicabili per immersione, vengono realizzate grazie all’utilizzo di componenti naturali e sono sia sostenibili sia accessibili in termini di costi.
Grazie a questa tecnologia è poi possibile valorizzare gli scarti di produzione delle industrie alimentari che rappresentano una fonte di estrazione di elementi plasticizzanti ed addensanti per la realizzazione di confezioni e film. Il tutto per un mercato di riferimento che è rappresentato prevalentemente dal settore agroalimentare con particolare attenzione all’ortofrutta, al lattiero caseario, ai prodotti da forno, ai prodotti legati alla vendita di carni e pesci. Ma in prospettiva IUV guarda anche al mondo del Pharma e ai settori della cosmesi.
La personalizzazione “biologica” del packaging sostenibile
Grazie a Columbus’ Egg è possibile conferire al prodotto confezionato una serie di caratteristiche come il numero degli strati, è possibile intervenire sulle dimensioni, sullo spessore, sul colore e anche sull’aroma e sul sapore grazie all’impiego di sostanze che arrivano dall’industria agroalimentare stessa. Ci sono nuovi e ampi spazi di personalizzazione che tengono conto delle caratteristiche dei prodotti e che portano a un miglioramento della vita commerciale grazie anche all’inclusione di antimicrobici naturali o di sintesi, nel rispetto della normativa.
Columbus’ Egg è stato premiato con il Mindset Program Silicon Valley 2017 e nell’edizione 2018 del Premio Gaetano Marzotto ha ricevuto il Corporate Fast Track in affiancamento a Illycaffè ed è stato inserito nel programma di accelerazione e di incubazione presso Romagna Tech. La tecnologia è oggi sviluppata e brevettata ed è in attesa di industrializzazione.