Per migliorare occorre misurare. Per fare progressi è necessario avere ben chiaro da dove si parte e come e cosa si può migliorare. Che il digitale sia una grande opportunità per tutti i settori è facile a dirsi, quasi ovvio. Ma ben altra cosa è quantificare chiaramente i vantaggi potenziali di scelte, che come nel caso del digitale, implicano una vera trasformazione a livello di processi, di competenze, di organizzazione. Per le imprese dell’agricoltura, più ancora forse che in altri settori, è quanto mai importante avere una chiara prospettiva degli scenari che si aprono o che possono aprire. Sia perché il digitale, e vale ovviamente per tutti i settori, rappresenta un investimento importante, sia soprattutto perché siamo davanti a una scelta culturale, che incide direttamente sulle logiche che governano la gestione della conoscenza, delle informazioni, dei dati.
Con il digitale verso l’Agricoltura 4.0
Ecco perché è estremamente importante la ricerca dell’Osservatorio Smart Agrifood nato dalla collaborazione tra Politecnico di Milano e Laboratorio RISE dell’Università di Brescia, perché permette di alzare lo sguardo sulla trasformazione che le imprese dell’agricoltura e del Lattiero Caseario in particolare possono vivere, guidare e sostenere per aumentare la competitività. Numeri innanzitutto, come vedremo, ma anche fenomeni che incidono in modo profondo sulla competitività delle imprese del nostro territorio.
Ma niente più dei numeri possono dare la consistenza della portata del fenomeno. L’utilizzo del digitale su linee di sviluppo come tracciabilità, semplificazione burocratica, monitoraggi e aumento della “precisione” nella gestione delle risorse e dei processi può portare nello stesso tempo a un miglioramento della qualità dei prodotti e a risparmi nell’utilizzo di risorse e in riduzione degli sprechi nell’ordine di 100 milioni di euro a livello di filiera lattiero casearia.
La fiducia passa attraverso i dati o Agridata
La fiducia nell’Agrifood passa sempre di più attraverso i dati e attraverso una maggiore conoscenza. La considerazione è di Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Smart Agrifood e rappresenta uno dei temi chiave della ricerca: il digitale che abilita alla conoscenza, che permette, attraverso i dati, di aumentare la capacità di analisi e la precisione nelle azioni. Il Lattiero Caseario nell’ambito del settore primario italiano è una delle aree a più elevata intensità di innovazione, grazie ad esempio alle informazioni che vengono raccolte con il monitoraggio del bestiame. Grazie ai sistemi robotizzati per la gestione delle stalle e delle mungiture e grazie anche alla diffusione di “Wearable” per animali. Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood se si unisce la capacità di mettere a valore questa capacità di produrre dati con progetti che vanno ad aumentare l’efficienza di processi e con la capacità di coinvolgere tutti gli attori il settore è nella condizione di arrivare a produrre benefici quantificabili in 100 milioni di euro. Il tutto senza “spaventare” le imprese e le filiere con investimenti non ragionevoli per la tipologia di imprese del settore, ma lavorando su progetti accessibili, graduali che permettono prima di tutto di prepararsi agli adempimenti normativi, di ridurre i costi, di aumentare la qualità, di fornire maggiori garanzie a livello di sicurezza alimentare e di sviluppare forme di conoscenza sui prodotti che possono essere valorizzate a livello marketing e commerciale.
Renga sottolinea l’importanza di una visione e di azioni “equilibrate” capaci di coinvolgere tutti gli attori delle filiere dagli attori della zootecnia a livello di allevamenti, ai fornitori di materie prime e di mangimi, alle imprese di trasformazione sino alle strutture di servizio come nell’ambito della logistica del fresco. Solo se tutto il sistema è coinvolto i benefici possono trasformarsi in ricadute positive per le imprese e per i consumatori finali.
Il digitale nel Lattiero Caseario 4.0
Più in concreto la ricerca ha misurato l’impatto di tre fenomeni:
- Gli sviluppi legati alla Ricetta veterinaria elettronica
- La tracciabilità nell’alimentazione animale
- L’innovazione digitale a garanzia dei prodotti di qualità
La Ricetta veterinaria elettronica
La Ricetta veterinaria elettronica nasce dal Ministero della Salute, in particolare dalla Direzione generale della sanità animale e dei farmaci veterinari, con l’obiettivo di controllare e razionalizzare l’utilizzo di farmaci a uso animale nella zootecnia. Nella prospettiva dei consumatori la Ricetta veterinaria elettronica ha lo scopo di fornire maggiori garanzie sulla qualità dei prodotti in termini di maggiore attenzione ai residui dei medicinali negli alimenti.
Grazie all’utilizzo del digitale e di soluzioni basate su portali che coinvolgono veterinari, grossisti di farmaci e allevatori si calcola un risparmio a livello di spese “sanitarie” di 64.000 euro l’anno per singolo caseificio. Su scala regionale a livello lombardo la ricetta veterinaria elettronica può ridurre i costi tra i 12,2 e i 26,4 milioni di euro l’anno per tutta la filiera.
Presente dal 2015 solo in alcune regioni tra cui la Lombardia, la Ricetta veterinaria elettronica prevede la digitalizzazione della gestione dei medicinali veterinari, dalla prescrizione fino alla somministrazione agli animali. Questa procedura è destinata a diventare obbligatoria nella prima metà del 2018 e permette di snellire il processo di prescrizione eliminando l’utilizzo della carta e riducendo gli errori.
Veterinari e allevamenti: dalla carta al digitale
Damiano Frosi, Ricercatore e Direttore dell’Osseratorio Contract Logistics ricorda che nello scenario attuale (offline) il veterinario emette la ricetta in triplice copia per avviare il processo di approvvigionamento dei farmaci. A sua volta l’allevatore fornisce le copie della ricetta al fornitore di farmaci nella figura del grossista farmaceutico, che le valida e ne restituisce una all’allevatore insieme alla merce. Una seconda copia viene archiviata mentre la terza viene trasmessa all’ASL. Una volta ricevuto l’ordine dei farmaci, l’allevatore archivia a sua volta la propria copia della ricetta e può a quel punto procedere con i trattamenti prescritti, che vanno a loro volta inseriti nel registro aziendale. Accanto a tutte queste attività – cartacee – il veterinario deve tenere nota di tutti gli ingressi e di tutte le uscite dal magazzino presso il registro di carico-scarico farmaci e registrare tutti i trattamenti effettuati e registrati dall’allevatore.
Tanta carta e tanti rischi di errore. L’informazione su carta non è strutturata e quindi deve essere elaborata con costi importanti per i tempi dedicati a queste attività e per gli oneri legati ai controlli stessi che sono oltremodo complicati dalla ricerca di informazioni offline.
Cosa cambia con la Ricetta veterinaria elettronica
Frosi sottolinea lo scenario del digitale con l’implementazione della Ricetta veterinaria elettronica che parte dalla digitalizzazione della prescrizione su un portale Web, cui hanno accesso veterinari, allevatori, fornitori farmaceutici oltre ovviamente agli enti preposti al controllo. Il portale permette di tenere sotto controllo i flussi e i documenti da gestire e di velocizzare tutte le operazioni.
In questo nuovo scenario, spiega Frosi, il veterinario genera la ricetta dal portale e fornisce all’allevatore il numero e il PIN della ricetta. L’allevatore per procedere all’acquisto dei farmaci deve fornire i dati della ricetta al grossista farmaceutico di riferimento, che a sua volta può accede ai dati dal portale con il suo account, prende visione dei dati e li integra con i riferimenti di sua competenza ed è in grado di evadere la richiesta. Con la ricetta i farmaci vengono resi disponibili e l’allevatore può procedere con i trattamenti sugli animali, registrandoli a sua volta sul portale tramite il quale saranno visibili e validabili anche dal veterinario che ha generato le indicazioni.
Controlli più facili e meno costosi
L’ente di controllo infine può verificare l’utilizzo dei farmaci nella filiera e gestire le ispezioni di controllo, il tutto sulla base di un monitoraggio che si può svolgere in tempo reale e da remoto. Frosi sottolinea i miglioramenti per tutti gli attori con maggiore velocità, minori tempi, minori costi legati ai materiali come ricette, registri, costi di spedizione e maggiore semplicità nella riduzione dei registri aziendali e nell’evasione degli ordini farmaceutici.
Frosi mette inoltre in evidenza che anche nel caso di implementazione parziale del sistema con la sola digitalizzazione della prescrizione e del solo registro di carico-scarico farmaci si raggiungerebbe un beneficio dell’ordine di circa 11 milioni di euro l’anno.
Tracciabilità, qualità, risparmio e sicurezza alimentare
Con Daniele Marazzi l’attenzione si sposta sui benefici della tracciabilità digitale nell’alimentazione animale e in particolare sui vantaggi della digitalizzazione dei cartellini dei mangimi. Marazzi mette in evidenza il rapporto tra la domanda di maggiore qualità e sicurezza e dunque di maggiori controlli e i costi relativi al raggiungimento di questi risultati. In condizioni “normali” sottolinea Marazzi la richiesta di maggiori livelli di precisione nel controllo si scontra con un aumento dei costi che rende antieconomico inseguire questo tipo di esigenze.
Il digitale permette di cambiare questa prospettiva può permettere un monitoraggio in tempo reale e consente di passare da un modello con “tanta carta” a un modello leggero, più veloce e con maggior controllo.
Con il digitale è possibile arrivare a conoscere in tempo reale come sono alimentate le bovine e nello stesso tempo raggiungere un beneficio a livello di costi.
Come quantificare la riduzione dei costi
In una situazione costituita da un mangimificio con 5mila consegne, 100 allevamenti e una latteria, a fronte di un costo annuale di 90mila euro, grazie alla digitalizzazione dei cartellini, si abbassano i costi a 35mila euro con una riduzione del 61% che può arrivare al 71% e dunque a portare i costi di gestione a 26mila euro calcolando i costi post digitalizzazione e di dematerializzazione dei documenti.
Vantaggi chiari e concreti che devono essere letti anche e forse soprattutto nella prospettiva di disporre di nuove fonti di dati, preziosissimi non solo per rendere la “macchina” più efficiente ma per mettere in relazione informazioni su tutti gli attori e su tutti i processi produttivi per finalizzare anche questo investimento non solo verso una maggiore efficienza ma verso un miglioramento della qualità finale dei prodotti e della competitività di tutta la filiera. E il tema dei dati rappresenta una delle chiavi di volta di tutti i processi di innovazione nella filiera Smart Agrifood come anche testimoniato dal piano di lavoro dell’Osservatorio Smart Agrifood.
Innovazione digitale nel rapporto tra produttore e distributore
Con il terzo punto si focalizza l’attenzione sull’innovazione digitale a garanzia della distribuzione dei prodotti di qualità e si guarda ai consumatori finali attraverso azioni che incidono sul rapporto tra produzione e distribuzione.
Damiano Frosi mette ancora una volta in evidenza che il Lattiero Caseario deve misurarsi con una gamma di prodotti molto vasta con grande ricchezza di caratteristiche, come la freschezza, la stagionatura, la provenienza, la trasformazione e la destinazione territoriale e il tipo di destinazione finale. Anche per questo la distribuzione di prodotti freschi dai produttori al Retail, soprattutto nel caso dell’export, è estremamente delicata ed è un ambito dove il digitale può cambiare radicalmente le prospettive sia in termini di maggiore efficienza sia a livello di adempimento a standard e aspettative di mercati, che sono sempre più focalizzati su forme di monitoraggio e controllo basate sulla rilevazione di dati (Agridata) per tutti i passaggi dei prodotti agrifood.
Controllo dei prodotti lungo tutta la filiera anche con l’Internet of Things
Ad esempio il monitoraggio dello stato del prodotto lungo la filiera, in termini di controllo di tutte le condizioni che possono incidere sulla qualità del prodotto come la temperatura, come il tipo di trasporto, come la gestione dei passaggi. Più aumentano le informazioni e la qualità dei dati più aumenta la qualità dei prodotti e si riducono i costi legati a contenziosi, ai processi di smaltimento o riqualifica di prodotti compromessi durante il trasporto, dei reclami dei clienti per merce non conforme o addirittura mancante.
Fino a oggi prevenire o gestire in modo più efficace queste esigenze presentava costi rilevanti, associati alla sempre maggiore necessità di garanzia di qualità, trasparenza e tracciabilità/rintracciabilità dei prodotti richieste dal mercato.
Se accanto a questo si aggiunge il fenomeno della diffusione di Internet of Things nella forma di sensori smart o di beacon associati a dispositivi in grado di monitorare costantemente i prodotti anche con la loro geolocalizzazione e con la trasmissione di informazioni in real time che un trasportatore può controllare ad esempio con smartphone connessi a piattaforme di raccolta e analisi dati.
I componenti della nuova piattaforma logistica digitale possono essere costituiti da
- Sensori smart Internet of Things o beacon nella forma di soluzioni applicati al mezzo di trasporto o ai prodotti
- Smartphone o device che permettono al trasportatore, dotato di GPS, di geolocalizzare i sensori
- Piattaforme cloud per la sincronizzazione dei dati acquisiti e delle informazioni
- Soluzioni di Analytics su piattaforme web ad accesso riservate che elaborano i dati acquisiti dai dispositivi e restituiscono analisi sulla posizione e lo spostamento dei singoli apparati
I benefici di questa soluzione non ruotano intorno al risparmio ottenibile dalla sua implementazione, ma giocano un ruolo chiave nella qualità del prodotto e del servizio offerto al cliente con una serie di vantaggi che si sviluppano su vari aspetti:
- Riduzione dei lotti compromessi con miglioramento delle condizioni di trasporto
- Riduzione dei costi legati allo smaltimento dei prodotti inutilizzabili
- Riduzione dei costi legati al rientro e riqualifica dei prodotti ancora commercializzabili
- Riduzione dei prodotti sottratti indebitamente
- Riduzione dei costi legati alla gestione delle problematiche legate ai prodotti mancanti
- Riduzione contenziosi e relativi costi
Frosi sottolinea che assumendo di riuscire a ridurre del 60% i lotti compromessi per cattiva conservazione e per le mancanze, si è stimato stimato un beneficio annuo per il settore lattiero caseario di circa 7,5 milioni di euro. Se poi si riduce ulteriormente la percentuale di prodotti compromessi o persi si può arrivare anche a un risparmio superiore ai 10 milioni di euro all’anno.
Difficile calcolare i costi legati alla riduzione dei tempi associati a contenziosi tra il fornitore e il destinatario della merce, che si associano ai costi per il controllo dei riscontri con problemi di non conformità nel prodotto e con problematiche legate alle revisioni di documenti a livello amministrativo. La riduzione di queste problematiche permette evidentemente anche una riduzione della complessità gestionale. A tutto questo si aggiungono i costi per rispedire la merce corretta e i costi legati anche ai ritardi nei pagamenti collegati a queste situazioni.
In conclusione Frosi sottolinea i benefici intangibili che arrivano dalla disponibilità di una migliore qualità dei dati, di un miglioramento nella qualità dei prodotti e delle garanzie di “Food Safety”, di trasparenza in tutte le fasi di produzione e di gestione dei prodotti e infine dei valori di ciascun marchio e del Made in Italy.