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Bio italiano in crescita: verso il 25% delle superfici, ma i consumi tardano a decollare

L’Italia al primo posto in Europa nel biologico per numero di aziende agricole certificate e per estensione della superficie, ma la spesa domestica per prodotti bio fatica a tenere il passo. Il Rapporto Bio in Cifre 2022 di ISMEA e Ciheam Bari dipinge un settore vitale ma con la sfida di stimolare consumi più consapevoli

Pubblicato il 17 Ago 2023

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Concluso l’iter di ascolto delle parti coinvolte, il Piano nazionale per la produzione bio, che guiderà il settore verso gli obiettivi di sviluppo richiesti dalla strategia europea Farm to Fork e ribaditi nella legge nazionale del 9 marzo 2022, è ai blocchi di partenza. Il settore potrà contare su uno strumento programmatico che punta a potenziare l’offerta e migliorare il posizionamento, facendo leva sull’innovazione, la digitalizzazione, l’aggregazione, la semplificazione amministrativa e la promozione.

Nel frattempo, il biologico italiano sta facendo grandi passi avanti verso il traguardo del 25% delle superfici investite in coltivazioni bio, come prevede la Farm to Fork al 2030. Già sei regioni (Toscana, Marche, Lazio, Basilicata, Calabria e Sicilia) si sono distinte oltrepassando questo obiettivo, e la media nazionale si è attestata a quasi il 19% del totale della superficie agricola utilizzabile (SAU), mettendo a segno una crescita del 7,5% rispetto al 2021.

In parallelo il numero degli operatori (produttori, trasformatori e importatori) certificati bio prosegue la sua crescita a un ritmo piuttosto sostenuto. I dati indicano un incremento di oltre il 7% rispetto al 2021, grazie ai 6.655 nuovi ingressi nel sistema di certificazione che traghettano il numero complessivo di produttori, preparatori e importatori biologici sopra le 92 mila unità.

Guardando invece ai settori, tra i seminativi, che rappresentano la destinazione prevalente della SAU bio, con un’incidenza superiore al 40%, avanzano le colture industriali (+18,1%), le foraggere (+2%) e il comparto cerealicolo (+5,1%), trainato dai maggiori investimenti a grano duro, grano tenero, orzo e avena.

Italia in testa all’Europa, ma i consumi restano indietro

È un risultato significativo, che pone l’Italia in una posizione di leadership in Europa per numero di aziende agricole biologiche certificate e per estensione della superficie agricola utilizzata a fini biologici.  L’entusiasmo è palpabile, ma una nota di cautela è necessaria. Nonostante l’immagine di un settore in fermento, al centro delle politiche nazionali e comunitarie e degli investimenti degli operatori, i consumi stentano a seguire l’andamento del settore.

La spesa domestica per prodotti biologici, dopo l’ottima performance del 2020 (+9,5%) sostenuta dal confinamento domestico provocato dal lockdown, e sebbene in ripresa rispetto alla battuta d’arresto registrata nel 2021 (-4,6%), non è all’altezza delle aspettative. Con 3,66 Miliardi di euro il mercato domestico di alimenti biologici cresce solo dello 0,5%, un tasso distante da quello dell’agroalimentare complessivo (+6,4%), e da quello dell’inflazione dei prezzi dell’agroalimentare pari, nel 2022, al 9,1%.

Tuttavia, uno spiraglio di speranza arriva dall’indagine condotta in merito al consumo extradomestico di alimenti biologici che ha fornito risultati molto incoraggianti circa la presenza di alimenti biologici nei menu dei pubblici esercizi e il grado di consapevolezza degli operatori. Più della metà dei bar (54,4%) e oltre due terzi dei ristoranti (68,4%) hanno dichiarato di aver proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche nel corso del 2022.

Sono queste, in estrema sintesi, le principali evidenze che provengono dall’ultimo Rapporto Bio in cifre relativo al 2022, realizzato da ISMEA e da Ciheam Bari e presentato in anteprima all’Aquila, presso il Palazzo dell’Emiciclo, durante il convegno “Appuntamento con il bio”, che torna a un anno di distanza dall’incontro organizzato Roma a luglio scorso, per fare il punto sulle principali dinamiche e prospettive del settore alla presenza dei rappresentanti istituzionali e delle associazioni.

Dalla terra alla tavola: la sfida del consumo consapevole

Le conclusioni dell’evento sono state affidate a figure di spicco, tra cui Livio Proietti, Commissario straordinario di ISMEA, Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al Masaf, e Francesco Lollobrigida, Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

“Il biologico è un elemento portante della strategia che vede la sostenibilità ambientale viaggiare in parallelo con una strategia di sostenibilità produttiva e che tenga conto della necessità di mantenere l’equilibrio sociale”, ha affermato il Ministro dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobirigida. Tuttavia, la strada verso il successo non è priva di ostacoli. Il neo Commissario Straordinario dell’ISMEA, Avv. Livio Proietti, ha sottolineato che nonostante il biologico ponga la nostra nazione ai primissimi posti in Europa per estensione delle superfici e numero di aziende agricole certificate, è fondamentale un impegno continuo per supportare lo sviluppo del settore, sia dal punto di vista economico che culturale.

Come ha osservato Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al Masaf, “Aumenta anche il numero degli operatori, che avranno nel Piano nazionale per la produzione biologica uno strumento importante per supportare lo sviluppo del settore. Positivo l’interesse dimostrato nel canale Ho.re.ca., in particolare le prospettive nel mondo della ristorazione, l’obiettivo nei prossimi mesi sarà un rilancio dei consumi domestici.” Ma nonostante i progressi sorprendenti, la sfida più grande è ancora aperta: incoraggiare i consumatori a fare scelte più consapevoli ed educate.

Secondo il Ministro Lollobrigida, è fondamentale valorizzare il legame tra territorio, cibo e salute attraverso un modello che ponga l’accento sulla qualità e sul benessere delle persone. “Quella stessa qualità che è messa in discussione da sistemi di etichettatura ideologici e non informativi. Si pensi  – ha chiosato il Ministro – che per il Nutriscore un prodotto biologico viene valutato allo stesso modo di un altro iper processato. Il nostro compito quindi è quello di incentivare da una parte questo comparto e dall’altra proteggerci da meccanismi fuorvianti”.

Per concludere, il futuro del biologico italiano dipende dalla capacità di alimentare non solo il corpo, ma anche la mente dei consumatori, affinché possano abbracciare una scelta che rappresenta un impegno verso un futuro migliore.

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